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Ordinamento e truppe

 

 

 

 

  

CENNI generali

Nel 1919 le colonie italiane erano costituite dall'Eritrea, dalla Somalia e dalla Libia (Tripolitania e Cirenaica).

Ciascuna colonia era retta da un Governatore, dal quale dipendevano tutte le forze armate ivi dislocate. Vi era inoltre un Comandante delle truppe, il quale disimpegnava le funzioni di consulente del Governatore nelle questioni militari e aveva il compito di presiedere all'organizzazione, all'addestramento e all'impiego delle forze armate.

L'organizzazione territoriale di ciascuna colonia risentiva delle sue particolari caratteristiche geografiche e politiche.

Generalmente, ogni circoscrizione militare territoriale coloniale comprendeva : la zona, la sottozona, il settore, il sottosettore, il presidio.

L'ordinamento delle truppe coloniali comprendeva: truppe nazionali e truppe indigene.

Le truppe nazionali erano costituite dalle unitą delle varie armi e dei vari servizi, formate con personale nazionale (ufficiali, sottufficiali e militari di truppa).

Le truppe indigene erano costituite da unitą formate con militari di truppa e graduati reclutati, mediante arruolamento volontario, tra i nativi del luogo o in regioni viciniori; erano inquadrate da sottufficiali e ufficiali nazionali.

La proporzione fra unitą nazionali e unitą indigene era in relazione alla situazione politica e alla necessitą di mantenere sempre elevato il prestigio nazionale.

Le truppe indigene erano regolari e irregolari.

Le truppe regolari erano inquadrate generalmente in unitą non superiori al battaglione; a seconda delle esigenze operative, i battaglioni potevano pero essere riuniti in raggruppamenti tattici.

Le truppe irregolari erano riunite in «bande», le quali avevano esigenze logistiche limitate e procedimenti d'azione assai sciolti, ed erano comandate da notabili indigeni e da ufficiali italiani.

Con le truppe indigene, sia regolari che irregolari, pił che la disciplina valeva l'ascendente personale dei capi.

Nell'ordinamento militare coloniale erano rappresentate le varie Le varie armi. armi dell'Esercito.

In primo luogo c'era la fanteria (nazionale e indigena), la quale costituiva l'arma principale sia per la sua facile adattabilitą all'ambiente, sia per il suo costo minore rispetto alle altre armi, sia per le sue qualitą ed il suo armamento che la rendevano idonea tanto al combattimento vicino quanto a quello lontano, e tanto nell'azione offensiva quanto nella difensiva.

Vi era inoltre una specialitą caratteristica costituita dalla fanteria montata, su mehara o su cammelli (reparti sahariani) o anche su muletti, la quale rappresentava una forza mobile, di facile spostamento, capace di rapidi e lunghi sforzi, e indicata quindi per la formazione di «colonne volanti».

La fanteria aveva di massima come armamento: il fucile o moschetto, che costituiva l'arma essenziale, bene adatta alla guerriglia e alla lotta individuale; la mitragliatrice (e la pistola mitragliatrice); le bombe a mano e da fucile; il lanciabombe Stokes; il lanciafiamme. Nel 1918, la fanteria dei nostri reparti metropolitani in Libia era stata parificata per armamento a quella combattente sul fronte europeo (1).

Un'arma, costosa ma utile, era la cavalleria, le cui possibilitą di impiego erano vincolate al terreno e alle risorse idriche della regione. La cavalleria veniva impiegata nell'esplorazione vicina e in tutte le fasi del combattimento, specie nello sfruttamento del successo. Vi era quella addestrata ed equipaggiata alla maniera nostra (savari) e quella addestrata ed equipaggiata alla maniera indigena (spahis).

L'armamento essenziale della nostra cavalleria coloniale era costituito dalla sciabola e dal moschetto.

Altra arma importante era l'artiglieria, la quale tuttavia non aveva in colonia quella efficacia che aveva avuto invece sui fronti europei, dato che in genere i bersagli coloniali si presentavano diluiti o sfuggenti o di scarsa consistenza. Di norma erano impiegati piccoli calibri (da 65, da 70, da 75); calibri maggiori non erano indicati a causa degli svantaggi che, allora, avrebbero offerti. Di conseguenza, largo impiego trovava in colonia la specialitą someggiata o anche cammellata.

L'unitą tattica coloniale era la batteria, la quale poteva avere anche un numero di pezzi superiore alla batteria delle unitą metropolitane (6 pezzi in luogo di 4), per facilitare la sostituzione di qualche pezzo reso eventualmente inservibile. Spesso veniva impiegata come unitą tattica anche la sezione.

Oltre a questa artiglieria mobile, vi erano poi le artiglierie fisse, di calibro anche maggiore, in posizione nelle piazzeforti. Un'arma assai utile era quella del genio, rappresentato in quasi tutte le sue specialitą: zappatori-minatori; telegrafisti; radiotelegrafisti; idrici; fotoelettricisti, ecc. Anche la nuovissima arma dell'aeronautica trovava in colonia un utile impiego per l'esplorazione, per il collegamento, per le azioni di bombardamento e mitragliamento ed anche come mezzo di rifornimento.

L'unita tattica elementare tipo era costituita da i battaglione di fanteria (con compagnia mitragliatrici), i plotone di cavalleria, r sezione di artiglieria e i reparto del genio.

Grande unita tattica tipo era la brigata mista composta di 2 - 3 gruppi di battaglioni, 1 squadrone di cavalleria, r - 2 batterie d'artiglieria, reparti del genio e servizi.

Col tempo si provvide a costituire, di volta in volta a seconda delle esigenze operative, raggruppamenti tattici, e precisamente:

  • gruppi mobili, composti normalmente di uno stato maggiore, 3 - 6 battaglioni, numero vario di squadroni di cavalleria e di batterie d'artiglieria, i nucleo radiotelegrafico, aviazione, servizi. I gruppi mobili potevano essere articolati in gruppi di manovra, di composizione pił leggera;

  • gruppi d'operazione, composti di pił gruppi mobili, operanti sotto lo stesso comando.

E' da notare che per le esigenze relative al personale nazionale occorrente nelle nostre colonie c'era il «deposito centrale per le truppe coloniali », con sede a Napoli, dal quale dipendeva, come distaccamento del predetto deposito, il «comando di tappa coloniale» con sede a Siracusa (2).

Al deposito centrale per le truppe coloniali erano affidati principalmente i seguenti compiti:

- arruolamento di volontari per le nostre colonie;

- imbarco e sbarco di personale tanto civile quanto militare da e per le colonie;

- acquisto di materiali e di mezzi sulla base delle richieste pervenute dai Governi delle colonie;

- amministrazione temporanea del personale coloniale in licenza nel territorio nazionale.

Nel periodo intenso della campagna di Etiopia fu creata a Napoli, in aggiunta al «deposito centrale» di cui venne anche ampliata l'attrezzatura, una «base principale», col compito di coordinare il lavoro di raccolta e avviamento del personale e dei materiali diretti alle varie colonie. Inoltre furono istituite a Napoli e a Messina «commissioni allestimento e imbarchi» per l'Africa italiana.

Premessi questi cenni del tutto sommari di carattere generale, diamo ora uno schema degli ordinamenti militari delle varie colonie, da quella primogenita a quelle pił recenti.

 

NOTE

(1) Nei primi del 1919, anzi, erano state persino concentrate in Tripolitania 3 divisioni nazionali (81a, 38a e una d'assalto), provenienti da fronti europei, allo scopo di svolgere operazioni di grande polizia contro i ribelli.

(2) Il «deposito centrale per le truppe coloniali» di Napoli fu posto nel 1915 (decreto n. 1171 del 15 luglio) alle dipendenze del Ministero delle Colonie, alle cui dipendenze passņ pure nel 1922 (decreto n. 114o del 24 luglio) il «comando di tappa coloniale» di Siracusa.

BIBLIOGRAFIA

"L'esercito italiano fra la 1a e la 2a Guerra mondiale. Novembre 1918-Giugno 1940" USSME, Roma, 1954, pagg. 160-163.




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