Di questi, approssimativamente
2/3 erano CC.NN. ed 1/3 volontari dell'Esercito.
Il piano della battaglia di Guadalajara era di concentrare
la 2a Divisione, rinforzata
dai due gruppi di Banderas indipendenti (4° e 5°) e la
maggior parte dell'artiglieria su un ristretto fronte di
circa 15 km. per sfondare il fronte avversario. Gli italiani
avrebbero dovuto pensare a difendere il loro fianco sinistro
mentre quello destro sarebbe stato protetto dalla Divisione
spagnola di Soria. A sfondamento avvenuto la
2a Divisione sarebbe stata scavalcata dalla 3a (motorizzata) che avrebbe
dovuto sfruttare il successo e avanzare su Guadalajara. La
Divisione spagnola doveva seguire il movimento del C.T.V., ma,
non essendo motorizzata, era scontato che sarebbe rimasta
arretrata. Le divisioni 1a e 4a
formavano la riserva.
Daremo una breve descrizione
dello svolgimento della battaglia dato l'interesse che
suscitò ed i commenti, quasi tutti acidi e parziali, che la
seguirono.
La preparazione di artiglieria
iniziò alle 7 dell'8 marzo 1937 e durò quasi mezz'ora.
Subito la 2a Divisione si lanciò all'assallto, distribuita
su tre colonne, quella di destra su Mirabueno, quella del
centro sulla "Carretera de Francia" e la sinistra su Las Invíernas.
Il nemico, coi concorso di vari carri armati, offrì seria resistenza1. L'8°
Gruppo Banderas (Console Vandelli) avanzò sulla carretera,
ma il 6° (Pittau) dovette arrestarsi davanti ad Almadrones.
Si fermò anche la Divisione Soria (spagnola). Questa sosta
di circa 24 ore fu molto importante perché impedì agli altri
gruppi di banderas di avanzare alla velocità prevista,
permettendo così all'avversario di raccogliere le sue truppe
in ritirata e far accorrere numerosi ed agguerriti rinforzi.
Le Banderas italiane avanzavano con l'impulso delle truppe
volontarie, sulla carretera, cantando. La resistenza dì
Almadrones fu vinta con l'occupazione del villaggio e questo
contribuì a far pensare al comando italiano che il nemico
fosse già battuto; fu ordinato quindi lo scavalcamento
della 2a
Divisione con la 3a, ma questa non poté iniziarlo
fino alle 4 del pomeriggio. L'avanzata della 3a
Divisione fu effettuata su due colonne, una sulla "Carretera de Francia" e l'altra sulla strada Almadrones Brihuega-Torija, La
prima colonna arrivò, già a notte, al km. 83, costituendo un
pericoloso saliente, visto che la Divisione Soria era assai
arretrata e che i due gruppi di Banderas indipendenti (4° e
5°) erano a Masegoso, 25 km. più indietro, a sinistra. Ma
sulla sera il Console Francisci, sembra di sua iniziativa,
intraprese una marcia notturna col suo gruppo e la colonna
autotrasportata di sinistra della 3a Divisione, occupando il
mattino Brihuega e facendo numerosi prigionieri.
Ma appena uscite le CC.NN. da
Brihuega esse furono attaccate da considerevoli forze
nemiche con carri armati e numerosa artiglieria.
Il Generale repubblicano Miaja
era riuscito ad insinuare tra le due direttrici di avanzata
italiane, tre delle sue migliori brigate (quella del
«Campesino», la
«XI»
e la
«XII») che si scontrarono con le nostre
avanguardie e pur soffrendo perdite, riuscirono a rimanere
fra i boschi di Brihuega tagliando i contatti fra le due
nostre colonne, di cui quella sulla carretera aveva avanzato
ancora di qualche chilometro.
Miaja, convinto ormai di aver
localizzata la nostra direzione principale d'attacco,
lanciò tutte le sue riserve (divisioni «Listerr» e
«Mera»)
appoggiate da gran numero di carri armati, rovesciando a suo
favore l'iniziale superiorità italiana, col vantaggio
dell'appoggio della sua aviazione che aveva i campi
vicinissimi di Madrid, mentre quella legionaria non poteva
intervenire dai lontani campi a causa dell'imperversare del
maltempo.
L'11 marzo la nostra 3a
Divisione riuscì a progredire ancora lottando aspramente ed
arrivando fino a Trijueque; la 3a Divisione «Penne Nere»
aveva già superata in parte la crisi dello scavalcamento
dovuta all'intasamento della "Carretera de Francia", mentre le
truppe da Brijuega erano arrestate ed avevano solo occupato
il Palazzo Ibarra. Nessuno pensò di rastrellare il bosco
dove era annidata la XI brigata internazionale. La divisione
Soria era ancora molto arretrata, ma aveva occupato
Cogolludo, avendo di fronte la nemica XII brigata
internazionale.
Il C.T.V. non potè più
avanzare, sottoposto il 12 a continui fortissimi
contrattacchi. Il comando del C.T.V. pur avendo ancora due
divisioni intatte non le lanciò nella lotta, ma dispose un
nuovo scavalcamento in piena battaglia, portando
teoricamente in linea la la e la 4a, mentre alcune truppe
della 2a ancora combattevano. L'ingombro della carretera era
tale che il generale Bergonzoli, spostatosi in avanti per
giudicare la situazione, dovette ordinare al suo 2°
Reggimento di scendere dagli autocarri a 20 km. dal fronte
mandando rinforzi verso Trijueque, che intanto veniva riconquistata
dai repubblicani. Fu ripresa e riperduta per altre due
volte.
Il 14 si scatenò uno dei
combattimenti più aspri e famosi della battaglia: quello del
Palazzo Ibarra. Questo era stato occupato il giorno 11 dalla
535a Bandera «Indomita», di circa 500 uomini, e fu
attaccato il 14 dalla XI brigata internazionale e
circondato. Le CC.NN. resistettero eroicamente malgrado
fossero investite anche da carri sovietici; impedirono ai
nemici di entrare nell'edificio fino a quando una grossa
carica di dinamite non ne fece saltare la torre principale.
La lotta disperata durò per due giorni e mezzo e costò alle
CC.NN. molte perdite.
Il comando del C.T.V.,
impressionato dalla grave situazione e dalle forti perdite,
commise l'errore di ordinare il ripiegamento; le truppe si
consideravano vittoriose e c'erano ancora disponibili
migliaia di uomini di riserva che erano impazienti di
lanciarsi in avanti.
La battaglia continuò ancora
asprissima nei giorni 15, 16 e 17; i legionari si
difendevano come potevano, incessantemente mitragliati dagli
aerei nemici. Il nemico aveva raggiunto la forza di almeno
dodici brigate. Al termine della battaglia di Guadalajara,
dei 40 chilometri conquistati 20 rimanevano in mano dei
legionari; questi avevano lottato in condizioni avverse,
senza un rancio caldo durante tutti quei giorni, a corto di
munizioni e senza l'aiuto della nostra aviazione. Non fu una
sconfitta, ma un successo mancato e CC.NN. e soldati si
erano battuti valorosamente; ma ugualmente si scatenò contro
di loro la velenosa stampa mondiale contraria, insultando le
truppe e i comandi, accusando, come aveva fatto sempre prima
e come farà ancora negli anni seguenti, di codardia e di
imbellicosità il soldato italiano2.
Molte cause dell'insuccesso furono
attribuite ai comandanti; meno Bergonzoli, gli altri
comandanti di divisione vennero tutti sostituiti e così
anche il Capo di S.M. del C.T.V. (capro espiatorio di
Roatta) fu sostituito dal Generale Molinari. Lo stesso Gen. Roatta dovette lasciare il Comando.
Le perdite del C.T.V. furono
gravi e questo attesta della durezza dei combattimenti. Tra
caduti e feriti andarono perduti circa 3.000 uomini, i
prigionieri rimasti nelle mani del nemico furono poco più di
trecento, altra prova che gli italiani si erano difesi
accanitamente e non si erano arresi.
Il C.T.V. fu sostituito sulla
linea tra il 22 ed il 26 marzo; ma il 2° Reggimento della «Littorio» vi rimase fino all'8 aprile.
Per procedere alla sua
riorganizzazione il C.T.V. fu concentrato nella zona di
Valladolid-Palencia intorno al 1° aprile. Dall'Italia
arrivò il nuovo comandante del Corpo Truppe Volontarie,
Gen. Ettore Bastico, accompagnato dal Gen. Berti, vicecomandante, e dal
Col. Gastone Gambara in qualità
di Capo di S.M. Il Generale della Milizia Attilio Teruzzi
fu inviato in Spagna come ispettore delle CC.NN.

NOTE
(1)
Questo parere è
dell'autore Belforte
(2)
A giudizio degli stessi
Spagnoli (Josè L. Alcofar Nassaes: "I Legionari italiani
nella guerra civile spagnola" Ed. Dopesa; Enrique Diaz
Retg. "Les Italiens dans la guerre d'Espagne" Ed.
S.N.E.P. Paris, e dello stesso Generale Franco), gli
Italiani si sono battuti bene, hanno attaccato con slancio ed hanno
resistito con valore quando sono stati fortemente contrattaccati.
FONTI
(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità
combattenti della M.V.S.N. 1923-1943", Giovanni Volpe
Editore, Roma, 1976
A. Rovighi -F. Stefani, "La
partecipazione italiana alla guerra civile spagnola
(1936-1939)", USSME, Roma, 1992.