 |
La Milizia Volontaria
Sicurezza Nazionale |
La partecipazione della Milizia alla campagna
in
Africa
Settentrionale 1940-1943
(*)
Anche su questo scacchiere,
come su tutti gli altri della seconda guerra mondiale, sono
presenti i volontari della Milizia. Anche sulle sabbie del
deserto daranno prova del loro spirito di sacrificio e
verseranno abbondantemente il loro sangue. Al 10 giugno 1940, le forze
della Milizia presenti e pronte ad entrare in combattimento
constano di: 900 ufficiali, 1.000 sottufficiali e 16.000
CC.NN. e sono suddivise su tre Divisioni:
I Divisione CC.NN. «23 Marzo» |
Reparti |
Comandante |
Sede |
Comando Divisione
219a Legione CC.NN.
|
Cons. Gen. Franco Antonelli |
-
Frosinone
-
Tivoli
-
Velletri
|
233a Legione CC.NN.
|
Cons. Nìccolo
Nicchiarelli |
-
Pescara
-
Campobasso
-
Foggia
|
Altri elementi aggregati alla Divisione
-
201° Reggimento Artiglieria
(dell'Esercito).
-
Battaglione mitraglieri.
-
Compagnia mortai da 81.
-
Battaglione misto dei Genio
(dell'Esercito).
-
Compagnia cannoni da 47/32.
-
Batteria d'Accompagnamento da
65/17.
-
Servizi.
|
II Divisione CC.NN. «28
Ottobre» |
Reparti |
Comandante |
Sede |
Comando Divisione
231a Legione CC.NN.
|
L. Gen. F. Argentino |
|
238a Legione CC.NN.
|
|
-
Napoli
-
Salerno
-
Castellammare di Stabia
|
Altri elementi aggregati alla
Divisione
Le stesse altre unità della
precedente divisione. - I medesimi servizi. |
IV Divisione CC.NN. «3
Gennaio» |
Reparti |
Comandante |
Sede |
Comando Divisione
270a Legione
CC.NN.
|
Gen. Fabio Merzari |
|
250a Legione
CC.NN.
|
|
|
Altri elementi aggregati alla
Divisione
Le stesse altre unità e gli
stessi servizi della prima. |
Il numero complessivo dei
legionari di ogni divisione era di 98 ufficiali, 88
sottufficiali e 2.178 CC.NN.
Era stata mobilitata, assieme
alle altre tre, nel settembre 1939, anche la III Divisione
CC.NN. «21 Aprile», ma fu disciolta nel maggio 1940; i suoi
elementi dell'Esercito furono destinati a costituire la
Divisione «Catanzaro», anch'essa destinata in Libia, dove
giunse alla vigilia delle ostilità. I legionari della «21
Aprile» andarono a
completare le altre tre Divisioni CC.NN.
Questa III Divisione di CC.NN.
era formata con:
-
181a Legione, coi
battaglioni: LXXXI (Ravenna). LXXI (Faenza) CII (Perugia)
-
203a Legione, coi
battaglioni: CIII (Foligno) CX (Ascoli Piceno) CXLIII
(Benevento).
-
203° Reggimento Artiglieria e
gli altri reparti come le Divisioni sorelle.
La Milizia aveva già in
Africa Settentrionale:
-
2 battaglioni permanenti (ex
Legioni Libiche), inquadrati, uno per reggimento, nei due
reggimenti di fanteria d'Africa.
-
4 battaglioni di CC.NN.
mobilitati rispettivamente dalle quattro legioni di M.V.S.N.
della Libia ( I a Tripoli, II a Misurata, III a Bengasi, IV
a Derna).
Al 10 giugno 1940 la
dislocazione delle Divisioni CC.NN. era questa:
-
I Divisione CC.NN. «23
Marzo». - Est di Tripoli.
-
II Divisione CC.NN.«28
Ottobre». - Fronte Tunisino.
-
IV Divisione CC.NN.«3
Gennaio». - Ovest e Sud di Tobruk.
Le prime due divisioni
costituivano il XXIII C.A. del Gen. Bergonzoli, la IV, con
la Divisione «Catanzaro», era inquadrata nel XXII C.A. agli
ordini del Gen. Pitassi Mannella che il 9 giugno 1940 aveva
sostituito il Gen. Umberto Somma, già comandante della
Divisione CC.NN. «28 Ottobre» nella guerra d'Etiopia.
Dopo l'inizio delle ostilità
ed i colpi di mano inglesi sulla linea di confine (Ridotta
Capuzzo-Sidi Omar-Gambut) verso il 16 giugno veniva
deciso il trasferimento dell'intero XXIII C.A., in Marmarica
(I e II Divisione CC.NN.). Già tra il 26 ed il 28 giugno, in
azione combinata con l'aviazione, colonne celeri della IV
Divisione CC.NN. catturavano al nemico, a sud di Gambut, due
autoblindo ed un carro attrezzi.
All'atto dell'inizio
dell'avanzata verso Sidi el Barrani le truppe erano così
inquadrate:
|
Composizione |
Corpo d'armata |
Comandante |
Divisioni |
XXIII C.A. |
(Bergonzoli) |
«Cirene», «Marmarica» e CC.NN. «23 Marzo». |
XXI C.A. |
(Dalmazzo) |
«Sirte» e CC.NN. «28 Ottobre» |
XXII C.A. |
(Pitassi Mannella) |
«Catanzaro» e CC. NN. «3
Gennaio» |
Gruppo Divisioni Libiche |
1a e 2a |
Svolgimento delle
operazioni - Offensiva su Sidi el Barrani.
All'alba del 13 settembre 1940
ha inizio l'avanzata oltre confine su Sollum e Halfaya; a
sera, alle 20 la situazione era la seguente:
-
la 1a Divisione
Libica aveva occupata Sollum;
-
la 2a Divisione
Libica aveva occupato Passo Halfaya;
-
la Divisione «Cirene» era
alle spalle della 2a Div. Libica.
-
il Raggruppamento Maletti da
Sidi Omar, lungo il confine, era arrivato fino a Neguet
Ghirba (N.O. di Sidi Omar)
-
la Divisione «Marmarica» da
Bir Hafid era entrata in Egitto raggiungendo Gabr bu Amud;
-
la Divisione CC.NN. «23
Marzo» da Gabr cl Ahmar aveva raggiunto il confine a Gabr
Asceran.
Alle 20 del 14 settembre,
mentre le due divisioni libiche avevano avanzato nella
piana, fra il mare ed il costone, per circa 20 km. oltre
Sollum, la «Cirene» era sul costone a sud dell'Halfaya, la
I Divisione CC.NN. «23 Marzo» aveva passato il confine ed aveva
raggiunto zona Musaid, fra Capuzzo e Sollum; il
Raggruppamento Maletti si trovava ad ovest di Sidi Omar. Il
nemico si ritirava offrendo sporadiche resistenze di reparti
corazzati.
Giorno 15 settembre - Viene
organizzata una colonna motorizzata al Comando del Generale
Bergonzoli, costituita dalla I Divisione CC.NN. «23 Marzo» e dal Raggruppamento Maletti con aliquote di truppe di
C.A. La colonna, scavalcando le Divisioni Libiche, punta su
Sidi ci Barrani. La Divisione «23 Marzo» viene divisa in due
blocchi: a destra la 233a Legione al comando
del Console Nìccolo
Nicchiarelli (Cons.
Gen. Olivas),
con un raggruppamento carri leggeri, a sinistra la 219a Legione con al comando il
Sen. (Gen. Antonelli) (nota agg.), con
artiglieria divisionale.
Lo scavalcamento, effettuato
fra molte difficoltà dovute alle cattive piste su cui
transitavano 450 automezzi era completato solo alle 11,30,
fortemente disturbato dall'artiglieria nemica e da mezzi
meccanizzati. Inoltre le strade erano state minate ed i
pozzi salati; devastata l'arteria costiera.
La sera del 15 settembre le
truppe erano a est di Bug Bug e la Divisione «23 Marzo» già a 25 km.
da Sidi el Barrani. Ripresa l'avanzata alle prime
luci del 16, la colonna di sinistra (219a Legione) veniva
presto impegnata. Un tiro di artiglieria preciso, rapido,
centrato, ne rallentava a più riprese il movimento
costringendola a procedere appiedata per alcuni tratti. A
piedi muovono a sinistra il CXIV Btg. ed a destra il CXVIII
Btg. Su di essi si scatena un tiro rabbioso e celere. Le
CC.NN. avanzano lo stesso bravamente accostando un po' verso
il mare. La nostra artiglieria controbatteva quella
avversaria e il movimento in avanti era ripreso ed
accelerato, destando l'ammirazione del Gen. Bergonzoli. Verso le 13, con movimento
lento a causa del terreno sabbioso ed una deviazione a sud
per sottrarsi al tiro nemico, la colonna di destra giungeva
assai vicino all'abitato facendo sentire la sua minaccia. Il
nemico era costretto a ripiegare in fretta le sue
artiglierie e la colonna di sinistra poteva proseguire
senz'altro sull'obiettivo senza altre difficoltà. Alle 14,15 la colonna di
destra, che aveva già preso contatto con i suoi carristi
lanciati all'attacco di mezzi avversari, raggiungeva la
litoranea a 4-5 Km est di Sidi el Barrani. Alla stessa ora
il comandante la Divisione «23 Marzo» entrava in Sidi el
Barrani alla testa della 219a Legione CC.NN. A sera dello stesso giorno 16
la dislocazione delle nostre truppe era questa:
-
Divisione CC.NN. «23 Marzo»
- 10 km. est di Sidi el Barrarsi, dal mare a Samet-Omm -
Himeisa.
-
Aliquota Raggruppamento Maletti - 5 km. est
dell'abitato.
-
I Divisione Libica - 15 Km.
ovest di Sidi el Barrani, a cavallo della litoranea.
-
II Divisione Libica - sulla
pista sud, a Sawani el Khur.
-
Divisione «Cirene» a Bir Siuyat (sud est di Halfaya).
-
Divisione «Marmarica» a Gat
bu Fares (sud di Capuzzo).
Le perdite totali delle nostre
truppe nel periodo operativo dal 13 al 18 settembre sono
così suddivise:
-
Divisione CC.NN. «23 Marzo»:
187.
-
Divisione «Marmarica»: 12.
-
Truppe di C.A.: 140.
-
Divisione «Cirene»: 16.
-
Raggruppamento Maletti: 69.
Considerazioni.
L'esito della operazione fu
favorevole. Le truppe dettero prova di elevate qualità
guerriere e di fedeltà al dovere malgrado le eccezionali
avverse condizioni di terreno, di clima e le bufere di
ghibli. I nostri soldati, costretti a
riposare sul nudo terreno, molestati da topi, da scorpioni e
camaleonti, resistendo alle alte temperature ed ai forti
sbalzi di queste, alimentati con salmone e carne in scatola,
tormentati dalla sete, fecero magnificamente fronte alla
crisi dei rifornimenti; scavarono fossi nelle dune sabbiose
per raccogliere l'acqua che l'atmosfera surriscaldata di
giorno cedeva al terreno raffreddandosi durante la notte. Si ebbe subito la
dimostrazione della inefficienza e della conseguente
inutilità dei carri leggeri L. A prescindere dalla debole
corazzatura e dallo scarso armamento, dei 52 impiegati
nell'avanzata, al termine dell'operazione gli efficienti
erano solo 17.
Al 30 settembre la
dislocazione delle tre Divisioni di CC.NN. era la seguente:
-
I Divisione «23 Marzo» - Sidi el Barrani.
-
II Divisione «28 Ottobre» -
Berta.
-
IV Divisione «3 Gennaio» -
El Adem (sud di Tobruk).
La prima offensiva
britannica in A.S. dicembre 1940 - febbraio 1941
In vista delle future
operazioni che, secondo gli intendimenti del Comando
italiano dovevano essere quelli del proseguimento
dell'avanzata verso Marsa Matruh, il raggruppamento delle
nostre forze aveva subito delle varianti e - per quanto
riguarda le Divisioni di CC.NN. - si era così trasformato:
-
settore di Sidi el Barrani: IV Divisione «3 Gennaio» (al posto della
I).
-
settore di Sollum (XXIII
C.A. Bergonzoli): I Divisione «23 Marzo» e II Divisione
«28 Ottobre».
-
Presidio di Sceferzen: elementi della
IV
Divisione.
Questa la situazione delle
forze ai primissimi di dicembre. All'atto dell'inizio
dell'offensiva britannica le forze contrapposte erano le
seguenti:
Forze Italiane |
Forze Britanniche |
38 battaglioni di fanteria |
29 battaglioni di fanteria
(quasi tutti autotrasportati) |
100 (circa) cannoni
controcarro |
200 (circa) cannoni
controcarro |
220 carri leggeri «L» |
74 autoblindo |
55 carri armati medi |
195 carri leggeri |
380 bocche da fuoco tra
artiglierie e mortai |
114 carri armati medi |
|
64 carri armati pesanti |
48 carri armati per fanteria |
240 pezzi di artiglieria |
Dal raffronto si deduce una
enorme superiorità di carri armati da parte inglese,
specialmente nel settore carri medi e pesanti (4 a 1) ed in
quello dei leggeri (uno e mezzo ad uno aggravato dalla
maggiore efficienza e velocità delle autoblindo rispetto ai
carri «L» nostri). Nel settore delle fanterie eravamo
superiori, ma nel deserto, specialmente se appiedate, le
fanterie costituiscono un peso anziché un vantaggio.
Superiorità inglese nei cannoni anticarro, superiorità solo
numerica italiana nelle artiglierie, che erano però
antiquate e con gittata assai inferiore.
Nel campo delle forze aeree
gli apparecchi efficienti erano 327 per gli italiani e 7-800
per gli inglesi, e questi ultimi di modelli più recenti e
meglio armati. Anche qui rapporto di circa 3 a 1 in favore
dei britannici.
9 dicembre 1940 - L'attacco
iniziale dell'offensiva si rovescia all'alba ad Alam el
Nibeua sul Raggruppamento Maletti. Stroncato dalla enorme
superiorità e potenza dei carri armati, il raggruppamento si
difende strenuamente in una lotta impari. Alle 11,45 tutto è
già finito, il raggruppamento è travolto, ogni resistenza
cessa. Tra i molti caduti è anche il prode Generale Maletti
ucciso mentre si difende con un mitra in pugno.
Alle 11,25 si scatena il fuoco
avversario sulle difese della 2a Divisione Libica ad Alam el
Tummar. Segue l'attacco che in un primo tempo è nettamente
respinto; poi si rinnova coi potenti carri armati del 7°
Royal Tank Regiment e con la V Brigata indiana. Malgrado un
altro vigoroso contrattacco dei libici e dei nostri
minuscoli carri «L», la resistenza veniva completamente
sopraffatta alle ore 18.
Intanto anche la la Divisione
Libica, a Maktila, viene impegnata da una colonna avversaria
proveniente da Marsa Matruh che le impedisce di muovere a
dare man forte agli altri centri già attaccati.
Il comando superiore A.S.
tenta prendere i primi provvedimenti per far fronte alla
brutta piega della situazione. Fra questi provvedimenti uno
riguarda la II Divisione CC.NN. «28 Ottobre»: ordine di
sistemarsi a difesa sul ciglione di Sollum e di inviare due
dei suoi battaglioni in rinforzo alla Divisione «Catanzaro». Alla
IV Divisione CC.NN. «3 Gennaio» veniva dato ordine
di effettuare un contrattacco contro elementi nemici
meccanizzati infiltratisi a ovest di Sidi el Barrani per
ristabilire il contatto con la Divisione «Catanzaro». Ma
il contrattacco non poteva realizzarsi per mancanza di
automezzi e perché ormai la situazione stava precipitando
anche per la difesa di Sidi el Barrani.
10 dicembre 1940- Carri armati,
autoblindo e camionette britanniche avanzano da Sud contro
il centro di resistenza della IV Divisione CC.NN. «3
Gennaio». L'avversario attacca da ovest con la IV Brigata
corazzata, da sud con la 4a Divisione indiana rinforzata dal
7° Royal Tank Regiment, da est con le forze provenienti da
Marsa Matruh. Il fuoco delle nostre batterie riesce con
preciso tiro ad arrestare la prima ondata, infliggendole
gravi perdite; nello stesso tempo la IV Brigata corazzata
investe da occidente, come si è visto, l'abitato di Sidi el
Barrani; i carri armati irrompano sui pezzi
inarrestabilmente ed alle dieci le truppe che presidiavano
quel tratto di linea sono travolte. Intanto il grosso della
«3 Gennaio» resiste. Radiogrammi inglesi intercettati dal
comando divisione, dicono: «Nostro attacco respinto.
Ovunque forte resistenza. Riprenderemo ore 14». E più
tardi: «Resistenza sempre molto seria».
Nel frattempo 2 battaglioni di
CC.NN. sono sostituiti in linea da 2 battaglioni della 1a Divisione
Libica, ripiegati da Maktila, per permettere ai
primi di andare a rinforzare altro settore maggiormente
minacciato. Si scatena un nuovo attacco britannico. Le
batterie, da 1.000 metri, fanno fuoco sui singoli carri, ma
su quelli pesanti le granate non conseguono alcun risultato
e i carri arrivano sui pezzi e li superano; gli artiglieri
persistono nella difesa benché superati, con le armi
portatili, le bombe a mano, le bottiglie di benzina.
Alle 17 il presidio del
ridotto di Sidi el Barrani è sopraffatto; resiste ancora a 4
km est del porto un troncone della difesa presidiato da una
Legione CC.NN. della «3 Gennaio» e dagli ultimi reparti
della 1a Divisione Libica.
Nella notte si rinnovano gli
attacchi e nel pomeriggio del giorno 11 ogni ultima difesa è
completamente annullata.
La IV Divisione CC.NN. «3
Gennaio» ha valorosamente combattuto e cessa di esistere
con l'onore intatto. Fu citata, per l'eroico comportamento,
sul bollettino n. 187 delle FF.AA. in data 11 dicembre 1940.
Mentre si combatteva nella
regione di Sidi el Barrani, alle Divisioni «Marmarica», I
Divisione
CC.NN. «23 Marzo» e II Divisione CC.NN. «28 Ottobre» veniva dato
ordine di organizzarsi a difesa sulla linea del costone
dell'Halfaya.
Mezzi corazzati nemici si
affacciano sul confine più a sud, a Gasr el Grein ed a Sidi
Omar accennando ad un aggiramento a largo raggio per
tagliare le comunicazioni fra Bardia e Tobruk. In
conseguenza di ciò il Comando Superiore A.S. ordinava:
- alle ore 11 del 12 dicembre:
che la 21 CC.NN. fosse destinata a presidiare la Piazza di Bardia;
- alle ore 16: che le Divisioni
1a e 2a CC.NN. passassero a disposizione del XXIII C.A. (Bergonzoli);
- alle ore 19: che le quattro
Divisioni «23 Marzo», «28 Ottobre», «Marmarica» e «Cirene» passassero tutte agli ordini del Generale Bergonzoli.
14 dicembre 1940 - Forte
pressione dei mezzi corazzati nemici sui capisaldi della «28 Ottobre» (linea di Halfaya). A seguito dell'accresciuta
minaccia di aggiramento la Divisione CC.NN. riceve ordine di
ripiegare.
15 dicembre 1940 - Violenti attacchi
di mezzi corazzati contro la I CC.NN. «23 Marzo» a Bir ci Tafua, nei pressi di Bardia.
16 dicembre 1940 - Il ripiegamento
nella Piazza di Bardia è ultimato.
Mentre ancora si combatteva a
Sidi el Barrani e sull'Halfaya, i britannici cominciarono a
tempestare dall'alto Bardia con l'aviazione padrona del
cielo. Obiettivi soprattutto l'abitato ed i magazzini
(distruzione di 70.000 scatolette di carne, ecc.). Seguirono
bombardamenti aerei continui sulle opere di difesa, sui
lavoratori. Bombardamenti furono effettuati anche dal mare,
il 17, 18, 19 dicembre, poi il 31 ed il 1° gennaio.
L'accerchiamento era ultimato il 20 dicembre, poi
cominciarono le puntate offensive di ricognizione delle
difese e poi quelle di assaggio.
La Battaglia per Bardia
Forze italiane a difesa della
Piazza erano:
Reparti |
Stato
degli effettivi |
Settore |
I Div. CC.NN. «23 Marzo»
|
effettivi ridotti a 1/4 |
Settore Gerfan |
II Div.CC.NN. «28 Ottobre»
|
effettivi ridotti a poco più
di 1/2 |
Seconda Schiera e Riserva
mobile generale |
Divisione «Marmarica»
|
in piena efficienza |
Settore Ponticelli |
Divisione «Cirene»
|
molto provata |
Settore Mrega |
Resti della Divisione
«Catanzaro» |
- |
Lo schieramento avversario
poteva contare sulla seguente forza:
Reparti |
Composizione |
7a Divisione
corazzata |
Brigate IV, VII, II Ussari e
sostegno |
6a Divisione
Australiana |
Brigate XVI, XVII e XIX con 2 Rgtt. art. |
XVI Brigata di fanteria
britannica |
- |
VII Btg. del Royal Tank
Regiment |
26 carri |
Un battaglione Fucilieri Reali
del Northumberland |
un Btg. mitr. |
Artiglieria di C.A. |
1 Rgt,
da Campagna e 1 Rgt. di medio calibro |
Due squadroni di cavalleria
australiana |
- |
3 gennaio 1941 - Con l'ausilio
di nebbiogeni e mezzi corazzati la XVI Brigata Australiana
attacca alla saldatura dei settori Gerfan e Ponticelli; i
nemici riescono a superare il fosso anticarro ed il
reticolato, forzano il passaggio fra i capisaldi Bu Rim e
Garridia, sboccano sulla seconda posizione e si dividono in
due masse; la prima verso Gerfan e la seconda, più forte,
verso Ponticelli, eliminando successivamente il caposaldo di
saldatura della «Marmarica» e prendendo sul rovescio la
seconda linea (battaglioni dei Reggimenti 115° e 116° di
fanteria) e le postazioni delle batterie.
Appena avuta notizia del
cedimento dei due capisaldi di destra dei settore Ponticelli
difesi dal I/116° fanteria, il Generale Bergonzoli ordinava:
-
al comandante del 116° di
preparare un contrattacco, inviandogli una compagnia carri
M. 13, alcuni pezzi da 47/132 e mitragliere da 20;
-
al comandante della «28
Ottobre» di mandare nel settore Ponticelli, a disposizione
del C.A., il CXXXV Btg. CC.NN., due batterie di cannoni da
75/27, e il LX Btg. carri L (12 carri).
Il CXXXV Btg. CC.NN. e le due
batterie della «28 ottobre» venivano dislocati a sbarramento
del vallone e della rotabile dell'Uadi el Garridia.
Sul fronte della Div. «23
Marzo» dopo inutile e sanguinosa resistenza andavano perduti
il caposaldo e le artiglierie di Bu Rim dove combatteva il
CXVIII Btg. CC.NN.; si continuava a combattere accanitamente
a 300-400 metri dal comando divisione che si spostava al
caposaldo Atiga.
Reparti della «28 Ottobre» (Btgg.
CC.NN. CXXXI, CXL, CXLV), venivano impiegati contro reparti
nemici che dal settore Ponticelli tendevano al mare puntando
su magazzini e depositi. Intanto alle ore 12 l'intero 116°
Rgt. fanteria della «Marmarica» era completamente e
definitivamente travolto. Alle ore tarde dello stesso giorno
3 il settore Ponticelli era quasi tutto in potere del
nemico; nel settore Garfan, della «23 Marzo» erano perduti
il caposaldo e le artiglierie di Bu Rim e sconvolto dal
fuoco il caposaldo Scegheila.
La «28 Ottobre» era schierata
sulle posizioni dell'Uadi el Hereiga e il suo CXXXV
combatteva nella zona Uadi el Garridia e cimitero di Bardia.
Giorno 4 - mattino. Mentre
continuavano i combattimenti nel settore Ponticelli contro i
Btgg. II e III del 115° fanteria, investiti dalle brigate
australiane XVI e XIX, appoggiate da numerosissimi carri
armati, e nel settore Mrega gli australiani sempre
attorniati dai carri, dopo strenua lotta riuscivano ad
occupare i caposaldi tenuti dal 1/158° e dal 111/157° ed i
superstiti si schieravano a difesa dell'Uadi di q. 145. Qui
resisterà, fino all'annientamento, quanto restava del CXIV
Btg. CC.NN. (Rieti)
L'artiglieria nemica investiva
le posizioni e poi mezzi meccanizzati nemici attaccavano e
venivano respinti; deviavano e si dirigevano verso Bardia,
dove ormai, dopo strenua difesa, il CXXXV Btg. CC.NN. era
stato sopraffatto.
Gli ultimi combattenti della
2a Divisione CC.NN. «28 Ottobre» protrarranno la resistenza
fino alle ore 16,15. Nella zona della Il Divisione CC.NN.
«23 Marzo», quasi contemporaneamente, dopo letta impari ed
accanita, veniva fiaccata la resistenza dei Battaglioni CXXIX e CXXXIII.
Giorno 5 - Nella zona della
«23 Marzo» ancora resisteva il caposaldo Atiga. Attaccato da
molti carri armati, circondato da ogni parte, investito da
violentissimo fuoco veniva sopraffatto solo dopo strenua e
impari lotta.
Cessavano così, eroicamente
combattendo, di esistere anche le altre due Divisioni di
CC.NN. «23 Marzo» e «28 Ottobre». (Di queste restava solo un
battaglione il CXL, aggregato alla Divisione «Sirte» e che
ritroveremo a Tobruk).
Le tre Divisioni CC.NN.
condividevano così con le Divisioni dell'Esercito lo
sfortunato eroico sacrificio alla Patria che invece non ha
saputo o potuto neppure stabilire quanti di questi suoi
gloriosi figli le abbiano sacrificato la vita, né quanti
portano ancora sulle carni il segno della lotta impari, né
il numero di quelli che dovettero cedere alla strapotenza
dell'avversario intristendo per anni di odiosa prigionia nei
campi inglesi del Kenia o dell'India.
Dagli avversari, certo non ben
disposti, è venuto ugualmente il riconoscimento della loro
strenua e coraggiosa difesa pur nelle enorme disparità dei
mezzi.
«Dal principio alla fine gli
italiani vennero dominati non già perché fossero mediocri
soldati, ma perché anche se fossero stati i migliori del
mondo, non avrebbero potuto resistere a lungo alla
superiorità di mezzi che gli inglesi potevano mettere in
campo». (Da «Machine Warfare», 1943 del maggior Generale
J.F.C. Juller Washington).
«Le truppe nemiche erano
sbigottite. I loro cannoni anticarro erano inutili, le loro
bottiglie di benzina usate come bombe a mano non avevano
alcun effetto; esse non potevano fare nulla». (Da «The Tiger
Strikes» del 1942 pubblicato. dal governo Indiano con la
prefazione del Generale Wavell).
«L'armamento italiano non era
buono. Gli italiani, esterrefatti, vedevano che le loro armi
anticarro scalfivano appena i nostri carri e perfino le loro
artiglierie leggere non erano efficaci contro di essi», (Da
«African Trilogy»), 1944. Alan Moorehead corrispondente di
guerra del «London Dayly Express» - prefazione del Generale
Wavell).
Difesa e caduta di Tobruk
L'investimento della Piazza di
Tobruk viene iniziato il 7 gennaio 1941. A partire dal
giorno 8 e fino al 17 la zona difensiva viene sottoposta al
tiro continuo dell'artiglieria nemica; i nostri reagivano
secondo le loro possibilità, ma sull'efficacia della
controbatteria influiva tremendamente la scarsa gittata dei
nostri pezzi. Nella notte del 20 un tentativo nemico di
avvicinarsi alle posizioni di Dahar el Azazí era stroncato e
respinto col fuoco. Poco dopo la mezzanotte navi nemiche
bombardano dal mare. L'attacco veniva ritenuto imminente.
Forze italiane della difesa:
Reparti |
Note: |
Elementi della Guardia alla
Frontiera |
|
LXIV Btg. complementi |
|
Divisione di Fanteria «Sirte» |
69° e 70° Reggimenti di
Fanteria;
un Btg,
mitraglieri,
un Btg. Complementi,
43° Reggimento art.
divisionale,
un Btg. misto genio |
Un Btg. carri M 11 |
con 39 carri inefficienti |
LXIII Btg. carri L |
con 32 carri inefficienti |
Una batteria da 20 mm |
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Tre raggruppamenti artiglieria |
|
55° Regg. artiglieria per
Div. Fant |
|
CLX Btg. CC.NN. |
della «28 Ottobre», dato in
rinforzo alla «Sirte» |
Battaglione CC.NN. Volontari
della Libia1 |
|
(1) II battaglione CC.NN.
Volontari della Libia era costituito coi volontari delle
quattro Legioni Milizia della Libia (1a 2'Y4°) che
forniscono ciascuna una compagnia per la formazione del
Battaglione. Ne fu comandante il Console Giovanni Rocca. Il
reparto era forte di 21 ufficiali, 37 sottufficiali e circa
600 CC.NN.).
Forze britanniche di attacco:
Reparti |
Forza |
Una divisione Australiana |
su tre brigate |
Una divisione corazzata |
VII Brigata corazzata e Gruppo
Sostegno corazzato;
7° Reggimento - Ussari
corazzato;
reparti imprecisati di
fanteria motorizzata |
2 battaglioni di «Francesi
Liberi» |
|
2 battaglioni britannici |
|
Squadroni dell'U" Regg. Ussari |
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30 gruppi di artiglierie di
vario calibro |
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1V Brigata corazzata e altri
squadroni dell'IP> Ussari |
in condizione di intervenire
immediatamente |
A rappresentare la Milizia a
Tobruk c'erano solamente due battaglioni di CC.NN.: il CXL
(Salerno) della Div. «28 Ottobre» e il Battaglione Volontari
della Libia.
Al primo fu assegnata la
difesa del caposaldo di q. 144 a est del Pilastrino, ed il
secondo veniva lasciato a disposizione del settore
occidentale della Piazza, che lo impiegava in posizione di
prima resistenza assieme a due battaglioni del 70° fanteria.
Dopo un violento attacco
sferrato alle ore 7,15 del 21 gennaio 1941 con carri armati
contro il caposaldo di Ras Medauar, nettamente respinto, il
nemico - protetto da fumogeni e con la massa dei carri -
investiva i capisaldi Dahar el Azazi e Bir Junes del settore
orientale e riusciva ad aprirsi un varco tra i due
capisaldi; erano le 7,30. Dopo i carri, irrompevano nel
varco le fanterie australiane prima della XVI e poi della
XIX brigata, su camionette ed a piedi e mescolate ad altri
carri. Le forze nemiche si aprivano subito a ventaglio, a
sinistra, al centro ed a destra dello schieramento delle
nostre artiglierie, aprendo la via ad altre unità
meccanizzate della 6a Divisione australiana.
Soffocando tenaci resistenze
l'avversario piombava al bivio di El Adem, posizione chiave
di tutto il sistema difensivo.
L'insufficienza e
l'inadeguatezza delle armi anticarro, l'assoluta padronanza
del cielo da parte del nemico esaltano ancora di più
l'eroismo delle nostre truppe che cedevano solo quando i
carri armati giungevano loro addosso, schiacciandoli
letteralmente,. Un contrattacco dei nostri carri M 11 e di
reparti celeri della riserva costringeva il nemico, già
arrivato nella zona tra i capisaldi Piave e q. 144, a
ripiegare provvisoriamente.
Alle 13,30 ogni resistenza era
eliminata ed il caposaldo di El Adern era già nelle mani del
nemico; qualche elemento dei nostri carristi riusciva a
resistere fino alle 15,30.
Il CXL Btg. CC.NN. doveva
anch'esso cedere, dopo la caduta del caposaldo Piave, nel
suo ridotto di q. 144. Fu citato, per il valore dimostrato,
sul bollettino n. 282 delle FF.AA. del 25 gennaio del 1941.
Nei giorni 22 e 23 gennaio,
investiti di fronte e da tergo, dopo strenua ed impari lotta
cadevano tutti gli altri centri e capisaldi, batterie
isolate dell'Esercito e della Marina: Nel crollo generale
veniva travolto anche il Battaglione CC.NN. Volontari della
Libia.
Numerosi furono gli episodi di
accanita resistenza e di valore collettivo ed individuale
nella difesa di Tobruk. I carristi al bivio El Adem
resistettero per oltre cinque ore perdendo, fra morti e
feriti il 70% dei quadri ed il 50% dei carristi. Gruppi e
batterie di artiglieria vedendosi sopraffatti chiedevano
alle batterie limitrofe il tiro di repressione sulla loro
stessa zona di schieramento. « L'opera 51, su 23 uomini di
presidio ebbe 15 morti e 3 feriti - L'opera 62 subì 6 morti
e 7 feriti ». (dalla relazione del Generale Rostagno, già
capo di S. M. del XXII C.A.).
«Va ricordato che gli inglesi
possedevano carri armati potentissimamente corazzati e
armati di cannoni e che tutte le truppe erano motorizzate.
Gli italiani potevano contare su carri con corazza
sottilissima e armati solo con mitragliatrici e la penuria
di veicoli si faceva sentire molto crudelmente. Malgrado gli
sforzi disperati i difensori italiani non poterono impedire
agli australiani di raggiungere ed isolare i centri ed i
nodi della resistenza. I soldati italiani che si erano
battuti coraggiosamente si resero conto di aver ricevuto un
equipaggiamento deplorevole e di essere stati destinati ad
un massacro inevitabile». (da «La guerra nel deserto», di E. Krieg. Edizioni De Cremille, Ginevra 1969).
Dei 24 battaglioni andati
completamente perduti in A.S. fra il novembre 1940 ed il
febbraio 1941, ben 10 furono ricostituiti in Patria con
nuovi volontari delle medesime città e zone che avevano
generosamente dati una prima volta i loro figli. I
battaglioni ricostituiti furono i seguenti:
Dopo la caduta di Tobruk, alla
fine del gennaio 1941, nessun reparto combattente della
Milizia è presente in Libia. Restavano solamente i seguenti
reparti:
-
I Btg. costiero di CC.NN.;
-
V
e VI Btg. CC.NN. A.S.;
-
I Btg. CC.NN. della Libia.
-
Un gruppo di 3 batterie
della Milmart, con pezzi da 102/35 in funzione costiera e
contraerea.
-
Un gruppo da posizione della
Milizia artiglieria contraerea con 2 batterie da 76/40 e 2
batterie da 75/46.
In considerazione del fatto
che la maggior parte dei battaglioni di CC.NN. erano
impegnati in Albania nella guerra contro la Grecia od erano
dislocati in Italia, inquadrati nelle Divisioni o in difesa
costiera, nessun reparto di CC.NN. venne successivamente,
per molto tempo, rinviato in Africa Settentrionale. Per
tutto il 1941 e per buona parte del 1942 le truppe italiane
combattenti in Libia furono quasi esclusivamente
dell'Esercito. Fanno eccezione: Una batteria della Milmart
che si è battuta con la Divisione «Ariete» a Bir el Gobi
il 19 novembre 1941; era una batteria di pezzi da 102/35,
materiale a tiro rapido con alta velocità iniziale e
munizionamento con granate atte a forare le corazze delle
navi, servita da personale addestratissimo. Inoltre una
mezza batteria, sempre della coraggiosa Milmart, con pezzi
da 102/35, che si è battuta bravamente a Sidi Rezegh il 23
novembre 1941.
Queste batterie erano state le
protagoniste nella lotta contro i commandos che avevano
attaccato Tobruk dal mare e da terra nella notte sul 14
settembre 1941. Riportiamo, dalle pagine del magnifico libro
di Caccia Dominioni, «El Alamein» (pagine 237, 244, 313)
questo episodio magistralmente descritto dall'autore.
«La piazzaforte di Tobruk,
durante l'insuccesso inglese del 14 settembre, era agli
ordini del Generale della M.V.S.N. Ottorino Giannantoni,
degno successore del Generale Predieri; e grande merito
della vittoria va alla Milizia Artiglieria Marittima o
Milmart, vera cenerentola della guerra, nonostante il
tributo di sangue ed i successi contro navi ed aerei. A
Tobruk erano le sei batterie del I Gruppo, che conclusero
l'affondamento del "Coventry", mentre i legionari liberi
dal servizio parteciparono al corpo a corpo che ributtò in
mare i commandos. A Marca Matruh operava il III Gruppo dei
Centurione Palombi, reparto entrato tra i primi in Tobruk
riconquistata. Fungeva da Aiutante Maggiore, per carenza di
ufficiali, un animoso veneziano, il Caposquadra Sartorelli,
tre volte ferito, che doveva distinguersi, con dieci
legionari armati di soli moschetti, nell'ultima ora di
Matruh italiana».
Le truppe italiane
combatterono, assieme al Corpo Corazzato tedesco, la
battaglia per la riconquista della Cirenaica, quella del
giugno 1941 sul confine egiziano, la battaglia del
novembre-dicembre (2a della Marmarica - ripiegamento fino a
Marsa el Brega - immediata controffensiva ed avanzata fino
alla linea Ain el Gazala - Mechili). Poi ancora la
vittoriosa battaglia del maggio-giugno 1942 per la
riconquista di Tobruk e la corsa fino ad El Alamein,
all'inseguimento dell'8a Armata Britannica in fuga.
«Nel 1942, ancora le battaglie
di El Alamein, di cui l'ultima nell'ottobre-novembre, vide
l'eroica estrema difesa degli Italo-Tedeschi, letteralmente
schiacciati dalla enorme superiorità dell'avversario in
terra, nel cielo e sul mare. La superiorità non era solo nel
numero, ma soprattutto nelle armi, nei mezzi e nei
materiali: le proporzioni, a favore del nemico, erano: 1 a 3
per le fanterie; 1 a 5 per le artiglierie; 1 a 8 per gli
aerei e per i carri armati (per questi ultimi, tenuto conto
del calibro dei cannoni e della corazzatura); di 1 a 100 per
i carburanti». (dal libro «El Alamein», di Paolo Caccia Dominioni, pagina 335).
Fu questa la battaglia
decisiva che costrinse al ripiegamento fino alla Tunisia.
I soldati italiani si sono
sempre battuti valorosamente. Ci piace, a questo proposito,
riportare un giudizio elogiativo, indiscutibile perché di
fonte nemica, affermante il valore delle nostre truppe.
«Alcune divisioni, come l'«Ariete» e la «Folgore» ed i battaglioni dei Giovani
Fascisti di Bir el Gobi, non erano inferiori a nessun altro
reparto, né alleato né nemico. Altre Divisioni invece, pur
essendo formate da uomini coraggiosi, erano mal guidate e
male armate» (E. Krieg, «La guerra nel deserto», Edizioni Cremille, Ginevra 1969).
Le CC.NN. ritornano al
combattimento in A.S. e partecipano alle ultime gloriose
battaglie: nel febbraio 1943 arriva in Tunisia il X Btg. «M» (Voghera), ricostituito dopo la campagna di Grecia con
giovanissimi volontari della classe 1923.
Inquadrato nella divisione «Giovani Fascisti», assieme ai bersaglieri e a quanto
rimaneva dei ragazzi di Bir el Gobi, venne schierato sulla
linea del Mareth ed il 21 marze effettuò un contrattacco per
riconquistare il caposaldo «Biancospino» perduto la sera
precedente dalle truppe tedesche. L'impetuoso assalto, che
costò al battaglione gravi perdite, impose al nemico un
forte tempo d'arresto.
Dal 13 aprile il X Btg. «M»
passò alle dipendenze della Divisione «Trieste» e VI l
maggio combatteva ancora valorosamente sulle estreme
posizioni della I Armata.
In Tunisia si arruolano
volontari molti italiani nati o residenti in quella terra
che difenderanno fino all'estremo e bagneranno col loro
sangue. Alle operazioni di arruolamento di questi uomini
provvide con piena efficienza il Seniore Scaparra
appositamente inviato a Tunisi dal Comando Generale M.V.S.N.;
tra le domande che egli raccolse e tra gli uomini che
arruolò figurano molti figli di italiani naturalizzati
francesi, ragazzi che a 21 anni potevano optare per
ritornare italiani e quindi essere in condizioni per
arruolarsi nei battaglioni delle CC.NN. (V e VI CC.NN. A.S.
).
Fra questi battaglioni si
distinse per il tenace, continuo valore dimostrato in tutti
i combattimenti sostenuti e per la gravità delle perdite
subite il VI Btg. CC.NN. dell'Africa Settentrionale.
Aggregato in un primo tempo
alla Divisione «La Spezia», il 1° marzo 1943 il VI era
schierato nel settore del 125° Reggimento Fanteria nella zona
di Sidi Ciaha (Mareth), costituito da 3 compagnie fucilieri
e da una compagnia di Armi Accompagnamento ed era comandato
dal Cent. Adelchi Cassanego. La sua prima compagnia era
distaccata a Matmata per la difesa di quella località.
Il VI Btg. fu adibito ai
lavori di rafforzamento della linea, sottoposto
quotidianamente ad azioni aeree e a tiri delle artiglierie
avversarie. Il 5 marzo tu ispezionato dal Generale Paolo
Berardi, comandante del XXI C.A., che rimase molto
soddisfatto della disciplina e dello spirito elevato dei
legionari.
Oltre ai lavori di
fortificazione le CC.NN. effettuavano di continuo pattuglie
diurne e notturne fuori delle linee avanzate.
Al reparto si ricongiunse la
la compagnia; il 17 marzo il battaglione riprese le
posizioni che aveva già tenute sul fronte del Mareth; ed il
20 venne motorizzato per costituire reparto di manovra a
disposizione del C.A., pur continuando ad eseguire servizi
di pattuglie davanti ai campi minati del fronte.
Per ordine della Divisione «La Spezia», il 21 il VI si mise in movimento per
raggiungere il Raggruppamento Sahariano comandato dal
Generale Navarrini ed essere pronto all'impiego.
Il giorno seguente è già
schierato in posizione avanzata col compito di riconquistare
q. 214 occupata nella notte dagli inglesi; sottoposto
immediatamente a forte tiro d'artiglieria, subisce le prime
perdite e mantiene un comportamento superbo. Sistemato in capisaldi di compagnia sulle posizioni raggiunte, passa alle
dipendenze della 164a Divisione germanica e rafforza
tenacemente le posizioni pur sotto il fuoco continuo
dell'avversario, continuamente falciato dai mitragliamenti
degli aerei.
Il 25 marzo si verifica una
infiltrazione nemica sulla estrema desta dello schieramento;
di conseguenza tutta la linea è minacciata. Fino a questa
data le perdite del VI Btg. CC.NN. sono:
Caduti: 7, di cui 1 ufficiale.
Feriti : 28, di cui 1 ufficiale.
La grossa battaglia ha inizio
il 26 marzo con lo spezzonamento ed il mitragliamento aereo
da parte di 24 caccia nemici.
Alle 17 la 3a Compagnia
segnala che la compagnia tedesca sulla sua sinistra ha
dovuto cedere, e chiede rinforzi. La nostra destra, sotto il
violento attacco inglese, contiene il nemico malgrado le
gravi perdite e malgrado che alcuni plotoni della Cp. A.A.
restino schiacciati sotto il peso del tremendo assalto
avversario: si combatte corpo a corpo, le perdite aumentano
ma la situazione è ristabilita dallo sforzo delle CC.NN.
Cadono due ufficiali subalterni ed il Centurione che accorre
a soccorrerli viene colpito in fronte ed è morente al posto
di medicazione, ma gli inglesi sono rigettati indietro.
Cade un altro ufficiale della
2a Compagnia; i carri armati nemici riescono ad infiltrarsi
tra i posti di fuoco e li colpiscono da tergo. L'estrema
destra è costretta a ripiegare sulle colline retrostanti. La
3a squadra cannoni spara a zero sui carri armati e desiste
solo dietro ordine di non lasciarsi annientare.
Malgrado ogni sforzo ed ogni
prova di valore, alle 19 lo schieramento è circondato ed il
nemico dilaga coi carri armati.
Il comandante della 2a
Compagnia e l'A.M. vengono catturati insieme a molte CC.NN.
Alle 20, i resti del battaglione, sfuggendo alle maglie
dell'accerchiamento in piccoli gruppi al comando dei pochi
ufficiali superstiti, ripiegano a piedi verso la base di El
Hamma. L'ufficiale medico è catturato perché si rifiuta di
abbandonare i feriti.
La ritirata fu iniziata a
seguito di un ordine del comando tedesco. Durante la marcia
di ripiegamento alcuni gruppi, catturati, riescono a
sfuggire ed a riprendere il tragitto faticoso; tutto si
svolge sotto l'infuriare di un forte ghibli.
Il VI battaglione si raccoglie
al centro di El Angaret; qui i resti del valoroso reparto
trovano l'alto elogio del comando della nostra la Armata e
quello, pieno di riconoscimento, della 164a Divisione
germanica.
Le perdite del VI battaglione
furono determinate, con sufficiente esattezza, nelle
seguenti:
Caduti: Ufficiali 6 -
Legionari 23.
Feriti: Ufficiali 1 -
Legionari 32.
Dispersi: Ufficiali 5 -
Legionari oltre 200.
Il battaglione è ridotto di
forze, ma si è battuto eroicamente. Gli uomini mancano di
tutto: coperte, scarpe ed uniformi, teli da tenda ed altro.
II Comando della la Legione CC.NN. A.S. (Console Italo
Ingaramo) provvede al rifornimento. A completare gli
organici arrivano 150 volontari tunisini, mentre molti dei
dati per dispersi riescono a sfuggire al nemico ed al
deserto e rientrano al battaglione. Il comando del VI è
assunto dal Cent. Riccardo Trenta.
L'11 aprile il battaglione si
trasferisce ad Enfidaville a disposizione di quel comando di
settore ed esegue lavori di difesa 5 km. a nord della
località; comanda il sottosettore il colonnello Ghio, che fa
proseguire i lavori fino al giorno 18.
Sotto questa data la nostra 1a
Armata dispone la fusione del VI Btg. CC.NN. A.S. con quanto
resta del X Btg. CC.NN. «M» della divisione «Trieste».
Rimane così in armi questo battaglione «M» di Voghera al
comando del 1° Seniore Oreste Ariano, mentre viene
finalmente disposto che gli uomini con 36 mesi di permanenza
in A.S. vengano messi in congedo.
Il VI Btg. CC.NN. A.S.
costituiva, col V Btg., la I Legione CC.NN. A.S. Dopo lo
scioglimento delle Legioni Libiche dovuto agli eventi
bellici, venne formata, il 10 gennaio 1943, la I Legione
A.S. agli ordini del Console Italo Ingaramo. Costituito a
Tripoli il comando Legione, questo dovette sgombrare la
città il 19 gennaio con l'ordine di raggiungere Sfax. Appena
giunto in Tunisia il comandante si presentò al Comandante
della Divisione corazzata «Centauro», Gen. Conte Calvi di Bergolo, che fece sostare il comando Legione nell'oasi di
Andref, aggregandolo provvisoriamente alla Divisione. Il 15
febbraio il comando della Legione si trasferiva a Sfax e la
raggiungeva il 16; sul posto aveva i primi contatti col V
Btg. CC.NN. A.S. comandato dal Seniore Emilio Cocurnia.
D'ordine del Comando della I Armata, terminato il suo compito che era stato soprattutto
disciplinare ed amministrativo, la I Legione fu disciolta
in data 22 aprile 1943. Ricoverato in ospedale il console Ingaramo, la Legione era comandata interinalmente dal giorno
21 dall'A.M. in 1a, Cent. Primo Bencini. Sciolte, come
abbiamo visto il VI Btg., ormai non rimanevano a lottare che
il V Btg. A. S. ed il X Btg. CC.NN. «M» che restarono
battaglioni indipendenti e seguirono le dolorose sorti della
eroica l' Armata, ultima a deporre le armi su terra
africana.

NOTE (1)
Cacciatori d'Africa: reparti bianchi di nazionali
dell'Esercito coloniale.
(2) Zaptiè: carabinieri indigeni.
(3) Cavalleria di indigeni della Libia.
(4) Mehalla: gruppo tribale nord africano.
(nota agg.)
Fonte: documentazione dell'archivio privato N.
Nicchiarelli.
FONTI
(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità
combattenti della M.V.S.N. 1923-1943", Giovanni Volpe
Editore, Roma, 1976
M. Montanari, "Le operazioni in Africa Settentrionale",
USSME, Roma, 2000.
N.A., "La prima controffensiva
italo-tedesca in Africa Settentrionale", USSME, Roma,
1974. G. Messe, "La
mia armata in Tunisia", Rizzoli, Milano, 1960.
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