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La Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale

 

Divisione CC.NN. "21 Aprile"

 

 

 

 

 

 

Data di costituzione 10 giugno 1935
Comandante Generale di divisione Giacomo Appiotti
Vice Comandante Console Generale Archimede Mischi
Motto "Roma: nomen et omen"

 

 

Composizione della Divisione

Reparti Comandante Sede

230a Legione "L'Aquila"

  • CCXXX Btg CC.NN.
  • CCXXXVI Btg CC.NN.
Console Tommaso Bottari 

 

L'Aquila  

  • L'Aquila
  • Chieti

252a Legione "Acciaiata"

  • CCLII Btg CC.NN.

  • CCLVI Btg CC.NN.

Console Giovanni Passerone

 

Lecce

  • Lecce

  • Potenza

263a Legione "Tommaso Gulli"

  • CCLXIII Btg CC.NN

  • CCLXIV Btg CC.NN.

Console Ivan Doro

 

Reggio Calabria

  • Reggio Calabria

  • Catanzaro

Completano la Divisione

  • 3° Btg. mitraglieri CC.NN. (Ascoli Piceno)

  • Due Btg Complementi CC.NN.

  • 3° Gruppo cannoni 65/17 R.E.

  • 3a Compagnia speciale mista Genio (CC.NN. e R.E.)

  • 3a Sezione CC.RR.

  • Ufficio Commissariato

  • 3a Sezione Sanità

  • 3a Sezione Sussistenza

  • 3° Autoreparto misto

  • 3° Reparto salmerie divisiona

 

 

 

 

Storia operativa

 

La III Divisione Camicie Nere "21 Aprile" arrivò dall’Italia, sbarcando a Massaua, tra il 18 e il 23 settembre 1935. Immediatamente i reparti avviarono un intenso ciclo di addestramento per le future operazioni militari, ma anche vennero anche utilizzate per la costruzione di opere viarie (1) e lavori di fortificazioni per garantire la linea di rifornimenti e le operazioni del II Corpo d’Armata, che aveva come obiettivo strategico puntare su Adua. Quando Adua fu militarmente occupata dalle truppe italiane, nacque l’esigenza di difendere gli accessi alla conca di Adua, di conseguenza il II Corpo d’Armata organizzò un campo trincerato occasionale, diviso in due settori – uno orientale ed uno occidentale – assegnando alla Divisione “21 Aprile” la difesa del settore occidentale. Per svolgere questo incarico, la Divisione costruì una linea dei forti e tutte le strade militari del suo settore, rendendo le posizioni ad essa affidate più facilmente difendibili (2). 

Il 3 dicembre, viene pagato il primo tributo di sangue nello scontro di Gulà Gulè (3). Il 4 dicembre, in previsione di un’azione offensiva del nemico, che si ammassava in numero considerevole sul Tacazzè, in direzione di Selaclaclà, la Divisione riceveva l’ordine di ridurre man mano la forza impegnata nei lavori della piazzaforte di Adua e di riunirsi nella zona di Enda Jesus per essere pronta a partire verso Selaclaclà. L’11 dicembre la Divisione, per ordine del Comando di Corpo d’Armata occupava obiettivi più avanzati, dislocandosi sul fronte Darò Miscellan-Amba Berach; il 12 dicembre si riuniva nei pressi di Addì Ghebetà (zona di Adua). Il 15 dicembre la "21 Aprile" raggiungeva Axum e il 16 occupava delle posizioni a quota 2.140 a protezione del movimento della divisione di fanteria "Gavinana"; il 20 dicembre, essendo compiuto tale movimento, la III Divisione CC.NN. rientrava ad Axum, raccogliendosi sulle collinette a sud e sistemandosi in posizione difensiva. Il 23 dicembre una colonna mobile composta dal CCXXX Btg, agli ordini del Generale Appiotti, si spingeva in ricognizione offensiva verso il Tecazzè, puntando come primo obiettivo a delle alture a quota 2.140 (4). Il 25 dicembre la Colonna prende contatto col nemico e lo batte infliggendogli gravi perdite nella zona compresa tra il Passo di Af Gagà e la conca di Enda Selassié.

Il 29 febbraio 1936, la "21 Aprile" prende parte con tutte le forze all’offensiva dello Scirè (5) quale divisione di prima schiera sulla sinistra del II C.d'A. La 252a Legione deve puntare allo sperone di Acab Saat in direzione di Adi Biat; la 263a Legione deve puntare verso Adi Dechì Malet; la 230a Legione è destinata a riserva ad Acab Saat.

Raggiunto l’obiettivo di Acab Saat, provvede anche a garantire l’occupazione del costone di Caritò, in mano al nemico: il costone è di particolare importanza perché domina la direttrice di marcia verso Selaclacà, sulla quale doveva sfilare la divisione di fanteria "Gavinana". Qualche ora dopo, quando già la Divisione sta iniziando la preparazione per l’attacco previsto per l’alba del giorno seguente, numerose colonne avversarie sbucano improvvisamente dalla zona di Adi Biet e si dirigono verso la dorsale tra la conca del Mai Laham e quella di Selaclaclà; altre colonne da Adi Dechi Malech, per la dorsale anzidetta, si spingono verso Adi Haimanal; altre ancora sboccano all’avampasso di Af Gagà ed invadono la piana di Selaclaclà. È evidente la minaccia che incombe sulla divisione di fanteria "Gavinana" in procinto di sboccare nella conca di Selaclaclà. Non essendo possibile muovere con tutta la Divisione CC.NN., sia per non abbandonare l’altura di Acab Saat, che copre e protegge il fianco sinistro dello schieramento del Corpo d’Armata, sia perché parte delle colonne nemiche puntano sul fronte e sul fianco sinistro della divisione di fanteria "Gavinana", viene deciso di agire con due Legioni, agli ordini del Console Generale Mischi; la 263a Legione in primo scaglione e la 252a Legione in secondo scaglione, appoggiate da tutte le artiglierie divisionali. Nelle prime ore del pomeriggio, mentre la 263a Legione muove il contrattacco in direzione di Adi Haimanal, si sviluppa l’azione delle colonne nemiche sulla fronte e sul fianco sinistro della Divisione "Gavinana". Viene allora fatta schierare la 252a Legione sulle pendici sud di Acab Saat per parare la minaccia sul fianco sinistro e sviluppare rapidamente l’azione della 263a Legione. Il nemico, sorpreso, sospende il suo movimento verso nord-est e si getta in massa sulla 263a Legione. Anche se gli abissini vengono respinti con rovinose perdite, essi si raccolgono nuovamente e ritentano l’offensiva con accanimento, ma vengono ancora una volta respinti. Nel frattempo l’attacco nemico sul fronte e sulla sinistra della divisione di fanteria “Gavinana” è stroncato da parte della 252a Legione, mentre la 230a Legione opera verso est e provvede a rastrellare le colonne nemiche contrattaccate dalla 263a. Durante la notte ci sono ripetuti attacchi da parte abissina, ma vengono immediatamente vanificati dalla pronta risposta da parte delle CC. NN. 

Le perdite italiane in questa giornata di scontri:

Caduti: 4 Ufficiali e 15 Camicie Nere;

Feriti: 6 Ufficiali e 65 Camicie Nere;

Dispersi: 7.

Nella successiva giornata del 1° marzo, in attesa della ripresa dell’avanzata, in rastrellamenti di pattuglie nemiche, cadono 8 uomini di truppa e rimangono feriti un Ufficiale e 19 Camicie Nere. Alle prime ore del 2 marzo, viene ripreso l’attacco che si sviluppa con un incessante penetrazione nel dispositivo nemico. Sotto l’urto della Camicie Nere della 230a Legione gli abissini indietreggiano tentando di reagire, ma le colonne della Divisione irrompono nelle loro fila, mentre i reparti più arretrati sono continuamente alle prese con nuclei avversari, inevitabilmente infiltratisi. Nelle prime ore del pomeriggio la lotta sul fronte della 230a Legione è intensa e si svolge tra la cima orientale e quella occidentale dell’Amba Adi Malech. Le truppe abissine contrattaccano disperatamente, ma le Camicie Nere reagiscono con fitto lancio di bombe a mano. Alle 20,30 tutta la Divisione è raccolta sulla dorsale Mai Laham e la conca di Selaclaclà. In questa giornata di combattimenti ci furono le seguenti perdite:

Caduti: 16 CC.NN.;

Feriti: 4 Ufficiali feriti e 113 CC.NN.

Il 3 marzo viene ripresa l’avanzata; il nemico in ritirata fugge inseguito dall’aviazione e la "21 Aprile" raggiunge gli obiettivi di Af Gagà e Cobò Nebrit. L’indomani la Divisione raggiunge Enda Selassiè e successivamente si porterà al Tecazzè per iniziare, in una zona aspra ed impervia, un ciclo lavorativo intenso, compiendo anche alcuni esperimenti agricoli (6). 

 

 

 

 

 

 


 

NOTE

(1) Quello dell’uso dei reparti militari destinati alla costruzione di una rete viaria in Eritrea, è un argomento comune a quasi tutte le truppe impegnate nel teatro di guerra delle colonie, così come avremo modo di verificare nei resoconti delle storie operative delle altre divisioni. Vuole anche rappresentare uno sforzo logistico non indifferente e che ebbe un discreto successo. Da un altro punto di vista, l’uso del contingente militare per questo tipo di lavori espone apertamente a critiche accese la struttura politica di comando che risultò essere del tutto insoddisfacente. Solo a guerra finita, si organizzò l'invio di una grande massa di 150.000 operai destinati ai vari governatorati dell'Impero. Il ministero delle colonie, si dimostrò poco attento a questo tipo di esigenze. Il continuo flusso che si sarebbe desiderato di immigranti provenienti dall’Italia e che invece risultò essere al di sotto delle aspettative, era composto essenzialmente da nuclei familiari che arrivavano nelle colonie per continuare la stessa vita di stenti che conducevano in madrepatria, ovvero la coltivazione della terra, ma che nei luoghi di destinazione risultò anche peggio dato il clima dei territori delle Colonie. In ogni caso fino al 1935, ben poco fu fatto per poter migliorare la qualità della vita di queste persone attraverso la costruzione di infrastrutture adeguate. 

(2) Non va dimenticato che il piano militare approntato per il conflitto in Etiopia, era caratterizzato da due fasi: la prima improntata sulla difesa delle posizioni in mano alle nostre truppe e la seconda da una avanzata da effettuare con estrema cautela. 

(3) In occasione di questo scontro, trovano la morte cinque CC.NN.

(4) Di questa colonna faceva parte il CCXXX Btg CC.NN. della Divisione "21 Aprile"

(5) Divisione di prima schiera sulla sinistra del II Corpo d’Armata, durante quattro giorni di accaniti combattimenti, travolse il nemico avanzando verso il Tacazzè.

(6) Alla fine del ciclo operativo militare, numerosi furono i soldati che decisero di rimanere in quelle terre per poter avviare alcune comuni agricole.

 

FONTI

E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità combattenti della MVSN", Volpe Editore, Roma, 1976. Un testo fondamentale per la conoscenza delle operazioni svolte dalla Milizia su tutti i fronti.

I Diari Storici delle Legioni della MVSN e dei Battaglioni CC.NN., delle Divisioni del R.E. e dei Corpi d'Armata conservati negli archivi dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

La Stampa, Anno 71 n. 26, sabato 30 gennaio 1937-Anno XV

Altri riferimenti: vedi la pagina contenente la bibliografia




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