Regio Esercito
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Reggimento "Lancieri di
Montebello" 8°
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motto: "Impetu
hostem perterreo"
Origini e vicende organiche
I
«Lancieri di Montebello» traggono origine
dall'antico reggimento istituito con R.D. emanato da Vittorio Emanuele II.
Il reggimento fu costituito, in un primo tempo, su tre squadroni, uno per
ciascuno dei reggimenti che avevano combattuto il 20 maggio a Montebello,
nella brigata di cavalleria agli ordini del colonnello brigadiere conte
Maurizio de Sonnaz.
Nel maggio 1920, a seguito del R.D. del 20
aprile, anche
«Montebello» viene sciolto.
Il II Gruppo squadroni, già di «Catania»,
veniva incorporato nei «Lancieri di Vittorio Emanuele II», il resto con lo
Stendardo ed i ricordi storici reggimentali, in «Nizza».
Il 24 maggio 1925 lo Stendardo veniva depositato al Museo di Castel S.
Angelo; il 24 maggio 1935, con le Insegne di tutti gli altri reggimenti
delle varie Armi disciolti, veniva conservato al Vittoriano.
Guerra 1940-45:
1942 -
Il 15 luglio, in Ferrara, veniva ricostituito il «Raggruppamento
Esplorante Corazzato Lancieri di Montebello»; ne era comandante il
Col. Umberto Giordani.
Da una relazione di detto comandante, in data 9 gennaio 1946, alla
Segreteria dello Stato maggiore dell'Esercito, rilevo i dati della
rinascita:
«Centro di mobilitazione: deposito Lancieri di Firenze (9°);
dipendenza disciplinare: Comando Zona Bologna; dipendenza per
l'addestramento ed impiego: Ispettorato delle truppe autotrasportate e
corazzate. Dal 15 luglio 1942 al 15 luglio 1943 l'organico subì diverse
varianti e rimaneggiamenti; alla costituzione iniziale contribuirono due
gruppi motorizzati, in via di formazione presso il deposito dei Lancieri di
Firenze, e precisamente: il Gruppo autoblindo, con sede a Ferrara,
comandato dal Ten. Col. Guzzinati, già al 50 % dei suoi mezzi e dei suoi
organici; il Gruppo semoventi da 47/32, con sede a Cento, comandato dal
magg. Passero, ancora agli inizi, sia come organico, che come addestramento.
Con la costituzione ufficiale del R.E.Co. cominciarono, però, ad affluire
mezzi, materiali ed uomini, tanto che, all'inizio della primavera del 1943,
l'unità poteva considerarsi al 100 % di quasi tutti i suoi elementi».
Nella stessa primavera, costituitosi, in Ferrara, il comando della
divisione corazzata «Ariete» (con i reggimenti
«Montebello», corazzato «Lancieri di Vittorio Emanuele
II» e motorizzato «Cavalleggeri di Lucca»),
comandata dal generale Raffaele Cadorna, il R.E.Co. passò, a tutti gli
effetti, alle dipendenze di tale grande unità.
1943 - Ai primi di luglio, a
seguito di un'ispezione passata dal Sottocapo di S.M. per le Operazioni,
Gen. De Stefani, il R.E.Co. veniva dichiarato idoneo per l'immediato
impiego, e, dopo pochi giorni, trasferito, a scaglioni, per ferrovia, nella
zona di Roma, prima a Castelnuovo di Porto, dove venivano completati gli
organici con l'arrivo delle ultime autoblindo, e poi in località Isola
Farnese, provvedendo a perfezionare il proprio addestramento. A tale data
era così costituito:
-
Comando di reggimento
-
Sqd. comando (4 autoblindo,
1 plotone collegamento, servizi, autofficina)
-
I Gruppo, Sqd. comando Gruppo
(4 autoblindo, 1 plotone collegamenti, servizi, autofficina), 1° Sqd.
autoblindo (17 autoblindo), 2° Sqd. autoblindo (17 autoblindo), 3° Sqd.
motociclisti (86 moto, 10 fucili mitragliatori)
-
II Gruppo, Sqd. comando Gruppo (4 semoventi da 47/32,
autofficina), 4° Sqd. motomitraglieri (90 moto, 10
mitragliatrici), 5° Sqd. semoventi da 75/18 (12
semoventi), 6° Sqd. semoventi da 47/32 (12 semoventi)
-
III Gruppo di
formazione, squadrone
contraereo da 20 (12 pezzi), squadrone zappatori traghettatori (12
barchette d'assalto, materiale pneumatico vario per il passaggio di corsi
d'acqua)
Il reggimento, l'8 settembre, è accampato nella zona di «Tenuta Olgiata»,
a nord della capitale, tra la Cassia e la Claudia, con il comando ad Isola
Farnese. Solo gli Sqd. zappatori traghettatori ed il contraereo da 20 sono
impiegati a presidiare, ed eventualmente, difendere alcuni caposaldi posti
sulla via Cassia, all'altezza della Tenuta Olgiata, a Villa Incisa. Alle ore
20 circa si apprende, via radio civile, la conclusione dell'armistizio con
le Nazioni Unite. Alle 22 il comando della Divisione «Ariete» (che era a Campagnano) comunica lo stato di «preallarme»; alle 23,30 detto comando dà
l'ordine di «pronti a partire», con destinazione Roma, per passare alle
dipendenze tattiche della divisione «Granatieri di Sardegna» (Gen. Solinas, comando alle scuole comunali del quartiere della Garbatella). Alle
0,30 giunge l'ordine di movimento ed alle 2,30 si ha assicurazione
dell'inizio. Il Col. Giordani col nucleo tattico, precede la colonna, che è
agli ordini del Ten. Col. Guzzinati: rimane nella Ten. Col. Guzzinati:
rimane nella posizione citata il III Gruppo, mentre gli automezzi dei
servizi reggimentali passano alle dipendenze del comando divisione «Ariete», trasferendosi nella zona di Tivoli. Il
Col. Giordani, alle 3 circa, è
alla divisione «Granatieri» dove riceve ordine verbale di prendere
immediato contatto con il Col. di Pierro, comandante il 1° reggimento (con
sede all'ex casa del fascio laurentino, alla Montagnola, sulla via
Laurentina), per concorrere alla riconquista ed alla difesa di alcuni
caposaldi posti a sbarramento delle vie Ostiense e Laurentina, che erano
fortemente impegnati da una divisione paracadutisti germanica. Vengono dati i seguenti ordini: lo
Sqd. semoventi da 47/32 (6°) concorra
all'attacco, che deve sferrare un Btg. del 1° Granatieri, per
riconquistare il caposaldo a cavallo della via Ostiense, che Btg. aveva
dovuto abbandonare temporaneamente nella notte, di fronte alla superiorità
nemica; lo Sqd. motociclisti (30) svolgerà un'azione diversiva in direzione
dei padiglioni della «E 42», per cercare di alleggerire il predetto
attacco; il 2° Sqd. autoblindo passerà alle dipendenze del Btg. Granatieri
che presidia il caposaldo sulla via Laurentina, in quel momento fortemente
premuto; il comandante del 1° Gruppo, col 1° Sqd. autoblindo, rimarrà a
disposizione del comando 1° Granatieri; lo Sqd. motomitraglieri (4°) si
dislocherà oltre le 3 Fontane, per coprire il fianco sinistro dello
schieramento del 1° Granatieri; il comandante del 2° Gruppo, con lo Sqd.
semovente da 75/18 (5°), rimarrà in riserva, al bivio Laurentina-Ostiense.
Mentre detti ordini sono in via di esecuzione il Col. di Pierro decide di
impiegare, per la riconquista del caposaldo della Magliana e per il
superamento dello sbarramento sulla via Ostiense, anche un battaglione
allievi dei Carabinieri ed un battaglione della P.A.I., da poco sopraggiunti e in attesa in posizione arretrata sulla via
Ostiense. Data l'azione delicata e laboriosa, per l'eterogeneità dei reparti, alcun
idei quali tutti nuovi al fuoco, il Col. di Pierro affida al Col. Giordani,
su di lui esplicita richiesta, il compito di dirigere l'attacco: questo si svolge tra le 7 e le 10 come segue: demolito col tiro di un
plotone di semoventi da 75/18 del 5° Sqd. lo sbarramento
stradale, vengono colpiti altri obiettivi, come il cavalcavia sulla
ferrovia, usato dai Tedeschi come appiglio tattico; con l'appoggio di
successive puntate d'autoblindo del 1° Sqd.), vengono
conquistati e liberati i ponti della Magliana ed operato il collegamento con
i Granatieri i quali, contemporaneamente, hanno completato
l'occupazione del sovrastante costone di chiesa «E 42». Concorrono all'azione
anche le autoblindo del 2° Sqd. che, partendo dalla via Laurentina,
attraverso la zona occupata dai costruendi padiglioni dell'«E
42», con puntate offensive,
riescono a sorprendere sul fianco e sul tergo reparti paracadutisti
avversari, ai quali infliggono notevoli perdite. Il reggimento riprende ai tedeschi, intatto, un autocarro 626,
carico di 2 mitragliatrici pesanti, di 20 moschetti mitra e di munizioni,
abbandonato dalla P.A.I. Il Col. Giordani impartisce l'ordine di mantenere
saldamente la posizione della Magliana, su una linea di difesa che,
scendendo dal pianoro oltre la chiesa
«E 42», passa per la sottostazione
elettrica, cavalcavia sulla ferrovia Roma-Ostia, via Ostiense, ponte della
Magliana, argini del Tevere. Giunge un battaglione di formazione ridotto di
bersaglieri, che viene inviato al Btg. Granatieri del Magg. Costa, in
rinforzo. Intanto il comando della divisione «Ariete» aveva ordinato al
Ten. Col. Guzzinati di tentare la cattura di alcuni autocarri e rimorchi,
carichi di fusti di carburante, caduti in mano tedesca, perchè sorpresi
dagli avvenimenti in sosta nei pressi della Cecchignola, e indispensabili,
essendo i reparti in difetto di tale rifornimento: l'azione brillante,
nonostante la reazione avversaria, è portata a termine dal Ten. Silvano Gray
de Cristoforis del 1° Sqd., che cattura 2 preziosi rimorchi carichi di fusti
di benzina. Alle ore 14 i Tedeschi sferrano un violento contrattacco, con
furioso tiro di mortai, sulla chiesa
«E 42» e sul caposaldo della via
Laurentina, che provoca gravi perdite ai difensori: i Granatieri stanno per
cedere e viene inviato a loro rinforzo il 4° Sqd. motomitraglieri di
«Montebello», che tenta un contrattacco: rimasto ferito il comandante, Cap. Cipriani, si deve ripiegare su nuove posizioni.
Il 6° Sqd., per quanto non riceva rifornimento di proiettili, assolutamente
carenti, rimane in loco, sotto il violento tiro nemico, per sostenere il
morale delle fanterie. Il combattimento si riaccende verso le
17, con tiro di mortai, attacco di paracadutisti e mitragliamento di aerei:
granatieri, sostenuti da elementi blindati e semoventi di Montebello,
resistono al caposaldo n. 5, mentre i motociclisti del 1° Sqd., sull'Ardeatina,
affiancano con brillante azione. Data la situazione piuttosto critica il
Col. di Pierro, basandosi
principalmente su quanto riferiscono prigionieri e parlamentari, propone di
far arretrare, di circa 1 km., le truppe che presidiano il caposaldo della
Magliana, per dar modo al nemico, come parrebbe sua intenzione, di
trasferirsi al nord di Roma, senza attraversare la città. Tale supposizione
si dimostrerà, poi, errata, in quanto, effettuato il ripiegamento delle
nostre truppe, i tedeschi non defluiranno affatto verso il nord, ma si
varranno delle migliori posizioni raggiunte, per proseguire più decisamente
nel loro intento di conquistare Roma. A seguito del ripiegamento le truppe
agli ordini del col. Giordani assumevano le seguenti posizioni: via Ostiense
(all'altezza di un cavalcavia in costruzione) sbarrata dal 3° Sqd.
motociclisti; da elementi di I btg. della P.A.I. con armi automatiche; da
elementi di un battaglione carabinieri, giunto da poco in sostituzione di
quello allievi, rientrato; da 1 Pl. del 5° Sqd. semoventi 75/18; da 1 Pl.
autoblindo; via Laurentina
(all'altezza della Montagnola) sbarrata dal 1° Sqd. autoblindo; da 1 Pl.
circa di paracadutisti, racimolati durante la libera uscita in Roma e giunti
da poco in loco. Il 6° Sqd. semoventi da 47/32 viene fatto ripiegare presso
il comando del 2° Gruppo (bivio via Ostiense-Laurentina), dove, nella
notte, affluiranno anche gli altri reparti di «Montebello», già alle
dipendenze tattiche del Col. di Pierro. Ciò permetterà di respingere un
attacco tedesco, che avrebbe potuto avere serie conseguenze per la mancata
copertura del fianco sinistro affidata al Btg. bersaglieri, che,
nell'oscurità, si era ritirato dalla propria posizione. Verso le 22 giungeva
una Cp. paracadutisti. La notte del 10 trascorre
abbastanza tranquilla. Il nuovo attacco tedesco avviene all'alba,
coinvolgendo anche il caposaldo sulla Laurentina. Puntate offensive delle
autoblindo e dei semoventi di
«Montebello»,
costrette dal terreno alle sole strade, sono stroncate sanguinosamente dal
tiro dei mortai nemici. Infiltrazioni nemiche avvengono un po' ovunque. La situazione è grave
ed il Col. Giordani tenta ricevere rinforzi dalla divisione granatieri,
dalla quale ancora dipende; tanto più che il battaglione carabinieri è stato
ritirato, asserendo dovere esplicare «mansioni d'istituto in altra località» ed il Btg. della P.A.I. si è liquefatto. Risponde il vice comandante della
divisione granatieri, Gen. de Rienzis, affermando che «è già stato concluso
un armistizio coi tedeschi», e ordina quindi a
«Montebello» di lasciare un
velo di copertura, per salvare l'onore delle armi, e di ritirarsi nella
caserma del 13° Artiglieria al Macao; successivamente accoglie l'invito a
rinviare
«Montebello»
alla divisione «Ariete»: intanto che si
raccolga nei pressi della caserma di S. Croce in Gerusalemme. Alla piramide di Caio Cestio vengono lasciati elementi del II Gruppo, col
Magg. Passero. Ma
alle 10,30 la divisione granatieri smentisce l'armistizio, ordina a
«Montebello»
di ritornare a Porta S. Paolo e di resistere ad oltranza, in
attesa dell'arrivo del corpo d'armata corazzato, già in movimento.
«Montebello»
ritorna al fuoco, accolto da manifestazioni di viva simpatia
della popolazione: è rimasto però solo, perchè tutti gli altri reparti sono
spariti. Utile si manifesta l'azione di un Gruppo reclute di «Genova
Cavalleria» (Ten. Col. Nisco), che appiedato, viene inviato a presidiare la
stazione Ostiense e le vie adiacenti; del Btg. di formazione del 4° Carristi, che coopererà validamente, specie sul «sentiero della
morte»; e di una batteria del 60° Gruppo semoventi da 105/25, della Div. «Ariete». Verso le 16 l'attacco tedesco, che si svolge ormai
anche sulla sinistra e da tergo (sull'Appia Pignatelli, Appia antica, via
Imperiale) sono caduti i caposaldi, mentre infiltrazioni tedesche sono già
all'obelisco di Axum; sovrumano è il compito dei verdi lancieri. A sera i
superstiti di
«Montebello», mentre cadute Porta S. Giovanni, Porta S.
Sebastiano, Porta Latina, i tedeschi dilagano per tutta Roma, per la via
Marmorata e ponte Sublicio (dove si effettua un'ultima disperata
resistenza), per il Lungotevere, piazzzale Flaminio, Muro Torto, corso
d'Italia si dirigono verso il Macao; saputo a piazza Fiume che la caserma è
già occupata dai tedeschi, si concentrano nella caserma legione allievi
carabinieri ai Prati.
«Montebello»
ha avuto 5 ufficiali morti; 13 ufficiali
feriti: il 60 % degli effettivi che parteciparono ai combattimenti.
Sottufficiali e lancieri 15 morti e feriti 68:
il 20 % degli effettivi partecipanti ai combattimenti: perdite, però, forse
superiori, perchè alcuni feriti furono raccolti, curati, nascosti da privati
cittadini. Il 14 settembre, in mancanza di nuovi ordini, il Col. Giordani consegna al
Museo storico di Castel S. Angelo lo Stendardo; il 16 e 17 versa alla
legione allievi carabinieri i materiali del reggimento; il 18, per
l'impossibilità di provvedere ulteriormente al vettovagliamento, scioglie i
«Lancieri di Montebello». A Porta San Paolo, accanto alla piramide di Caio Cestio fu collocata la
seguente lapide: «Qui - il 10 settembre 1943 - sul limite segnato da XVII
secoli a difesa dai barbari - soldati di ogni Arma - cittadini di ogni ceto
- guidati solo dalla fede - opponendosi al tedesco invasore - additarono
agli Italiani - le vie dell'onore e della libertà ».
Unità maggiori
Il Reggimento era così composto:
1940-1943
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Comando
Squadrone Comando
I Gr. Squadroni Lancieri di Montebello1
II Gr. Squadroni
Lancieri di Montebello2 |
1) formato da sqd. comando gr., 2 sqd. autoblindo, 2 sqd. motociclisti
2) formato da sqd. comando gr., 2 sqd. semoventi da 47/32, sqd. c/a da 20 mm
Campagne di guerra (1940-1943)
Data
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Divisione |
Corpo
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Armata
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Gruppo
d'Armata |
Area
di operazioni |
1943 |
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Territorio metropolitano |
Comandanti (1939-1943)
Col. Umberto Giordani (1942-1943)
Sede
Parma
FONTE
Gen. Edmondo Zavattari, "I nostri reggimenti",
in "Rivista di Cavalleria", annate 1968-1976, su gentile concessione
dell'ANAC sez. di Milano "Savoia Cavalleria".
Scuole di Applicazione d'Arma, "L'Arma di
Cavalleria - Cenni storici", 1964 2a Edizione,
su gentile concessione dell'ANAC sez. di Milano
"Savoia Cavalleria".
Dell'Uomo F.-Puletti R., "L'Esercito
italiano verso il 2000", vol. I, USSME, Roma, 1998.
Dell'Uomo F.-Di Rosa R., "L'Esercito
italiano verso il 2000", vol. II, USSME, Roma, 2001.
Per gli stemmi di Cavalleria si ringrazia
www.cavalleriaitaliana.it per
la gentile concessione.
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