Regio Esercito
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Reggimento "Cavalleggeri di
Lodi" 15°
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motto: "Lodi
s'immola"
Origini e vicende organiche
I
«Cavalleggeri
di Lodi»
traggono origine dall'antico reggimento costituito a Casale Monferrato con
R.D. del 25 agosto 1859 e composto da uno stato maggiore, 4 squadroni attivi
e uno di deposito. Concorsero alla sua formazione
«Nizza
Cavalleria»
con il 3° squadrone,
«Cavalleggeri
di Saluzzo»
con il 1° squadrone,
«Cavalleggeri
di Alessandria»
con il 4° squadrone.
Nel 1920, con RR. LL. PP., al reggimento venne
assegnato l'emblema araldico: «aquila di nero rostrata e linguata di rosso,
che è di Toscana, caricata in petto di scudo partito e spaccata in uno, lato
sinistro e primo alla croce d'argento in campo rosso, che è di Savoia, lato
destro e secondo alla croce rossa in campo d'oro, che è di Lodi».
Con RR. LL. PP. del 1920, al reggimento viene assegnato il motto «Lodi
s'immola». Il 20 maggio 1920, con R.D. 461, il reggimento viene sciolto ed
incorporato nel reggimento
«Lancieri di Firenze».
Guerra 1940-45:
1942 -
Con circolare 0024320, del 17 gennaio 1942, dello Stato Maggiore
dell'Esercito, veniva ricostituito, il 15 febbraio, il reggimento
«Cavalleggeri
di Lodi», presso la Scuola di cavalleria di Pinerolo: il comando
era ad Abbadia Alpina; i reparti a Cumiana, a Bricherasio, a San Secondo di
Pinerolo, ad Osasco; ebbe la denominazione
«Raggruppamento
Esplorante Corazzato
Cavalleggeri di Lodi» (R.E.C.O.), comandante il colonnello Tommaso Lequio di Assaba; primo nucleo formativo il «I Gruppo A di Savoia
Cavalleria» al completo, che era nella zona di Pontinia, agli ordini del
maggiore principe Vitaliano Borromeo Arese, impiegato in difesa costiera,
con 4 squadroni ed un plotone comando, con maggioranza di cavalieri
lombardi; gli fu affiancato il «Gruppo corazzato di addestramento» della
Scuola di cavalleria, dislocato a None, agli ordini del maggiore Ettore
Bocchini Padiglione; i reparti vennero completati con elementi tratti da
tutti i reggimenti e dalla Scuola, con prevalenza di coloro che avessero
frequentato corsi di addestramento per autoblindo; «Nizza cavalleria»
cedette effettivi di 3 squadroni già bene addestrati e costituì, al proprio
deposito, quello di Lodi. La formazione del R.E.C.O. era la seguente:
-
comando
-
squadrone comando
-
I Gruppo, sqd.
autoblindo, 2° sqd. motociclisti, sqd. carri L/40;
-
II Gruppo, sqd.
motociclisti, sqd. carri, sqd. contraerei da 20 mm, sqd.
semoventi da 47;
Il 15 aprile, per la circolare 0030850/3, del 9 aprile,
dello Stato maggiore dell'Esercito, venne assegnato un Gruppo semovente da
75/18, su 2 batterie. In primavera il R.E.C.O. venne inviato nella zona di
Pordenone, a disposizione dell'8' armata, in attesa di partire per il fronte
russo; nell'estate nella zona di Savona, a disposizione della divisione
motorizzata «Piave», per partecipare all'eventuale occupazione della
riviera mediterranea francese; nel settembre, per l'ordine 081630/307, del
19 settembre, dello Stato maggiore dell'Esercito, ebbe, come destinazione, l'Africa
settentrionale, per la difesa del Sahara libico; inviato, quindi, ai porti
d'imbarco (1).
In un primo tempo, però, giunse in Africa solo il materiale
dello sqd carri L/40, col personale trasferito in volo,
che venne destinato nell'Oasi di Giofra; ogni altro convoglio subì duri
attacchi durante la traversata: così tutti i mezzi dello sqd semoventi da 47
furono perduti; lo sqd carri non poté partire
che molto più tardi, dopo che i carri vennero sostituiti da autoblindo e
raggiunse il R.E.C.O. alla fine del ciclo operativo; altra nave fu dirottata a Corfù, e solo a metà novembre giunse a Tripoli; tutto il rimanente
personale, avviato per via aerea tra il 20 ed il 25 novembre, in partenza
dagli aeroporti di Sciacca e di Castelvetrano, venne attaccato dalla caccia
americana ed ebbe fortissime perdite.
«L'aereo, sul quale era il ten. Malingri di Bagnolo, venne colpito da un proiettile, che scoppiò in una
cassetta di razzi fumogeni; il fumo, provocato dall'incendio dei razzi,
saturò la carlinga, ed alcuni occupanti, nella tema d'un incendio, essendosi
l'aereo, con una picchiata, portato a pochi metri dal pelo del mare, aperto
il portello, si buttarono, pensando forse di potersi salvare a nuoto; tra
questi il ten. Malingri di Bagnolo, che non fu mai ritrovato, con altri 7
cavalleggeri; però, appena venne aperto detto portello di coda, si era
stabilita una corrente d'aria, che spinse fuori il fumo, e gli altri
occupanti, rimasti nella carlinga, si salvarono (non è esatto che l'aereo
sia stato abbattuto in mare); uno dei cavalleggeri, che già si stava
buttando dal portello aperto, ed era aggrappato con le mani al bordo di
esso, fu salvato dai compagni, che si erano resi conto che non v'era
incendio a bordo, e tirato su. L'aereo sul quale si trovava il col. Lequio,
col comando del I Gruppo (il magg. Bocchini gli era seduto a fianco) venne
attaccato di sorpresa da 2 aerei inglesi; vi furono subito a bordo alcuni
morti e feriti, malgrado la repentina virata e picchiata verso il mare
fatta dal pilota; il col. Lequio deve la vita al fatto che, soffrendo il mal
d'aria, al momento dell'attacco era piegato in due sul sedile; dove sarebbe
stata la sua testa,
se fosse stato diritto, penetrò un proiettile di cannoncino, che uccise 2
uomini seduti di fronte a lui, scoppiando all'interno del velivolo; nel
momento dell'attacco — che fu una vera sorpresa, in quanto s'era già in
vista della costa africana — il cap. Costantini, aiutante maggiore del magg.
Bocchini, s'era sistemato nella torretta del velivolo e stava maneggiando
una mitragliatrice ivi sistemata; si accorse dell'attacco vedendo cadere gli
uomini colpiti, credendo di avere fatto, inavvertitamente, aprire il fuoco
all'arma che stava maneggiando; resosi conto del fatto, e scorti i 2
cacciatori inglesi, si mise a far fuoco, ma ormai troppo tardi!» (2).
Nel frattempo vi era stato lo sbarco degli Anglo-Americani in Africa
francese: il compito del R.E.C.O. diveniva perciò l'occupazione e la difesa
della Tunisia, in luogo della difesa del Sahara libico.
Il 24 novembre il R.E.C.O. lasciò Tripoli per Gabes, già occupata; il 25 era a
Medenine, dove lasciò il comando del I Gruppo, col 2° sqd. motociclisti (1
plotone del quale restò a Tripoli, per rimettersi in efficienza) ed 1
plotone armi contro carro; il 1° squadrone motociclisti, lo sqd. autoblindo e lo sqd. cannoni da 20 proseguirono
per Gabes; durante la marcia, subì perdite per attacchi d'aerei. Il reggimento era così
frazionato: elementi a Gabes, col col. Lequio; il grosso del I Gruppo nel
sud tunisino, col magg. Bocchini; lo sqd. carri L/40 nel
sud libico, col raggruppamento sahariano; un'aliquota ancora in Italia (ten.
col. Verani Masin e cap. Orsi). Per ordine del generale tedesco Nehring
(27 novembre) tutto il settore di Gabes, coi distaccamenti di Medenine e di
Fountatuine sulla provenienza dal Sahara, venne affidato al col. Lequio, che
doveva spingersi sino a Kebili, per controllare le comunicazioni che, da
ovest, attraversano la regione degli Chotts (3). Nella zona di Gabes i
reparti di Lodi col col. Lequio (comando 10 sqd. motociclisti, sqd.
autoblindo, sqd. contraerei) compiono esplorazione nella zona a sud ed a
nord dello Chat Fedjadi e servizi di scorta alle colonne tra Gabes e Sfax,
strada minacciata da puntate nemiche; concorrono poi all'occupazione di
Oudref-Achichina-El Hafay, intesa a migliorare la situazione di Gabes.
Il I Gruppo sqd., rinforzato da 2 compagnie del LX Btg. mtr.,
autocarrato e da sezione mobile d'artiglieria da 76/30, presidia Medenine
e Foum Tatahouine, occupa la stretta di Ksar El Hallauf, esplora le montagne
di Ksour, invia pattuglie motociclisti sino a Kebili, dove cade il ten.
Fontana in uno scontro con una banda di meharisti algerini, comandati da
ufficiali francesi dissidenti; il 9 dicembre occupa Kebili con un Gruppo tattico
costituito da 1 pl. dello sqd. autoblindo, 1 pl. di carri L/40, da 2 pl.
contraerei da 20 mm, dalla sez. mobile d'art. e dalle 2 compagnie mtr.
seguiti, due giorni dopo, dal 2° sqd. autoblindo, per
rinforzare
il presidio e per estendere l'occupazione sino a Douz, mettendo così sotto
controllo tutto il territorio del Caidato di Nefzouna; comandante
dell'avanguardia era il sten Gianni Agnelli (pl. autoblindo), proposto, poi,
per ricompensa al v.m.; per tutto il periodo dicembre 1942-gennaio 1943 il I
Gr.,
lontano oltre 50 km dalla base, in zona ostile, continuò intense operazioni
di tutta la zona dei grandi Chotts e dei territori del sud ovest, in terreno
difficile, procurando sempre precise informazioni sul nemico.
«Da Kebili
Venivano inviati mezzi scortati per i rifornimenti a Gabes, di notte, per
evitare attacchi dell'attivissima aviazione nemica. Una notte del
dicembre 1942 uno di tali convogli, al comando dell'a.m. cap. Costantini,
nel rientrare a Kebili, si incrociò, sulla pista desertica, con una piccola
colonna di mezzi motorizzati, che si ritennero appartenenti al distaccamento
di Kebili. Solo nel passare accanto a tali mezzi il cap. Costantini si rese
conto che erano camionette avversarie, probabilmente uno dei numerosi
commandos che infestavano la zona; non fu neppure possibile aprire il fuoco
con le armi delle autoblinde di scorta data la distanza ravvicinata; furono
sparati colpi di pistola e di moschetto e le camionette si dileguarono
rapidamente nell'oscurîtà».
(4)
1943 - Particolarmente intensa fu la lotta scontro
reparti cammellati dislocati nel territorio dell'Ouadi Sauf algerino e
combattimenti furino a O Mellah il (28 gennaio) ed a EI Hamidan (il 29
gennaio).
«Il presidio di Douz, tenuto da reparti del
2° sqd.
motociclisti del I Gr. Lodi era particolarmente
oggetto di puntate nemiche francesi.
L'oasi, già presidiata da un reparto di meharisti francesi, era attivo
centro di spionaggio, guidato dalla moglie di un ufficiale francese, che non
si era allontanata al momento della nostra occupazione e che forniva
informazioni sui nostri movimenti e sulla nostra consistenza a mezzo degli
arabi locali, rimasti fedeli alla Francia, che prendevano contatto con un
sergente dei meharisti francesi (di cui la signora suddetta era l'amante),
che pare fosse riuscito a rientrare alcune volte nell'oasi, vestito da
arabo. Il magg. Bocchini, per stroncate tale attività spionistica, fu
costretto a far prelevare la signora francese ed avviarla al comando del
settore, pel suo internamento».
(5)
Il 2 gennaio 1943, il col. Lequio
diramava
il seguente ORDINE DEL GIORNO:
«Nel
lasciare il comando del settore, che viene assunto, in data 2 gennaio,
dall'Eccellenza il Generale di divisione Carlo Calvi di Bergolo, rivolgo a
tutti gli ufficiali, sottufficiali e soldati il mio fervido saluto. Si
chiude oggi il ciclo delle operazioni che, iniziato il 24 novembre, ha
portato i reparti del settore addentro nelle pendici montuose del Gebel
tunisino, alle porte della città ritenuta la chiave della difesa della
Tripolitania.
Gebel el Ayacha, stretta di El Hafay, stretta di Bir Marabott, stretta di el
Ank, Gebel Kebeltat, Kaddab, Kebili, Douz sono altrettante località occupate
dalle truppe del settore, che ho avuto l'onore di comandare.
Le perdite sono stati gravi, particolarmente per il reggimento Cavalleggeri
Lodi, che ha dimostrato, sul terreno operativo, di saper portare alto il
vecchio Stendardo della Cavalleria, anche se trosformato nei mezzi.
Ai Caduti va il mio pensiero reverente. Ci conforta la certezza che il loro
sacrificio non è stato vano. All'insidia aerea, sempre in agguato, la quale
inutilmente ha tentato di impedire e, successivamente, di ostacolare la
marcia, il soldato italiano ha saputo opporre la saldezza della sua fede. Ad
essa, soprattutto, il merito di avere assicurato lo spazio vitale alla linea
di comunicazione fra le due armate dell'Asse operanti nel nord tunisino ed
in Tripolitania, garantendo la stretta di Gabés, non a torto ritenuta uno
dei punti nevralgici dell'intenso scacchiere.
SALUTO AL RE.
Il colonnello comandante Tommaso Lequio d'Assaba».
Intanto elementi del 1° sqd. motociclisti, del comando di Lodi, da Gabes, con
arditi tedeschi, compirono un colpo di mano sulla stazione di Sened; altri, da Gabes, su azione studiata e propugnata da tempo
dal col. Lequio, occuparono Gebel Orbata, Gebel Berda, per sbarrare, a Bír
Marabot, all'U Alfaia, a Bir Ilang, l'accesso a Gabes; continua fu poi
l'azione esplorativa, per controllare e rendere inefficiente quella nemica;
efficace fu la lotta antiaerea di reparti del R.E.C.O.: da ricordare
l'abbattimento di un L.P. 38 e di un Beaufigter da una sq. motociclisti del
2° sqd.; di un quadrimotore americano di nuovo tipo, da un plotone cannoni
da 20 mm c/a, il cui equipaggio venne interamente catturato
prima che potesse distruggere l'aereo; questo proveniva dall'Algeria ed era
diretto verso il Medio Oriente; aveva a bordo un apparecchio di puntamento
di nuovo tipo, che fu trovato indenne ed inviato al comando d'armata;
due cacciatori americani furono abbattuti, a Mezzauna, da un plotone da 20
mm a/a; un plotone d'autoblindo combattè contro mezzi corazzati nemici nei pressi di Krechen.
A fine gennaio del 1943 i reparti di «Lodi» del settore di Gabes (comando R.E.C.O.
1° sqd. motociclisti, sqd. autoblindo, mezzo squadrone c/a da 20) passano
alle dipendenze della «L Brigata speciale»,
trasferendosi più a nord, nella zona di Triaga Fauconnerie; i reparti del I
Gr., rimasti nella zona di Kebili, passano alle dipendenze della Divisione
corazzata «Centauro». Nella
battaglia di Kasserine (ideata dal gen. Rommel, per eliminare il pericolo di
una divisione delle armate italiane e tedesca ad opera di azione nemica da Gafsa verso Gabes), vide impegnati tutti gli sqd. di
«Lodi», dalle operazioni
preliminari fino alla fine dell'offensiva; alle dipendenze, e in
cooperazione con la «21a divisione corazzata tedesca», occuparono i passi
di Kralif, di Rabeau, di Faid, base di partenza per l'attacco di Sidi Bu Sid;
mentre il presidio di Kebili, con un reparto speciale ed una compagnia di
paracadutisti tedeschi, alle dipendenze della Divisione corazzata «Centauro»,
concorse all'occupazione dell'importante centro di comando Lodi e il 1° sqd.
motocicl, che avevano seguito la «21a divisione corazzata tedesca», furono
impiegati nella zona di Raban e Kralif; si distinsero due plotoni (uno di
autoblindo ed uno di motocicl.), guidati dal ten. Ledà d'Ittiri, nella zona
di Macknassi. Più attiva fu l'attività esplorativa tra il 10 ed il 19 marzo: e
la relazione del comandante del XXX Corpo d'Armata precisa:
«... vanno
ricordate, tra le altre, le unità del Reco Lodi e del XV btg carri, agli
ordini del col Lequio, su Sidi Bu Sid ed oltre, verso Sbeitha;
...l'esplorazione avversaria era ovunque tenuta in scacco; da Sidi Bu Sid
doveva ripiegare precipitosamente».
Altrettanto si prodigava il I Gruppo, alle dipendenze della «Centauro», nella difesa di Gafsa; tra
il 24 febbraio ed il 17 marzo il 2° sqd. motocicl. ed il pl. autoblindo
giornalmente controllarono il nemico verso Toseuz, Metlani, Mulares, Feriana,
Passo di S. Aisc, sulla strada di Sidi Bu Sid.
«La notte del 17, dopo
un'intera giornata di battaglia e di movimento, le truppe del I° Gruppo,
esauste, riposavano all'addiaccio, nel fondo di un huadi, per riprendere il
movimento all'alba del 18; prima dell'alba si scatenò un improvviso
temporale, che in pochi istanti trasformò l'huadi in un torrente; molto
materiale fu trascinato via, due cavalleggeri annegarono; lo stesso magg.
Bocchini fu salvato dal proprio attendente e dell'a.m. cap. Costantini; ciò
nonostante il movimento venne ripreso all'ora prescritta.... Una mattina,
dalle postazioni occupate dagli elementi del I Gruppo, sistemati a difesa
sull'Uadi Alfaya, fu vista avvicinarsi una camionetta, con a bordo un
ufficiale ed un conducente francesi; il magg. Bocchini diede ordine di non
far fuoco; l'ufficiale francese non si rese conto di essere a contatto col
nemico, fino a quando non scorse, materialmente, le bocche delle armi da
fuoco appostate nelle buche; fece allora un precipitoso dietro front e si
diede a correre all'impazzata, nella direzione da cui era venuto, invano
fatto segno al fuoco delle mitr. da 20 e dalla sezione cannoni da 65,
ch'erano sulla nostra linea di difesa; evidentemente l'ufficiale francese
era disorientato e deve la sua salvezza ad un vero miracolo» (6).
Nella
battaglia difensiva e controffensiva, svoltasi tra il 21 marzo e il 7 aprile, ad
est ed a sud-est di El Guettar, si distinsero 2 pl. autoblindo, catturando numerose camionette autoblindate
nemiche; i motocicl del 2° sqd. esplorarono la zona a difesa delle posizioni
di U. Halfay.
Lo sqd. carri L 40 della zona di Giofra e poi di Hon ricevette ordine, il 18
dicembre 1942, dal Comando del Sahara libico, di portarsi a Sebha (a 350 km), dove passò ai suoi ordini
tatticamente il Nucleo automobilistico del Sahara libico, con 10
autoblindo; il 4 gennaio 1943 si inizia il ripiegamento da Sebha, dopo aver
distrutto tutti i carri, per mancanza di carburante; per Um El Abid, El Gaf,
Scueref, Gheriat, Misda, Garian (19 gennaio), Nalut (26 gennaio), in Tunisia a Dehibat
(27 gennaio), a Fout Tattaouin (28 gennaio), Ras El Aim, Tamezzared (1°
febbraio), ad El Hamma,
dove lo sqd. si riunì al proprio I Gruppo (Bocchini), assumendo la seguente
composizione:
-
comando sqd. (1a sq. da 37, 2a
sq. 2 fuc. mtr.: 1 macchina),
-
pl
comando (1a sq. comando, 2a sq. servizi: 1 macchina),
-
I pl. (ten Costarelli:
1a sq. pezzo da 47, 2a sq. fuc. Soloturn, 3a sq. 2 mtr. Breda, 4a sq. 2 fuc.
mtr.: 2 macchine),
-
II pl. (sten Ambrosini: 1a sq.
pezzo da 47, 2a sq. 2 mtr. da 20, 3a sq. 2 mtr. Breda,
4a sq. 2 fuc. mtr., 2 macchine),
-
III pl. (sten Martucci:
1a sq. pezzo da 47, 2a sqd. mtr.
da 20, 3a sq. 2 mtr. Breda, 4a sq. 2 mtr. cal.
8, 2 macchine),
-
IV pl. (ten
Martino: 1a sq. pezzo da 47, 2a sq. fuc. Soloturn, 3a sq. 2 mtr. Breda
da 37, 4a sq. 2 fuc. mtr.: 2 macchine); 2 CL 40, col com. di sqd. (7);
A Douz il 6 marzo,
per impedire qualsiasi provenienza da ovest e da sud; il 10 a Kebili; il 14
al km 26 da El Hamma, sottoposto a feroci bombardamenti aerei sino al 23,
anche con artiglierie il 24 e il 25; pochi uomini riuscirono a salvarsi
dall'offensiva dell'8a Armata britannica: quasi tutti caduti, o catturati!
Dopo la battaglia del Mareth e l'arretramento del fronte alla zona di
Enfadille, il Reco passa agli ordini dell'«AfricaKorp», assorbendo tutti
gli elementi meccanizzati italiani per la sorpresa di Capo Bon; pattuglie di
autoblindo contrastano l'avanzata nemica al pozzo di Bled Dicloula; tra il 9
ed il 12 aprile si ripiega su Kairouan, quindi per Djebibina, Ben Saidana su
Zaghouan; particolarmente da segnalare l'azione delle autoblindo del ten. Masprone ed il pl. semoventi da 47/32 del s.ten. Birzio Biroli, che inflissero
al nemico la perdita di 22 carri di vario tipo. Brillante lo sganciamento
del I Gr. che, dalla zona di Alfaya, riuscì a ripiegare verso
Sfax; furono fatti prigionieri il ten. di S. Marzano e Cona, perchè si erano
attardati per recuperare un'autoblindo nemica da loro catturata; il pl.
cannoni da 20, del ten. Guindani, coinvolto in aspra battaglia con una
colonna tedesca, ebbe tutto il materiale distrutto e l'ufficiale riuscì a
piedi, dopo due giorni, a raggiungere, coi superstiti, a Nebuel, il I
Gruppo, del quale era rimasto solo il 2 sqd. motocicl. ed 1 pl. cannoni da 20;
il reparto venne destinato alla difesa delle retrovie della 1a Armata, coi
gruppi «Nizza» e «Monferrato». Il 12 aprile il col. Lequio era nei pressi di
S. Maria del Zil, il 13 aprile il 2° sqd. motoc., con il pl. cannoni da 20, venne
assegnato alla divisione «Pistoia», a rinforzo del caposaldo di q. 362 (Gebel
Gargi), ad ovest di Tarhuna, col Gr. corazzato «Novara»; il 19 aprile la 2a
Divisione neozelandese sferrò una violenta offensiva: lo sqd. resistette e
ripiegò solo su ordine, dopo avere sofferto forti perdite (8); il pl. cannoni da 20 (ten Bottai), per
mancanza di munizioni, dovette distruggere le armi.
Il comando della 1a Armata decise di riunire a Lodi - che aveva perduto, in
5 mesi di lotta, il 50% del personale e il 60% del materiale - tutti i
reparti corazzati esistenti in Tunisia: il 21 aprile rientra il I Gruppo, coi
Gr.
«Nizza», «Monferrato», con una batteria semoventi da 75/18 ed 1 da 65 su
camionette (9).
Vengono costituiti due Gruppi tattici, assegnati
uno alla divisione «Giovani Fascisti», presso Bou Ficha, ed uno alla
divisione «Pistoia», presso Saguaf, impegnati, dal 24 al 30 aprile,
alle ali dello schieramento della grande unità; un pl. motocicl. viene distaccato presso Hammamet, per difesa costiera; il 9
aprile il
ripiegamento della 5a Armata tedesca a nord porta, per conseguenza,
l'aggiramento della 1a Armata italiana: «Lodi» sbarra le provenienze da Hamman Lif Gromablia, sulla strada di Tunisi, con azioni ritardatrici, per
coprire il tergo della 1.a armata; il 10 maggio Capo Bon, investito da notevoli
forze corazzate, resiste; l'11 maggio combatte a nord ovest di Bou Fichia, sino ad
ogni possibilità umana. Il 13 maggio 1943 il Reggimento viene disciolto. Così termina l'eroica azione del R.E.C.O.
Unità maggiori
Il Reggimento era così composto:
1940-1943
|
Comando
Squadrone Comando
I Gr. Cavalleggeri di Lodi1
II Gr.
Cavalleggeri di Lodi2 |
1) con 1 sqd. autoblindo, 2 sqd. cor. L, 1 sqd. motocil.
2) con 1 sqd. semov. 47/32, 1 sqd. c/a da 20 mm.
Campagne di guerra (1940-1943)
Data
|
Divisione |
Corpo
|
Armata
|
Gruppo
d'Armata |
Area
di operazioni |
1942-43 |
|
|
|
|
Africa Settentrionale |
Comandanti (1942-1943)
Col. Tommaso Lequio di Assaba
Sede
Pinerolo (1942-1943)
NOTE
(1) Vedi «Reparti del Reggimento Cavalleggeri di Lodi nelle operazioni del
settore Tunisino», di Ettore Bocchini, in «Rivista di Cavalleria», anno XXXI, n. 3, maggio-giugno 1950.
(2) Sono state trascritte integralmente «note» cortesemente fornite dal
gen. Bocchini.
(3) Il gen. Rommel, nel suo libro «Guerra senza odio», a pag. 350, scrive
«il pericolo maggiore dal punto di vista strategico per la testa di ponte
della Tunisia era un balzo avanti degli Americani da Gasfa e Gabes, che
avrebbe diviso le due armate dell'Asse».
(4) Trascriviamo ancora, integralmente, appunti e note, forniti dalla
cortesia del gen. Bocchini.
(5) Trascriviamo ancora, integralmente, appunti e note, forniti dalla
cortesia del gen. Bocchini.
(6) Trascriviamo sempre integralmente da note del gen. Bocchini.
(7) Dalla relazione, inviata da Sidi Bu Stita, il 3-5-43, dal cap.
Monterosso, al comando del Raggruppamento Sahariano ed al comando del
Reggimento Lodi.
(8) Vedasi «Come finì la guerra in Africa» del maresciallo Messe (pag.
183).
(9) Il gen. Sogno in una sua relazione, scrive che «... al col. Lequio
vengono finalmente restituiti i reparti inizialmente dislocati a Kebili e
Douz, di guisa che il comandante poteva ora riordinare organicamente il
Reggimento e procedere a rimettere in efficienza i mezzi e le armi
superstiti dalle numerose azioni svolte. Il R.E.C.O. Lodi, chiamato più tardi in
azione, a tergo della fronte della 1a Armata, suggellava, con il suo mai
smentito valoroso comportamento, la sua partecipazione continua e valida
all'intera campagna».
§§§§
Per consultare l'unica pubblicazione organica
sulla storia dei Cavalleggeri di Lodi (15°) scritta dal Gen. B. (ris.) Dario
Temperino fare click
QUI Si ringrazia l'Autore e il sito
www.cavalleriaitaliana.it
per la gentile concessione. Il Gen. Temperino
ha anche curato la pubblicazione on line del Diario composto dall'Aiutante
Maggiore in II del Reggimento durante la prigionia, Magg. Tullio
Confalonieri, che tratta della nascita e dell'impiego del Reggimento nel
corso dell'ultima guerra. Questa pubblicazione è raggiungibile allo stesso
indirizzo precedentemente segnalato.
§§§§
FONTE
Gen. Edmondo Zavattari, "I nostri reggimenti",
in "Rivista di Cavalleria", annate 1968-1976, su gentile concessione
dell'ANAC sez. di Milano "Savoia Cavalleria".
Scuole di Applicazione d'Arma, "L'Arma di
Cavalleria - Cenni storici", 1964 2a Edizione,
su gentile concessione dell'ANAC sez. di Milano
"Savoia Cavalleria".
Dell'Uomo F.-Puletti R., "L'Esercito
italiano verso il 2000", vol. I, USSME, Roma, 1998.
Dell'Uomo F.-Di Rosa R., "L'Esercito
italiano verso il 2000", vol. II, USSME, Roma, 2001.
Per gli stemmi di Cavalleria si ringrazia
www.cavalleriaitaliana.it per
la gentile concessione.
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