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Reggimento "Cavalleggeri di Lodi" 15°

 

motto: "Lodi s'immola"

 

 

  

 

 

 

 

Origini e vicende organiche

I «Cavalleggeri di Lodi» traggono origine dall'antico reggimento costituito a Casale Monferrato con R.D. del 25 agosto 1859 e composto da uno stato maggiore, 4 squadroni attivi e uno di deposito. Concorsero alla sua formazione «Nizza Cavalleria» con il 3° squadrone, «Cavalleggeri di Saluzzo» con il 1° squadrone, «Cavalleggeri di Alessandria» con il 4° squadrone.

Nel 1920, con RR. LL. PP., al reggimento venne assegnato l'emblema araldico: «aquila di nero rostrata e linguata di rosso, che è di Toscana, caricata in petto di scudo partito e spaccata in uno, lato sinistro e primo alla croce d'argento in campo rosso, che è di Savoia, lato destro e secondo alla croce rossa in campo d'oro, che è di Lodi».
Con RR. LL. PP. del 1920, al reggimento viene assegnato il motto «Lodi s'immola». Il 20 maggio 1920, con R.D. 461, il reggimento viene sciolto ed incorporato nel reggimento
«Lancieri di Firenze».

Guerra 1940-45:
1942 - Con circolare 0024320, del 17 gennaio 1942, dello Stato Maggiore dell'Esercito, veniva ricostituito, il 15 febbraio, il reggimento
«Cavalleggeri di Lodi», presso la Scuola di cavalleria di Pinerolo: il comando era ad Abbadia Alpina; i reparti a Cumiana, a Bricherasio, a San Secondo di Pinerolo, ad Osasco; ebbe la denominazione «Raggruppamento Esplorante Corazzato Cavalleggeri di Lodi» (R.E.C.O.), comandante il colonnello Tommaso Lequio di Assaba; primo nucleo formativo il «I Gruppo A di Savoia Cavalleria» al completo, che era nella zona di Pontinia, agli ordini del maggiore principe Vitaliano Borromeo Arese, impiegato in difesa costiera, con 4 squadroni ed un plotone comando, con maggioranza di cavalieri lombardi; gli fu affiancato il «Gruppo corazzato di addestramento» della Scuola di cavalleria, dislocato a None, agli ordini del maggiore Ettore Bocchini Padiglione; i reparti vennero completati con elementi tratti da tutti i reggimenti e dalla Scuola, con prevalenza di coloro che avessero frequentato corsi di addestramento per autoblindo; «Nizza cavalleria» cedette effettivi di 3 squadroni già bene addestrati e costituì, al proprio deposito, quello di Lodi. La formazione del R.E.C.O. era la seguente:

  • comando

  • squadrone comando

  • I Gruppo, sqd. autoblindo, 2° sqd. motociclisti, sqd. carri L/40;

  • II Gruppo, sqd. motociclisti, sqd. carri, sqd. contraerei da 20 mm, sqd. semoventi da 47;

Il 15 aprile, per la circolare 0030850/3, del 9 aprile, dello Stato maggiore dell'Esercito, venne assegnato un Gruppo semovente da 75/18, su 2 batterie. In primavera il R.E.C.O. venne inviato nella zona di Pordenone, a disposizione dell'8' armata, in attesa di partire per il fronte russo; nell'estate nella zona di Savona, a disposizione della divisione motorizzata «Piave», per partecipare all'eventuale occupazione della riviera mediterranea francese; nel settembre, per l'ordine 081630/307, del 19 settembre, dello Stato maggiore dell'Esercito, ebbe, come destinazione, l'Africa settentrionale, per la difesa del Sahara libico; inviato, quindi, ai porti d'imbarco (1).

In un primo tempo, però, giunse in Africa solo il materiale dello sqd carri L/40, col personale trasferito in volo, che venne destinato nell'Oasi di Giofra; ogni altro convoglio subì duri attacchi durante la traversata: così tutti i mezzi dello sqd semoventi da 47 furono perduti; lo sqd carri non poté partire che molto più tardi, dopo che i carri vennero sostituiti da autoblindo e raggiunse il R.E.C.O. alla fine del ciclo operativo; altra nave fu dirottata a Corfù, e solo a metà novembre giunse a Tripoli; tutto il rimanente personale, avviato per via aerea tra il 20 ed il 25 novembre, in partenza dagli aeroporti di Sciacca e di Castelvetrano, venne attaccato dalla caccia americana ed ebbe fortissime perdite.

«L'aereo, sul quale era il ten. Malingri di Bagnolo, venne colpito da un proiettile, che scoppiò in una cassetta di razzi fumogeni; il fumo, provocato dall'incendio dei razzi, saturò la carlinga, ed alcuni occupanti, nella tema d'un incendio, essendosi l'aereo, con una picchiata, portato a pochi metri dal pelo del mare, aperto il portello, si buttarono, pensando forse di potersi salvare a nuoto; tra questi il ten. Malingri di Bagnolo, che non fu mai ritrovato, con altri 7 cavalleggeri; però, appena venne aperto detto portello di coda, si era stabilita una corrente d'aria, che spinse fuori il fumo, e gli altri occupanti, rimasti nella carlinga, si salvarono (non è esatto che l'aereo sia stato abbattuto in mare); uno dei cavalleggeri, che già si stava buttando dal portello aperto, ed era aggrappato con le mani al bordo di esso, fu salvato dai compagni, che si erano resi conto che non v'era incendio a bordo, e tirato su. L'aereo sul quale si trovava il col. Lequio, col comando del I Gruppo (il magg. Bocchini gli era seduto a fianco) venne attaccato di sorpresa da 2 aerei inglesi; vi furono subito a bordo alcuni morti e feriti, malgrado la repentina virata e picchiata verso il mare fatta dal pilota; il col. Lequio deve la vita al fatto che, soffrendo il mal d'aria, al momento dell'attacco era piegato in due sul sedile; dove sarebbe stata la sua testa, se fosse stato diritto, penetrò un proiettile di cannoncino, che uccise 2 uomini seduti di fronte a lui, scoppiando all'interno del velivolo; nel momento dell'attacco — che fu una vera sorpresa, in quanto s'era già in vista della costa africana — il cap. Costantini, aiutante maggiore del magg. Bocchini, s'era sistemato nella torretta del velivolo e stava maneggiando una mitragliatrice ivi sistemata; si accorse dell'attacco vedendo cadere gli uomini colpiti, credendo di avere fatto, inavvertitamente, aprire il fuoco all'arma che stava maneggiando; resosi conto del fatto, e scorti i 2 cacciatori inglesi, si mise a far fuoco, ma ormai troppo tardi!» (2).

Nel frattempo vi era stato lo sbarco degli Anglo-Americani in Africa francese: il compito del R.E.C.O. diveniva perciò l'occupazione e la difesa della Tunisia, in luogo della difesa del Sahara libico.
Il 24 novembre il R.E.C.O. lasciò Tripoli per Gabes, già occupata; il 25 era a Medenine, dove lasciò il comando del I Gruppo, col 2° sqd. motociclisti (1 plotone del quale restò a Tripoli, per rimettersi in efficienza) ed 1 plotone armi contro carro; il 1° squadrone motociclisti, lo sqd. autoblindo e lo sqd. cannoni da 20 proseguirono per Gabes; durante la marcia, subì perdite per attacchi d'aerei. Il reggimento era così frazionato: elementi a Gabes, col col. Lequio; il grosso del I Gruppo nel sud tunisino, col magg. Bocchini; lo sqd. carri L/40 nel sud libico, col raggruppamento sahariano; un'aliquota ancora in Italia (ten. col. Verani Masin e cap. Orsi). Per ordine del generale tedesco Nehring (27 novembre) tutto il settore di Gabes, coi distaccamenti di Medenine e di Fountatuine sulla provenienza dal Sahara, venne affidato al col. Lequio, che doveva spingersi sino a Kebili, per controllare le comunicazioni che, da ovest, attraversano la regione degli Chotts (3). Nella zona di Gabes i reparti di Lodi col col. Lequio (comando 10 sqd. motociclisti, sqd. autoblindo, sqd. contraerei) compiono esplorazione nella zona a sud ed a nord dello Chat Fedjadi e servizi di scorta alle colonne tra Gabes e Sfax, strada minacciata da puntate nemiche; concorrono poi all'occupazione di Oudref-Achichina-El Hafay, intesa a migliorare la situazione di Gabes.
Il I Gruppo sqd., rinforzato da 2 compagnie del LX Btg. mtr., autocarrato e da sezione mobile d'artiglieria da 76/30, presidia Medenine e Foum Tatahouine, occupa la stretta di Ksar El Hallauf, esplora le montagne di Ksour, invia pattuglie motociclisti sino a Kebili, dove cade il ten. Fontana in uno scontro con una banda di meharisti algerini, comandati da ufficiali francesi dissidenti; il 9 dicembre occupa Kebili con un Gruppo tattico costituito da 1 pl. dello sqd. autoblindo, 1 pl. di carri L/40, da 2 pl. contraerei da 20 mm, dalla sez. mobile d'art. e dalle 2 compagnie mtr. seguiti, due giorni dopo, dal 2° sqd. autoblindo, per rinforzare
il presidio e per estendere l'occupazione sino a Douz, mettendo così sotto controllo tutto il territorio del Caidato di Nefzouna; comandante dell'avanguardia era il sten Gianni Agnelli (pl. autoblindo), proposto, poi, per ricompensa al v.m.; per tutto il periodo dicembre 1942-gennaio 1943 il I Gr., lontano oltre 50 km dalla base, in zona ostile, continuò intense operazioni di tutta la zona dei grandi Chotts e dei territori del sud ovest, in terreno difficile, procurando sempre precise informazioni sul nemico.

«Da Kebili Venivano inviati mezzi scortati per i rifornimenti a Gabes, di notte, per evitare attacchi dell'attivissima aviazione nemica. Una notte del dicembre 1942 uno di tali convogli, al comando dell'a.m. cap. Costantini, nel rientrare a Kebili, si incrociò, sulla pista desertica, con una piccola colonna di mezzi motorizzati, che si ritennero appartenenti al distaccamento di Kebili. Solo nel passare accanto a tali mezzi il cap. Costantini si rese conto che erano camionette avversarie, probabilmente uno dei numerosi commandos che infestavano la zona; non fu neppure possibile aprire il fuoco con le armi delle autoblinde di scorta data la distanza ravvicinata; furono sparati colpi di pistola e di moschetto e le camionette si dileguarono rapidamente nell'oscurîtà». (4)

1943 - Particolarmente intensa fu la lotta scontro reparti cammellati dislocati nel territorio dell'Ouadi Sauf algerino e combattimenti furino a O Mellah il (28 gennaio) ed a EI Hamidan (il 29 gennaio).

«Il presidio di Douz, tenuto da reparti del 2° sqd. motociclisti del I Gr. Lodi era particolarmente oggetto di puntate nemiche francesi. L'oasi, già presidiata da un reparto di meharisti francesi, era attivo centro di spionaggio, guidato dalla moglie di un ufficiale francese, che non si era allontanata al momento della nostra occupazione e che forniva informazioni sui nostri movimenti e sulla nostra consistenza a mezzo degli arabi locali, rimasti fedeli alla Francia, che prendevano contatto con un sergente dei meharisti francesi (di cui la signora suddetta era l'amante), che pare fosse riuscito a rientrare alcune volte nell'oasi, vestito da arabo. Il magg. Bocchini, per stroncate tale attività spionistica, fu costretto a far prelevare la signora francese ed avviarla al comando del settore, pel suo internamento». (5)

Il 2 gennaio 1943, il col. Lequio diramava il seguente ORDINE DEL GIORNO:

«Nel lasciare il comando del settore, che viene assunto, in data 2 gennaio, dall'Eccellenza il Generale di divisione Carlo Calvi di Bergolo, rivolgo a tutti gli ufficiali, sottufficiali e soldati il mio fervido saluto. Si chiude oggi il ciclo delle operazioni che, iniziato il 24 novembre, ha portato i reparti del settore addentro nelle pendici montuose del Gebel tunisino, alle porte della città ritenuta la chiave della difesa della Tripolitania.

Gebel el Ayacha, stretta di El Hafay, stretta di Bir Marabott, stretta di el Ank, Gebel Kebeltat, Kaddab, Kebili, Douz sono altrettante località occupate dalle truppe del settore, che ho avuto l'onore di comandare.

Le perdite sono stati gravi, particolarmente per il reggimento Cavalleggeri Lodi, che ha dimostrato, sul terreno operativo, di saper portare alto il vecchio Stendardo della Cavalleria, anche se trosformato nei mezzi.

Ai Caduti va il mio pensiero reverente. Ci conforta la certezza che il loro sacrificio non è stato vano. All'insidia aerea, sempre in agguato, la quale inutilmente ha tentato di impedire e, successivamente, di ostacolare la marcia, il soldato italiano ha saputo opporre la saldezza della sua fede. Ad essa, soprattutto, il merito di avere assicurato lo spazio vitale alla linea di comunicazione fra le due armate dell'Asse operanti nel nord tunisino ed in Tripolitania, garantendo la stretta di Gabés, non a torto ritenuta uno dei punti nevralgici dell'intenso scacchiere.

SALUTO AL RE.

Il colonnello comandante Tommaso Lequio d'Assaba».

Intanto elementi del 1° sqd. motociclisti, del comando di Lodi, da Gabes, con arditi tedeschi, compirono un colpo di mano sulla stazione di Sened; altri, da Gabes, su azione studiata e propugnata da tempo dal col. Lequio, occuparono Gebel Orbata, Gebel Berda, per sbarrare, a Bír Marabot, all'U Alfaia, a Bir Ilang, l'accesso a Gabes; continua fu poi l'azione esplorativa, per controllare e rendere inefficiente quella nemica; efficace fu la lotta antiaerea di reparti del R.E.C.O.: da ricordare l'abbattimento di un L.P. 38 e di un Beaufigter da una sq. motociclisti del 2° sqd.; di un quadrimotore americano di nuovo tipo, da un plotone cannoni da 20 mm c/a, il cui equipaggio venne interamente catturato prima che potesse distruggere l'aereo; questo proveniva dall'Algeria ed era diretto verso il Medio Oriente; aveva a bordo un apparecchio di puntamento di nuovo tipo, che fu trovato indenne ed inviato al comando d'armata; due cacciatori americani furono abbattuti, a Mezzauna, da un plotone da 20 mm a/a; un plotone d'autoblindo combattè contro mezzi corazzati nemici nei pressi di Krechen.
A fine gennaio del 1943 i reparti di «Lodi» del settore di Gabes (comando R.E.C.O. 1° sqd. motociclisti, sqd. autoblindo, mezzo squadrone c/a da 20) passano alle dipendenze della «L Brigata speciale», trasferendosi più a nord, nella zona di Triaga Fauconnerie; i reparti del I Gr., rimasti nella zona di Kebili, passano alle dipendenze della Divisione corazzata «Centauro». Nella battaglia di Kasserine (ideata dal gen. Rommel, per eliminare il pericolo di una divisione delle armate italiane e tedesca ad opera di azione nemica da Gafsa verso Gabes), vide impegnati tutti gli sqd. di «Lodi», dalle operazioni preliminari fino alla fine dell'offensiva; alle dipendenze, e in cooperazione con la «21a divisione corazzata tedesca», occuparono i passi di Kralif, di Rabeau, di Faid, base di partenza per l'attacco di Sidi Bu Sid; mentre il presidio di Kebili, con un reparto speciale ed una compagnia di paracadutisti tedeschi, alle dipendenze della Divisione corazzata «Centauro», concorse all'occupazione dell'importante centro di comando Lodi e il 1° sqd. motocicl, che avevano seguito la «21a divisione corazzata tedesca», furono impiegati nella zona di Raban e Kralif; si distinsero due plotoni (uno di autoblindo ed uno di motocicl.), guidati dal ten. Ledà d'Ittiri, nella zona di Macknassi. Più attiva fu l'attività esplorativa tra il 10 ed il 19 marzo: e la relazione del comandante del XXX Corpo d'Armata precisa:

«... vanno ricordate, tra le altre, le unità del Reco Lodi e del XV btg carri, agli ordini del col Lequio, su Sidi Bu Sid ed oltre, verso Sbeitha; ...l'esplorazione avversaria era ovunque tenuta in scacco; da Sidi Bu Sid doveva ripiegare precipitosamente».

Altrettanto si prodigava il I Gruppo, alle dipendenze della «Centauro», nella difesa di Gafsa; tra il 24 febbraio ed il 17 marzo il 2° sqd. motocicl. ed il pl. autoblindo giornalmente controllarono il nemico verso Toseuz, Metlani, Mulares, Feriana, Passo di S. Aisc, sulla strada di Sidi Bu Sid.

«La notte del 17, dopo un'intera giornata di battaglia e di movimento, le truppe del I° Gruppo, esauste, riposavano all'addiaccio, nel fondo di un huadi, per riprendere il movimento all'alba del 18; prima dell'alba si scatenò un improvviso temporale, che in pochi istanti trasformò l'huadi in un torrente; molto materiale fu trascinato via, due cavalleggeri annegarono; lo stesso magg. Bocchini fu salvato dal proprio attendente e dell'a.m. cap. Costantini; ciò nonostante il movimento venne ripreso all'ora prescritta.... Una mattina, dalle postazioni occupate dagli elementi del I Gruppo, sistemati a difesa sull'Uadi Alfaya, fu vista avvicinarsi una camionetta, con a bordo un ufficiale ed un conducente francesi; il magg. Bocchini diede ordine di non far fuoco; l'ufficiale francese non si rese conto di essere a contatto col nemico, fino a quando non scorse, materialmente, le bocche delle armi da fuoco appostate nelle buche; fece allora un precipitoso dietro front e si diede a correre all'impazzata, nella direzione da cui era venuto, invano fatto segno al fuoco delle mitr. da 20 e dalla sezione cannoni da 65, ch'erano sulla nostra linea di difesa; evidentemente l'ufficiale francese era disorientato e deve la sua salvezza ad un vero miracolo» (6).

Nella battaglia difensiva e controffensiva, svoltasi tra il 21 marzo e il 7 aprile, ad est ed a sud-est di El Guettar, si distinsero 2 pl. autoblindo, catturando numerose camionette autoblindate nemiche; i motocicl del 2° sqd. esplorarono la zona a difesa delle posizioni di U. Halfay.
Lo sqd. carri L 40 della zona di Giofra e poi di Hon ricevette ordine, il 18 dicembre 1942, dal Comando del Sahara libico, di portarsi a Sebha (a 350 km), dove passò ai suoi ordini tatticamente il Nucleo automobilistico del Sahara libico, con 10 autoblindo; il 4 gennaio 1943 si inizia il ripiegamento da Sebha, dopo aver distrutto tutti i carri, per mancanza di carburante; per Um El Abid, El Gaf, Scueref, Gheriat, Misda, Garian (19 gennaio), Nalut (26 gennaio), in Tunisia a Dehibat (27 gennaio), a Fout Tattaouin (28 gennaio), Ras El Aim, Tamezzared (1° febbraio), ad El Hamma, dove lo sqd. si riunì al proprio I Gruppo (Bocchini), assumendo la seguente composizione:

  • comando sqd. (1a sq. da 37, 2a sq. 2 fuc. mtr.: 1 macchina),

  • pl comando (1a sq. comando, 2a sq. servizi: 1 macchina),

  • I pl. (ten Costarelli: 1a sq. pezzo da 47, 2a sq. fuc. Soloturn, 3a sq. 2 mtr. Breda, 4a sq. 2 fuc. mtr.: 2 macchine),

  • II pl. (sten Ambrosini: 1a sq. pezzo da 47, 2a sq. 2 mtr. da 20, 3a sq. 2 mtr. Breda, 4a sq. 2 fuc. mtr., 2 macchine),

  • III pl. (sten Martucci: 1a sq. pezzo da 47, 2a sqd. mtr. da 20, 3a sq. 2 mtr. Breda, 4a sq. 2 mtr. cal. 8, 2 macchine),

  • IV pl. (ten Martino: 1a sq. pezzo da 47, 2a sq. fuc. Soloturn, 3a sq. 2 mtr. Breda da 37, 4a sq. 2 fuc. mtr.: 2 macchine); 2 CL 40, col com. di sqd. (7);

A Douz il 6 marzo, per impedire qualsiasi provenienza da ovest e da sud; il 10 a Kebili; il 14 al km 26 da El Hamma, sottoposto a feroci bombardamenti aerei sino al 23, anche con artiglierie il 24 e il 25; pochi uomini riuscirono a salvarsi dall'offensiva dell'8a Armata britannica: quasi tutti caduti, o catturati!
Dopo la battaglia del Mareth e l'arretramento del fronte alla zona di Enfadille, il Reco passa agli ordini dell'«AfricaKorp», assorbendo tutti gli elementi meccanizzati italiani per la sorpresa di Capo Bon; pattuglie di autoblindo contrastano l'avanzata nemica al pozzo di Bled Dicloula; tra il 9 ed il 12 aprile si ripiega su Kairouan, quindi per Djebibina, Ben Saidana su Zaghouan; particolarmente da segnalare l'azione delle autoblindo del ten. Masprone ed il pl. semoventi da 47/32 del s.ten. Birzio Biroli, che inflissero al nemico la perdita di 22 carri di vario tipo. Brillante lo sganciamento del I Gr. che, dalla zona di Alfaya, riuscì a ripiegare verso Sfax; furono fatti prigionieri il ten. di S. Marzano e Cona, perchè si erano attardati per recuperare un'autoblindo nemica da loro catturata; il pl. cannoni da 20, del ten. Guindani, coinvolto in aspra battaglia con una colonna tedesca, ebbe tutto il materiale distrutto e l'ufficiale riuscì a piedi, dopo due giorni, a raggiungere, coi superstiti, a Nebuel, il I Gruppo, del quale era rimasto solo il 2 sqd. motocicl. ed 1 pl. cannoni da 20; il reparto venne destinato alla difesa delle retrovie della 1a Armata, coi gruppi «Nizza» e «Monferrato». Il 12 aprile il col. Lequio era nei pressi di S. Maria del Zil, il 13 aprile il 2° sqd. motoc., con il pl. cannoni da 20, venne assegnato alla divisione «Pistoia», a rinforzo del caposaldo di q. 362 (Gebel Gargi), ad ovest di Tarhuna, col Gr. corazzato «Novara»; il 19 aprile la 2a Divisione neozelandese sferrò una violenta offensiva: lo sqd. resistette e ripiegò solo su ordine, dopo avere sofferto forti perdite (8); il pl. cannoni da 20 (ten Bottai), per mancanza di munizioni, dovette distruggere le armi.
Il comando della 1a Armata decise di riunire a Lodi - che aveva perduto, in 5 mesi di lotta, il 50% del personale e il 60% del materiale - tutti i reparti corazzati esistenti in Tunisia: il 21 aprile rientra il I Gruppo, coi Gr. «Nizza», «Monferrato», con una batteria semoventi da 75/18 ed 1 da 65 su camionette (9).
Vengono costituiti due Gruppi tattici, assegnati uno alla divisione «Giovani Fascisti», presso Bou Ficha, ed uno alla divisione «Pistoia», presso Saguaf, impegnati, dal 24 al 30 aprile, alle ali dello schieramento della grande unità; un pl. motocicl. viene distaccato presso Hammamet, per difesa costiera; il 9 aprile il ripiegamento della 5a Armata tedesca a nord porta, per conseguenza, l'aggiramento della 1a Armata italiana: «Lodi» sbarra le provenienze da Hamman Lif Gromablia, sulla strada di Tunisi, con azioni ritardatrici, per coprire il tergo della 1.a armata; il 10 maggio Capo Bon, investito da notevoli forze corazzate, resiste; l'11 maggio combatte a nord ovest di Bou Fichia, sino ad ogni possibilità umana. Il 13 maggio 1943 il Reggimento viene disciolto. Così termina l'eroica azione del R.E.C.O.

Unità maggiori

Il Reggimento era così composto:

 

1940-1943

Comando

Squadrone Comando

I Gr. Cavalleggeri di Lodi1

II Gr. Cavalleggeri di Lodi2

1) con 1 sqd. autoblindo, 2 sqd. cor. L, 1 sqd. motocil.

2) con 1 sqd. semov. 47/32, 1 sqd. c/a da 20 mm.

 

Campagne di guerra (1940-1943)

 

Data

Divisione

Corpo
Armata
Gruppo d'Armata
Area di operazioni
1942-43         Africa Settentrionale

 

Comandanti (1942-1943)

Col. Tommaso Lequio di Assaba

 

Sede

Pinerolo (1942-1943)

 

 

 

 

 

NOTE

(1) Vedi «Reparti del Reggimento Cavalleggeri di Lodi nelle operazioni del settore Tunisino», di Ettore Bocchini, in «Rivista di Cavalleria», anno XXXI, n. 3, maggio-giugno 1950.

(2) Sono state trascritte integralmente «note» cortesemente fornite dal gen. Bocchini.

(3) Il gen. Rommel, nel suo libro «Guerra senza odio», a pag. 350, scrive «il pericolo maggiore dal punto di vista strategico per la testa di ponte della Tunisia era un balzo avanti degli Americani da Gasfa e Gabes, che avrebbe diviso le due armate dell'Asse».
(4) Trascriviamo ancora, integralmente, appunti e note, forniti dalla cortesia del gen. Bocchini.

(5) Trascriviamo ancora, integralmente, appunti e note, forniti dalla cortesia del gen. Bocchini.

(6) Trascriviamo sempre integralmente da note del gen. Bocchini.
(7) Dalla relazione, inviata da Sidi Bu Stita, il 3-5-43, dal cap. Monterosso, al comando del Raggruppamento Sahariano ed al comando del Reggimento Lodi.
(8) Vedasi «Come finì la guerra in Africa» del maresciallo Messe (pag. 183).
(9) Il gen. Sogno in una sua relazione, scrive che «... al col. Lequio vengono finalmente restituiti i reparti inizialmente dislocati a Kebili e Douz, di guisa che il comandante poteva ora riordinare organicamente il Reggimento e procedere a rimettere in efficienza i mezzi e le armi superstiti dalle numerose azioni svolte. Il R.E.C.O. Lodi, chiamato più tardi in azione, a tergo della fronte della 1a Armata, suggellava, con il suo mai smentito valoroso comportamento, la sua partecipazione continua e valida all'intera campagna».

 

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Per consultare l'unica pubblicazione organica sulla storia dei Cavalleggeri di Lodi (15°) scritta dal Gen. B. (ris.) Dario Temperino fare click QUI Si ringrazia l'Autore e il sito www.cavalleriaitaliana.it per la gentile concessione. Il Gen. Temperino ha anche curato la pubblicazione on line del Diario composto dall'Aiutante Maggiore in II del Reggimento durante la prigionia, Magg. Tullio Confalonieri, che tratta della nascita e dell'impiego del Reggimento nel corso dell'ultima guerra. Questa pubblicazione è raggiungibile allo stesso indirizzo precedentemente segnalato.

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FONTE

Gen. Edmondo Zavattari, "I nostri reggimenti", in "Rivista di Cavalleria", annate 1968-1976, su gentile concessione dell'ANAC sez. di Milano "Savoia Cavalleria".

Scuole di Applicazione d'Arma, "L'Arma di Cavalleria - Cenni storici", 1964 2a Edizione, su gentile concessione dell'ANAC sez. di Milano "Savoia Cavalleria".

Dell'Uomo F.-Puletti R., "L'Esercito italiano verso il 2000", vol. I, USSME, Roma, 1998.

Dell'Uomo F.-Di Rosa R., "L'Esercito italiano verso il 2000", vol. II, USSME, Roma, 2001.

Per gli stemmi di Cavalleria si ringrazia www.cavalleriaitaliana.it per la gentile concessione.


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