Regio Esercito
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Reggimento "Cavalleggeri di
Alessandria" 14°
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motto: "In
periculo surgo"
Origini e vicende organiche
I «Cavalleggeri di Alessandria» traggono
origine dall'omonimo antico reggimento costituito con R.D. il 3 gennaio
1850, basato su 4 squadroni e un deposito. Il 1° e 2° squadrone sono
costituiti dal 5° e 6° dei
«Cavalleggeri
di Novara»,
il 3° e il 4° sono costituiti dal 5° e 6° dei
«Cavalleggeri
di Aosta».
Lo squadrone di deposito era il 6° di
«Piemonte
Reale».
Dopo la prima guerra mondiale
«Alessandria» si
trasferisce, da Lucca, a Firenze: a seguito della riduzione della Arma di
Cavalleria incorpora, nel febbraio 1920, elementi del disciolto «Reggimento
Cavalleggeri di Treviso», del quale custodisce anche lo Stendardo. Il
R.D. 451 del 20 aprile, fissa il nome in reggimento
«Cavalleggeri di
Alessandria».
Nel 1928, il reggimento faceva parte del III comando superiore di cavalleria. Il 1° settembre 1930
il reggimento viene trasferito di guarnigione a Palmanova.
Campagna d'Africa:
Per la campagna italo etiopica
«Alessandria» concorre alla formazione del I e
del II Gruppo squadroni mitraglieri «Genova Cavalleria» e del II e IV
Gruppo squadroni mitraglieri «Aosta», che costituirono, poi, il valoroso «Raggruppamento Cavalieri di Neghelli».
In totale furono ceduti 15 ufficiali e 220 gregari.
Campagna di Spagna:
Per la guerra di Spagna (1937-39) il reggimento fornì numerosi volontari per
la costituzione di reparti legionari italiani.
Guerra 1940-45:
1940 -
La seconda guerra mondiale vede
«Alessandria» al campo, tra Maniago e Panna
(Pordenone): fa parte della 1a Divisione Celere «Eugenio di
Savoia», nel Corpo d'Armata Celere; si mobilita l'11 giugno 1940 e, in quell'anno, non viene impiegato.
1941 -
Il 6 marzo passa alle dipendenze della 2a Armata e si
trasferisce in zona di radunata, a Duttogliano; il 5 aprile é tra Vipacco,
Aidussina, S. Croce di Aidussina.
Il 6 aprile viene dichiarata guerra alla Jugoslavia; viene raggiunta Villa del
Nevoso ed, alle 14 del 13, il confine viene varcato nei pressi di Clana, senza incontrare resistenza, se non interruzioni stradali.
Successivamente vengono occupati Drazice, Delnice, Gomirje; la capitolazione
della Jugoslavia lo fa sostare in zona d'occupazione, trasferendosi,
successivamente, a Josidpol, Plaski, Slunj, Ogulin, Vojnic, Ostarjíe: qui,
il 24 giugno, viene celebrato il 75° anniversario della carica di Villafranca,
con una suggestiva sfilata al galoppo.
Cominciano gli scontri coi partigiani: a Gomirjie, a Vrbosko, a Veliki Vrh,
a Vojonic, a Krstinjia: più aspro il combattimento del 16 ottobre nei boschi de
la Petrova Gora, da parte del 3° sqd.; il 20 ottobre,
nei pressi di Miholijsko, cade in un'imboscata, a metà strada
fra Voinic e Kristina, una colonna d'autocarri del II Gruppo, che si
recava a Voinic per prelevare viveri: i feriti poterono essere salvati,
perché l'equipaggio dell'autocarro di coda, sottrattosi all'imboscata,
piazzata una mitragliatrice su una circostante altura, aprì il fuoco sui
partigiani, che si accingevano a depredare ed a finire le vittime
dell'imboscata; carri armati, subito inviati da Voinic, al comando del cap.
Casaburi, recuperarono le salme dei caduti e portarono in salvo i feriti.
Il reggimento, in novembre, si porta a Karlovac, sede del
comando della 1a divisione celere, onde provvedere alla sicurezza della
città, sempre più stretta da formazioni partigiane.
Frattanto dal deposito del reggimento erano stati costituiti, a partire dal
maggio 1939, in poi, vari reparti:
- il Quartier generale della
1a divisione celere e l'Ufficio Posta militare 18
-
il XII battaglione movimento stradale per l'Africa settentrionale: l'11
24.5.1941 s'imbarcò a Napoli, alle ore 21 sul piroscafo Conte Rosso, che
venne affondato; vi perirono (dati, ovviamente, per «dispersi», non
essendo state recuperate le loro salme),
-
1a compagnia movimento stradale ed un Commissario per il VII battaglione.
- un Commissario per il XXVI battaglione movimento stradale.
- il XII Gruppo squadroni appiedato, impiegato a difesa delle coste
pugliesi, da Polignano a mare (Bari) a Carovigno (Brindisi),
- il XIII Gruppo squadroni appiedato, anch'esso impiegato a difesa delle
coste della Puglia, con il comando a Ostuni (Brindisi)
- uno squadrone complementi.
- un Gruppo squadroni reclute della classe 1922.
- il 303° squadrone carri leggeri;
- la 280° compagnia presidiaria,
- il III Gruppo corazzato.
- Il IV Gruppo corazzato,
- il XIII Gruppo semovente da 47/32,
- la 19a compagnia per il VII battaglione movimento stradale.
- il CXIII Gruppo complementi semoventi,
- l'VIlI battaglione, movimento stradale, per 1'A.S.
Comandante delle truppe al Deposito era il col. Antonio Negroni Prati
Morosini;
1941 - Il reggimento mobilitato, che agiva in Croazia, dovette subire il
rigidissimo inverno - furono raggiunti 36° sotto lo zero! - la continue
nevicate - sino a 70-80 cm. nel 1942 - gli eccessi delle persecuzioni ustascia di Ante Pavelic contro gli ebrei ed i residui fedeli monarchici del
deposto Re Pietro, le continue azioni di guerriglia delle bande armate di
Tito, appoggiate dagli indigeni e favorite dal fattore sorpresa, date le
caratteristiche morfologiche del terreno di natura carsica, con grotte,
prevalenza di boschi, con scarsa possibilità di movimento, che sconsigliava
l'impiego di reparti a cavallo, la facile libertà d'iniziativa di avversari
oriundi del luogo: tutto ciò causò perdite sanguinose e conseguente
mortificazione dello spirito combattivo della truppa, mentre le condizioni
dei cavalli risentivano notevolmente dei luoghi adiacci. Si combatté, così,
a Voinic, a Tusilovich, a Recica, a Vrgin Most, ad Ozalj, a Kamanjie, a
Netretic.
1942 - Con l'estate e con l'autunno si intensifica l'attività degli
squadroni, che sono sottoposti a trasferimenti notevoli, di decine di km.,
con ricognizioni che portano a scontri con gli elementi partigiani, sempre
più attivi e più audaci. Particolarmente da ricordare gli scontri di Ozalj e
Kamanje (6 settembre), di Ivletlika (9 settembre), di Barilovie (19
settembre), di Generalski Stol
(24 settembre).
Il 1° ottobre ha inizio un importante ciclo operativo, che dura sino al 23
ottobre: per
precisarlo ci serviamo, soprattutto, della «Relazione sulle operazioni
svolte dal reggimento», trasmessa il 24 ottobre, al comando della 1a
Divisione
Celere, dal col. Ajmone-Cat, comandante, e lasciando a lui la responsabilità
della narrazione dato che sono ormai deceduti i gen. Lomaglio e Mazza.
Il ciclo si è svolto in tre fasi e dal 6 al 15 ottobre
«Alessandria» fece parte d'un
Raggruppamento agli ordini di Ajmonte-Cat, rinforzato da 1 batteria del I
Gruppo del 23° reggimento artiglieria, dal 3° e 4° squadroni carri L e da
servizi vari; dal 16 al 19 ottobre, dette truppe, rinforzate da un battaglione di
Camice Nere, furono agli ordini del gen. Mario Mazza, vice comandante della
1a divisione celere; dal 20 al 23 ottobre, tutti furono ai diretti ordini del
generale Lomaglio, comandante della divisione.
Prima fase (1-15 ottobre): le divisioni «Lombardia» e «Cacciatori delle Alpi»,
dell'XI Corpo d'Armata, muovendo da NW a SE, dovevano ricacciare davanti a
loro le formazioni ribelli segnalate nella zona di Perjasica, quartier
generale delle più forti bande partigiane, principale tra esse la «Udarne
brigade» (Brigata d'assalto), tra i torrenti Mrzenica e Korana; il
Raggruppamento doveva sorvegliare la zona tra Ogulin e Vinica e, poscia,
concorrere alla distruzione degli elementi sospinti dalle divisioni del
settore Ogulin-Otok. Vengono costituite due basi intermedie, equidistanti,
con ciascuna 1 Gruppo squadroni, 1 squadrone carri L ed 1 sezione
d'artiglieria, ad Otok e Bosiljevo. Il giorno 12 ottobre, mentre nei giorni
precedenti nulla era accaduto, su richiesta del comando della 1a
Divisione
Celere viene svolta una ricognizione da un Gruppo sqd. su Duga Gora, dove
era stata segnalata la presenza di 600 ribelli; il 13 ottobre l'altro Gruppo sqd.
svolgeva altra ricognizione su Vukova Dorica, dov'erano state segnalate,
altre formazioni di partigiani; entrambe con esito negativo. Il 14 ottobre, essendo
giunta a Bosiljevo, la divisione «Cacciatori delle Alpi», il Gruppo sqd.
veniva spostato a Gojak. Il 14, dopo visita in loco del cdte del Corpo
d'Armata, e su ordine del comando della Divisione Celere, il Raggruppamento si spostava nella zona di Touny. Nulla,
quindi, di notevole da rilevare nella prima fase del ciclo.
Seconda fase (16-19 ottobre): il 16, da Touny, il Raggruppamento si porta a Generalski Stol, dove rinforzato dal LXXXI
Battaglione Camicie Nere, passa
agli ordini del gen. Mazza. Il 16, alle ore 9,30, il Raggruppamento passa il
ponte riattato sul torr. Mreznica, 3 km ad est di Generalski Stol, per
raggiungere Perjasica, in concomitanza col Btg. CC.NN., che passava il
torrente ai mulini ad est della stazione di Dornje Dubrave. Raggiunto
Parjasica il Ragg.to doveva puntare su Primislje, su ordine successivo del
gen. Mazza. Il Ragg.to marciava con formazione a losanga, con il 4° sqd.
d'avanguardia ed al centro sqd. mtr. e sqd. comando; alle 10,30 il 4° sqd.,
all'altezza di Orescasko, impegna ed insegue una formazione partigiana di 60
ribelli; il 3° sqd., sulla destra, cerca cooperare alla cattura del reparto,
ma un fitto bosco e la rapidità della fuga tempestiva sottraggono alla
cattura i partigiani, dei quali vengono però catturati il comandante (con
alcuni documenti) e 7 gregari; nel reggimento 1 cavalleggero con lussazione
di spalla e piede, 2 cavalli morti e 5 feriti. Alle 12,30 veniva raggiunta
Perjasica, dove si attendevano ordini dal gen. Mazza; il Btg. CC.NN. non vi
era ancora giunto. Alle 14 il Reggimento ripartiva, in formazione a losanga,
col 2° sqd. in testa, il 3° a sinistra, il 4° a destra, il 1° in coda;
raggiunto il trivio, che portava a sud a Primislje, e ad est al ponte di
Cika sul Korana, si radunano le forze per passare il torrente con tutti i
reparti; raggiunti i costoni di riva sinistra del Korana, dominanti il
ponte, si rileva che questo era interrotto, essendo rimasta la sola
intelaiatura, senza tavole, e veniva battuto dalla riva destra. Aperto il
fuoco sul nemico, questo si dimostrava ancor più aggressivo, guadava il
Korana, a monte ed a valle del ponte, per attaccare il Reggimento ai fianchi
ed a tergo. Valutate le forze nemiche ad almeno un battaglione, bene armato ed
equipaggiato Ajmone-Cat decide di sganciarsi e ripiegare. Non essendo
possibili comunicazioni radio queste avvengono a mezzo motociclista:
comunque il Reggimento riesce a rientrarare a Parjasica, verso le 21: con 2
cavalleggeri e 3 cavalli feriti.
Il giorno successivo, 17 ottobre, su ordine del gen. Mazza, il reggimento e la
batteria si recano ai mulini di D. Karasi, sul Korana, per abbeverare i
cavalli rimasti due giorni senza acqua, di scorta una Cp. di CC.NN.
Terminata l'abbeverata, alle 10, i reparti si rimettevano in marcia, per
raggiungere Perjasica, quando venivano fatti segno a fuoco di armi
automatiche dalla riva destra del Korana e dalla riva sinistra, tra G.
Karasi e D. Perjasica. Piazzate le mitragliatrici e con
tiri dell'artiglieria, si poteva far rientrare tutti i reparti a Perjasica per le
ore 11,30. Ricevuto l'ordine di effettuare la puntata su Primislje, con
Alessandria, il 3° sqd. carri L e la sezione della batteria del I/23, alle
13 si iniziava la marcia, col 1° sqd. di avanguardia, il 2° a sinistra, il
4° a destra, il 3° in coda: al centro della losanga o sqd. mtr., lo sqd.
comando, la sezione d'art. e l'autocarreggio di combattimento. Alle 14,30
veniva raggiunta Poloj, 1 km. ad ovest del trivio di Bukovac; il Btg. CC.NN.
seguiva a cavallo della rotabile. Avendo osservato forte movimento di
reparti nemici che si portavano in posizione onde manovrare sul fianco
sinistro e a tergo del Reggimento il col. Ajmone-Cat prendeva posizione
sulle alture di q. 249, la più favorevole della zona, che aveva nel suo
interno profonde doline, dove potevano essere collocati i cavalli degli sqd.
e della sezione d'artiglieria. Alle 14,45 tutti i reparti avevano assunto le loro
posizioni, quando il 1° sqd. veniva attaccato con violenza, e venivano
uccisi i cavalleggeri del 2° sqd. Alberto Brandolin e Elio Bonandin.
L'artiglieria apriva il fuoco, mentre il 1° sqd., sempre attaccato
sul fronte e sui fianchi veniva rinforzato da 3 carri L. Giungeva sul posto
il gen. Mazza, che riceveva ordine dal gen. Lomaglio di assumere il comando
in sito e raggiungere Primislje ad ogni costo. Il Btg. CC.NN. tentava
aprire la strada del reggimento, ma non vi riusciva, a causa dell'attività
delle forze nemiche rilevanti, in ottima posizione, e ripiega su
Alessandria.
Esaminata la situazione Mazza ed Ajmone-Cat decidono di restringere e
saldare la linea dello schieramento, a difesa, per passare ivi la notte. Ma
un ordine del gen. Lomaglio comanda di ripiegare, ordine confermato subito
dal gen. Mazza, nonostante il col. Ajmone-Cat lo ritenesse pericoloso a
causa dell'oscurità sopraggiungente; la formazione di ripiegamento sarebbe
stata: 1° sqd. avanguardia, comando di Reggimento, sqd. mtr., sqd. comando, 3° sqd.
sulla sinistra, 2° sqd. sulla destra, 4° sqd. dietro alla sez. di artiglieria col
compito d'agevolarne il ripiegamento e proteggerla. Alle 18,30 si iniziava
il movimento; ma, dopo 1,5 km., il 1° sqd. veniva fatto segno a violento
fuoco di armi automatiche e di bombe a mano; caricava subito, seguito dallo
sqd. mtr., mentre il 3° sqd., sorpassata un'orda di uomini, donne, ragazzi,
con forche, coltelli e pistole scesa dalle alture dominanti la sinistra, si
gettava anch'esso contro le formazioni partigiane regolari; altrettanto
faceva il 2° sqd. sulla destra ed il 4° sqd. egualmente, per proteggere la
sezione d'artiglieria; moltissime le perdite e gli atti eroici. Il 1° e gli altri sqd. superavano ben 3 sbarramenti di armi
automatiche, fucili e bombe, facilitando lo sganciamento del Btg. CC.NN. Perduta la sezione d'artiglieria ed il carreggio da combattimento, i reparti
rientrarono alla spicciolata in Perjasica. Le perdite della giornata furono
di 2 ufficiali dispersi (capit. Petroni e Vinaccia), deceduti ma i cui corpi
non poterono recupararsi, 1 ufficiale morto, 5 feriti, sottufficiali e
truppa 10 morti, 56 feriti e 50 dispersi. I cavalli perduti furono 109, i feriti 60; del 3° sqd.
carri L, 2 ufficiali furono feriti e 2 di truppa dispersi. Il 18 e 19
ottobre il reggimento sostò a Perjasica, a disposizione del comando
Divisione «Lombardia»
Terza fase: il 20 ottobre, per ordine del comandante la Divisione Celere, il
reggimento si trasferì a Generalski Stol, per rientrare a Karlovac, ma lo
stesso 20 si ordinava la sorveglianza sulla rotabile Generalski Stol-Perjasica, assumendo la dislocazione: comando e I
Gr. a Matesko Selo, II Gr.
a Generalski Sol; il 22 un reparto tornava nella zona di Poloj, al seguito
dei btg della divisione «Cacciatoti delle Alpi», dove recuperava le salme
di 4 cavalleggeri e di 1 camicia nera. Il 23 il reggimento rientrava a Karlovac.
I combattimenti ebbero inizio al
calar della sera del 17 ottobre 1942; forti nuclei partigiani jugoslavi, valutati
dal Pavic complessivamente in un migliaio di uomini, avevano seguito,
inosservati, per tutta la giornata, le mosse d'una grossa colonna di
fanteria e cavalleria italiane; la colonna, che aveva evidentemente per
compito l'azione punitiva contro le forze partigiane esistenti in zona,
marciava lungo la rotabile Barilovic-Poloj-Primislje; giunta, nel
pomeriggio, in zona Poloj (comprensiva dei 3 Poloj, superiore, di mezzo,
inferiore) s'era arrestata sulla rotabile; qualche reparto s'era spinto
verso Poloj inferiore, ripiegando, verso sera sulla testa della colonna;
all'atto del combattimento la colonna era ferma e si apprestava a passare
sul posto la notte; la testa della colonna era a circa 1 km a sud di Poloj
di mezzo e si sviluppava per circa altri 2 km a nord della località;
elementi fiancheggianti della colonna a sera ripiegarono sulla strada; il
combattimento ebbe luogo su tutto lo sviluppo di 3 km. della colonna,
condotto da partigiani, attaccanti da breve distanza, da ambo i lati della
strada, di sorpresa; si ebbero furiosi combattimenti, con perdite rilevanti
da ambo e parti; i civili del luogo, salvo quelli che in numero notevole
militavano nelle file partigiane, avevano abbandonato tempestivamente le
proprie abitazioni per ingiunzione dei partigiani, evidentemente al corrente
di quanto stava per accadere quel giorno (tutte le abitazioni di Poloj sono
state ricostruite ex novo, essendo state tutte distrutte: quella del Pavic
lo fu il 23 quando reparti italiani rastrellarono la zona, distruggendo
quanto non era stato precedentemente danneggiato. A più riprese ebbero luogo
nella zona anche combattimenti tra ustascia e partigiani, e poi fra
partigiani e tedeschi. I caduti del 17 furono, per ordine dei partigiani ai
civili del luogo, subito seppelliti, onde evitare possibili epidemie. In
fosse affrettatamente scavate dai civili, in più punti, dove il terreno di
natura carsica si prestava meglio, furono calati, insieme, partigiani,
soldati italiani e cavalli; si poté identificare una fossa, con 39 soldati
italiani e 12 cavalli. Tutti i caduti italiani furono privati, dai
partigiani, delle uniformi, delle armi, delle munizioni e
dell'equipaggiamento; impossibile, quindi ogni riconoscimento di salme, da
parte dei civili; dalle giubbe degli ufficiali i partigiani strappavano i
distintivi di grado e li indossavano; altra fossa si identificò presso
l'abitazione di certo Margic Bozo, a Poloj superiore.
Si é potuto capire che tutti i prigionieri vennero uccisi e le camice nere
anche seviziate.
La carica del 17 ottobre 1942 fu la vera ultima carica di cavalleria della
storia e non é stata forse sinora valorizzata, come avrebbe meritato: essa
indubbiamente é stata fine a sé stessa, ossia é stata eseguita per
sganciarsi dal nemico travolgente, mentre quella di Isbuscensky é stata
fatta (come quella di Pozzuolo) per aprire un varco ad altre truppe in
ritirata; ma essa é pur sempre stata un atto eroico, dove uomini decisi si
sono serviti del cavallo come della miglior arma, nella circostanza, per
rompere l'accerchiamento avversario.
Il 1° novembre «Alessandria» inizia il trasferimento, per ferrovia, a scaglioni, per
raggiungere la Dalmazia: il 17 é riunito a Traù, dove rimane sino a metà
dicembre. E' impiegato in servizi di scorta e di polizia contro reparti ed
elementi partigiani dislocati in zona. Il 14 il reggimento é a Vodice, il 18 a Stretto, sull'isola di
Murter, con il 3° sqd.
(cap. Comotti) a Betina ed il 4° sqd. a Pirovazzo; il I Gr. é a Scardona.
1943 -
La zona, dove opera il reggimento mobilitato é sempre più infestata da
partigiani, i quali, con azioni d'agguato, di sabotaggio, con puntate contro
presidi isolati, impegnano gli squadroni in continue snervanti operazioni di
rastrellamento, pattugliamento, attacchi offensivi, intervento a sostegno
di presidi minacciati, appiedati od autocarrati, data la caratteristica del
terreno. Il 16 febbraio il col. da Zara, con il magg. di S.M. Sallustri, capo
di stato maggiore della 1a Divisione Celere, e con altro ufficiale, si reca
in ispezione a presidio distaccato da Vodice, in auto mimetica, con un carro
L, un autocarro protetto, altro autocarro con camicie nere; passando vicino
ad una quota dominante vengono notati lassù due pastori, che, subito dopo
fuggono; eseguita l'ispezione da Zara comunica per radio al comando del
reggimento di inviare uno squadrone sino a quel punto, per rastrellare la
zona certo infestata da partigiani; ma, invece di attendere l'arrivo dello
squadrone, si rimette subito in moto; poco dopo la strada è sbarrata, si
ingaggia una lotta tra la truppa dei 2 autocarri e un nugolo di partigiani
scesi dalle alture; il col. da Zara, dirige l'azione, ma 3 fucilate
abbattono contemporaneamente, oltre a lui, i due ufficiali che
l'accompagnavano. Giunge poi un reparto (4° sqd. e 5° sqd. rinforzati dal 1° pl. mtr.):
tutte le salme vengono recuperate.
Il 18 marzo Alessandria é a Scardona, col. I Gr., mentre il II Gr. ha il 3° sqd. a Sebenico ed
il 4° a Zablace. Il 9 maggio avviene il trasferimento, via mare, a Fiume e poi,
per via ordinaria, a Novi Vinodolsky, alle dipendenze del V Corpo d'Armata
(gen. Squero); il 24 maggio, in un ciclo d'operazione di 5 giorni nell'impervia
zona montuosa e boscosa di Sv. Marjia Snezna-Krivi Put, il 4° sqd. é
impegnato in uno scontro con forti unità partigiane. Altre operazioni sono a Bribir, a Lukovo,
a Planjava, a Monte Bresica. Il 20 agosto trasferimento a Porte Re, dove sopraggiunge l'armistizio.
Il
9 settembre, in piena efficienza e perfetta disciplina, si raggiunge Fiume in
fermento, attestando al bivio di Sappiane; qui, ed a Ruppa d'Elsane, si
sosta nei giorni 10, 11, 12; il 13, avuta notizia che i Tedeschi hanno
occupato Trieste ci si sposta verso Marcossina e Gradischie d'Istria; visto
inutile ogni possibilità di raggiungere Palmanova inquadrati, il ten. col.
de Bottis,
salvato lo Stendardo, dichiara sciolto il reggimento.
Il Reggimento era così composto:
1940-1943
|
Comando
Squadrone Comando
3 Squadroni Cavalleggeri di Alessandria
1 Squadrone Cavalleggeri di Lodi
5° Squadrone mitragl.
XII Gr. app. Cavalleggeri di Alessandria
XIII
Gr. smv. controcarro da 47/32 Cavalleggeri di Alessandria
VII Btg. Movimento stradale
Cavalleggeri di Alessandria
XII
Btg. Movimento stradale
Cavalleggeri di Alessandria
III Gr. Carri L6
Cavalleggeri di Alessandria
IV
Gr. Carri L6
Cavalleggeri di Alessandria |
Campagne di guerra (1940-1943)
Data
|
Divisione |
Corpo
|
Armata
|
Gruppo
d'Armata |
Area
di operazioni |
1941 |
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|
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Frontiera jugoslava |
1942 |
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Jugoslavia, Russia |
1943 |
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Jugoslavia, territorio metropolitano |
Comandanti (1920-1943)
Col. Carlo Giubbilei (1920-1927)
Col. Ferdinando Chiapirone (1927-1929)
Col. Enrico Adami Rossi (1929-1932)
Col. Carlo Gastinelli (1932-1935)
Col. Antonio Barni (1935-1937)
Col. Alfonso Bognetti (1937-1939)
Col. Giovanni Lombard (1939-1940)
Col. Aymone Cat (1940-1942)
Ten. Col. Renato Cosentino (inter.) (1942-1943)
Col. Guido Da Zara (1943)
Ten. Col. Raffaele de Bottis (inter,) (1943)
Col. Quirino Boni (1943)
Ten. Col. Raffaele de Bottis (inter,) (1943)
Sede
Firenze (1920-1930)
Palmanova (1930-1943)
FONTE
Gen. Edmondo Zavattari, "I nostri reggimenti",
in "Rivista di Cavalleria", annate 1968-1976, su gentile concessione
dell'ANAC sez. di Milano "Savoia Cavalleria".
Scuole di Applicazione d'Arma, "L'Arma di
Cavalleria - Cenni storici", 1964 2a Edizione,
su gentile concessione dell'ANAC sez. di Milano
"Savoia Cavalleria".
Dell'Uomo F.-Puletti R., "L'Esercito
italiano verso il 2000", vol. I, USSME, Roma, 1998.
Dell'Uomo F.-Di Rosa R., "L'Esercito
italiano verso il 2000", vol. II, USSME, Roma, 2001.
Per gli stemmi di Cavalleria si ringrazia
www.cavalleriaitaliana.it per
la gentile concessione.
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