LA RICONQUISTA DELLA
CIRENAICA
L'avvento del Governo
fascista, anche in Cirenaica, doveva volgere a ben deciso nostro favore le sorti
di quella Colonia.
Il Senusso Idris, ben comprendendo quanto si doveva attendere, fuggiva in Egitto
lasciando in Cirenaica, a rappresentarlo, il fratello Mohammed er Redà.
L'azione del generale Bongiovanni. - Il 30 gennaio 1923. assumeva il
governo della Colonia il generale Luigi Bongiovanni.
Primi suoi atti furono quello di conferire ai «Commissari di Governo» facoltà
eccezionali per l'applicazione di misure di polizia contro ribelli ed agitatori
e quello di addivenire ad una rapida soppressione dei «campi misti», divenuti
autentici covi di insidie. Compiuti con grande segretezza i necessari
preparativi. in uno stesso giorno - 6 marzo 1923 – venivano sorpresi e in gran
parte annientati i campi di Slonta, Tecniz, EI Ahiar, El Me-chili, El Acroma.
Poco dopo, anche Scleidima e Carcurà, venivano rioccupati.
I Senussi, sorpresi da tanta inconsueta energia, si affrettarono a raccogliere
le sparse forze intorno alla capitale dell'emirato, Agedabia. contro la quale
naturalmente si portò subito l'azione del generale Bongiovanni. che decideva
operare celermente contro quella località.
Ai primi di aprile, venivano
concentrate nelle località ora nominate, 7 battaglioni, 5 squadroni. 3 batterie,
oltre a copiose aliquote dei vari servizi. Il 20, le nostre forze muovevano
verso Agedabia su tre colonne e, nella giornata seguente. dopo vivo
combattimento, vi penetravano respingendo i ribelli.
Subito dopo veniva denunciata dal Governatore la decadenza di tutti gli
inconsulti accordi precedenti e con essi tutti i vantaggi e privilegi concessi
alla Senussia.
Seguì un periodo di relativa calma, interrotto soltanto da una sorpresa tentata
il 10 giugno contro una nostra colonna di rifornimento in località Marsa Brega,
nella Sirtica. La mattina seguente, anche una colonna leggera di due compagnie
eritree veniva attaccata da forze ribelli superiori e quasi. completamente
distrutta.
Furono ordinate spedizioni in varie direzioni per punire i ribelli, ma essi
oramai avevano sgombrato la regione di Agedabia per portarsi alquanto più
all'interno, nella zona montagnosa del Gebel.
La campagna del 1924. - Nel marzo dell'anno seguente, 1924, il Comando
italiano decideva di operare nella zona del Gebel. Due colonne, agli ordini del
generale Pizzari, muovevano il 20 marzo su Gerdes e, incontrato un grosso gruppo
di ribelli, circa 500, li mettevano in fuga dopo breve combattimento.
Nei giorni successivi colonne celeri continuavano a percorrere il territorio,
sostenendo altri combattimenti, fra i quali notevole quello del 2 aprile a Sidi
Selim.
Complessivamente, l'avversario, perdeva circa 300 uomini; assai inferiori le
nostre perdite.
Senonché non appena le nostre colonne rientravano alle basi. le bande ribelli si
ricostituivano e ritornavano a scorrazzare taglieggiando le popolazioni e
disturbando i presidi, di guisa che l'organizzazione militare avversaria non
veniva seriamente intaccata malgrado la saggia condotta e lo slancio delle
truppe.
Occorreva oramai seguire
altra linea di condotta:
-
localizzare le zone di dissidenza isolandole dal retroterra;
-
operare per linee esterne con più colonne convergenti da ogni direzione (e
quindi anche da sud a nord) in detta zona;
-
dare a queste colonne forza e capacità operativa (tre armi) adeguate,
autonomia massima e maggior velocità: largo impiego di truppe montate e, ove il
terreno lo permetteva, di truppe autoportate e di automezzi armati (autoblinde);
-
agire di sorpresa, sia nel tempo e nello spazio, sia riguardo ai mezzi (fra
cui un più largo impiego di aviazione) sia riguardo ai metodi.
Il nuovo governatore, generale Mombelli, assunto in carica fin dal 24 maggio
1924, decideva di operare secondo tali criteri adottando anche modalità
particolari e precisamente: concentramento di tutte le forze nel Gebel;
esclusione delle truppe di colore da tutti i compiti territoriali, da affidarsi
invece alle truppe metropolitane: costituzione in ogni settore di gruppi mobili
delle tre armi per agire in qualunque momento e in qualsiasi direzione;
costituzione
di perni logistici di
manovra, coi quali accrescere l'autonomia delle colonne; più intenso impiego
dell'aviazione in modo da facilitare la sua cooperazione coi gruppi mobili sia
nella ricognizione e nel collegamento sia nell'offesa diretta.
I nuovi metodi rivelavano subito la possibilità di raggiungere risultati più
importanti.
Avendo appreso che grossi nuclei di armati fra maggio e giugno 1924 si erano
concentrati nella regione del Gebel Auaghir, veniva decisa in quella direzione
una rapida incursione, che portava ad un vivace combattimento presso Gasr el
Benia e poco dopo, il 31 luglio. presso Utnm el Gíuabi. I ribelli subivano
numerose perdite. Venivano catturati anche 1.500 cammelli e circa 17.000 capi
di bestiame. Inoltre numerose frazioni si sottomettevano.
La campagna del 1925 - Occorreva non dare tregua all'avversario, c
pertanto le operazioni venivano riprese attivamente anche nell'anno seguente.
Le nuove operazioni venivano iniziate, per sfruttare anche la sorpresa, in piena
stagione invernale col concorso anche dell'aviazione. Nella seconda quindicina
del dicembre 1921 veniva bombardato il campo nemico di cl Gesscia e ai primi di
gennaio veniva iniziato il rastrellamento del Gebel ivaghir. Successivamente
veniva operato quello del Gebel centrale. La linea marginale della nostra
occupazione veniva completata coi presidi di Gerdes, Gerrari e Chaulan.
Seguivano nostre fortunate operazioni contro i Braasa, gli Hasa e altri dor
(accampamenti di armati), infliggendo ai ribelli gravi perdite, ma si confermava
lo strano fatto che l'avversario riusciva a ricostituire i suoi campi con
stupefacente prontezza. il che stava a dimostrare che importanti fonti di
rifornimento a suo favore non cessavano di esistere.
E pertanto venivano presi provvedimenti per impedire il contrabbando alla
frontiera orientale a mezzo di pattuglie autoportate. Inoltre, nel dicembre
1925, veniva finalmente firmato al Cairo, da Zivar Pascià e dal Marchese
Negrotto di Cambiaso, un accordo con l'Egitto circa la frontiera orientale della
Cirenaica.
L'accordo, pure soddisfacendo largamente tutti i desideri e le richieste
dell'Egitto, in cambio del riconoscimento dei nostri sacrosanti diritti su
Giarabub, ebbe un reale valore in quanto portò una determinazione precisa dei
confini fra l'Egitto e la Cirenaica, ponendo finalmente termine alle corrosioni
a nostro danno dello hinterland libico e consentendo di adottare misure
definitive contro il contrabbando. Qualche difficoltà sollevò in seguito la
delegazione egiziana incaricata, insieme con una nostra, di definire il confine
sul terreno. L'Egitto si prestò anche a una manovra dei Senussi che cercavano di
ottenere la cittadinanza egiziana; ma l'Italia non acconsentì a questo,
concedendo in compenso nuovi vantaggi territoriali attorno a Sollum. L'accordo
era finalmente ratificato dal Parlamento egiziano nel dicembre 1926.
La campagna del 1926 - L'occupazione di Giarabub. - Riconosciuto all'Italia il
possesso dell'oasi di Giarabub, ne veniva decisa l'immediata occupazione, per
venire in possesso dei principali capisaldi della frontiera e per intensificare
la vigilanza sul contrabbando.
Le truppe destinate all'operazione venivano concentrate a Tobruk e a Porto
Bardia, dove era costituita la base di rifornimento della colonna operante.
Prima di allora, era stato fatto solo qualche rilievo del terreno della
Marmarica a sud di Tobruk, fino a 250 chilometri circa nell'interno e ad una
quarantina da Giarabub, ma nessun reparto di truppa vi era mai giunto (1).
Per facilitare il movimento della colonna venivano costituite basi intermedie ad
Amseat, a circa 35 chilometri a sud di Porto Bardia, e a Bir esc-Scegga, a circa
100 chilometri.
Oltre questa seconda base la colonna doveva avere con sè tutti i mezzi per
vivere e per combattere.
La colonna, agli ordini del colonnello Ronchetti, era composta di due
battaglioni eritrei con otto sezioni mitragliatrici, uno squadrone meharisti,
una squadriglia di autoblinde, una sezione artiglieria da montagna autoportata,
una sezione carri d'assalto, una squadriglia di otto carri armati, tre sezioni
di vetturette Ford armate, tre stazioni radiotelegrafiche. Inoltre, pei vari
rifornimenti, 350 autocarri: complessivamente 77 ufficiali, 636 bianchi.
compresi alcuni reparti della M.V.S.N., 1.300 indigeni, 115 muletti.
La colonna partiva da Amseat
il 1° febbraio 1926 e già il 7 il tricolore veniva innalzato sulla città santa
dei Senussi, senza incontrare nessuna ostilità. Il notabile senussita Sciaref el
Gariani veniva nominato custode dei luoghi santi di Giarabub: la moschea, la
tomba del fondatore della confraternita. la zauia senussita.
Le operazioni nel Gebel cirenaico. Contemporaneamente, allo scopo di impedire
che il Capo ribelle cirenaico Omar el Muchtar inviasse armati a Giarabub, erano
state ordinate operazioni nel Gebel da parte di nostre tre colonne: Garelli, Lo
Cascio e Spernazzati. Combattimenti ebbero luogo a Gasr Tecasis il 29 gennaio e
ad Abiar es Zozat il 30, contro retroguardie dei ribelli in fuga.
Le operazioni venivano quindi sospese sino al maggio, epoca in cui venivano
riprese per impedire infiltrazioni dei ribelli nei territori a noi sottomessi.
Operarono quattro colonne: Nicastro, Moramarco, Ferrari e Piatti. in alcuni
scontri della colonna Nicastro lungo la carovaniera di Bir Gerrari i ribelli
erano respinti. fn una ricognizione sull'Uadi el Ge reich cadeva il maggiore
Ferrari.
Altro vivace combattimento aveva luogo 1'11 luglio presso Sidi el Gheilani, nei
dintorni eli Ghemines, sempre con nostro felice successo.
La campagna del 1927 - Nel novembre 1926, il governo della Cirenaica era assunto da S. E. Attilio
Teruzzi, che si propose subito di estendere la nostra occupazione nel sud
bengasino, anche per assicurare definitivamente. per via di terra, le
comunicazioni fra Bengasi e Agedabia e per procedere poi a future operazioni
destinate a ricongiungere le due Colonie.
Tranne qualche scontro sfortunato, come quello del 27 marzo 1927 contro un
grosso dor poco a sud di Gerdes, nel quale cadeva il maggiore Bassi, le
altre operazioni avevano esito felice.
Nel giugno venivano apparecchiate sei nostre colonne: Mezzetti, Spernazzati,
Montanari, Poli, Lorenzini e Piatti, le quali avevano il compito di fiaccare
l'organizzazione dei ribelli stili altipiano centrale per poi far massa nella
Sirte contro i Mogarba e attuare, in cooperazione con le truppe della
Tripolitania, la sutura delle due Colonie e l'occupazione delle oasi del 29°
parallelo.
Il movimento ebbe inizio il 9 luglio e, dopo alcuni scontri con perdite
sensibili da parte dei ribelli. le colonne entravano nella zona dell'Uadi el Cuf
e negli ultimi giorni di luglio, con marcia convergente. riuscirono a stringere
il cerchio intorno ai ribelli che subirono altre gravi perdite. Furono anche
catturati depositi di derrate e materiali nascosti nelle caverne.
Altre rapide incursioni seguivano nel mese di agosto. Nel settembre nostre forze
rilevanti rastrellavano la Gesseia, catturando altri numerosi ribelli.
Così si chiudeva il ciclo delle operazioni estive del 1927. In ottanta giorni
erano stati uccisi circa 1.300 ribelli e catturata ingente quantità di bestiame,
viveri, armi e materiali.
Da parte nostra si erano avuti 68 uccisi (fra cui due ufficiali) e 170 feriti
(fra cinque ufficiali).
Si otteneva così un periodo di relativa calma sul Gebel e potevano senz'altro
organizzarsi le spedizioni per la progettata azione sulle oasi del 29°
parallelo.
I Mogarba, che ci erano
rimasti ostili fino al principio del 1927, vedendosi ora minacciati da vicino
dai. nostri preparativi. facevano atto di sottomissione, e con loro anche parte
degli Auaghir.
La resa del Senusso. - Alla fine del 1927, alla vigilia dell'inizio delle
operazioni nella Sirtica, anche Saied Mohammed er B.cdà. fratello e vicario di
Idris in Cirenaica, si sottometteva al Governo italiano e sì presentava il 3
gennaio ad Agedabia. Veniva subito trasferito in Italia, come segnalava la
Stefani:
Sabato sera, a bordo del postale, è partito per l'ltalia, convenientemente
scortato, Saied Mohanuued er Redà es-Senussi, che da quasi cinque anni, dopo
l'esodo del fratello Saied Idris in Egitto, era il più autorevole dei membri
della famiglia senussita rimasti in Cirenaica.
Il 3 gennaio, lo stesso Bedà, accompagnato dal vecchio Adular Abd el Aziz el
Isaui e proveniente da Gialo, si presentava al nostro comando di zona di
Agedabia per fare atto dì incondizionata sottomissione, dichiarando di
rimettersi interamente alla generosità del Governo italiano. Per disposizione
dell'autorità competente il capo senussita dovrà risiedere nella località del
Regno alla quale è stato assegnato.
Giova ricordare elle nella primavera del 1923. quando le nostre truppe dopo
l'avvenuta denunzia di tutti i patti e gli accordi vigenti con la Senussia,
occuparono Agedabia, e Saied ldris stimò opportuno e prudente fissare la propria
dimora in una salubre stazione di villeggiatura egiziana, egli passò al fratello
Redà l'incarico (li guidare gli affari politici e amministrativi della
Confraternita in Cirenaica; il loro giovane cugino Saft ed Din assumeva dal
canto suo il titolo pomposo di comandante generale delle forze senussite in
Libia. Nei vari avvenimenti cine seguirono, poco lieti per le sorti della
Confraternita e della famiglia stessa dei Sentissi, e anche dopo il ritiro di
Safi ed Dir), battuto e disanimato, in Egitto, quella del Redà rimase pur sempre
una figura di secondo piano quale comportava naturalmente il carattere
dell'uomo, debole, indeciso e pavido.
Non è dubbio che egli è stato indotto al
giudizioso atto di remissione dall'insistente, tenace martellamento delle nostre
truppe, per quattro anni continuato sulle formazioni ribelli in Cirenaica; più
ancora nell'estate scorsa dalle brillantissime operazioni nel Gebel centrale e
infine or sono poche settimane, dall'improvviso apparire di nostri arditi
meharisti, provenienti dalla lontana oasi di Giarabub, a Gieberra, alle spalle
di quell'oasi di Gialo, dove Saied Redà dimorava e si riteneva irraggiungibile.
All'atto del Redà sarebbe inopportuno attribuire una intrinseca possibilità di
conseguenze politiche; esso riveste persi indubbiamente un significato assai
importante quale indizio caratteristico dei risultati che la politica di
fermezza e di energia, - adottata dopo l'avvento del Fascismo nei confronti
della Senussia e ancora maggiormente accentuata da un anno, - va realizzando
anche in Cirenaica per la pacificazione della Colonia e per la totale
instaurazione della sovranità italiana.
I suoi figli. Saddig e Hassan, erano in procinto di seguirne la determinazione
allorquando il suo avvenuto confinamento in Italia apparve ai loro occhi un
tradimento da parte nostra.
Saddig fuggiva avanti alle nostre colonne avanzanti nella Sirtica e riparava in
Egitto,
Hassan restava presso i residui dei dor sul Gebel, ridotti a vivere di
predonaggio. Conuuulue, questo inesperto giovinetto non poteva avere e non aveva
alcuna personalità; egli non era altro che il vessillifero, presso i residui
della ribellione, di una potenza ormai tramontata.
Sul territorio della Colonia non restava, nella lontana Cufra, che Mohammed
el-Aabed, disinteressato in realtà alle vicende politiche della Cirenaica, e
ben più preoccupato di mantenere per lui attivi gli interessi commerciali e
salvare, se del caso, con ravvicinamento al nostro Governo, vantaggi e privilegi
per la sua famiglia.
Isolato dai membri più influenti della famiglia ai quali era anche inviso per il
suo assenteismo nelle cose della Cirenaica, poco stimato dalle popolazioni per
il suo contegno ondeggiante nei confronti del Governo, nella stessa Cufra
l'autorità di questo senusso era assai scarsa.
E quindi non era certamente questo personaggio, rimasto nel territorio della
Colonia ed in località così eccentrica, in condizioni di esercitare una
qualsiasi influenza contro di noi.
La sutura delle due colonie e le operazioni sul
29° parallelo - Alla fine del 1937, la linea marginale della nostra
occupazione nelle due colonie - Gadames-Derg-Misda-Birel - Geddahia-Gasr bu
Hadi-Sirte- agedabia-Ghemìnes-Tailirnùn-Soluch-el-Mechìli-Bir Hachèim-Giarahùb -
presentava ancora una vasta interruzione in corrispondenza della regione sirtica
e, oltre la predetta linea, esistevano tuttora numerosi campi dì dissidenti che
costituivano urla continua preoccupazione. Taluni nuclei degli Orfella e di
altre tribù scorrazzavano la Sirtica centrale, mentre i Mogarha spadroneggiavano
la Sirtica orientale.
E pertanto, allo scopo di ottenere la sutura delle due Colonie. venivano
preparate nuove operazioni che si proponevano:
-
in primo tempo, l'occupazione delle oasi situate a un dipresso sul 29° parallelo
nord e cioè: Giofra, Mrada, Augila, Gialo;
-
in secondo tempo. la sutura materiale delle due Colonie libiche lungo l'arco
sirtico; in terzo tempo. il consolidamento del nostro dominio su tutta la zona a
nord del 29° parallelo.
Precedute da intense operazioni di
«grande polizia» per garantire la
sicurezza delle basi di partenza e dall'occupazione di Agheila nell'autunno 1927,
le operazioni in grande stile avevano inizio nel gennaio del 1928 e si potevano
raggruppare in tre fasi:
-
nella prima fase - sino al 5 febbraio - azione concorrente su Nufilia e Merduma da
parte di truppe della Tripolitania (gen. Graziani) e della Cirenaica (gen.
Mezzetti). Terminavano con l'occupazione di Bu Ngem, da parte delle truppe
tripolitane e dell'oasi di Faregh da parte delle truppe cirenaiche. Le due
spedizioni procuravano numeroso bottino: circa 20.000 ovini, 8.400 cammelli.
1.000 fucili, 3 cannoni, 13 mitragliatrici, 300 tende, 650 prigionieri e 900
sottomessi. Perdite nostre assolutamente miniale;
-
nella seconda fase - sino al 18 marzo
- venivano occupate le oasi della Giofra (Socna,
Hon, Ueddan, Della) da parte delle truppe tripolitane. contemporaneamente a
quelle di Augila e di Mrada da parte delle truppe cirenaiche.
Partecipava valorosamente a tali operazioni anche S. A. R. il Duca delle Paglie,
che aveva occasione di distinguersi nei combattimenti di Zella c di Tegrift.
Il combattimento di Tegriff. - Così descriveva quest'importante
combattimento il colonnello Gaibi, nella sua opera più volte citata:
La colonna Graziani, lasciato un battaglione con. una sezione di artiglieria
di presidio a Zella, muoveva il giorno 23 febbraio diretta verso nord, con le
seguenti forze: un battaglione libico, un battaglione eritreo, un gruppo montato
al comando di S.A.R. il Duca delle Puglie, il gruppo irregolare della Giofra,
una sezione di artiglieria sahariana.
Marciando senza contrasti nei giorni 23 e 24, giunse il 25 in vista dei pozzi di
Tegrift, dove da parecchi indizi intuì esservi concentrate le forze nemiche.
Si collegò allora a mezzo dell'aviazione con la colonna Mariotti proveniente da
nord, ma detta colonna solo in quel giorno s'affacciava alla conca di Gifa, ed
era perciò ancora troppo lontana per concorrere all'azione.
Il generale Graziani decise di riprendere senz'altro la marcia verso nord, ma
dopo poche ore prendeva contatto coll'avversario che rivelò subito l'intenzione
di resistere.
Attaccato a fondo dagli ascari del gruppo Gallina, il nemico resistette
addossato alle alte dune di fronte (nord), e lanciò nello stesso tempo un forte
attacco sul fianco sinistro e verso il tergo: attacco che il generale Graziani,
intuito il pericolo, parò con un furioso contrattacco sul fianco destro
avversario, pienamente riuscito.
Approfittando del momento di crisi, il generale Graziani, protettosi
opportunamente sul fianco destro e fatta serrare la colonna, mosse decisamente
all'attacco con tutte le forze.
Ma poiché la conca, ove trovansi i pozzi, è sbarrata da un'alta muraglia su cui
si accaniva la resistenza nemica, diede ordine di aggirarla da est e da ovest al
gruppo sahariano di S.A.R. La brillante manovra, riuscita pienamente, obbligò il
nemico a sloggiare da questo forte baluardo al quale s'era tenacemente
aggrappato.
Alle ore 15, il nemico in fuga disordinata lasciava in nostro possesso la conca
e i pozzi di Tegrift.
Ripresa la marcia verso nord dopo il vittorioso combattimento, che costò al
nemico dure perdite, la colonna Graziani, affiancatasi alla colonna Mariotti,
sempre rastrellando il terreno e catturando ingente quantità di cammelli,
raggiungeva Nufilia il 3 marzo.
Contemporaneamente - come abbiamo accennato
- le truppe cirenaiche, agli ordini
Mezzetti, procedevano, nel febbraio 1928, verso l'oasi di Augila, ove
giungevano, senza incontrare resistenza, il 24. Nei giorni seguenti, venivano
occupate anche le oasi di Gialo e di Zella e infine, il 18 marzo, quella di
Mrada.
Compiute queste operazioni dalle truppe della Tripolitania, nella seconda
quindicina di maggio aveva svolgimento la terza fase col rastrellamento completo
della Sirte occidentale. Venivano pure occupati stabilmente i pozzi di Tegrift.
Operazioni complementari. —