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LA RICONQUISTA DELLA CIRENAICA

 

L'avvento del Governo fascista, anche in Cirenaica, doveva volgere a ben deciso nostro favore le sorti di quella Colonia.
Il Senusso Idris, ben comprendendo quanto si doveva attendere, fuggiva in Egitto lasciando in Cirenaica, a rappresentarlo, il fratello Mohammed er Redà.

L'azione del generale Bongiovanni. - Il 30 gennaio 1923. assumeva il governo della Colonia il generale Luigi Bongiovanni.
Primi suoi atti furono quello di conferire ai «Commissari di Governo» facoltà eccezionali per l'applicazione di misure di polizia contro ribelli ed agitatori e quello di addivenire ad una rapida soppressione dei «campi misti», divenuti autentici covi di insidie. Compiuti con grande segretezza i necessari preparativi. in uno stesso giorno - 6 marzo 1923 – venivano sorpresi e in gran parte annientati i campi di Slonta, Tecniz, EI Ahiar, El Me-chili, El Acroma.
Poco dopo, anche Scleidima e Carcurà, venivano rioccupati.
I Senussi, sorpresi da tanta inconsueta energia, si affrettarono a raccogliere le sparse forze intorno alla capitale dell'emirato, Agedabia. contro la quale naturalmente si portò subito l'azione del generale Bongiovanni. che decideva operare celermente contro quella località.

Ai primi di aprile, venivano concentrate nelle località ora nominate, 7 battaglioni, 5 squadroni. 3 batterie, oltre a copiose aliquote dei vari servizi. Il 20, le nostre forze muovevano verso Agedabia su tre colonne e, nella giornata seguente. dopo vivo combattimento, vi penetravano respingendo i ribelli.
Subito dopo veniva denunciata dal Governatore la decadenza di tutti gli inconsulti accordi precedenti e con essi tutti i vantaggi e privilegi concessi alla Senussia.
Seguì un periodo di relativa calma, interrotto soltanto da una sorpresa tentata il 10 giugno contro una nostra colonna di rifornimento in località Marsa Brega, nella Sirtica. La mattina seguente, anche una colonna leggera di due compagnie eritree veniva attaccata da forze ribelli superiori e quasi. completamente distrutta.
Furono ordinate spedizioni in varie direzioni per punire i ribelli, ma essi oramai avevano sgombrato la regione di Agedabia per portarsi alquanto più all'interno, nella zona montagnosa del Gebel.


La campagna del 1924. - Nel marzo dell'anno seguente, 1924, il Comando italiano decideva di operare nella zona del Gebel. Due colonne, agli ordini del generale Pizzari, muovevano il 20 marzo su Gerdes e, incontrato un grosso gruppo di ribelli, circa 500, li mettevano in fuga dopo breve combattimento.
Nei giorni successivi colonne celeri continuavano a percorrere il territorio, sostenendo altri combattimenti, fra i quali notevole quello del 2 aprile a Sidi Selim.
Complessivamente, l'avversario, perdeva circa 300 uomini; assai inferiori le nostre perdite.
Senonché non appena le nostre colonne rientravano alle basi. le bande ribelli si ricostituivano e ritornavano a scorrazzare taglieggiando le popolazioni e disturbando i presidi, di guisa che l'organizzazione militare avversaria non veniva seriamente intaccata malgrado la saggia condotta e lo slancio delle truppe.

Occorreva oramai seguire altra linea di condotta:

  • localizzare le zone di dissidenza isolandole dal retroterra;

  • operare per linee esterne con più colonne convergenti da ogni direzione (e quindi anche da sud a nord) in detta zona;

  • dare a queste colonne forza e capacità operativa (tre armi) adeguate, autonomia massima e maggior velocità: largo impiego di truppe montate e, ove il terreno lo permetteva, di truppe autoportate e di automezzi armati (autoblinde);

  • agire di sorpresa, sia nel tempo e nello spazio, sia riguardo ai mezzi (fra cui un più largo impiego di aviazione) sia riguardo ai metodi.

Il nuovo governatore, generale Mombelli, assunto in carica fin dal 24 maggio 1924, decideva di operare secondo tali criteri adottando anche modalità particolari e precisamente: concentramento di tutte le forze nel Gebel; esclusione delle truppe di colore da tutti i compiti territoriali, da affidarsi invece alle truppe metropolitane: costituzione in ogni settore di gruppi mobili delle tre armi per agire in qualunque momento e in qualsiasi direzione; costituzione di perni logistici di manovra, coi quali accrescere l'autonomia delle colonne; più intenso impiego dell'aviazione in modo da facilitare la sua cooperazione coi gruppi mobili sia nella ricognizione e nel collegamento sia nell'offesa diretta.
I nuovi metodi rivelavano subito la possibilità di raggiungere risultati più importanti.
Avendo appreso che grossi nuclei di armati fra maggio e giugno 1924 si erano concentrati nella regione del Gebel Auaghir, veniva decisa in quella direzione una rapida incursione, che portava ad un vivace combattimento presso Gasr el Benia e poco dopo, il 31 luglio. presso Utnm el Gíuabi. I ribelli subivano numerose perdite. Venivano catturati anche 1.500 cammelli e circa 17.000 capi di bestiame. Inoltre numerose frazioni si sottomettevano.


La campagna del 1925 - Occorreva non dare tregua all'avversario, c pertanto le operazioni venivano riprese attivamente anche nell'anno seguente.
Le nuove operazioni venivano iniziate, per sfruttare anche la sorpresa, in piena stagione invernale col concorso anche dell'aviazione. Nella seconda quindicina del dicembre 1921 veniva bombardato il campo nemico di cl Gesscia e ai primi di gennaio veniva iniziato il rastrellamento del Gebel ivaghir. Successivamente veniva operato quello del Gebel centrale. La linea marginale della nostra occupazione veniva completata coi presidi di Gerdes, Gerrari e Chaulan. Seguivano nostre fortunate operazioni contro i Braasa, gli Hasa e altri dor (accampamenti di armati), infliggendo ai ribelli gravi perdite, ma si confermava lo strano fatto che l'avversario riusciva a ricostituire i suoi campi con stupefacente prontezza. il che stava a dimostrare che importanti fonti di rifornimento a suo favore non cessavano di esistere.
E pertanto venivano presi provvedimenti per impedire il contrabbando alla frontiera orientale a mezzo di pattuglie autoportate. Inoltre, nel dicembre 1925, veniva finalmente firmato al Cairo, da Zivar Pascià e dal Marchese Negrotto di Cambiaso, un accordo con l'Egitto circa la frontiera orientale della Cirenaica.
L'accordo, pure soddisfacendo largamente tutti i desideri e le richieste dell'Egitto, in cambio del riconoscimento dei nostri sacrosanti diritti su Giarabub, ebbe un reale valore in quanto portò una determinazione precisa dei confini fra l'Egitto e la Cirenaica, ponendo finalmente termine alle corrosioni a nostro danno dello hinterland libico e consentendo di adottare misure definitive contro il contrabbando. Qualche difficoltà sollevò in seguito la delegazione egiziana incaricata, insieme con una nostra, di definire il confine sul terreno. L'Egitto si prestò anche a una manovra dei Senussi che cercavano di ottenere la cittadinanza egiziana; ma l'Italia non acconsentì a questo, concedendo in compenso nuovi vantaggi territoriali attorno a Sollum. L'accordo era finalmente ratificato dal Parlamento egiziano nel dicembre 1926.


La campagna del 1926 - L'occupazione di Giarabub. - Riconosciuto all'Italia il possesso dell'oasi di Giarabub, ne veniva decisa l'immediata occupazione, per venire in possesso dei principali capisaldi della frontiera e per intensificare la vigilanza sul contrabbando.
Le truppe destinate all'operazione venivano concentrate a Tobruk e a Porto Bardia, dove era costituita la base di rifornimento della colonna operante.
Prima di allora, era stato fatto solo qualche rilievo del terreno della Marmarica a sud di Tobruk, fino a 250 chilometri circa nell'interno e ad una quarantina da Giarabub, ma nessun reparto di truppa vi era mai giunto (1).
Per facilitare il movimento della colonna venivano costituite basi intermedie ad Amseat, a circa 35 chilometri a sud di Porto Bardia, e a Bir esc-Scegga, a circa 100 chilometri.
Oltre questa seconda base la colonna doveva avere con sè tutti i mezzi per vivere e per combattere.
La colonna, agli ordini del colonnello Ronchetti, era composta di due battaglioni eritrei con otto sezioni mitragliatrici, uno squadrone meharisti, una squadriglia di autoblinde, una sezione artiglieria da montagna autoportata, una sezione carri d'assalto, una squadriglia di otto carri armati, tre sezioni di vetturette Ford armate, tre stazioni radiotelegrafiche. Inoltre, pei vari rifornimenti, 350 autocarri: complessivamente 77 ufficiali, 636 bianchi. compresi alcuni reparti della M.V.S.N., 1.300 indigeni, 115 muletti.

La colonna partiva da Amseat il 1° febbraio 1926 e già il 7 il tricolore veniva innalzato sulla città santa dei Senussi, senza incontrare nessuna ostilità. Il notabile senussita Sciaref el Gariani veniva nominato custode dei luoghi santi di Giarabub: la moschea, la tomba del fondatore della confraternita. la zauia senussita.
Le operazioni nel Gebel cirenaico. Contemporaneamente, allo scopo di impedire che il Capo ribelle cirenaico Omar el Muchtar inviasse armati a Giarabub, erano state ordinate operazioni nel Gebel da parte di nostre tre colonne: Garelli, Lo Cascio e Spernazzati. Combattimenti ebbero luogo a Gasr Tecasis il 29 gennaio e ad Abiar es Zozat il 30, contro retroguardie dei ribelli in fuga.
Le operazioni venivano quindi sospese sino al maggio, epoca in cui venivano riprese per impedire infiltrazioni dei ribelli nei territori a noi sottomessi. Operarono quattro colonne: Nicastro, Moramarco, Ferrari e Piatti. in alcuni scontri della colonna Nicastro lungo la carovaniera di Bir Gerrari i ribelli erano respinti. fn una ricognizione sull'Uadi el Ge reich cadeva il maggiore Ferrari.
Altro vivace combattimento aveva luogo 1'11 luglio presso Sidi el Gheilani, nei dintorni eli Ghemines, sempre con nostro felice successo.

 

La campagna del 1927 - Nel novembre 1926, il governo della Cirenaica era assunto da S. E. Attilio Teruzzi, che si propose subito di estendere la nostra occupazione nel sud bengasino, anche per assicurare definitivamente. per via di terra, le comunicazioni fra Bengasi e Agedabia e per procedere poi a future operazioni destinate a ricongiungere le due Colonie.
Tranne qualche scontro sfortunato, come quello del 27 marzo 1927 contro un grosso dor poco a sud di Gerdes, nel quale cadeva il maggiore Bassi, le altre operazioni avevano esito felice.
Nel giugno venivano apparecchiate sei nostre colonne: Mezzetti, Spernazzati, Montanari, Poli, Lorenzini e Piatti, le quali avevano il compito di fiaccare l'organizzazione dei ribelli stili altipiano centrale per poi far massa nella Sirte contro i Mogarba e attuare, in cooperazione con le truppe della Tripolitania, la sutura delle due Colonie e l'occupazione delle oasi del 29° parallelo.
Il movimento ebbe inizio il 9 luglio e, dopo alcuni scontri con perdite sensibili da parte dei ribelli. le colonne entravano nella zona dell'Uadi el Cuf e negli ultimi giorni di luglio, con marcia convergente. riuscirono a stringere il cerchio intorno ai ribelli che subirono altre gravi perdite. Furono anche catturati depositi di derrate e materiali nascosti nelle caverne.
Altre rapide incursioni seguivano nel mese di agosto. Nel settembre nostre forze rilevanti rastrellavano la Gesseia, catturando altri numerosi ribelli.
Così si chiudeva il ciclo delle operazioni estive del 1927. In ottanta giorni erano stati uccisi circa 1.300 ribelli e catturata ingente quantità di bestiame, viveri, armi e materiali.
Da parte nostra si erano avuti 68 uccisi (fra cui due ufficiali) e 170 feriti (fra cinque ufficiali).
Si otteneva così un periodo di relativa calma sul Gebel e potevano senz'altro organizzarsi le spedizioni per la progettata azione sulle oasi del 29° parallelo.

I Mogarba, che ci erano rimasti ostili fino al principio del 1927, vedendosi ora minacciati da vicino dai. nostri preparativi. facevano atto di sottomissione, e con loro anche parte degli Auaghir.


La resa del Senusso. - Alla fine del 1927, alla vigilia dell'inizio delle operazioni nella Sirtica, anche Saied Mohammed er B.cdà. fratello e vicario di Idris in Cirenaica, si sottometteva al Governo italiano e sì presentava il 3 gennaio ad Agedabia. Veniva subito trasferito in Italia, come segnalava la Stefani:
Sabato sera, a bordo del postale, è partito per l'ltalia, convenientemente scortato, Saied Mohanuued er Redà es-Senussi, che da quasi cinque anni, dopo l'esodo del fratello Saied Idris in Egitto, era il più autorevole dei membri della famiglia senussita rimasti in Cirenaica.
Il 3 gennaio, lo stesso Bedà, accompagnato dal vecchio Adular Abd el Aziz el Isaui e proveniente da Gialo, si presentava al nostro comando di zona di Agedabia per fare atto dì incondizionata sottomissione, dichiarando di rimettersi interamente alla generosità del Governo italiano. Per disposizione dell'autorità competente il capo senussita dovrà risiedere nella località del Regno alla quale è stato assegnato.
Giova ricordare elle nella primavera del 1923. quando le nostre truppe dopo l'avvenuta denunzia di tutti i patti e gli accordi vigenti con la Senussia, occuparono Agedabia, e Saied ldris stimò opportuno e prudente fissare la propria dimora in una salubre stazione di villeggiatura egiziana, egli passò al fratello Redà l'incarico (li guidare gli affari politici e amministrativi della Confraternita in Cirenaica; il loro giovane cugino Saft ed Din assumeva dal canto suo il titolo pomposo di comandante generale delle forze senussite in Libia. Nei vari avvenimenti cine seguirono, poco lieti per le sorti della Confraternita e della famiglia stessa dei Sentissi, e anche dopo il ritiro di Safi ed Dir), battuto e disanimato, in Egitto, quella del Redà rimase pur sempre una figura di secondo piano quale comportava naturalmente il carattere dell'uomo, debole, indeciso e pavido.
Non è dubbio che egli è stato indotto al giudizioso atto di remissione dall'insistente, tenace martellamento delle nostre truppe, per quattro anni continuato sulle formazioni ribelli in Cirenaica; più ancora nell'estate scorsa dalle brillantissime operazioni nel Gebel centrale e infine or sono poche settimane, dall'improvviso apparire di nostri arditi meharisti, provenienti dalla lontana oasi di Giarabub, a Gieberra, alle spalle di quell'oasi di Gialo, dove Saied Redà dimorava e si riteneva irraggiungibile.
All'atto del Redà sarebbe inopportuno attribuire una intrinseca possibilità di conseguenze politiche; esso riveste persi indubbiamente un significato assai importante quale indizio caratteristico dei risultati che la politica di fermezza e di energia, - adottata dopo l'avvento del Fascismo nei confronti della Senussia e ancora maggiormente accentuata da un anno, - va realizzando anche in Cirenaica per la pacificazione della Colonia e per la totale instaurazione della sovranità italiana.
I suoi figli. Saddig e Hassan, erano in procinto di seguirne la determinazione allorquando il suo avvenuto confinamento in Italia apparve ai loro occhi un tradimento da parte nostra.
Saddig fuggiva avanti alle nostre colonne avanzanti nella Sirtica e riparava in Egitto, Hassan restava presso i residui dei dor sul Gebel, ridotti a vivere di predonaggio. Conuuulue, questo inesperto giovinetto non poteva avere e non aveva alcuna personalità; egli non era altro che il vessillifero, presso i residui della ribellione, di una potenza ormai tramontata.
Sul territorio della Colonia non restava, nella lontana Cufra, che Mohammed el-Aabed, disinteressato in realtà alle vicende politiche della Cirenaica, e ben più preoccupato di mantenere per lui attivi gli interessi commerciali e salvare, se del caso, con ravvicinamento al nostro Governo, vantaggi e privilegi per la sua famiglia.
Isolato dai membri più influenti della famiglia ai quali era anche inviso per il suo assenteismo nelle cose della Cirenaica, poco stimato dalle popolazioni per il suo contegno ondeggiante nei confronti del Governo, nella stessa Cufra l'autorità di questo senusso era assai scarsa.
E quindi non era certamente questo personaggio, rimasto nel territorio della Colonia ed in località così eccentrica, in condizioni di esercitare una qualsiasi influenza contro di noi.

 

La sutura delle due colonie e le operazioni sul 29° parallelo - Alla fine del 1937, la linea marginale della nostra occupazione nelle due colonie - Gadames-Derg-Misda-Birel - Geddahia-Gasr bu Hadi-Sirte- agedabia-Ghemìnes-Tailirnùn-Soluch-el-Mechìli-Bir Hachèim-Giarahùb - presentava ancora una vasta interruzione in corrispondenza della regione sirtica e, oltre la predetta linea, esistevano tuttora numerosi campi dì dissidenti che costituivano urla continua preoccupazione. Taluni nuclei degli Orfella e di altre tribù scorrazzavano la Sirtica centrale, mentre i Mogarha spadroneggiavano la Sirtica orientale.

E pertanto, allo scopo di ottenere la sutura delle due Colonie. venivano preparate nuove operazioni che si proponevano:

  • in primo tempo, l'occupazione delle oasi situate a un dipresso sul 29° parallelo nord e cioè: Giofra, Mrada, Augila, Gialo;

  • in secondo tempo. la sutura materiale delle due Colonie libiche lungo l'arco sirtico; in terzo tempo. il consolidamento del nostro dominio su tutta la zona a nord del 29° parallelo.

Precedute da intense operazioni di «grande polizia» per garantire la sicurezza delle basi di partenza e dall'occupazione di Agheila nell'autunno 1927, le operazioni in grande stile avevano inizio nel gennaio del 1928 e si potevano raggruppare in tre fasi:

  • nella prima fase - sino al 5 febbraio - azione concorrente su Nufilia e Merduma da parte di truppe della Tripolitania (gen. Graziani) e della Cirenaica (gen. Mezzetti). Terminavano con l'occupazione di Bu Ngem, da parte delle truppe tripolitane e dell'oasi di Faregh da parte delle truppe cirenaiche. Le due spedizioni procuravano numeroso bottino: circa 20.000 ovini, 8.400 cammelli. 1.000 fucili, 3 cannoni, 13 mitragliatrici, 300 tende, 650 prigionieri e 900 sottomessi. Perdite nostre assolutamente miniale;

  • nella seconda fase - sino al 18 marzo - venivano occupate le oasi della Giofra (Socna, Hon, Ueddan, Della) da parte delle truppe tripolitane. contemporaneamente a quelle di Augila e di Mrada da parte delle truppe cirenaiche.

Partecipava valorosamente a tali operazioni anche S. A. R. il Duca delle Paglie, che aveva occasione di distinguersi nei combattimenti di Zella c di Tegrift.

 

Il combattimento di Tegriff. - Così descriveva quest'importante combattimento il colonnello Gaibi, nella sua opera più volte citata:

La colonna Graziani, lasciato un battaglione con. una sezione di artiglieria di presidio a Zella, muoveva il giorno 23 febbraio diretta verso nord, con le seguenti forze: un battaglione libico, un battaglione eritreo, un gruppo montato al comando di S.A.R. il Duca delle Puglie, il gruppo irregolare della Giofra, una sezione di artiglieria sahariana.
Marciando senza contrasti nei giorni 23 e 24, giunse il 25 in vista dei pozzi di Tegrift, dove da parecchi indizi intuì esservi concentrate le forze nemiche.
Si collegò allora a mezzo dell'aviazione con la colonna Mariotti proveniente da nord, ma detta colonna solo in quel giorno s'affacciava alla conca di Gifa, ed era perciò ancora troppo lontana per concorrere all'azione.
Il generale Graziani decise di riprendere senz'altro la marcia verso nord, ma dopo poche ore prendeva contatto coll'avversario che rivelò subito l'intenzione di resistere.
Attaccato a fondo dagli ascari del gruppo Gallina, il nemico resistette addossato alle alte dune di fronte (nord), e lanciò nello stesso tempo un forte attacco sul fianco sinistro e verso il tergo: attacco che il generale Graziani, intuito il pericolo, parò con un furioso contrattacco sul fianco destro avversario, pienamente riuscito.
Approfittando del momento di crisi, il generale Graziani, protettosi opportunamente sul fianco destro e fatta serrare la colonna, mosse decisamente all'attacco con tutte le forze.
Ma poiché la conca, ove trovansi i pozzi, è sbarrata da un'alta muraglia su cui si accaniva la resistenza nemica, diede ordine di aggirarla da est e da ovest al gruppo sahariano di S.A.R. La brillante manovra, riuscita pienamente, obbligò il nemico a sloggiare da questo forte baluardo al quale s'era tenacemente aggrappato.
Alle ore 15, il nemico in fuga disordinata lasciava in nostro possesso la conca e i pozzi di Tegrift.
Ripresa la marcia verso nord dopo il vittorioso combattimento, che costò al nemico dure perdite, la colonna Graziani, affiancatasi alla colonna Mariotti, sempre rastrellando il terreno e catturando ingente quantità di cammelli, raggiungeva Nufilia il 3 marzo.

Contemporaneamente - come abbiamo accennato - le truppe cirenaiche, agli ordini Mezzetti, procedevano, nel febbraio 1928, verso l'oasi di Augila, ove giungevano, senza incontrare resistenza, il 24. Nei giorni seguenti, venivano occupate anche le oasi di Gialo e di Zella e infine, il 18 marzo, quella di Mrada.
Compiute queste operazioni dalle truppe della Tripolitania, nella seconda quindicina di maggio aveva svolgimento la terza fase col rastrellamento completo della Sirte occidentale. Venivano pure occupati stabilmente i pozzi di Tegrift.

 

Operazioni complementari. L'occupazione delle oasi del 29° parallelo seguii, ano le operazioni complementari, per il consolidamento dei nuovi territori conquistati.

Esse venivano così riassunte nell'opera Le guerre coloniali dell'ltalia (edit. Corbaceio) dai generali Cabiati e Grasselli:

Durante le operazioni sul 29° parallelo. le tribù nomadi della Ghibla si erano mantenute tranquille, ma poco dopo diedero segni manifesti di una rinnovata attività ostile, facente capo a Gheriat, e tendente alla zona di Misda-Garian. occupata stabilmente da qualche anno. l n tentativo del maggio 1928, attuato da una colonna uscita da Misda, non ebbe esito fortunato per la eccezionale siccità e per un violentissimo « ghibli a che portò la temperatura a 30 gradi all'ombra. L-n gruppo di irregolari, fedeli al nostro dominio, ritentava la prova, e, dopo un aspro e sanguinoso combattimento (12 luglio 1928), disperdeva i libelli. puntando il giorno 15 sull'oasi del Gheriat. La aviazione, al comando del tenente colonnello Ranza, collaborò efficacemente alla vittoria e all'organizzazione della lunga e difficile linea di comunicazione. Un successivo e brillante attacco dell'oasi di Tabornia metteva definitivamente in fuga verso il sud le tribù dei Miseiascia, che da qualche tempo infestavano la regione della Ghibla. In queste operazioni rifulse la enorme importanza del segreto e della sorpresa, si collaudò l'entità del contributo dell'aviazione e si ebbe ancora una volta a constatare l'utilità delle formazioni indigene speciali, soprattutto se ben comandate ed impiegate da capi decisi e circondati dì personale prestigio.
Alla fine di ottobre (1928), una forte mchalla ribelle si riprometteva di raggiungere Hon (nord est di Sogna) per ricostituirvi un centro di operazioni ai nostri danni. La colonna mobile di quel settore (tenente colonnello Amato) accorse alla difesa e, all'alba del 31 ottobre, veniva violentemente attaccata nei pressi dei pozzi di Bir el Afic. Il combattimento fu lungo e 'cruento. ma alla fine i ribelli furono decisamente ricacciati verso il sud.

Ben meritata parola di elogio va tributata ai Capi delle nostre valorose e infaticabili colonne, elle, al comando del generale Graziani. operarono in quegli anni nella vasta regione, sotto clima torrido, di fronte a nemico insidioso, attraverso regioni inospiti. Ricordiamo Pintor, Garelli, Simone, Mariotti, La Viola, Maletti, Malta, Natale. Ferrari Orsi. Morarnareo, Lorenzini, Belardinelli.

 

 

 

Note

1) Prima di questi avvenimenti, la località di Giarabub era stata Idris, il Gran Senusso; nel 1922 dal capitano Alvisi e da altri due toccata solo tre volte da Italiani; nel 1913 dal tenente Virgilio, prigio. ufficiali dell'Esercito italiano, i quali pure vi si erano recati col Mero; nel 1919 dal capitano Lami, che vi si recò in automobile con Gran Senusso.


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