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Fonte:
Cronache
illustrate dell'azione italiana in A.O.,
Tuminelli e C. Editori, Roma, 1936 |
COMPOSIZIONE. - L'esercito
dell'Impero
Etiopico, o per essere più esatti, le forze armate che il Negus può mobilitare
in caso di guerra, risultano dall'aggruppamento delle singole forze che i Ras
più potenti. capi di regione, possono riunire mobilitando a loro volta i capi
soggetti. In Etiopia non esiste una leva propriamente detta. ma al battere del «chitèt»,
o bando imperiale, i sudditi atti alle armi accorrono attorno al ghebi del loro
capo con il proprio armamento, primitivo o modernissimo a seconda della
ricchezza e della potenza di chi li riunisce. Questo accorrere ricorda le frotte
degli armati medioevali che, al seguito di un condottiero, formavano eserciti
temibili, anche se di origine, costumi ed armamenti diversissimi.
Bisogna riconoscere a questi armati le doti comuni all'uomo abissino in genere,
a cominciare da un alto spirito bellico, che si moltiplica nell'eccitazione
della massa. facendola diventare sanguinaria. avida di bottino, fino a
raggiungere il parossismo quando più alto è. il tumulto della battaglia. A
questo, si devono aggiungere l'estrema frugalità ché in caso di bisogno l'armato
abissino può vivere con una piccola razione di farina, e la grande mobilità.
potendo gli indigeni coprire giornalmente con la marcia distanze di 60 km., e,
in casi eccezionali, anche di 100 km. Innati sono nell'abissino l'arte
dell'imboscata, dell'aggiramento e la capacità di saper tattica-mente sfruttare
le risorse del terreno.
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Tuminelli e C. Editori, Roma, 1936 |
Oltre agli eserciti regionali, esiste una Guardia Imperiale,
di cui fanno parte
solo i nativi dei vari distretti dello Scioa, dipendenti direttamente
dall'Imperatore come dominio della Corona. e quelli delle province Cellia,
Nonno, Uolisò. Gabbo. Amoia, Soddo. Guagliè, Marequò e Gamma, dipendenti
direttamente dal Ministro della Guerra. Questa Guardia Imperiale ha due
formazioni, una sceltissima, regolarmente pagata. ben equipaggiata, armata ed
addestrata modernamente, disciplinata secondo gli ordinamenti europei- composta
da circa 10.000 nomini; l'altra, pur sempre scelta ma meno efficiente, che
comprende circa 70.000 uomini.
Molto è stato scritto sulla forza numerica complessiva dell'esercito etiopico,
ma con grande discordanza nelle cifre. Infatti, il totale degli eserciti
regionali può variare molto a seconda del gettito dei bandi. Si va da un minimo
di 500.000 uomini per giungere al massimo di un milione.
Gruppi numerosi di cavalleria al seguito dei capi principali, assai abili nel
valersi dei generosi cavalli abissini e nel saper compiere velocissime manovre
di aggiramento, hanno sempre fatto credere alla esistenza di un corpo di
cavalleria. E' invece accertato che vi sono soltanto pochi squadroni organici
facenti parte della Guardia Imperiale.
GERARCHIA. - Nell'esercito abissino non esiste una vera e propria gerarchia. I
gradi, o piuttosto i titoli militari, sono conferiti dal Negus e dai Capi in
sottordine, a seconda del rango e della carica sociale degli individui.
regioni, con lo stesso procedimento, i governatori delle province sono a capo
dei loro armati e, a seconda della importanza del paese loro sottoposto,
prendono il nome di Degiasmac Negarit, Degiac Negarit, Degiac. Quest'ultimo
potrebbe paragonarsi ad un comandante di reggimento, avendo effettivamente
comando su una unità tattica similare di 2-3.000 uomini. Seguono noi, secondo le
concezioni tradizionali abissine, il Comandante dell'avanguardia, Fitaurari; il
Comandante della retroguardia, Asmac; il Comandante dell'ala destra, Cagnasmac;
il Comandante dell'ala sinistra, Grasmac; quindi i Comandanti di Amba.
dell'artiglieria e della cavalleria, che han-no il titolo di Barambaras; infine
gli ufficiali inferiori, Basciai.
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Tuminelli e C. Editori, Roma, 1936 |
Nella Guardia Imperiale,il comando effettivo dei reparti è affidato a giovani
ufficiali, figli di capi, alcuni dei quali hanno studiato nelle scuole militari
europee. I gradi corrispondono qui a funzioni ben determinate, la cui gerarchia
è la seguente : Sciarnbal, Comandante di compagnia o di battaglione; Meto Alekà,
Comandante di plotone; Amsa Alekà, sottufficiale Comandante di plotone; Ila
Ammist Alekà, sottufficiale; Assr Alekà, capo squadra.
La costituzione dei reparti che formano la Guardia Imperiale è la seguente; tre
battaglioni di fanteria con 12 sezioni di fucilieri mitraglieri e tre compagnie
di mitragliatrici pesanti; un reparto di lancia bombe: uno squadrone di
cavalleria: una batteria someggiata; un plotone di radiotelegrafisti; un
drappello di sanità e la musica.
ARMAMENTO E ADDESTRAMENTO. - Sin
dalla sua assunzione al trono, l'attuale Negus si preoccupò che i suoi sudditi
fossero messi in grado di partecipare, nel numero più grande possibile, agli
addestramenti impartiti dalle missioni di ufficiali europei, quali la belga, la
svizzera e la svedese, avvicendatesi nella capitale etiopica.
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La provvista delle armi moderne, destinate a sostituire i vecchi fucili e le
armi bianche primitive di cui erano armati per la maggior parte gli abissini,
fu, nonostante le convenzioni internazionali, accresciuta ogni anno secondo i
consigli e la prevalenza di questa o di quella missione europea. Per far fronte
alle forti spese. Hailè Selassiè ridusse gli stipendi dei suoi funzionari del 20
per cento, ed impose il contributo di un tallero per abitante a titolo di
«acquisto di armi e munizioni».
Gli ufficiali belgi distaccati ad Narrar, a Sidamo, a Uollo, a Golia, hanno
istruito gli abissini nell'uso delle armi automatihe, fucili e mitragliatrici, e
costituito reparti regolari con organico europeo.
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Venivano così a beneficiare di questo insegnamento anche gli eserciti regionali
dei diversi Ras, che non avevano brillato certamente fino allora per
l'armamento, composto di vecchi fucili di tutte le fabbriche: Gras, Le}nel,
Mauser, Wetterly, Martini; carabine Winchester. Colt. Remington, in numero
complessivamente di circa 600.000. Ma appunto per l'interessamento del Negus,
fin dal 1931 erano giunti in Abissinia circa sessantamila fucili moderni, con
una scorta di venti milioni di cartucce, tosto accresciuta; duecento
mitragliatrici tra pe-santi e leggiere; sette carri Ford armati con
mitragliatrici Wichers; sette carri d'assalto Fiat. I paesi sanzionisti, hanno
poi fatto a gara ad inviare in Etiopia forniture militari cosicché il numero
delle mitragliatrici pesanti è salito a 350 e quello delle leggiere a 800. Nè
tali elargizioni sono cessate.
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Tuminelli e C. Editori, Roma, 1936 |
Anche l'artiglieria ha ricevuto speciali cure in questi ultimi tempi, ed ai
circa due-cento vecchi pezzi di bronzo ad affusto rigido, si sono aggiunti un
centinaio di pezzi moderni da campagna. Numerose e moderne le bocche da fuoco
per la difesa antiaerea.
Gli aeroplani al servizio del Negus ammontavano a 17. con piloti europei e
indigeni. La maggior parte degli apparecchi. però è inefficiente, e vari sono
stati distrutti nel corso delle ostilità dai nostri aviatori.
EQUIPAGGIAMENTI E SERVIZI. - Prima delle attuali operazioni, l'esercito abissino
non possedeva uniformi, eccettuata la Guardia Imperiale, vestita di uniforme
color kaki di tipo belga, coi colori distintivi della specialità in mostrine
applicate al bavero. In questi ultimi mesi, anche alcune decine di migliaia di
gregari hanno rivestito l'uniforme kaki e messo, contrariamente all'uso locale,
un berretto tipo giapponese. Gli altri, rivestono il rituale sciamma bianco
senza distintivi, e molti hanno rinunciato a indossare in guerra le tradizionali
vesti adorne di pelli di leone o leopardo e gli alti pennacchi. Tutti portano in
combattimento al posto della sciabola-baionetta un coltellaccio o una scimitarra
molto curva bitagliente. La calzatura rappresenta per l'abissino un impaccio
insopportabile. e quindi, mentre esso è pronto a pavoneggiarsi in un bel paio
di scarpe di pelle lucida, ne fa a meno quando deve marciare.
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Tuminelli e C. Editori, Roma, 1936 |
Se gli armati abissini, come
abbiamo detto, possono chiedere al proprio stomaco sacrifici eccezionali in caso
eli necessità, essi cercano di vivere nel modo migliore, predando e razziando il
paese. amico o nemico, in cui si trovino. I più ricchi conducono con loro uno
schiavo porta fucile o una donna per preparare il giaciglio e cucinare le
vivande. L'esercito di un Ras trascina così al suo seguito una metà circa del suo
totale di non combattenti, che gravano però sulle risorse che il paese può
offrire.
Si è tentato di rifornire questi eserciti con criteri logistici europei ma,
conoscendo la caotica confusione che regna usualmente stelle carovane abissine,
e lo stato delle piste carovaniere, si può ben dire che si è ottenuto un
limitato rendimento. In questo modo l'ammassamento di un esercito regionale
corre sempre il rischio di finire per dissolversi se la fortuna non lo fa
capitare u zone ricche di messi e di bestiame, o se la rara previdenza dei capi
non accumuli depositi di vettovaglie.
Questa, in sommi capi, la costituzione delle forze armate abissine. La civiltà
europea continuerà a rafforzarle materialmente e moralmente e l'Italia
continuerà a batterle nel nome della civiltà, da 52 Stati sanzionisti tradita.