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Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

 

La sezione dedicata al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, curata dallo storico del Corpo ed amico A. Mella, è inserita nella sezione dedicata al P.N.F. poichè il personale, inquadrato nei ruoli del Ministero dell' Interno
aveva l'obbligo di iscrizione al Partito come tutti i dipendenti dello Stato.
Tale condizione era indispensabile per accedere ai ruoli del Corpo sia nella componente permanente che in quella volontaria.

NASCITA E LA STORIA DEL CORPO

Nel 1938, il Corpo Nazionale era praticamente già operativo pur trovando una concreta nascita con il RD 333 del 1939 poi migliorato e concretizzato con la legge 1570 del 27 Dicembre 1941.
Il centro vitale del corpo era la Direzione Generale dei Servizi Antincendi allora gestita dal Prefetto Alberto Giombini, il vero papà dei Vigili del Fuoco d’Italia.
Presso ogni capoluogo era sito un Corpo Provinciale identificabile da un numero assegnato secondo l’ordine alfabetico (fatta eccezione per Roma che nel 1941 cederà il numero 73 ad Agrigento ed acquisirà il numero 1 più consono al suo ruolo di “capitale dell’Impero”).
Ogni corpo era dotato in genere di una sede centrale o comando e di un numero vario di distaccamenti permanenti e volontari, più a seconda delle necessità, squadre e distaccamenti portuali o di montagna.
I corpi provinciali, erano ulteriormente suddivisi in gategorie d’importanza a seconda della densità di popolazione, delle aree industriali ed in genere dei rischi naturali od artificiali.
Erano ad esempio comandi di prima categoria, Torino densamente abitata ed altamente industrializzata, Milano e Roma per le medesime ragioni, nonchè Genova e Palermo per l’enorme traffico navale.
Il grado del comandante del corpo era quindi in genere corrispondente alla categoria del corpo, ad Alessandria per esempio comandava il Geom. Negri, ufficiale di terza classe, e la città piemontese era appunto un corpo di terza categoria.
Vale la pena ricordare che I Vigili del Fuoco furono uno dei corpi più curati dal regime giacchè particolarmente apprezzati ed amati dallo stesso Mussolini,  tenuto sempre al corrente di tutto da Guido Buffarini Guidi sottosegretario agli interni poi ministro nella RSI.
Il Duce non mancò mai di elogiarne l’opera e presenzio alla manovra di Piazzale di Siena a Roma nel 1939, ed alla cerimonia di innaugurazione delle Scuole Centrali Antincendi a Roma Capannelle.
All’indomani dell’armistizio del drammatico 8-9-43, il Corpo si spaccò in due, uno al Centro Nord sotto il controllo della DGSA della Repubblica Sociale Italiana a cui il Giombini aveva aderito, e l’altro sotto il controllo del Regno del Sud ma sopratutto delle autorità militari alleate.
Al termine del conflitto spetterà al corpo nazionale aiutare ancora la popolazione a ricominciare a camminare ed a guardare al proprio futuro.
Tuttavia le operazioni di “guerra” si concluderanno solo quando il corpo di Trieste terminò il recupero delle vittime delle foibe.
Ai Vigili del Fuoco resterà ancora il ricordo malinconico e doloroso dei tanti caduti, mai dimenticati, I cui figli saranno curati e cresciuti nell’apposito istituto di Villa Bellavista a Borgo a Buggiano, dove nel 1940 il Ministero aveva installato una casa per il riposo dei pompieri intitolata a “Tullio Baroni”. (da il museo delle divise fasciste)

 

 

Origini e vicende organiche

Nessuna Nazione in Europa e nel mondo poteva vantare una migliore organizzazione antincendi, la quale in una così ardita e rapida soluzione fu realizzata, tempestivamente solo in Italia fra tutti i paesi coinvolti nel secondo conflitto mondiale. Alla fine di maggio del 1940, in una giornata di sabato che vedeva la chiusura anticipata di tutte le scuole, alle ore 15 risuonò per provo il segnale di allarme aereo.

Dalle sirene installate sui municipi e da quelle ad esse collegate delle fabbriche, i sibili di diverso tono, cupi quelli a depressione e acuti quelli rotativi, annunziarono alla popolazione delle provincie metropolitane e oltremare del Regno sino a quelle dei Possedimenti dell'Impero; che la difesa passiva era pronta ad affrontare l'offesa aerea bellica, vedeva in prima linea il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco da poco sorto dall'unificazione dei corpi comunali nati episodicamente sul territorio nazionale.

Tale necessità si era evidenziata quando negli anni 1931-32-33 l'autorità militare sperimentò l'impiego in massa e la manovrabilità del complesso costituito dai corpi civici sparsi sul territorio i quali risultarono così eterogenei da non dare sicuro affidamento per l'eventuale impiego collettivo.

Nacque così il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ai quali membri vennero riconosciute funzioni militari e forniti gli armamenti individuali con un Decreto del Ministero degli Interni di concerto con quello delle Finanze. Il fatto rientrava allora nell'ordine naturale delle cose e della politica del regime fascista, il cui capo annunciava al mondo intero che l'ltalia disponeva di otto milioni di baionette distribuito ad ogni uomo valido non esclusi figli della Lupa, Balilla e naturalmente... Vigili del Fuoco. In realtà le armi non servirono ai Vigili del Fuoco, e mai ebbero a portarsele seco nell'esercizio delle mansioni loro assegnate; al più li usarono per i servizi di guardia alle caserme o in occasione di Parate o Riviste come nel caso del 1° Campo Nazionale dei Vigili del Fuoco svoltosi a Roma nel 1939, dove alcuni Vigili saliti al vertice delle "scale controventate" eseguirono scariche a salve contro l'ipotetica aviazione avversaria che sorvolava il  campo dell'incendio.

L'amministrazione VV.F. possedeva un ordinamento organico unificato e statalizzato e l'Italia allora come oggi, divideva nel mondo con i soli stati della Finlandia e del Giappone il vanto di avere un organizzazione antincendi con tali caratteristiche. Centro motore della graduale e profonda trasformazione di un sistema organizzativo fondato da secoli su basi civiche che si ispirava all'organizzazione antincendi della Roma Imperiale, fu il Ministero degli Interni, che dopo gli studi preliminari, affidò nel 1938 la cura tecnico-organizzativa al Prefetto Giombini. Dinamico marchigiano, già ufficiale comandante dei Reparti d'assalto nella prima guerra mondiale Alberto Giombini realizzò in tempi sorprendentemente brevi l'unificazione con vedute ampie ed ancora oggi rispondenti alle necessità nazionali del Servizio Antincendi; egli a buon diritto è considerato, anche all'estero, il creatore del Corpo Nazionale.

Il clima dittatoriale imponeva il comandamento "vivere pericolosamente", e questo valeva per l'intera massa d'italiani che a forza di sentirlo ri­petere si autoconvinceva di obbedire al monito e di essere veramente in condizioni di pericolosità, rivestendo sgargianti uniformi con le quali………placidamente assolvere le più pacifiche e tranquille mansioni ... del mestiere o dell'impiego. Ma nella massa dei cittadini si iniziava già a distinguere questo gruppo di uomini che, per senza l'ordine del regime, aveva scelto la missione di "vivere pericolosamente" per il bene dell'umanità.

Il processo di unificazione investì personale, uni­formi, gradi, materiali, mezzi tecnici ed infrastrutture. Per l'addestramento venne adottata la rego­lamentazione in vigore al Corpo di Milano, nel contempo, venne costruita ed impiantato con cri­teri didattico-architettonici ancora funzionali la Scuola Centrale antincendi di Roma-Capannelle. L'appellativo "pompiere" di provenienza francese venne sostituito con R.D. giugno 1938 n. 1201 da quello "Vigile del Fuoco" e quando venne pubblicato il R.D. ordinativo 27 febbraio 1939 n. 333 il Corpo Nazionale era già da oltre un anno costituito e funzionante.

Già si erano unificati diametri di tubazioni e raccordi nel quadro delle Leggi UNI del 1938 e tutto il materiale rotabile aveva abbandonato il colore rosso per il grigio-verde. In quanto agenti di polizia giudiziaria, agli ufficiali fu distribuita la pistola  Beretta calibro 9 mod; 23, ai sottufficiali il moschetto automatico Beretta di recentissima adozione, ai Vigili il moschetto 91. Tutto il personale venne abilitato all'uso di armi collettive, quali l'F.M. Breda '30 e la mitragliatrice Breda '37.

Venne quindi incrementato il programma di unificazione accelerando la consegna ai Corpi di autoscale (FIAT-BERGOMI-MAGIRUS), autopompe (O.M.), autocarri (SPA 38/R) e motopompe trainabili e barellabili (TAMINI-ASPI). Prima della fine del 1939 venne incrementata la produzione di tubazioni, deviatori, collettori e lance; venne censito, riattato ed accantonata tutto il materiale ancora utilizzabile delle datazioni individuali dei cessati Corpi locali: elmetti, cinturo­ni e stivali. Nei principali porti fu potenziato l'organizzazione antincendio con la costruzione ce­lere di barche-pompe di tipo unificato.

Il Ministero dell’Interno indiceva regolari concor­si annuali per il reclutamento dei Vigili del Fuoco permanenti e per l'ammissione ai concorsi, oltre ai prescritti requisiti fisici, culturali e morali il can­didato doveva conoscere molto bene uno dei me­stieri prescritti nel Bando ed essere iscritto al Partito fascista.

Gli Ufficiali permanenti destinati al grado di Comandante erano Funzionari di Stato di gruppo "A" ed erano assunti per titoli ed esami tra i laureati di Ingegneria ed Architettura essendo nell'esercizio della libera professione per la durata di almeno un anno. L'età minima per partecipare ai Concorsi era fissata nei 21 anni ed era richiesta, come già indicato, l'iscrizione al Partito fascista.

Tutte le prove d'esame si svolgevano presso le Scuole Centrali Antincendi al termine degli appositi corsi per Ufficiale ed allievo vigile. Il personale permanente doveva sempre considerarsi in servizio anche se non di turno ed in via normale il servizio veniva espletato in turni di ventiquattro ore continuative, alternate a ventiquattro ore di riposo condizionato con obbligo di reperibilità e servizio-prevenzione presso i pubblici cineteatri.

In caso di contingenze straordinarie i Vigili del Fuoco dovevano prestare la loro opera di soccorso in ogni parte del territorio del Regno, in una sorta di servizio nazionale di protezione civile, offerto 24 ore su 24.

Ravvisando una stretta correlazione fra il servizio d'Istituto e l'attività sportiva il ministero impresse a quest'ultima un impulso notevolissimo creando presso ogni comando provinciale un gruppo sportivo composto nella quasi totalità dalle discipline sportive organicamente dirette presso le scuole antincendi.
Esistevano anche presso i principali Corpi Provinciali i gruppi musicali e di canto corale composti da vigili e graduati che si prestavano appassionatamente per tale servizio.
Al 30 maggio 1940, nell'imminenza dell'entrata in guerra, il Corpo Nazionale si avvaleva di 95 Corpi Provinciali ai quali si aggiungevano quelli delle Provincie d'oltremare del Regno (Tirana, Tripoli, Bengasi, Derna, Misurata), quello di Rodi e quelli dell'impero (Addis Abeba, Massaua, Asmara e Mogadiscio).
AI Corpo Nazionale si affiancavano, quali organismi ausiliari:

  • U.N.P.A. (Unione Protezione Nazionale Antiaerea) composta da uomini oltre i 45 anni di età senza obblighi militari;

  • le S.P.A.A. (Squadre di protezione Antiaerea) composte da uomini di ogni età senza obblighi militari e organizzate dai Comuni;

  • le S.P.A. (Squadre di Protezione Agricola) composta da uomini ultracinquantenni nei comuni agricoli;

  • la G.l.L. (Gioventù Italiana del Littorio) che poneva a disposizione le squadre Volontari Ausiliari (età tra i 14 e i 18 anni, accettati previa visita medica e un corso di sessanta giorni presso i Corpi VV.F.);

  • le squadre Volontari Ciclisti e Portaordini (età tra i 12 e i 14 anni) addestrati solo a lunghi percorsi in bicicletta con prevedibile impiego in caso di cessazione del servizio telefonico;

  • Squadre di Stabilimento composte da operai addestrati presso i Corpi VV.F. con un corso di venti giorni;

  • Squadre Comunali di autoprotezione composte da operai specializzati dipendenti dalle civiche amministrazioni (acquedotti, elettricità ecc.).

 

Tutte queste organizzazioni ausiliarie, salvo i Ciclisti porta-ordini, erano dotate di elmetto militare, cinturone con picozzino, tuta grigia, maschera antigas e calzature militari, il tutto distribuito dal Ministero degli Interni utilizzando materiale militare fuori servizio e quello recuperato dai cessati Corpi Pompieri locali. Tale era la situazione e la consistenza passiva al 10 luglio 1940. Il Corpo Nazionale mobilitò subito una parte dei Volontari al fine di sopperire al calo di forza dovuto alla chiamata in servizio militare, dei Vigili destinati ai Battaglioni Antincendi dell'Arma del genio ed all'invio di personale permanente in rinforzo ai Corpi della Sicilia, Puglia e Campania dove l'offesa aerea nemica già portava pesanti bombardamenti.
Venne adottato l'accasermamento del personale, nelle città e in parte dei distaccamenti e per la conseguente autonomia alimentare dei Corpi fu da questi incrementata la coltivazione di orti di guerra e la coniglicoltura. Per i servizi interni di caserma vennero adottate calzature in canapa a suola di legno per ridurre l'usura di quelle di cuoio.

I volontari ebbero anche in dotazione scarpe militari alte e calzettoni, in sostituzione degli stivali. Sugli automezzi le campanelle elettriche presero il posto delle sirene, onde non confondere il suono di queste con quello dell'allarme aereo.
I turni di servizio (inizio/cessione ore 8) furono tre:

  • 1° giorno: prima e seconda partenza

  • 2° giorno: mezzi speciali

  • 3° giorno: libero, con reperibilità e presentazione immediata per allarme aereo.

Per assenze più lunghe (permessi, licenze brevi, ordinarie e speciali) furono adottati criteri e documenti in uso alle FF.AA. lì personale degli organismi ausiliari non era accasermato e si riuniva solo all'allarme aereo, non riscuoteva assegni e quando necessario veniva alimentato sul posto di lavoro a cura dei Corpi; esso salvo i ciclisti porta-ordini, si riuniva per addestramento presso i Corpi ogni sabato pomeriggio.
Per sopperire ad ogni prevedibile necessità, in tutto il territorio del Regno furono adottate per ogni impianto stradale fisso segnati visivi circolari (cm. 80 diam. I=idrante - C=Cisterna - P=Pozzo).
Per rinforzo vennero trasformate a trazione meccanica quelle pompe a vapore che risalivano al secolo scorso ma che avevano un rudimento elevato con uscita di quattro o sei bocche da 70 mm ed una buona pressione di esercizio. L'anno 1940 vide incursioni aeree massicce nei territori del Sud, mentre poche se ne registrarono a Nord della Penisola e nessuna al Centro. I Corpi della Libia, di Rodi e dell'A.O.I. si trovarono in pieno fronte.
Allo svilupparsi della prima offensiva britannica in Africa settentrionale il Corpo di Bengasi rimase al suo posto anche se con diversi problemi e le perdite dell'anno furono numericamente contenute. Nello stesso anno, nonostante le emergenze che la situazione imponeva, furono attuate alcune iniziative già progettate: in marzo il 1° corso squadra di montagna tenuto a Umane (Piemonte), in aprile venne inaugurata una sede di vacanza a Borgo a Buggiano con annessa una colonia per i figli dei Vigili (che ben presto si trasformerà purtroppo in Istituto per Orfani) e in maggio si tenne la 1° giornata della Tecnica con caserme aperte in tutte le città per la mostra dei mezzi tecnici. Nel 1941, l'offesa aerea nemica si intensificò su tutto il territorio metropolitano e nelle colonie e il corpo Nazionale vi impegnò tutte le sue forze, intervenendo con la consueta perizia tecnica e con moltiplicato impegno umano e professionale.
Particolarmente intensa fu l'opera di soccorso nel Sud e a Genova, aggredita dai bombardamenti navali le perdite umane nel corso dell'anno furono il doppio dell'anno precedente.

Il Corpo di Bengasi venne fatto prigioniero dagli Inglesi e trasferito con i materiali ad Alessandria quando questi si ritirarono dopo avere minata ed incendiato la città.
I Corpi dell'Istria, a seguito delle truppe che penetravano in Jugoslavia, inviavano presidi pres-so i Corpi locali della Dalmazia e personale specializzato veniva distaccato a Lubiana (97° Corpo) e Cattaro (96° Corpo). Come l'anno precedente, nel giugno venne organizzata ancora la Giornata della Tecnica e nel luglio si tenne sul lago di Lecco un campionato nazionale VV.F. di canottaggio.
Nell'ottobre del 1941 il comando del Corpo di Milano otteneva dal comune che la città si dotasse di ben 250 superidranti da 125 mm, strumenti indispensabili per il rapido approvvigionamento d'acqua necessario durante i bombardamenti e nel dicembre venne tenuto in Piemonte il 2° Corso Squadre di Montagna.
In Maggio si tenne un corso “Cani da Salvamento" presso le Scuole Centrali da impiegare in occasione di crolli di abitazioni, gli elementi distaccati presso i Corpi d'Italia meridionale vennero avvicendati e si dovette provvedere al reintegro im-ponente dei materiali e dei mezzi danneggiati dalle incursioni. Mentre si incrementava la produzione e la distribuzione ai Corpi di nuove autopompe e motopompe, i Corpi provvedevano autonomamente o rinforzare le proprie dotazioni con mezzi civili re-quisiti, trasformati in autocarri do soccorso che sostituirono i vetusti FIAT 15 TER e 18 BLR, eredità dei corpi locali e nello stesso periodo vennero assegnati segnati ai Corpi i FIAT 618.


Mentre in Sicilia l'attività non aveva soste e i Vigili del Fuoco si distinguevano tanto da ricevere ben sei decorazioni al Valore dalle stesse autorità germaniche, in Istria aveva inizio una emergenza da parte di formazioni slave che effettuavano puntate a sorpresa per sottrarre mezzi e assalivano i distaccamenti meno numerosi. Gli uomini dei Corpi dell'Istria dovettero vigilare e far uso delle armi per conservare il materiale efficiente.


L'attività dei cani da salvataggio aveva dato ottima prova, per cui venne istituito presso le Scuole Centrali un permanente Centro di Addestramento per questi preziosi animali. Nuova istituzione nell'ambito della Forza Navale Speciale fu un bat-taglione da sbarco "Santa Barbara" tutto composto da volontari che formano tre Compagnie da sbarco e una Compagnia Speciale.


Alla medesima Forza Navale Speciale, il Corpo Nazionale fornì un centro di scale meccaniche di cui vennero dotate le motozattere. Contestualmente con le offensive terrestri nemiche del 24 ottobre 1942, si scatenò su tutto il territorio nazionale una serie di imponenti incursioni aeree. Esse seguivano a distanza di un mese le grandi esercitazioni di difesa effettuate a fine estate, mentre il Corpo sembrava di potersi concedere una pausa di distensione con un Campionato nazionale di Canottaggio VV.F. a Napoli. I bombardamenti aerei colpirono più massicciamente le grandi città ed i piccoli centri causando incendi immani e crolli a catena.
Il Corpo di Milano, mirabilmente coadiuvato dalle organizzazioni ausiliarie, ebbe il merito di aver impedito che si effettuasse quel "torrente di fuoco" che l'aviazione angloamericana aveva studiato per distruggere le grandi città e che ebbe il suo tragico effetto su Amburgo ed Anversa. A Milano, l'opera dei Vigili del Fuoco che riuscirono a spegnere i focolai in cinque ore, impedì il formarsi della terribile "corrente ignea" e perfino Radio Londra, il mattino successivo, riconobbe l'eccezionale coraggio e l'alta professionalità degli ''italians firemen''.
Praticamente l'offensiva aerea nemica non ebbe più interruzioni e le perdite del Corpo aumentarono enormemente. Dagli attacchi nemici si erano tratte preziose esperienze: i metodi di difesa contro spezzoni e bombe al fosforo, la necessità di costruire dei Distaccamenti di città al di fuori delle caserme centrali, l'opportunità di dotare tutti i mezzi di cassette di pronto soccorso, la necessità di dotare le partenze di rinforzo di autonomia alimentare per un -giorno, quella di impiegare pompe monocilindriche alimentate ed azionate a mano per spegnere focolai nei sottotetti usufruendo di tubazioni di piccola dimensione e minuscole lance.
Si contrattò inoltre che le schermature ai fari, imposte per le norme di oscuramento erano inutili in piena incursione od ostacolavano la velocità dei mezzi e si provvide così a rimuoverle a tutto vantaggio dell'operatività. Il 1943 si annunciava gravido di sventure: nel Sud l'attacco aereo era ormai quotidiano, sui porti del Centro o della Sardegna si era fatto più massiccio. Si avverti la necessità di disporre una massa di manovra (l'attuale colonna mobile) e nacque il “concentramento " di Lissone, che doveva ovviare le perdite di tempo e di percorrenza e olio scarsità di rinforzi da parte di altri Corpi ormai tutti impegnati a fronteggiare gli avvenimenti locali. L'alto impegno dei VV.F. venne riconosciuto e furono consegnate decorazioni al Valor Militare a Vigili di numerosi Corpi provinciali.
Nell'aprile dello stesso anno, tutti i mezzi vennero dotati di due pompe monocilindriche che, constatandone l'utilità erano divenute d'ordinanza. Lo stesso mese fu teatro della tragedia di Grosseto aerei da caccia anglo-americani, in appoggio a bombardieri, avevano mitragliato un parco di divertimenti con giostre, uccidendo 62 bambini. Un vigile del fuoco di Grosseto, che era intervenuto, purtroppo inutilmente, per il salvataggio di quei bambini, vedendo un aviatore scendere con il paracadute da un aereo danneggiato gli si lanciò contro e lo soppresse con una picozzina. Questo vigile, a guerra finita, venne condannato duramente, senza tener conto delle attenuanti legate all'eccezionale stato emotivo del momento. A Napoli, per un atto di sabotaggio, esplodeva in porto una nave carica di munizioni. II Corpo di quella città dovette prodigarsi per più giorni con grandissimo pericolo per impedire che l'incendio si propagasse ai quartieri di abitazione facendo vittime anche tra la popolazione civile. Durante l'intervento, la consorte dell'Erede al Trono si recò personalmente fra i Vigili ad elogiarne l'opera.


Il 25 luglio del 1943 quando, caduto il governo fascista, subentrò quello del maresciallo Badoglio, ai fascetti littori portati sul bavero della giubba della M.V.S.N., dal corpo di Polizia e dai Vigili del Fuoco furono sostituite le stellette.
Dopo il colpo di stato del 25 luglio molte caserme vennero assaltate e tutte vennero bloccate dall'esercito che pretese la consegna delle armi. Nell'agosto, come è noto, allo scopo di fiaccare il morale della popolazione, stroncare la produzione e costringere il Governo alla resa, l'aviazione nemica effettuò una serie di attacchi sulle città del Nord.
La popolazione fu duramente provata con perdite umane elevatissime in quelli che vennero definiti "bombardamenti a tappeto". I vigili del fuoco furono impegnati per giorni e giorni in uno sforzo massimo impossibile e moltissimi caddero sotto il fuoco alleato. Tutti i Corpi operarono in condizioni difficilissime, poiché i turni venivano protratti fino al limite della resistenza fisica, in quanto non vi era più personale da poter impiegare.
Accanto ai Vigili operavano ancora, volontariamente, le organizzazioni ausiliarie, anche se il nuovo Governo ne aveva disciolte alcune e non coordinate altre.
Gli attacchi continuarono fino ai primi giorni di settembre, quando venne firmato l'armistizio.
Da allora il Corpo nazionale si trovò diviso di fatto in due tronconi principali, così come era diviso la nazione: uno al Nord con la Direzione Generale , le Scuole Centrali e 66 Corpi, l'altro a Sud con 49 Corpi.
Questa consistenza era destinata a modificarsi nell'anno successivo con l'avanzata verso Nord degli Anglo-Americani.
Mentre il Corpo di Rodi continuava a funzionare localmente in modo autonomo, di quello di Tirana non si ebbero più notizie; gli elementi del Corpo di Spalato vennero tutti messi in salvo per il valore del Comandante Battara che ripiegò tempestivamente su Zara.
Il rispetto, la fiducia e la stima che il Corpo Nazionale seppe infondere agli invasori e ai liberatori lo si deve in gran parte alla funzione d'istituto del Corpo e al suo personale che seppe degnamente compiere prima, durante e dopo il passaggio delle battaglie, a prescindere dalla forma che lo regolava e senza discriminazioni di sorta, il soccorso agli uomini in pericolo.
Un compito particolare spettava alla Direttrice dell'Istituto degli Orfani dei Vigili signora Beppina Montanelli.
I ragazzini si trovavano nella sede estiva in Trentino e dovettero essere trasportati, con le difficoltà dei mezzi di trasporto e con tutte le incertezze di allora, prima a Borgo a Buggiano, poi a Vezza d'Oglio infine a Giussano (Mi); la medesima direttrice predispose accordi con la vicina Svizzera, attraverso il Corpo Vigili del Fuoco di Chiasso, per la possibilità di trasferire i bambini in zona sicura, oltre frontiera, nel caso che la guerra avesse raggiunto la Lombardia.
La direzione generale si incaricò anche di recuperare i numerosissimi automezzi militari abbandonati in seguito allo sbandamento verificatosi all'indomani dell'8 settembre; previo targatura e attrezzatura adeguata, tali mezzi andarono ad arricchire le datazioni dei Corpi sempre oberati di compiti; le Prefetture chiesero ai Corpi Vigili del Fuoco di organizzare autocolonne di emergenza per il reperimento di viveri per la popolazione civile nelle zone di produzione.
I Corpi di Milano, Piacenza e Verona organizzarono inoltre un servizio di traghetti sui grandi fiumi. Nonostante questo intenso lavoro di trasferimento e di riorganizzazione i Corpi Provinciali seppero far fronte sempre, anche ai compiti istituzionali che erano diventati gravosissimi per la frequenza e il metodo delle incursioni aeree.
L'amministrazione del Sud passò progressivamente ad uno stato di pace, sopratutto perché venne a cessare l'offesa aerea con solo due attacchi ad opera dell'aviazione germanica sui porti di Bari e di Napoli.
Divennero invece più impegnativi i problemi organizzativi con il progressivo aumento di territorio conseguente all'avanzata verso Nord degli Anglo-Americani; questi ultimi esercitarono una attenta tutela sulla composizione dei Corpi stessi e le perdite umane furono lievi.
Il Corpo di Rodi mantenne gli usuali livelli funzionali, sebbene operasse in difficili condizioni per alimentazione ed autonomia.
Del Corpo di Spalato, si è già detto, esso riuscì a portare a Zara tutto il materiale, compreso quello di casermaggio.
Dopo il 30 Aprile 1945 venne costituito "pro tempre" a Milano, un Ispettorato Nord che assumeva le funzioni già delle Amministrazioni della Repubblica Sociale Italiana e le manteneva fino al 1946.
Nel periodo di amministrazione transitoria le perdite furono lievissime. Dal 1944 però restava ancora qualcosa da concludere, un lavoro iniziato dal corpo di Zara che sarà portato a termine da Trieste, il recupero delle vittime infoibate dai partigiani slavi. Migliaia di italiani uccisi egettati nelle cavità sparse nel nord est. Il recupero fu lungo e difficile, ma consentì di dare una pietosa e cristiana sepoltura a queste ulteriori vittime dell'umana follia.
Ai Vigili del Fuoco caduti in azione di guerra furono decretate ricompense al Valor Civile; ma quelle mani fragili, come le mani di tutti, hanno continuato è continuano a lavorare in una corsa col tempo a denti stretti, nel simbolo del rischio continuo.
Ma lungi dai Vigili l'idea di considerarsi degli importanti "eroi", essi hanno sempre operato con modestia e senza clamore sopratutto sulle loro gesta; il perenne sorriso è il velo di pudore dei loro visi testimoni di drammi paurosi.
Il periodo bellico caratterizzato da disponibilità pressoché continua, da alto rischio, dalla mobilità intensa del personale o da un elevato numero di perdite non venne tuttavia riconosciuto dallo Stato come Servizio Militare.
Gli appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco non si considerarono per questo dei misconosciuti ma trovarono nella consapevolezza del dovere compiuto e nel ricordo dei loro Caduti, la sola apprezzata ricompensa. (dal sito di Ale)

 

Ordinamento

Qui di seguito l'ordinamento del Corpo, la numerazione è quella presente nel tondino all'interno del fregio da berretto.

Numero
Corpo
Motto
1
Agrigento fino al 1941 poi Roma
Audere in flammis - Osare tra le fiamme
2
Alessandria
Nulla via invia - Nessuna via è inaccessibile
3
Ancona
Contra flammas animus - Contro le fiamme il coraggio
4
Aosta
Semper ubique auxilium ferens - Sempre in ogni luogo portando soccorso
5
Aquila L'
Aliis serviendo consumor - Mi struggo servendo altrui
6
Arezzo
Animo ardenti ignem extinguo - Con ardente coraggio spengo il fuoco
7
Ascoli Piceno
Flamman non horreo - Non ho in orrore la fiamma
8
Asti
Ignem audacia domo - Domo il fuoco con l'ardimento
9
Avellino
Audere semper - Osare sempre
10
Bari
Flammae ardenti animus ardens - A fiamma ardente coraggio ardente
11
Belluno
Alere flaman et flammas repellere - Alimentare la fiamma e rimuovere le fiamme
12
Benevento
Civium pro bonis et vita - Per la vita e per i beni dei cittadini
13
Bergamo
Adversus ignem audentissimi - Audacissimi contro il fuoco
14
Bologna
Velut ignis ardens - Ardente come fuoco
15
Bolzano
Toto corde in periculo - Con tutto il cuore nel pericolo
16
Brescia
Ignis furorem domant - Domano la furia del fuoco
17
Brindisi
Ignis vim vis ingenii domat - La potenza dell'ingegno doma la furia del fuoco
18
Cagliari
Praecurro accurro succurro - Precorro accorro soccorro
19
Caltanissetta
In flammis flamma cordis - Tra le fiamme la fiamma del cuore
20
Campobasso
Vehementiae ignis candes voluntas - All'impeto del fuoco l'infocata volontà
21
Fiume (Carnaro)
In igne revelabitur - Nel fuoco si rivelerà
22
Catania
Contra ignem, fides opusque - Contro il fuoco fede ed azione
23
Catanzaro
Quod flammae excidunt flamma contendimus - Difendiamo con la nostra passione ciò che il fuoco distrugge
24
Chieti
Vitus intrepida certa vittoria - Intrepido valore sicura vittoria
25
Como
In periculo fidem tollo meam - Sul periglio alzo la mia fede
26
Cosenza
Ubicumque periculum ibi vigiles - Dovunque è il pericolo ivi sono i vigili
27
Cremona
Vitam trepidas ago in rebus - Vivo in mezzo ai cimenti
28
Cuneo
Flammas vincit virtus - Il valore vince le fiamme
29
Enna
Periculis praesto adsunt - Sono subito presenti nei pericoli
30
Ferrara
In flammas animus - Contro le fiamme il coraggio
31
Firenze
Pericula ignesque amo et domo - Amo e domo pericoli e fuochi
32
Foggia
Corde impavido - Con cuore intrepido
33
Forlì
Cordis flamma flammam ignis vincit - La fiamma del cuore vince la fiamma del fuoco
34
Udine (Friuli)
Per ignem per undas celerrime - Velocissimamente fra le fiamme e le onde
35
Frosinone
Res adversas lacesso - Sfido le avversità
36
Genova
Ardor exstinguit ignem - La passione estingue il fuoco
37
Gorizia
Calamitatem vincit audacia - Ardire vince ruina
38
Grosseto
Excandescente virtute flammas et ignes delemus - Con acceso coraggio distruggiamo fiamme e fuochi
39
Imperia
Subest animo vigil ignis qui ignem exstinguat - E' in fondo all'animo un vigile fuoco perchè spenga il fuoco
40
Taranto (Ionio)
Igni fortiores - Più gagliardi del fuoco
41
Pola (Istria)
Ne cedas malis sed contra audentior ito - Non cedere alle calamità, ma va loro incontro con maggior ardimento
42
La Spezia
Cives defendimus acquae ignisque furore - Difendiamo i cittadini dala furia dell'acqua e del fuoco
43
Lecce
Ardor in igne - Ardore nel fuoco
44
Littoria (Latina)
Fit via virtute flammaeque domatur - E' fatta la strada col coraggio e le fiamme vengono domate
45
Livorno
In audentia hilares - Giocondi nell'ardimento
46
Lucca
Animum meum periculum alit - Il pericolo alimenta il mio coraggio
47
Macerata
Incendii flamma me non invadit - La fiamma dell'incendio non mi assale
48
Mantova
Areo et non ardeo - Ardo e non ardo
49
Massa (Apuania)
Tenaces velut marmor apuanum - Tenaci come il marmo apuano
50
Matera
Omnis pro alieno audentia - Per gli altri ogni ardire
51
Messina
In periculis virtutem alo - Fra i pericoli alimento il valore
52
Milano
In adversis securi - Sicuri nelle avversità
53
Modena
Avia pervia - Accessibili i luoghi inaccessibili
54
Napoli
In impetu ignis numquam retrorsum - Nella furia del fuoco sempre avanti
55
Novara
Flammamentiam ardor noster vincit - La nostra passione vince anche la fiamma
56
Nuoro
Magis exardescis, magis audeo - Più ardi, più ardisco
57
Padova
Ubi flamma repentina et vorax - Dove la fiamma improvvisa e vorace
58
Palermo
In periculo vitam agere - Vivere pericolosamente
59
Parma
Omne pro alieno bono - Tutto per l'altrui bene
60
Pavia
Per ignem virtus fulget - Attraverso il fuoco brilla il valore
61
Perugia
Ad omnem fortunam - Contro ogni avversità
62
Pesaro
Frangar non flectar - Mi farò in pezzi ma non cederò
63
Pescara
Celerrime accurrere - Accorrere con gran rapidità
64
Piacenza
Semper carere metu - Non aver mai paura
65
Pisa
Magis aspera hora magis animosa voluntas - Più grave è l'ora più forte è la volontà
66
Pistoia
Per medias rapit me virtus flammas - Il valore mi trascina in mezzo alle fiamme
67
Potenza
Omnes difficultates perpeti - Sfidare tutte le cose più ardue
68
Ragusa
Inter flammas vivo - Vivo fra le fiamme
69
Ravenna
Flammam extinguere flamma - Con fiamma spegnere la fiamma
70
Reggio Calabria
Mali conscius miseris succurrere disco - Conoscendo le sventure imparo a soccorrere gli infelici
71
Reggio Emilia
Vallum igni insuperabile - Al fuoco insormontabile barriera
72
Rieti
Animosus omnia vincit - Il coraggio vince tutto
73
Roma fino al 1941 poi Agrigento
Ubi dolor ibi vigiles - Dove è il dolore ivi sono i vigili
74
Rovigo
Impavidum ne feriunt ruinae - Le rovine mi colpiscono impavido
75
Salerno
Nihil nobis arduum - Niente per noi è difficile
 
76
Sassari
Magno animo et audentia - Con gran coraggio e audacia
77
Savona
Ad laurum per ignem - Alla vittoria mediante il fuoco
78
Siena
Noctu et die vigilantes - Desti notte e giorno
79
Siracusa
Sedamus ignes animos firmamus audendo - Domiamo i fuochi fortifichiamo gli animi osando
80
Sondrio
Usque ad mortem audebo - Oserò fino alla morte
81
Teramo
Sufficit animus - Basta il coraggio
82
Terni
Magis iuxta periculum excelsior honos - Più grande il pericolo più alto l'onore
83
Torino
Virtus et abstinentia - Valore ed abnegazione
84
Trapani
Ardor flammae nos urgent - Ci sprona l'impeto del fuoco
85
Trento
Inter flammas impavidus - Impavido fra le fiamme
86
Treviso
Incede per ignes - Marcia attraverso le fiamme
87
Trieste
Audere in ardore - Ardire nell'ardore
88
Varese
Ignis mea cura, patria meus ignis - Il fuoco è il mio travaglio, la patria è il mio fuoco
89
Venezia
In flammis leo - Leone fra le fiamme
90
Vercelli
Ardentes in cohibendo ardorem - Pieni d'ardore nell'ammorzar la fiamma
91
Verona
Ignem opprimere assueti - Avvezzi a domare il fuoco
92
Vicenza
Prius undis flamma antequam flectar - Prima che mi pieghi deve essere spento dall'acqua il fuoco
93
Viterbo
In flammae aestu agere obstinati - Nell'ardor della fiamma ad oprar decisi
94
Zara
Saevam ignis rabiem praestans audacia frangit - Il grande ardimento spezza l'ira feroce del fuoco
95
Caserta ( Costituito in un secodno momento)
Non conosciuto
96
Spalato (Costituito nei territori occupati)
Non conosciuto
97
Lubiana ( Costituito nei territori occupati)
Non conosciuto
Battaglione Speciale VVF Santa Barbara
Comando: Presso le Scule Centrali Anticendi a Capannelle.

Distribuzione: Dopo campo ad Anzio, presso i vari corpi provinciali in centurie.

Vigiles victoriam anhelantes

(dal sito il museo delle divise fasciste)

 

Comandanti (1939-1943)

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Sede Generale del Corpo

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FONTE

A. Mella che si ringrazia per la gentile concessione. Trovate l'articolo in versione integrale sul suo sito: www.storiavvf.it




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