Nessuna Nazione in Europa
e nel mondo poteva vantare una migliore organizzazione
antincendi, la quale in una così ardita e rapida
soluzione fu realizzata, tempestivamente solo in Italia
fra tutti i paesi coinvolti nel secondo conflitto
mondiale. Alla fine di maggio del 1940, in una giornata
di sabato che vedeva la chiusura anticipata di tutte le
scuole, alle ore 15 risuonò per provo il segnale di
allarme aereo.
Dalle sirene installate
sui municipi e da quelle ad esse collegate delle
fabbriche, i sibili di diverso tono, cupi quelli a
depressione e acuti quelli rotativi, annunziarono alla
popolazione delle provincie metropolitane e oltremare
del Regno sino a quelle dei Possedimenti dell'Impero;
che la difesa passiva era pronta ad affrontare l'offesa
aerea bellica, vedeva in prima linea il Corpo Nazionale
dei Vigili del Fuoco da poco sorto dall'unificazione dei
corpi comunali nati episodicamente sul territorio
nazionale.
Tale necessità si era
evidenziata quando negli anni 1931-32-33 l'autorità
militare sperimentò l'impiego in massa e la
manovrabilità del complesso costituito dai corpi civici
sparsi sul territorio i quali risultarono così
eterogenei da non dare sicuro affidamento per
l'eventuale impiego collettivo.
Nacque così il Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco, ai quali membri vennero
riconosciute funzioni militari e forniti gli armamenti
individuali con un Decreto del Ministero degli Interni
di concerto con quello delle Finanze. Il fatto rientrava
allora nell'ordine naturale delle cose e della politica
del regime fascista, il cui capo annunciava al mondo
intero che l'ltalia disponeva di otto milioni di
baionette distribuito ad ogni uomo valido non esclusi
figli della Lupa, Balilla e naturalmente... Vigili del
Fuoco. In realtà le armi non servirono ai Vigili del
Fuoco, e mai ebbero a portarsele seco nell'esercizio
delle mansioni loro assegnate; al più li usarono per i
servizi di guardia alle caserme o in occasione di Parate
o Riviste come nel caso del 1° Campo Nazionale dei
Vigili del Fuoco svoltosi a Roma nel 1939, dove alcuni
Vigili saliti al vertice delle "scale controventate"
eseguirono scariche a salve contro l'ipotetica aviazione
avversaria che sorvolava il campo dell'incendio.
L'amministrazione VV.F.
possedeva un ordinamento organico unificato e
statalizzato e l'Italia allora come oggi, divideva nel
mondo con i soli stati della Finlandia e del Giappone il
vanto di avere un organizzazione antincendi con tali
caratteristiche. Centro motore della graduale e profonda
trasformazione di un sistema organizzativo fondato da
secoli su basi civiche che si ispirava
all'organizzazione antincendi della Roma Imperiale, fu
il Ministero degli Interni, che dopo gli studi
preliminari, affidò nel 1938 la cura
tecnico-organizzativa al Prefetto Giombini. Dinamico
marchigiano, già ufficiale comandante dei Reparti
d'assalto nella prima guerra mondiale Alberto Giombini
realizzò in tempi sorprendentemente brevi l'unificazione
con vedute ampie ed ancora oggi rispondenti alle
necessità nazionali del Servizio Antincendi; egli a buon
diritto è considerato, anche all'estero, il creatore del
Corpo Nazionale.
Il clima dittatoriale
imponeva il comandamento "vivere pericolosamente", e
questo valeva per l'intera massa d'italiani che a forza
di sentirlo ripetere si autoconvinceva di obbedire al
monito e di essere veramente in condizioni di
pericolosità, rivestendo sgargianti uniformi con le
quali………placidamente assolvere le più pacifiche e
tranquille mansioni ... del mestiere o dell'impiego. Ma
nella massa dei cittadini si iniziava già a distinguere
questo gruppo di uomini che, per senza l'ordine del
regime, aveva scelto la missione di "vivere
pericolosamente" per il bene dell'umanità.
Il processo di
unificazione investì personale, uniformi, gradi,
materiali, mezzi tecnici ed infrastrutture. Per
l'addestramento venne adottata la regolamentazione in
vigore al Corpo di Milano, nel contempo, venne costruita
ed impiantato con criteri didattico-architettonici
ancora funzionali la Scuola Centrale antincendi di
Roma-Capannelle. L'appellativo "pompiere" di provenienza
francese venne sostituito con R.D. giugno 1938 n. 1201
da quello "Vigile del Fuoco" e quando venne pubblicato
il R.D. ordinativo 27 febbraio 1939 n. 333 il Corpo
Nazionale era già da oltre un anno costituito e
funzionante.
Già si erano unificati
diametri di tubazioni e raccordi nel quadro delle Leggi
UNI del 1938 e tutto il materiale rotabile aveva
abbandonato il colore rosso per il grigio-verde. In
quanto agenti di polizia giudiziaria, agli ufficiali fu
distribuita la pistola Beretta calibro 9 mod; 23,
ai sottufficiali il moschetto automatico Beretta di
recentissima adozione, ai Vigili il moschetto 91. Tutto
il personale venne abilitato all'uso di armi collettive,
quali l'F.M. Breda '30 e la mitragliatrice Breda '37.
Venne quindi incrementato
il programma di unificazione accelerando la consegna ai
Corpi di autoscale (FIAT-BERGOMI-MAGIRUS), autopompe (O.M.),
autocarri (SPA 38/R) e motopompe trainabili e
barellabili (TAMINI-ASPI). Prima della fine del 1939
venne incrementata la produzione di tubazioni,
deviatori, collettori e lance; venne censito, riattato
ed accantonata tutto il materiale ancora utilizzabile
delle datazioni individuali dei cessati Corpi locali:
elmetti, cinturoni e stivali. Nei principali porti fu
potenziato l'organizzazione antincendio con la
costruzione celere di barche-pompe di tipo unificato.
Il Ministero dell’Interno
indiceva regolari concorsi annuali per il reclutamento
dei Vigili del Fuoco permanenti e per l'ammissione ai
concorsi, oltre ai prescritti requisiti fisici,
culturali e morali il candidato doveva conoscere molto
bene uno dei mestieri prescritti nel Bando ed essere
iscritto al Partito fascista.
Gli Ufficiali permanenti
destinati al grado di Comandante erano Funzionari di
Stato di gruppo "A" ed erano assunti per titoli ed esami
tra i laureati di Ingegneria ed Architettura essendo
nell'esercizio della libera professione per la durata di
almeno un anno. L'età minima per partecipare ai Concorsi
era fissata nei 21 anni ed era richiesta, come già
indicato, l'iscrizione al Partito fascista.
Tutte le prove d'esame si
svolgevano presso le Scuole Centrali Antincendi al
termine degli appositi corsi per Ufficiale ed allievo
vigile. Il personale permanente doveva sempre
considerarsi in servizio anche se non di turno ed in via
normale il servizio veniva espletato in turni di
ventiquattro ore continuative, alternate a ventiquattro
ore di riposo condizionato con obbligo di reperibilità e
servizio-prevenzione presso i pubblici cineteatri.
In caso di contingenze
straordinarie i Vigili del Fuoco dovevano prestare la
loro opera di soccorso in ogni parte del territorio del
Regno, in una sorta di servizio nazionale di protezione
civile, offerto 24 ore su 24.
Ravvisando una stretta
correlazione fra il servizio d'Istituto e l'attività
sportiva il ministero impresse a quest'ultima un impulso
notevolissimo creando presso ogni comando provinciale un
gruppo sportivo composto nella quasi totalità dalle
discipline sportive organicamente dirette presso le
scuole antincendi.
Esistevano anche presso i principali Corpi Provinciali i
gruppi musicali e di canto corale composti da vigili e
graduati che si prestavano appassionatamente per tale
servizio.
Al 30 maggio 1940, nell'imminenza dell'entrata in
guerra, il Corpo Nazionale si avvaleva di 95 Corpi
Provinciali ai quali si aggiungevano quelli delle
Provincie d'oltremare del Regno (Tirana, Tripoli,
Bengasi, Derna, Misurata), quello di Rodi e quelli
dell'impero (Addis Abeba, Massaua, Asmara e Mogadiscio).
AI Corpo Nazionale si affiancavano, quali organismi
ausiliari:
-
U.N.P.A. (Unione
Protezione Nazionale Antiaerea) composta da uomini
oltre i 45 anni di età senza obblighi militari;
-
le S.P.A.A. (Squadre
di protezione Antiaerea) composte da uomini di ogni
età senza obblighi militari e organizzate dai
Comuni;
-
le S.P.A. (Squadre di
Protezione Agricola) composta da uomini
ultracinquantenni nei comuni agricoli;
-
la G.l.L. (Gioventù
Italiana del Littorio) che poneva a disposizione le
squadre Volontari Ausiliari (età tra i 14 e i 18
anni, accettati previa visita medica e un corso di
sessanta giorni presso i Corpi VV.F.);
-
le squadre Volontari
Ciclisti e Portaordini (età tra i 12 e i 14 anni)
addestrati solo a lunghi percorsi in bicicletta con
prevedibile impiego in caso di cessazione del
servizio telefonico;
-
Squadre di
Stabilimento composte da operai addestrati presso i
Corpi VV.F. con un corso di venti giorni;
-
Squadre Comunali di
autoprotezione composte da operai specializzati
dipendenti dalle civiche amministrazioni
(acquedotti, elettricità ecc.).
Tutte queste
organizzazioni ausiliarie, salvo i Ciclisti
porta-ordini, erano dotate di elmetto militare,
cinturone con picozzino, tuta grigia, maschera antigas e
calzature militari, il tutto distribuito dal Ministero
degli Interni utilizzando materiale militare fuori
servizio e quello recuperato dai cessati Corpi Pompieri
locali. Tale era la situazione e la consistenza passiva
al 10 luglio 1940. Il Corpo Nazionale mobilitò subito
una parte dei Volontari al fine di sopperire al calo di
forza dovuto alla chiamata in servizio militare, dei
Vigili destinati ai Battaglioni Antincendi dell'Arma del
genio ed all'invio di personale permanente in rinforzo
ai Corpi della Sicilia, Puglia e Campania dove l'offesa
aerea nemica già portava pesanti bombardamenti.
Venne adottato l'accasermamento del personale, nelle
città e in parte dei distaccamenti e per la conseguente
autonomia alimentare dei Corpi fu da questi incrementata
la coltivazione di orti di guerra e la coniglicoltura.
Per i servizi interni di caserma vennero adottate
calzature in canapa a suola di legno per ridurre l'usura
di quelle di cuoio.
I volontari ebbero anche
in dotazione scarpe militari alte e calzettoni, in
sostituzione degli stivali. Sugli automezzi le
campanelle elettriche presero il posto delle sirene,
onde non confondere il suono di queste con quello
dell'allarme aereo.
I turni di servizio (inizio/cessione ore 8) furono tre:
-
1° giorno: prima e
seconda partenza
-
2° giorno: mezzi
speciali
-
3° giorno: libero, con
reperibilità e presentazione immediata per allarme
aereo.
Per assenze più lunghe
(permessi, licenze brevi, ordinarie e speciali) furono
adottati criteri e documenti in uso alle FF.AA. lì
personale degli organismi ausiliari non era accasermato
e si riuniva solo all'allarme aereo, non riscuoteva
assegni e quando necessario veniva alimentato sul posto
di lavoro a cura dei Corpi; esso salvo i ciclisti
porta-ordini, si riuniva per addestramento presso i
Corpi ogni sabato pomeriggio.
Per sopperire ad ogni prevedibile necessità, in tutto il
territorio del Regno furono adottate per ogni impianto
stradale fisso segnati visivi circolari (cm. 80 diam.
I=idrante - C=Cisterna - P=Pozzo).
Per rinforzo vennero trasformate a trazione meccanica
quelle pompe a vapore che risalivano al secolo scorso ma
che avevano un rudimento elevato con uscita di quattro o
sei bocche da 70 mm ed una buona pressione di esercizio.
L'anno 1940 vide incursioni aeree massicce nei territori
del Sud, mentre poche se ne registrarono a Nord della
Penisola e nessuna al Centro. I Corpi della Libia, di
Rodi e dell'A.O.I. si trovarono in pieno fronte.
Allo svilupparsi della prima offensiva britannica in
Africa settentrionale il Corpo di Bengasi rimase al suo
posto anche se con diversi problemi e le perdite
dell'anno furono numericamente contenute. Nello stesso
anno, nonostante le emergenze che la situazione
imponeva, furono attuate alcune iniziative già
progettate: in marzo il 1° corso squadra di montagna
tenuto a Umane (Piemonte), in aprile venne inaugurata
una sede di vacanza a Borgo a Buggiano con annessa una
colonia per i figli dei Vigili (che ben presto si
trasformerà purtroppo in Istituto per Orfani) e in
maggio si tenne la 1° giornata della Tecnica con caserme
aperte in tutte le città per la mostra dei mezzi
tecnici. Nel 1941, l'offesa aerea nemica si intensificò
su tutto il territorio metropolitano e nelle colonie e
il corpo Nazionale vi impegnò tutte le sue forze,
intervenendo con la consueta perizia tecnica e con
moltiplicato impegno umano e professionale.
Particolarmente intensa fu l'opera di soccorso nel Sud e
a Genova, aggredita dai bombardamenti navali le perdite
umane nel corso dell'anno furono il doppio dell'anno
precedente.
Il Corpo di Bengasi venne
fatto prigioniero dagli Inglesi e trasferito con i
materiali ad Alessandria quando questi si ritirarono
dopo avere minata ed incendiato la città.
I Corpi dell'Istria, a seguito delle truppe che
penetravano in Jugoslavia, inviavano presidi pres-so i
Corpi locali della Dalmazia e personale specializzato
veniva distaccato a Lubiana (97° Corpo) e Cattaro (96°
Corpo). Come l'anno precedente, nel giugno venne
organizzata ancora la Giornata della Tecnica e nel
luglio si tenne sul lago di Lecco un campionato
nazionale VV.F. di canottaggio.
Nell'ottobre del 1941 il comando del Corpo di Milano
otteneva dal comune che la città si dotasse di ben 250
superidranti da 125 mm, strumenti indispensabili per il
rapido approvvigionamento d'acqua necessario durante i
bombardamenti e nel dicembre venne tenuto in Piemonte il
2° Corso Squadre di Montagna.
In Maggio si tenne un corso “Cani da Salvamento" presso
le Scuole Centrali da impiegare in occasione di crolli
di abitazioni, gli elementi distaccati presso i Corpi
d'Italia meridionale vennero avvicendati e si dovette
provvedere al reintegro im-ponente dei materiali e dei
mezzi danneggiati dalle incursioni. Mentre si
incrementava la produzione e la distribuzione ai Corpi
di nuove autopompe e motopompe, i Corpi provvedevano
autonomamente o rinforzare le proprie dotazioni con
mezzi civili re-quisiti, trasformati in autocarri do
soccorso che sostituirono i vetusti FIAT 15 TER e 18 BLR,
eredità dei corpi locali e nello stesso periodo vennero
assegnati segnati ai Corpi i FIAT 618.
Mentre in Sicilia l'attività non aveva soste e i Vigili
del Fuoco si distinguevano tanto da ricevere ben sei
decorazioni al Valore dalle stesse autorità germaniche,
in Istria aveva inizio una emergenza da parte di
formazioni slave che effettuavano puntate a sorpresa per
sottrarre mezzi e assalivano i distaccamenti meno
numerosi. Gli uomini dei Corpi dell'Istria dovettero
vigilare e far uso delle armi per conservare il
materiale efficiente.
L'attività dei cani da salvataggio aveva dato ottima
prova, per cui venne istituito presso le Scuole Centrali
un permanente Centro di Addestramento per questi
preziosi animali. Nuova istituzione nell'ambito della
Forza Navale Speciale fu un bat-taglione da sbarco
"Santa Barbara" tutto composto da volontari che formano
tre Compagnie da sbarco e una Compagnia Speciale.
Alla medesima Forza Navale Speciale, il Corpo Nazionale
fornì un centro di scale meccaniche di cui vennero
dotate le motozattere. Contestualmente con le offensive
terrestri nemiche del 24 ottobre 1942, si scatenò su
tutto il territorio nazionale una serie di imponenti
incursioni aeree. Esse seguivano a distanza di un mese
le grandi esercitazioni di difesa effettuate a fine
estate, mentre il Corpo sembrava di potersi concedere
una pausa di distensione con un Campionato nazionale di
Canottaggio VV.F. a Napoli. I bombardamenti aerei
colpirono più massicciamente le grandi città ed i
piccoli centri causando incendi immani e crolli a
catena.
Il Corpo di Milano, mirabilmente coadiuvato dalle
organizzazioni ausiliarie, ebbe il merito di aver
impedito che si effettuasse quel "torrente di fuoco" che
l'aviazione angloamericana aveva studiato per
distruggere le grandi città e che ebbe il suo tragico
effetto su Amburgo ed Anversa. A Milano, l'opera dei
Vigili del Fuoco che riuscirono a spegnere i focolai in
cinque ore, impedì il formarsi della terribile "corrente
ignea" e perfino Radio Londra, il mattino successivo,
riconobbe l'eccezionale coraggio e l'alta
professionalità degli ''italians firemen''.
Praticamente l'offensiva aerea nemica non ebbe più
interruzioni e le perdite del Corpo aumentarono
enormemente. Dagli attacchi nemici si erano tratte
preziose esperienze: i metodi di difesa contro spezzoni
e bombe al fosforo, la necessità di costruire dei
Distaccamenti di città al di fuori delle caserme
centrali, l'opportunità di dotare tutti i mezzi di
cassette di pronto soccorso, la necessità di dotare le
partenze di rinforzo di autonomia alimentare per un
-giorno, quella di impiegare pompe monocilindriche
alimentate ed azionate a mano per spegnere focolai nei
sottotetti usufruendo di tubazioni di piccola dimensione
e minuscole lance.
Si contrattò inoltre che le schermature ai fari, imposte
per le norme di oscuramento erano inutili in piena
incursione od ostacolavano la velocità dei mezzi e si
provvide così a rimuoverle a tutto vantaggio
dell'operatività. Il 1943 si annunciava gravido di
sventure: nel Sud l'attacco aereo era ormai quotidiano,
sui porti del Centro o della Sardegna si era fatto più
massiccio. Si avverti la necessità di disporre una massa
di manovra (l'attuale colonna mobile) e nacque il
“concentramento " di Lissone, che doveva ovviare le
perdite di tempo e di percorrenza e olio scarsità di
rinforzi da parte di altri Corpi ormai tutti impegnati a
fronteggiare gli avvenimenti locali. L'alto impegno dei
VV.F. venne riconosciuto e furono consegnate decorazioni
al Valor Militare a Vigili di numerosi Corpi
provinciali.
Nell'aprile dello stesso anno, tutti i mezzi vennero
dotati di due pompe monocilindriche che, constatandone
l'utilità erano divenute d'ordinanza. Lo stesso mese fu
teatro della tragedia di Grosseto aerei da caccia
anglo-americani, in appoggio a bombardieri, avevano
mitragliato un parco di divertimenti con giostre,
uccidendo 62 bambini. Un vigile del fuoco di Grosseto,
che era intervenuto, purtroppo inutilmente, per il
salvataggio di quei bambini, vedendo un aviatore
scendere con il paracadute da un aereo danneggiato gli
si lanciò contro e lo soppresse con una picozzina.
Questo vigile, a guerra finita, venne condannato
duramente, senza tener conto delle attenuanti legate
all'eccezionale stato emotivo del momento. A Napoli, per
un atto di sabotaggio, esplodeva in porto una nave
carica di munizioni. II Corpo di quella città dovette
prodigarsi per più giorni con grandissimo pericolo per
impedire che l'incendio si propagasse ai quartieri di
abitazione facendo vittime anche tra la popolazione
civile. Durante l'intervento, la consorte dell'Erede al
Trono si recò personalmente fra i Vigili ad elogiarne
l'opera.
Il 25 luglio del 1943 quando, caduto il governo
fascista, subentrò quello del maresciallo Badoglio, ai
fascetti littori portati sul bavero della giubba della
M.V.S.N., dal corpo di Polizia e dai Vigili del Fuoco
furono sostituite le stellette.
Dopo il colpo di stato del 25 luglio molte caserme
vennero assaltate e tutte vennero bloccate dall'esercito
che pretese la consegna delle armi. Nell'agosto, come è
noto, allo scopo di fiaccare il morale della
popolazione, stroncare la produzione e costringere il
Governo alla resa, l'aviazione nemica effettuò una serie
di attacchi sulle città del Nord.
La popolazione fu duramente provata con perdite umane
elevatissime in quelli che vennero definiti
"bombardamenti a tappeto". I vigili del fuoco furono
impegnati per giorni e giorni in uno sforzo massimo
impossibile e moltissimi caddero sotto il fuoco alleato.
Tutti i Corpi operarono in condizioni difficilissime,
poiché i turni venivano protratti fino al limite della
resistenza fisica, in quanto non vi era più personale da
poter impiegare.
Accanto ai Vigili operavano ancora, volontariamente, le
organizzazioni ausiliarie, anche se il nuovo Governo ne
aveva disciolte alcune e non coordinate altre.
Gli attacchi continuarono fino ai primi giorni di
settembre, quando venne firmato l'armistizio.
Da allora il Corpo nazionale si trovò diviso di fatto in
due tronconi principali, così come era diviso la
nazione: uno al Nord con la Direzione Generale , le
Scuole Centrali e 66 Corpi, l'altro a Sud con 49 Corpi.
Questa consistenza era destinata a modificarsi nell'anno
successivo con l'avanzata verso Nord degli
Anglo-Americani.
Mentre il Corpo di Rodi continuava a funzionare
localmente in modo autonomo, di quello di Tirana non si
ebbero più notizie; gli elementi del Corpo di Spalato
vennero tutti messi in salvo per il valore del
Comandante Battara che ripiegò tempestivamente su Zara.
Il rispetto, la fiducia e la stima che il Corpo
Nazionale seppe infondere agli invasori e ai liberatori
lo si deve in gran parte alla funzione d'istituto del
Corpo e al suo personale che seppe degnamente compiere
prima, durante e dopo il passaggio delle battaglie, a
prescindere dalla forma che lo regolava e senza
discriminazioni di sorta, il soccorso agli uomini in
pericolo.
Un compito particolare spettava alla Direttrice
dell'Istituto degli Orfani dei Vigili signora Beppina
Montanelli.
I ragazzini si trovavano nella sede estiva in Trentino e
dovettero essere trasportati, con le difficoltà dei
mezzi di trasporto e con tutte le incertezze di allora,
prima a Borgo a Buggiano, poi a Vezza d'Oglio infine a
Giussano (Mi); la medesima direttrice predispose accordi
con la vicina Svizzera, attraverso il Corpo Vigili del
Fuoco di Chiasso, per la possibilità di trasferire i
bambini in zona sicura, oltre frontiera, nel caso che la
guerra avesse raggiunto la Lombardia.
La direzione generale si incaricò anche di recuperare i
numerosissimi automezzi militari abbandonati in seguito
allo sbandamento verificatosi all'indomani dell'8
settembre; previo targatura e attrezzatura adeguata,
tali mezzi andarono ad arricchire le datazioni dei Corpi
sempre oberati di compiti; le Prefetture chiesero ai
Corpi Vigili del Fuoco di organizzare autocolonne di
emergenza per il reperimento di viveri per la
popolazione civile nelle zone di produzione.
I Corpi di Milano, Piacenza e Verona organizzarono
inoltre un servizio di traghetti sui grandi fiumi.
Nonostante questo intenso lavoro di trasferimento e di
riorganizzazione i Corpi Provinciali seppero far fronte
sempre, anche ai compiti istituzionali che erano
diventati gravosissimi per la frequenza e il metodo
delle incursioni aeree.
L'amministrazione del Sud passò progressivamente ad uno
stato di pace, sopratutto perché venne a cessare
l'offesa aerea con solo due attacchi ad opera
dell'aviazione germanica sui porti di Bari e di Napoli.
Divennero invece più impegnativi i problemi
organizzativi con il progressivo aumento di territorio
conseguente all'avanzata verso Nord degli
Anglo-Americani; questi ultimi esercitarono una attenta
tutela sulla composizione dei Corpi stessi e le perdite
umane furono lievi.
Il Corpo di Rodi mantenne gli usuali livelli funzionali,
sebbene operasse in difficili condizioni per
alimentazione ed autonomia.
Del Corpo di Spalato, si è già detto, esso riuscì a
portare a Zara tutto il materiale, compreso quello di
casermaggio.
Dopo il 30 Aprile 1945 venne costituito "pro tempre" a
Milano, un Ispettorato Nord che assumeva le funzioni già
delle Amministrazioni della Repubblica Sociale Italiana
e le manteneva fino al 1946.
Nel periodo di amministrazione transitoria le perdite
furono lievissime. Dal 1944 però restava ancora qualcosa
da concludere, un lavoro iniziato dal corpo di Zara che
sarà portato a termine da Trieste, il recupero delle
vittime infoibate dai partigiani slavi. Migliaia di
italiani uccisi egettati nelle cavità sparse nel nord
est. Il recupero fu lungo e difficile, ma consentì di
dare una pietosa e cristiana sepoltura a queste
ulteriori vittime dell'umana follia.
Ai Vigili del Fuoco caduti in azione di guerra furono
decretate ricompense al Valor Civile; ma quelle mani
fragili, come le mani di tutti, hanno continuato è
continuano a lavorare in una corsa col tempo a denti
stretti, nel simbolo del rischio continuo.
Ma lungi dai Vigili l'idea di considerarsi degli
importanti "eroi", essi hanno sempre operato con
modestia e senza clamore sopratutto sulle loro gesta; il
perenne sorriso è il velo di pudore dei loro visi
testimoni di drammi paurosi.
Il periodo bellico caratterizzato da disponibilità
pressoché continua, da alto rischio, dalla mobilità
intensa del personale o da un elevato numero di perdite
non venne tuttavia riconosciuto dallo Stato come
Servizio Militare.
Gli appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco
non si considerarono per questo dei misconosciuti ma
trovarono nella consapevolezza del dovere compiuto e nel
ricordo dei loro Caduti, la sola apprezzata ricompensa.
(dal sito di Ale)