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La Milizia Volontaria
Sicurezza Nazionale |
La guerra civile di Spagna
1936-1939
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La battaglia di Catalogna
La battaglia di Catalogna e la
fine della guerra.
In previsione della nuova
offensiva nazionalista per la conquista della Catalogna il
C.T.V. fu schierato nella piccola testa di ponte di Seros,
sulla riva sinistra del Segre. L'attacco ebbe inizio il 23
dicembre; la divisione «Littorio» avanzò su Cogull,
avendo sulla sinistra la «Frecce Nere», e riuscendo nella
stessa prima giornata di battaglia a penetrare per una
trentina di chilometri nelle linee nemiche sulla direttrice
della strada da Lerida a Tarragona. Ma davanti agli italiani
ecco di nuovo presentarsi la forte e tenace Divisione
«Lister»; ed ecco subito farsi più accaniti i
combattimenti nella zona di Castellserà.
Per liquidare più presto
l'avversario intervengono in modo massiccio e come sempre
esemplare, l'artiglieria e l'aviazione legionarie. Solo il 5
gennaio 1939 i legionari conquistano Borjas
Blancas ed il 10 Montblanch. Durante questi aspri
combattimenti i legionari soffrirono sensibili perdite; lo
stesso Generale Gambara fu ferito leggermente ma non per
questo lasciò il comando. La ferocia della lotta da parte
dell'esercito repubblicano, conscio della sua fine, non ebbe
limiti: il tenente Mario Ricci e tre altri suoi compagni del
Raggruppamento carri, ebbero la disavventura di essere
catturati dagli uomini della Divisione «Lister», nel corso
della battaglia, e furono fucilati.
Il proseguimento dell'azione è
favorevole ed avviene su due direzioni: una colonna
motorizzata agli ordini del Ten. Col. Pace si dirige su
Tarragona dove entra con la 5a Brigata di Navarra, l'altra
prosegue verso Igualada ed Esparraguera verso il rio
Llobregat; superato questo gli italiani, passando al largo
di Barcellona, dove entrano solo gli spagnoli, si dirigono
verso S. Quirico de Tarrasa. Il 29 gennaio il C.T.V. divide
le sue forze sii tre colonne, inviando le «Frecce Nere» su Granollers, la «Littorio» su Gerona (che sarà presa il 4
febbraio), e le «Frecce Azzurre» su Blanes; le «Frecce
Verdi» rimangono in riserva.
Durante questa seconda fase si
ebbero ancora numerose perdite; le sole «Frecce Nere»
ebbero 456 caduti (14 ufficiali) e 954 feriti (69
ufficiali).
Alcuni giorni dopo la
conclusione della battaglia di Catalogna il Generalissimo
Franco passò in rivista le truppe vittoriose in Barcellona;
alla grande parata intervennero anche i Legionari italiani.
Chiusa la fase della guerra in
Catalogna, senza fretta, il Comando supremo spagnolo iniziò
il concentramento delle truppe per il colpo finale alla
barcollante repubblica. Il C.T.V., sempre al comando del
Generale Gambara, passò alle dipendenze dell'Esercito del
Centro e fu schierato sul fronte di Toledo. Franco,
lasciando ai nemici il tempo di sfasciarsi da soli, ritardò
l'inizio dell'ultima offensiva e la sferrò solo il 28 di
marzo. L'avanzata non fu difficile; i Legionari
conquistarono Aranjuez, Albacete e finalmente, il 30 marzo,
entrarono in Alicante. Qui sono ricordati con particolare
simpatia dagli ex nemici, circa 15.000 fra combattenti,
rifugiati e fuggitivi, che si erano raccolti in quel porto
in attesa di varie navi inglesi già contrattate e mai
giunte, e che furono trattati molto umanamente dagli
italiani.
Finita la guerra, cominciarono
in Spagna gli onori e le cerimonie di addio ai Legionari che
si avviavano al concentramento di Cadice per essere
imbarcati e rimpatriati. Il 1° giugno 1939 salpò da quel
porto un grosso convoglio scortato; partirono, coi
Legionari, alcuni Generali spagnoli, tra cui l'eroico Queipo
de Llano, ed il Ministro degli esteri di Spagna, Serrano
Suner.
I Legionari sbarcarono a
Napoli dove furono accolti dall'entusiasmo della
popolazione, dall'abbraccio affettuoso dei parenti;
sfilarono in parata davanti al Re Imperatore. Una
rappresentanza dei combattenti volontari e tutti gli
ufficiali del C.T.V. raggiunsero Roma dove li attendeva
l'elogio commosso di Mussolini, cui furono presentati
personalmente dal Generale Bergonzoli.
Il tributo italiano alla
guerra civile spagnola fu di oltre 3.300 caduti e di più di
11.000 feriti; il sangue delle CC.NN. si era ancora una
volta mescolato a quello dei soldati volontari dell'esercito
e delle altre FF.AA., così come era avvenuto in precedenza e
come avverrà ancora e sempre, fino allo scioglimento della
Milizia.

NOTE
FONTI
(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità
combattenti della M.V.S.N. 1923-1943", Giovanni Volpe
Editore, Roma, 1976
A. Rovighi -F. Stefani, "La
partecipazione italiana alla guerra civile spagnola
(1936-1939)", USSME, Roma, 1992.
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