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La Milizia Volontaria
Sicurezza Nazionale |
La guerra civile di Spagna
1936-1939
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La battaglia dell'Ebro
La battaglia dell'Ebro
Dopo Santander il C.T.V., non
avendo ricevuti rinforzi dall'Italia dovette contrarre le
sue formazioni e ridurre a due il numero delle Divisioni
completamente formate con volontari italiani e - in
compenso - incorporò la Divisione mista italo-spagnola delle
«Frecce».
Le divisioni italiane furono
la «Littorio» e la «Fiamme Nere XXIII Marzo», detta anche
di «CC.NN.». Il C.T.V. comprendeva anche un raggruppamento
carristi su tre battaglioni ed un battaglione motorizzato di
Bersaglieri; inoltre disponeva di un grosso Raggruppamento
di Artiglieria, sempre comandato dal Generale Manca, forte
di quattro Gruppi di medio calibro e quattro di grosso
calibro, più due gruppi di controaerea. E ancora un
raggruppamento di genieri.
Il Generale Berti, nuovo
comandante del C.T.V., affidò l'operazione di sfondamento
del fronte avversario alla Divisione «Frecce». La
preparazione di artiglieria durò un'ora e riprese, dopo
breve interruzione, ancora per altra ora e mezza. Le frecce
nere attraversarono le difese nemiche alla Cruz Santa, per
sfociare dietro a Segura de los Bafios, mentre le frecce
azzurre avanzavano su Rudilla, Nuesca del Comùn e Muniesa
per aprire la strada alle altre divisioni del C.T.V.
L'azione iniziò il 9 marzo 1938; malgrado la bellissima
preparazione dell'artiglieria, lo sfondamento costò sforzo e
sangue, ma era già assicurato a metà della mattinata stessa.
Tra i primi feriti, il Generale Bergonzoli, mentre visitava
gli avamposti; durante la sua permanenza in ospedale la «Littorio» fu comandata da Frusci. Ma già ai primi di
aprile l'intrepido Bergonzoli riprendeva il suo posto.
Una volta rotto il fronte la
Divisione CC.NN. «XXIII Marzo» scavalcò la Divisione
«Frecce»; il 10 fu occupata Muniesa dopo un duro
combattimento dove trovò la morte il capitano Paladino, di
uno dei battaglioni carri; il 13 fu raggiunta Andorra.
Quella stessa notte si costituì un gruppo celere con due
compagnie di carri, una di motomitraglieri e due battaglioni
di CC.NN. («Lupi» e «Ardente»), due gruppi di artiglieria
motorizzata ed anticarro e fu iniziata una frenetica corsa
per raggiungere Alcaniz, che fu occupata. Da allora in
avanti gli italiani si trovarono di fronte la Divisione
Lister rinforzata da varie altre brigate; il fronte si
irrigidì e la battaglia si trasformò in un calvario per i
legionari. Gli italiani seguitarono comunque ad avanzare
appoggiati da un concentramento di artiglierie e
dall'impiego a massa dell'aviazione legionaria.
I combattimenti divennero
terribilmente aspri, specialmente a Mirablanca; delle
«Frecce», il 1° Reggimento riuscì ad arrivare sul Rio
Matarrana, progredendo sulla via di Gandesa, raggiunta poi
il 3 aprile da una colonna celere della Divisione CC. NN. «XXIII
Marzo». L'avanzata proseguiva faticosamente verso la città
di Tortosa, con la «XXIII Marzo» al centro sulla carretera
Gandesa - Tortosa, la «Littorio» a destra e la «Frecce» a
sinistra. Ma la difesa si faceva sempre più disperata pur
non riuscendo a fermare il C.T.V. che raggiungeva ugualmente
Paulus e Pinell e lo tratteneva solo a Cherta. Intanto le
truppe spagnole, battendo il nemico, erano arrivate al mare
a Vinaroz; rimanevano così tagliate fuori molte forze
avversarie in una grossa sacca tra il mare e l'Ebro. Era
l'occasione per cercare di impedir loro il passaggio del
fiume, facendole possibilmente prigioniere. Il Comando
italiano del C.T.V. chiese ed ottenne di far passare per le
retrovie e schierare nuovamente in linea da sud un nostro
raggruppamento carri L per farlo agire assieme alla I
Divisione spagnola. Le operazioni proseguirono, ma nella
notte fra il 18 ed il 19 i repubblicani riuscirono a passare
al di là del fiume e le truppe nazionali finalmente
occuparono tutta la zona. Tortosa non poté essere presa
perché si trova sulla riva sinistra dell'Ebro, ed i ponti
erano ormai distrutti (la città fu conquistata solo il 13
gennaio del 1939). Anche in questa tremenda battaglia gli
italiani tutti, Camicie Nere e soldati dell'Esercito,
lottarono valorosamente e le loro perdite lo dimostrano: gli
uomini messi fuori combattimento, tra morti e feriti, furono
3.225 e fra essi 303 ufficiali.
Dopo la battaglia, mentre la «XXIII
Marzo» e la «Littorio» erano inviate a riposo a Zaragozza,
la «Frecce» rimaneva ancora al fronte e veniva, verso il 24
maggio, mandata al Nord entrando nuovamente in azione a
partire dall'8 giugno nella zona di Albocacer.

NOTE
FONTI
(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità
combattenti della M.V.S.N. 1923-1943", Giovanni Volpe
Editore, Roma, 1976
A. Rovighi -F. Stefani, "La
partecipazione italiana alla guerra civile spagnola
(1936-1939)", USSME, Roma, 1992.
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