All'inizio delle ostilità le forze
dello scacchiere sud, agli ordini del generale Gazzera,
comprendevano:
- Un battaglione di CC.NN.
- Due battaglioni CC.NN. di marcia.
- Una compagnia cannonieri nazionali
motorizzata. - Una compagnia cannonieri da posizione
mista. - 18 battaglioni coloniali.
- 5 gruppi artiglieria coloniale
someggiata. Con la mobilitazione vennero aggiunti:
Tre battaglioni CC.NN.
Due gruppi artiglieria da posizione misti.
Una compagnia mitraglieri.
Una compagnia mitraglieri motociclisti,
7 battaglioni coloniali.
3 gruppi artiglieria someggiata.
Una compagnia mortai da 81.
Un battaglione genio coloniale.
In complesso queste truppe non
raggiungevano la cifra di 50 mila uomini e dovevano
difendere un territorio più grande della madre Patria. Il
generale Gazzera organizzò queste forze suddividendole in
sei Divisioni (21°, 22°, 23% 240, 25° e 26 a).
Le forzi britanniche contrapposte erano dì gran lunga
superiori e soprattutto provviste di viveri, munizioni,
mezzi e carri armati senza limiti e appoggiate da una
forte aviazione che aveva il dominio assoluto del cielo.
Inoltre il nemico aveva organizzate molte bande di
abissini istruite nel Sudan e nel Kenia e si avvaleva di
orde di predoni che si infiltravano nelle nostre terre
fomentando la ribellione o aggregandosi a questa dove già
era sviluppata.
Tratteremo qui di seguito solamente dei
fatti d'armi cui presero parte unità di CC.NN.
Le operazioni della 23° Divisione furono
precedute da una rivolta nella zona di Lekemtì. I ribelli,
su istigazione del capo locale fino allora fedele,
all'alba del 4 febbraio 1941, informati della partenza
dell'VIII Btg. coloniale avvenuta nella notte, assalivano
i depositi carburanti difesi fino al sacrificio dai
valorosi militi della Forestale e due cantieri stradali
trucidandovi 16 nazionali.
Il comandante del presidio, costituito
dal DVI Btg. CC.NN. (1° Sen. Colombo e poi 1° Sen. Tazzoli)
e altri elementi presidiarì, prendeva coi propri mezzi i
primi provvedimenti per domare la ribellione ed intanto
richiamava il battaglione coloniale (VIII).
La lotta durissima si prolungò nei
giorni 5 e 6 mentre si otteneva l'accorrere di una sezione
autoblindo e del XLV Btg. coloniale. I ribelli premuti da
ogni parte, si rifugiavano sui monti: malgrado operazioni
di polizia opportunamente disposte non si riuscì ad
eliminarli completamente e la loro azione tornerà a farsi
sentire in concomitanza con quella delle truppe
britanniche che opereranno in quel settore.
Nel settore della 25° Divisione
(zona sinistra del fiume Omo) agivano i battaglioni CC.NN.
II e DLXXXV.
Il 29 aprile 1941 viene effettuata una
operazione offensiva per alleggerire indirettamente la
pressione nemica su Dessiè, con una puntata da
Sciasciamanna in direzione di Moggio. La effettua una
colonna motorizzata di formazione (gen. Bertello) di cui
fa parte il DLXXXV Btg. CC.NN. la cui forza è già ridotta
a circa 300 uomini. Il nemico reagì alla mossa attaccando
Monte Ficcè il 1° maggio conquistatolo, vi trovò solo
morti, feriti e pochissimi superstiti senza munizioni.
Nel settore della 24' Divisione operava
il DV Btg. CC.NN. che aveva partecipato bravamente alla
battaglia di Uadarà. Il DV battaglione era agli ordini del
1° Seniore Bologna (poi del Seniore Di Pancrazio). Dal 24
aprile al 3 maggio gli inglesi lanciano contro la
posizione 'di resistenza ben undici attacchi che vengono
tutti respinti malgrado l'azione dei ribelli che privava
'per sette giorni le nostre truppe dei viveri e delle
munizioni delle artiglierie e dei mortai. Ma il 5 maggio,
sotto la sempre crescente pressione avversaria (reggimenti
della Costa d'Oro) fu necessario ripiegare; il 10 maggio
le retroguardie combattevano ancora fermando le
avanguardie nemiche. Solo il 16 l'avversario riusciva a
scacciare i nostri dalle alture che ancora occupavano,
come riconosce a denti stretti il generale Cunningham
nella sua relazione ufficiale rendendo omaggio al valore
delle nostre truppe.
Settore Dacano srrll'Omo Bottego.
Delle truppe di questo settore fa
parte il II Btg. CC.NN. Qui l'azione comincia il 1° giugno
1941 con tiro di bombarde e di artiglierie nemiche. Nella
notte del 3 i britannici occupano le alture di riva
sinistra dell'Orno fino alla confluenza dell'Odonitta,
settore dove resiste il II Btg.; fanno affluire mezzi
corazzati e camionette, paralizzando intanto col tiro il
movimento nella piana. Il 4 l'avversario riesce a passare
il fiume ed il 5 rinnova l'attacco con assoluta supremazia
di mezzi. Il battaglione CC.NN., malgrado la tenace eroica
difesa viene alla fine travolto. Lo comandava il Seniore
Otello Rossi.
Fronte Orientale (26' Divisione).
Ne fanno parte il DVI Btg. CC.NN.,
il IV Btg. CC.NN. e il V Btg. CC.NN. quale riserva
divisionale. Il DVI Btg. che già aveva combattuto nel
febbraio a Lekemtì contro i ribelli, in maggio combatteva
ad Argiò, a Didessa e a Bedelle. Le perdite di 7 ufficiali
e di 250 CC.NN. sono la testimonianza del valore,
della tenacia e della forza di questo reparto.
Il 'IV Btg. combatte a Orde Mulè; il 14
giugno grossi nuclei di ribelli attaccarono tre volte Orde
Mulè da più parti, armati di mitragliatrici. Respinti dal
tiro di artiglieria e da contrattacchi di CC.NN. e di
Ascari, desistettero verso le 17. Giudicando ormai
esaurito il compito affidato al presidio di Orde Mulè, il
comando dava ordine per il ripiegamento, ma l'ordine non
giunse mai al distaccamento.
Il mattino del 15 giugno gli attacchi
ricominciano ripetuti e violenti, effettuati da inglesi
con artiglieria e grosse formazioni ribelli; un primo
attacco viene contenuto, ma alle 10,30 si fa più violento,
rafforzato da tiro di mortai e artiglierie ed intervento
di altri reparti di colore.
Si combatte con disperato accanimento
fino al totale esaurimento delle munizioni; la batteria da
65/17, composta di coloniali, sparò tutti i proiettili
disponibili, poi si mescolò alle CC. NN. seguitando a
lottare coi moschetti ed all'arma bianca.
La lotta si concluse solo quando furono
sterminati tutti i difensori. Gli abissini, inferociti
dalla eroica e lunga resistenza, si accanirono anche
contro i moribondi, come avvenne al Centurione Veneziani
che fu decapitato morente al posto di medicazione. Il
comandante del IV battaglione CC.NN., Seniore Bracciforti,
catturato ferito e deceduto, in seguito alle ferite, in
prigionia, affermò che a Orde Mulè furono massacrati oltre
200 uomini sui 367 legionari presenti all'inizio del
combattimento. Gli inglesi non consentirono ai pochi
scampati di riconoscere e seppellire i caduti: fra questi
il Colonnello del Genio Bazzani (che aveva predisposte le
interruzioni, ed i Centurioni Carrer e Bernardelli).
Fronte occidentale - 23" Divisione.
Ne faceva parte un reparto mitraglieri
della Milizia Forestale, circa 150 CC.NN. Il comando dello
scacchiere, viste le condizioni dell'andamento della
campagna e le condizioni del ternpo, che con piogge
continue rendevano sempre più difficili gli spostamenti ed
i rifornimenti, decideva di raccogliere tutte le truppe
(resti delle Divisioni 22 a, 23a e 263) per
alimentare l'ultima resistenza a Dembidollo. I reparti
CC.NN. inquadrati tra queste truppe, oltre i suaccennati
mitraglieri della Forestale, erano: il V Btg. CC.NN., e i
sopravvissuti del DVI Btg. A Dembidollo però non
riuscivano ad arrivare i resti della 22a Divisione,
fermati sul torrente Maghellà dai ribelli e dal crollo del
ponte sul torrente Gambar, nella zona si fermarono per
combattere le masse ribelli provenienti da Gore: erano
ormai ridotti a 450 nazionali e un migliaio di coloniali!
Intanto a Dembidollo, ove erano
raccolti in tutto 1065 nazionali e 2.850 coloniali,
cominciavano ad arrivare, stremati e ridotti di numero, i
primi reparti della 23a Divisione provenienti dal Didessa
e dal Dabus.
Il 2 luglio i Congolesi attaccavano sul
Burta con forte appoggio di artiglieria, riuscendo a
costringere i nostri elementi più avanzati a retrocedere.
Il mattino del 3 riprendevano l'assalto, ma venivano
contrattaccati e respinti. Verso le 11, tornata la calma,
sembrò giunto il momento di accettare la proposta di
cessazione delle ostilità fatta dal nemico per radio e con
getto di manifestini dal cielo. Gli accordi conclusi nella
notte sul 4, si estendevano a tutte le truppe dello
scacchiere, compresa quindi la 22a Divisione ancora nella
zona di Gore. Le condizioni per la cessazione delle
ostilità furono comunicate alla 22a Divisione il mattino
del 4 luglio. Ma il mattino stesso i ribelli attaccavano,
insieme a reparti negussiti in divisa, investendo tutte le
posizioni della divisione: la lotta si protraeva fino alle
18,30 e l'avversario, fortemente provato e battuto
ripassava il torrente Maghellà.
Malgrado gli accordi, gli attacchi si
rinnovavano il 5 ed il 6 senza successo. Mentre verso le
10 del 6 il nemico rinunciava all'azione e si andava
ritirando, due nativi con bandiera bianca si presentavano
al comando con una lettera del Comando britannico
comunicante gli accordi per la cessazione dei
combattimenti. e per la consegna delle armi agli abissini.
Il comandante respingeva la proposta e dichiarava che non
avrebbe mai ceduto le armi ad indigeni da noi considerati
fuori legge e coi quali non voleva trattare. Il 7 luglio,
dopo lunghe trattative, si concordava che la consegna
-delle armi sarebbe stata fatta solo alla presenza di un
delegato britannico, il giorno 8 alle 11. Le operazioni
del ritiro delle armi venivano iniziate dietro
assicurazione dell'imminente arrivo dell'inglese. Alle 13,
quando le operazioni stavano per essere ultimate, gli
abissini si abbandonavano al più sfrenato saccheggio senza
distinzione fra nazionali e coloniali, passando per le
armi chi tentava di opporsi alla spoliazione. Contro il
gruppo bande Dubat ormai disarmato si apriva il fuoco
anche con armi automatiche dimostrando la premeditata
volontà di massacro e di vendetta. Molti Dubat accorrevano
a riprendere le armi e si accedeva un combattimento che
durava fino a notte, riacceso al mattino del 9.
Finalmente un capo indigeno
sopraggiungeva affermando di essere un comandante di
truppe regolari etiopiche e faceva cessare il fuoco agli
abissini offrendo la resa alle condizioni stipulate.