Forze contrapposte:
Italiane: 3 brigate coloniali
(complessivamente 14 Btgg.); una compagnia zaptič; 5
gruppi di Dubat; 2 Btg. CC.NN. con una sola compagnia
costituita; 27 batterie di vario calibro di cui,
2 della Milizia in postazione fissa e controaerea.
Inoltre: un Btg. CC.RR.;
2 cp. guardie di finanza; un reparto
radiotelegrafisti; un reparto di Milizia Forestale;
Servizi.
Inglesi: 112 Divisione Africana su
due brigate di fanteria (XXI e XXIII) con una squadriglia
autoblindo, molta artiglieria e varie batterie contraeree.
122 Divisione Africana su tre brigate (II
- XXII - XXIV) squadroni autoblindo; artiglierie di vario
calibro; carri armati leggeri; compagnie mitraglieri; un
reggimento autoblindo meno 2 squadroni.
Chiarissima la differenza - in reparti,
uomini e mezzi - a favore degli inglesi.
Eliminate con forze schiaccianti e con
giganteschi bombardamenti dal cielo le nostre truppe
indigene idi confine particolarmente sensibili agli
attacchi aerei, il nemico - tra il 2 e l'8 febbraio 1941
- arriva al Giuba.
Il 10 febbraio un attacco con
autoblindo ad Afmadł viene respinto da un vigoroso
contrattacco. Si organizza la difesa dietro il Giuba che
perņ č ormai quasi secco; il 13 si sgombera Chisimaķo.
Oltre Giuba restano varie teste di ponte in corrispondenza
di Giumbo, Margherita, Gelib, Barbera, Lugli Ferrandi e
Dolo.
Nel settore di Gelib č presente anche
una sezione autoblindo delle CC.NN.
Nel settore di Giumbo si resiste accanitamente dal 17
al 20. Uno sbarco nemico dal mare, a tergo, completa
l'accerchiamento e costringe alla resa.
Comincia lo sfaldamento dei battaglioni
coloniali, specie fra quelli di recente costituzione; gli
ascari, terrorizzati dalle azioni aeree, gettano le armi e
vanno a casa.
Nel settore di Gelib, l'artiglieria e
un successivo contrattacco disperdono un attacco di
fanterie, autoblindo e motocarrette; il nemico - battuto -
si disperde nella boscaglia, ma intanto altre colonne
passano il Giuba 50 km. a nord creandoci una situazione
quanto mai critica, tanto da indurre il nostro comando ad
ordinare l'abbandono di Gelib che perņ resiste fino al 22.
II 21 il nemico raggiunge Margherita,
il 26 occupa Mogadiscio e prosegue, preceduto da
autoblindo, carri armati, in colonne autocarrate, verso
Gabredarre e Dagabur su Giggiga.
Il nostro comando organizza una linea
di difesa dalla Costa, francese dei Somali, per Sciavelli,
Giggiga, fino a posizioni a sud di Harrar, raccogliendo le
truppe che occupano la Somalia Britannica, gli avanzi dei
reparti che avevano combattuto sul Giuba ed in Scnialia.
Al 10 marzo si riesce a mettere insieme 26.000 coloniali e
5.000 nazionali. Questi ultimi, fatta eccezione delle
unitą di artiglieria nazionale, del Il e del DIV Btgg.
CC.NN., sono per la maggior parte autieri, carabinieri,
guardie di finanza ed avieri rimasti senza impiego.
Padrone della piana di Giggiga, il
giorno 17 il nemico attacca con notevoli forze il Passo
Marda e tenta un aggiramento; contrattaccato dal XXXVIII
Btg. coloniale e dal I gruppo Dubat, ripiega con gravi
perdite, Il tentativo viene ripetuto il 18 e nuovamente
fallisce. Ma nella notte il XXXVIII Btg. coloniale, uno
dei nostri migliori e sempre comportatosi eroicamente
anche fino a due giorni prima, abbandona le posizioni e si
avvia in massa verso il nemico portando via armi munizioni
e viveri. Viene sostituito immediatamente dal XX Btg.
coloniale costituito da elementi eritrei ed amhara.
Il 19 e 20 tutti i tentativi nemici sono respinti. Il
21 altro attacco, il XX Btg. coloniale contrattacca varie
volte, ma le diserzioni rilevanti del CI Gruppo Dubat
consentono all'avversario di arrivare in parte sulla
cresta della posizione, e nelle notte, scendendo da questa
esso tenta di aggirare il XX Btg. Ne consegue l'ordine di
ripiegamento che viene eseguito, senza disturbo da parle
nemica, fino alla linea a difesa diretta di Harrar.
A causa delle sempre crescenti
diserzioni degli indigeni anche questa linea fu dovuta
abbandonare il mattino del 24 marzo e il ripiegamento fu
continuato fino alla linea Dire Daua - Carsą. Il
ripiegamento si compie regolarmente e solo un plotone di
CC. NN., attardatosi nella strenua difesa, rimase in mano
agli inglesi.
Il mattino del 27 nuclei nemici
meccanizzati si avvicinarono alle posizioni di Carsą e
Langhei, mentre su tutta la zona si svolge una intensa e
continua azione aerea.
I coloniali, senza distinzione di
razza, si allontanavano, asportando armi automatiche,
salmerie, munizioni e viveri: i battaglioni erano ridotti
ad una forza massima di 200 uomini. A Miesso, il XV gruppo
di artiglieria indigena da 65/17, non aveva pił neppure un
uomo e fu caricato su autocarri; le batterie del XIII
gruppo someggiato avevano dovuto sostituire serventi e
conducenti con ufficiali e truppa delle CC.NN.
Il 29 sgombero di Dire Daua. La linea
occupata č: Monte Dofan-fiume Auasc-M. Cumbi-Ghelemsti. Il
30, vista la impossibilitą di difendere Addis Abeba, dove
vivevano 35.000 italiani e 100.000 scioani, per garantire
la vita dei connazionali, fu deciso di cedere senza lotta
la cittą al nemico, lasciando il minimo di tempo
fra l'uscita delle nostre truppe e l'ingresso di quelle
nemiche. Il 6 aprile, alle ore 10,30, la 1 a brigata Sud
Africana faceva il suo ingresso nella capitale.
In base alle direttive del nostro
comandante delle, scacchiere sud, le truppe superstiti
della Somalia e dell'Harrarino si ritirarono il giorno 10
aprile tra Sciasciamanna, Soddu ed il lago Margherita;
erano: due battaglioni di fanteria, un battaglione CC.RR.,
un battaglione dell'Aeronautica, un battaglione di CC.NN.,
un raggruppamento motorizzato, un plotone armi
controcarro, un plotone motociclisti, 2 autocarri
corazzati, 27 batterie idi vario calibro.
Complessivamente: 6.000 nazionali e 3.000 coloniali.
Raggiunsero la zona in condizioni abbastanza buone tanto
da poter essere impiegati ancora con buon rendimento.