L'A.O.I., per la sua particolare
situazione geografica nei riguardi dei territori nemici
contermini, rappresentava una potenziale seria minaccia
strategica alle vitali vie di comunicazione dell'impero
britannico. Minaccia che avrebbe potuto gravemente
compromettere la stessa unità economica militare
dell'impero nemico, rischiando questo di essere tagliato
in due tronconi separati, con la conseguente impossibilità
di manovra delle risorse e dei mezzi.
Questa potenziale minaccia era stata
esattamente percepita dal governo inglese e determinò
tutti gli sforzi effettuati dalla Inghilterra per impedire
od ostacolare al massimo la nostra affermazione in
Etiopia.
L'impero italiano in Etiopia non aveva
avuto il tempo di organizzarsi anche a causa
dell'instabile situazione interna; ma soprattutto la
visione politica sulla brevità della guerra sottovalutò le
possibilità di offesa e la preparazione alla difesa del
vasto territorio; tanto che nessun piano bellico era stato
approntato all'atto dell'inizio delle ostilità e tutto
dovette essere lasciato alla improvvisazione dopo che la
guerra in atto aveva abbandonata l'A.O.I. a sé stessa,
completamente tagliata dalla Madre Patria.
A posteriori possono essere prospettate
solo delle ipotesi sulla funzione che il nostro impero
avrebbe potuto rappresentare nel conflitto. Via terra
poteva essere minacciato e stroncato il collegamento
Cairo-Città del Capo; con la massa di truppe e di mezzi
accumulata in A.O.I., l'Italia avrebbe potuto di slancio
occupare il Sudan meridionale (in un primo tempo
totalmente sguarnito di uomini e materiali avversari) e
successivamente operare verso nord tentando un
ricongiungimento col nostro esercito della Cirenaica.
Questo avrebbe potuto ottenere il collegamento con i
rifornimenti dall'Italia e certamente avrebbe inoltre
fortemente influito sul mondo indigeno africano in senso
favorevole all'Asse facendolo schierare al nostro fianco.
La manovra era possibile solo all'inizio immediato, ma
nulla fu tentato ed il tempo trascorse a favore degli
avversari, mentre le poche energie dello impero italiano
venivano disperse nella poco redditizia impresa della
conquista della Somalia inglese.
Via mare, dalle basi di Massaua e Assab,
avremmo potuto insidiare le rotte del Mar Rosso, del
Canale di Suez e dell'Oceano Indiano; sarebbe stato
necessario, per realizzare la minaccia, munire in tempo le
basi e concentrare laggiù le forze navali adeguate
all'importante compito. Anche questo non fu fatto.
Abbandonato a sé stesso, il nostro
impero, man mano che la guerra si prolungava, venne a
trovarsi in condizioni sempre più critiche, circondato,
con problemi ogni giorno maggiori per i rifornimenti e lo
stesso vettovagliamento.
Non restava che attendere l'immancabile
assalto nemico e difendersi strenuamente fino all'ultima
cartuccia ed all'ultima pagnotta. E questo sì fu fatto,
tenacemente, valorosamente ed onorevolmente.
Forza presente in A.O.I. al 10 giugno
19401
Forza totale: Uomini 255.950
uomini,
così
ripartiti:
-
Truppe Coloniali: 181.895
uomini2
-
Esercito: 47.412
uomini
-
CC.NN. della Milizia: 26.643
uomini,
e
precisamente: 858 ufficiali - 1.439 sottuff. - 24.345
CC.NN.
Le CC.NN. erano suddivise in 30
battaglioni3, che combatteranno tutti eroicamente; di
questi, gli ultimi 12 lottarono disperatamente fino
all'esaurimento, nella difesa estrema del Gondarino.
Come armamento, le nostre forze
disponevano di:
-
3.300 mitragliatrici.
-
5.300 fucili mitragliatori.
-
24 carri «M».
-
39 carri «L».
-
126 tra autoblindo e autocarri
attrezzati.
-
866 pezzi di artiglieria, di vari
calibri e modelli.
-
71 mortai da 81.
-
57 mortai da 45.
-
183 aerei in linea, 61 in magazzino,
81 in riparazione.
Le forze nemiche contrapposte erano,
alla stessa data dello inizio delle ostilità, le seguenti:
-
Truppe dell'Impero britannico 70.000
uomini
-
Truppe inglesi in Aden 10.000
uomini
-
Truppe francesi a Gibuti 10.000
uomini
-
Totale generale 90.000
uomini
Così distribuiti:
Non bisogna però fermarsi all'apparenza
delle cifre per confrontare gli eserciti contrapposti. Le
nostre truppe avevano armamento antiquato, (i nostri pezzi
da 75 con una gittata di 7 km. mentre quelli inglesi da 88
avevano un tiro efficace a 11 km.), non avevamo armi
controaeree o controcarro; il nemico aveva carri armati
moderni ed in piena efficienza. Gli aerei nostri erano di
vecchi modelli, contro quelli modernissimi
dell'avversario. Pochi i nostri automezzi (quindi poca
possibilità di spostamenti) contro una disponibilità
impressionante degli inglesi, con tutti i servizi
autotrasportati. In quanto alla disparità iniziale delle
forze vedremo poi, nel gennaio 1941 di quanto saranno
accresciute le nostre e di quanto quelle nemiche.
Inizio delle ostilità - Operazioni
di frontiera.
La prima mossa italiana è l'occupazione di Càssala,
importante nodo stradale utilizzabile per un eventuale
attacco inglese al l'Eritrea e nello stesso tempo nostra
vecchia rivendicazione. È conquistata con una superba
carica delle «Penne di falco», la nostra cavalleria
eritrea, il 4 luglio 1940.
Il 7 luglio, nostra incursione su Kurmuk, alla frontiera de! Sudan; viene conquistata il 12
ed il 14 viene occupata Ghezan.
Contemporaneamente a Cassala viene
occupata, dopo breve scontro, anche Gallabat.
Il 15 luglio ha luogo la conquista di Moyale inglese con inseguimento degli avversari verso
Buna; contemporaneamente venivano conquistate più ad
oriente, Tercali, Tabaga, Danisa e Cocaia; viene così
eliminato il saliente inglese di Mandera realizzando un
raccorciamento di fronte di ben 300 km. Il 31 luglio il
nemico contrattacca con reparti del King's African Rifles
e del 1° Reggimento Niger, ma viene respinto lasciando
nelle mani dei nostri coloniali il gagliardetto del VI
Btg. del K.A.R.. Dopo 5 giorni nuovo attacco; le nostre
truppe senza impegnarsi abbandonano la località di Debel.
La conquista della Somalia Inglese -
3-19 agosto 1940.
Le truppe operanti agli ordini del
Generale Nasi (3 battaglioni nazionali e 23 coloniali) in
complesso 4.800 nazionali e 30.000 coloniali, furono
suddivise in quattro colonne:
-
colonna di sinistra: Generale
Bertoldi, composta di 8 battaglioni, di cui 2 di CC.NN. ed
1 mitraglieri della Div. Granatieri di Savoia, e 4
batterie. Base di partenza: Agin - Obiettivo: Zeila.
-
colonna costiera: Console
Generale Passerone: muoverà da Zeila ed avrà per primo
obiettivo Bulhar. (due Btg. CC.NN. della 11a Legione, il LXVI Btg. coloniale, un reparto speciale, una sezione
artiglieria).
-
colonna di centro: Generale De
Simone; XIII - XIV - XV brigate coloniali, 11 battaglioni
e 14 batterie. Base di partenza: Giggiga, obiettivo:
Berbera.
-
colonna di destra: Generale Bertello; un Btg.
armi speciali, due gruppi Dubat ed una batteria. Base di
partenza: Curati, primo obiettivo: Oadueina.
Alla colonna di centro si
aggiungeranno:
-
la colonna di destra dal 7 agosto.
-
la II brigata coloniale dal 10 agosto
(era di riserva).
-
la LXX brigata coloniale dal 13
agosto.
Il giorno 10 agosto la colonna centrale
giunge a contatto col sistema fortificato britannico,
perfezionato modernamente ed efficientemente nel 1939.
L'attacco ha inizio il giorno i l incontrando ovunque
accanita resistenza, dovuta al sistema difensivo forte
e profondo. La resistenza si protrae fino al giorno
15; alle 19 cade il fortino n. 1 (chiamato dagli inglesi
Gibilterra) e vi appare la bandiera bianca;
successivamente il nemico abbandona tutto il sistema
difensivo. Il 17 viene raggiunta Lafarug, il 19 gli
italiani sono a Berbera. Gli inglesi si sono imbarcati
abbandonando tutti i materiali e le armi pesanti.
Prime avvisaglie della grande
offensiva britannica. Settembre-dicembre 1940.
Càssala era difesa da 2 battaglioni di
CC.NN. e da 4 battaglioni coloniali. Il 9 ottobre ha
inizio l'attacco inglese e nella notte del 12 si effettua
la prima nostra reazione.
A Gallabat il nemico intraprende
l'attacco tra il 6 ed il 7 novembre con inglesi, sudanesi
ed indiani rinforzati da carri armati; dopo strenua e dura
lotta, le nostre truppe, inferiori in numero ma
soprattutto in mezzo, desistevano dalla battaglia. Nella
giornata del 7, un battaglione CC.NN. (il DCCXXXI che era
già stato citato sul bollettino delle FF.AA. n. 78 del
24-8-1940) e due battaglioni indigeni, mossero da Metemmà
per scortare le colonne di rifornimenti. Di fronte alla
nuova minaccia il nemico abbandona Gallabat che viene
rioccupata dai nostri il giorno 8. La lotta continuerà
ancora in questo settore.
La grande offensiva britannica -
Gennaio-novembre 1941.
In vista dell'approssimarsi dell'inizio
del grosso attacco inglese, al 10 gennaio 1941, lo
schieramento delle forze avversarie che si fronteggiavano,
era il seguente:
-
Forze nostre (italiani ed indigeni)
336.000 uomini.
-
Forze nemiche (inglesi, truppe
coloniali indiane, sudanesi, del Kenia, e bande armate
abissine) 279.000 uomini.
Il numero dei nostri uomini alle armi
era accresciuto con richiami dei residenti italiani, con
arruolamenti volontari in altri battaglioni di CC.NN., con
nuovi arruolamenti fra gli indigeni. Le forze erano così
distribuite nei vari scacchieri:
-
Scacchiere Giuba 27.000
uomini
-
Scacchiere Sud 55.000
uomini
-
Difesa Addis Abeba e Scioa 10.000
uomini
-
Scacchiere Est 122.000
uomini
-
Scacchiere Nord 122.000
uomini
Le forze inglesi erano così divise:
Dettaglio delle operazioni:
L'attacco all'Eritrea
L'attacco contro la Somalia
Ridotti di Dessiè e dell'Amaba Alagi
Operazioni nel Galla e Sidama
Operazioni nell'Amhara
Btg CC.NN. impiegati nella difesa dell'A.O.I.