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La Milizia Volontaria
Sicurezza Nazionale |
Campagna di Grecia 1940
18a
Legione CC.NN. d'Assalto
(*)
Le operazioni di approntamento
di questa legione iniziarono il 14 novembre 1940 e
terminarono il 21. Dal 24 i reparti iniziarono
l'addestramento.
La Legione fu costituita coi
seguenti reparti:
Comando Legione - 18a
Legione (Crema) - Console Angelo Bracci.
XIX Btg. CC.NN. -
Casalmaggiore - Sen. Zito.
XXVII Btg. CC.NN. - Lodi.
367a cp. mitr.
CC.NN. - Bologna.
Forza iniziale della -
18aLegione:
uff. 53; s. uff. 79; CC.NN. 1.244.
La Legione venne inquadrata
nella Divisione di fanteria «Acqui», (17°, 18° Rgt.
fanteria. e 33° Rgt. Artiglieria) comandata dal generale
Adamo Mariotti e già il 10 dicembre fu avviata a Brindisi,
dove i reparti arrivarono nei giorni dal 12 al 14 e furono
sistemati a Tuturano in attesa dell'imbarco; nel frattempo
effettuarono un continuo ed assiduo addestramento.
I1 20 dicembre la Legione
prendeva imbarco sul "Piemonte" che salpava alle
7,30; alle 23,45 dello stesso giorno le operazioni di sbarco
a Valona erano ultimate.
All'alba del 21 (ore 4) il
XXVII Btg. e la 367a cp. mitraglieri
raggiungevano il bivio di Radhima dove accampavano. Il 22 a
Radhima la Legione era al completo e, autocarrata, veniva
trasportata a q. 666 sud di Llogora, dove si accampava.
A seguito di un ordine della
«Acqui» il XXVII Btg. CC.NN. venne posto il 25 dicembre a
disposizione della Divisione «Siena», avviato su automezzi
fino a Dhermi di dove proseguì a piedi verso la linea di
combattimento, a Vunoi. Il 26 anche il XIX Btg. e la 367a
cp. mitraglieri iniziarono la marcia verso Kondraia; il
giorno 27 il XXVII era già a Vunoj e vi era raggiunto in
giornata dal XIX e dai mitraglieri, per via ordinaria e
sotto il tiro di artiglierie e mitragliamenti aerei.
Col 28 dicembre la Legione
inizia i combattimenti. La 1a
cp. del XIX Btg. risale le pendici del monte Mioglosit per
portarsi dietro le q. 1.096 e 1.074 occupate dalla 5a
cp. bersaglieri, col compito di scavalcarla e contrattaccare
il nemico. Nello stesso tempo il XXVII Btg. con la 1a
del XIX devono attaccare q. 1.096 contrattaccando in
direzione Est Sud Est con obiettivo q. 731.
In mattinata la 2a
cp. del XXVII Btg. aveva già attaccata q. 1.096, ma per la
reazione avversaria e per le perdite subite non era riuscita
a raggiungere l'obiettivo. Unico ufficiale superstite della
2a
cp. è il C.M. Bassi e gli sono rimasti solo 25 uomini. Egli
si era aggrappato con i legionari a q. 1.074, tormentato dal
tiro diretto dell'avversario posto a q. 1.096.
In questa situazione un
maggiore del 17° fanteria ordinava di ripiegare su q. 743 e
di rafforzarvisi.
Il 29 la 1a
cp. del XIX Btg. occupa q. 1.074 ed alle 11 inizia l'assalto
a q. 1.096, ma la violenta reazione nemica impedisce ogni
progresso. Il comandante della Legione comprende
l'impossibilità di impossessarsi della q. 1.096 se non
organizzando un preparato colpo di mani con l'appoggio di
artiglierie e mortai per battere le postazioni delle armi
nemiche sulle posizioni avversarie che formano ormai un
unici sistema: il comando Divisione «Acqui» approva. A
presidii di q. 1.074 restano la 1a
cp. del XIX Btg. e un plotone mitraglieri dei bersaglieri.
Il 30 si predispongono i
preparativi del colpo di mano che dovrebbe effettuarsi alle,
prime luci del 31; ma la nebbia fittissima impedisce
l'orientamento e l'azione viene rimandata alle ore 9. Una
pattuglia riesce a raggiungere, alle 15, q. 1.009, ma
contrattaccata da forze molto superiori deve retrocedere
giacché i rinforzi che dovrebbero accorrere sono impediti da
una bufera di neve.
Il giorno 1 gennaio del 1941
persiste l'imperversare del mal tempi; neve, pioggia, nebbia
e venti paralizzano ogni attività e - in conseguenza - il
colpo di mani è ancora rimandati. Il 2 viene impiegati a
consolidare le posizioni. Il 3 pattuglie nemiche scendono
dalle quote 1.009 e 1.096 attaccando i nostri capisaldi;
sono respinte dal fuoco mentre le posizioni delle CC.NN.
sono battute da artiglieria e mortai che infliggono perdite.
Un altro attacco greci contro
il XXVII Btg. e la 367a
cp. mitraglieri viene nettamente respinti infliggendo gravi
perdite agli attaccanti. Continua il tempi avversi con
freddi intensi e violentissimo venti.
Alle ore 2 del 4 gennaio una
pattuglia di 25 CC.NN. della 1a
cp. del XIX Btg., agli ordini del C.M. Lazzarini, si porta
sotto q. 1.009 per effettuare il colpo di mani e tentarne
l'occupazione per facilitare l'assalto a q. 1.096.
Alle 11 il C.M. Lazzarini ed i
suoi vengono raggiunti dal comandante la compagnia e da
altri 30 legionari con fucili mitragliatiri e mortai da 45.
Si prosegue versi l'obiettivi
che è difficile da raggiungere per la necessità di scalare
rocce a picco. Ma alle 16,30 il nemici scende in forze dalle
quote 1.096 e 929 preceduti da violento tiri di artiglieria,
mortai e mitragliatrici, attacca il comandante la compagnia
cent. Tanghini e le 30 CC.NN., mentre altre rilevanti forze
greche scendono da q. 1.009 e attaccano gli uomini di
Lazzarini. Altra colonna nemica, sempre da q. 1.096, si
getta all'assalto dei capisaldi della 3a
cp. del XIX Btg. I greci intimano in italiani la resa ma i
legionari si difendono accanitamente con le bombe a mano e
sono costretti a retrocedere solo perché minacciati di
accerchiamento.
Intanto la 3a
cp. è entrata in azione malgrado il violento fuoco che batte
le sue posizioni, contrattacca valorosamente e ricaccia
l'avversario sulla linea di partenza; alle 19 il nemico
desiste da ogni sforzo. Le nostre perdite salgono a 45 fra
morti, feriti e dispersi; fra queste perdite sono anche il
cent. Tanghini ed il C.M. Bertoni. Il salasso inflitto
all'avversario è assai più elevato.
Nella stessa giornata, dopo
violenta preparazione di fuoco, sono state attaccate con
forze preponderanti anche le posizioni tenute dalla 367a
cp. mitraglieri e dal XXVII Btg., nel settore del 17°
Fantera. Questi reparti CC.NN., assieme alla 2a
cp. del XIX si sono difesi tenacemente ed hanno ributtato i
greci sulle loro posizioni di partenza.
Le CC.NN. hanno avuto 83
perdite fra caduti, feriti e dispersi. Tutti i combattimenti
della giornata si sono svolti fra raffiche dl vento gelato e
rovesci di pioggia.
Le salmerie della Legione non
sono ancora giunte dall'Italia e questo ha reso estremamente
difficile la situazione dei rifornimenti.
Il 6 gennaio il comandante la
Divisione «Acqui» decide di effettuare un altro tentativo
per la conquista di q. 1.096. Questa verrà attaccata da nord
dal III/7° (Cuneo) mentre due plotoni del XIX CC.NN.
attaccheranno contemporaneamente da ovest e sud. Ma per il
tempo pessimo l'azione è rimandata, e sarà effettuata solo
il 9 gennaio.
Dalle 11,50 del 9 gennaio la
nostra artiglieria batte q. 1.096 e alle 12,15, malgrado non
ci siano indizi che il III/7° abbia iniziato l'attacco da
Nord, il C.M. Michelini con 35 CC.NN. compie il primo balzo
verso la quota suscitando una violentissima reazione greca
che costringe il reparto ad una sosta. Seguono a mancare
notizie sull'attacco del III/7° e quindi il Comandante la
Legione è costretto a ordinare al C.M. Michelini di
rientrare per sottrarre il reparto ad inutili perdite. Solo
quando, alle 15, si odono raffiche di mitragliatrici a nord
che fanno pensare essere in atto l'assalto del III/7°, il
reparto del C.M. Michelini riprende l'azione sotto scrosci
di violenta pioggia. Ma ancora una volta non si ha nessuna
notizia sull'attacco dei fanti da nord; questo induce il
console Bracci a informare il comando della «Acqui» e dato
anche il continuo infierire del maltempo, viene deciso di
far rientrare nelle posizioni i reparti attaccanti. Le
perdite della giornata sono di 4 caduti e 18 feriti.
Seguono giorni di sosta dediti
al rafforzamento delle posizioni, sempre sotto il tiro
nemico.
Il 15 gennaio la Legione passa
alle dipendenze della Divisione «Cuneo» che ha sostituito la
«Acqui» nel settore del Litorale.
Si torna a riprendere lo
studio dell'attacco per la conquista di q. 1.096.
Durante le ricognizioni
compiute allo scopo dal Console Bracci, dal T. Col.
Morricone, sottocapo di S. M. della «Cuneo», dal Seniore
Zito e vari altri ufficiali e CC.NN., una grossa frana
staccatasi dai roccioni di q. 1.096 investe in pieno i
ricognitori. Restano lesionati il console Bracci, il T. Col.
Morriconi, tre ufficiali e due CC.NN. Muoiono invece,
completamente schiacciati dai massi, il Seniore Zito,
comandante il XIX Btg. e una camicia nera. Nonostante le
ferite, il console Bracci resta al comando della sua
Legione.
Il 25 gennaio tutti i reparti
sono pronti all'azione; ad essi viene data in rinforzo una
cp. del XXV Btg. CC.NN. (della 24a
Legione). Ma alle 10 arriva l'ordine di sospendere
l'operazione e la cp. del XXV rientra alla sua legione.
Fino al 31 gennaio si hanno
solo azioni di pattuglie. Le perdite subite dalla Legione
sono elevate:
In dicembre
caduti 5 di cui 1 uff. feriti
36 di cui 4 uff. dispersi 15 di cui 2 uff. malati 10 di cui
1 uff.
Totale delle perdite: 66
In gennaio
caduti 45 di cui 1 uff. feriti
175 di cui 10 uff. dispersi 50 di cui 2 uff. malati 43 di
cui 2 uff.
Totale delle perdite: 313
Ai primi di febbraio la
dislocazione della 18a
Legione resta immutata.
Il maltempo seguita ad
infuriare e i logoranti servizi di pattuglia sono continui,
specialmente di notte. Da ambo le parti si effettuano tiri
di disturbo di artiglieria e mortai mentre continuano i
lavori di rafforzamento delle posizioni nostre e nemiche.
Anche il mese di marzo non
vede varianti all'attività ed alla vita delle unità; il
giorno 18 però i reparti in linea della 18a
Legione e del 17° fanteria vengono rilevati da reparti della
«Cuneo» e della 24a
Legione CC.NN. d'assalto. Il II/8° Fanteria dà il cambio al
XIX Btg. il giorno successivo.
La 18a
Legione si deve raccogliere tra il vallone di q. 351 e
Rhodima. Alle ore 20 i vari reparti, fatti segno al tiro
dell'artiglieria nemica, iniziano la marcia per raggiungere
Kondraga: un ferito. I legionari proseguono poi in
autocolonna per Rhodima dove sono tutti raccolti il giorno
21. Vengono subito iniziate le operazioni di riordinamento,
in quanto è arrivato dall'Italia il XVIII Btg. complementi
CC.NN. con 10 ufficiali, 17 s. uff. e 241 legionari; sono
ripartiti secondo le necessità fra i Btgg. XIX e XXVII e la
367a
cp. La Legione, autocarrata, si trasferisce il 26 marzo a
Giormi dove alle 21 è già tutta riunita.
Il 31 la legione toglie le
tende ed inizia la marcia per raggiungere la zona di Brataj
(a destra dello Shuscizza, tra q. 320 e q. 192) dove deve
trovarsi a disposizione della Divisione «Acqui» quale
riserva. Le difficoltà dei rifornimenti sono gravissime a
causa della mancanza di strade e devono essere unicamente
effettuate a mezzo salmerie. Le giornate dei reparti sono
dedicate all'addestramento al combattimento ed ai lavori di
miglioramento delle mulattiere, lavori che debbono essere
svolti specialmente in ore notturne; intanto gli ufficiali
operano ricognizioni nella zona di schieramento della
divisione.
Truppe e salmerie di
combattimento sono tenute pronte a muovere al primo ordine;
infatti l'ordine di operazione perviene dal comando
divisione alle ore 20 del 12 aprile. Alle 23, comando
Legione e XXVII Btg. devono partire per raggiungere
Masapliku: la 367a
Mitraglieri marcerà col XXVII ma arrivata a destino passerà
alle dipendenze del 17° Fanteria. Il XIX partirà alle 23,15
per raggiungere q. 230 a sud di Pallunibit. I reparti
dovranno essere sulle posizioni assegnate per le ore 4 del
13.
La marcia si svolge
regolarmente malgrado il fango terribile delle mulattiere;
le CC.NN. vi affondano per circa 20 cm. essendo il terreno
inondato dalle piogge. Ma i legionari sono entusiasti
all'idea di passare all'offensiva dopo le tremende prove
della difensiva sofferte sulle flagellate quote del Litorale
durante il periodo dicembre-gennaio.
L'attacco si effettuerà con
inizio alle ore 7 del 14 aprile; anche il XXVII Btg. verrà
messo a disposizione del 17° Fanteria e perciò raggiungerà
q. 477. Il 14 aprile infatti viene impegnato in azione,
incontra accanite resistenze e perde 7 uomini feriti fra cui
un Ufficiale. Anche la 367a
Cp. mitraglieri ha due feriti.
Intanto il comando legione ed
il XIX Btg. vengono inviati a q. 351 a disposizione della
divisione «Cuneo»; vi giungono alle 23,25 del 16.
Il 17 aprile, d'ordine della
divisione, la 18a
Legione col suo XIX Btg. e con l'LXXXIII CC.NN. di Piacenza,
che le è stato provvisoriamente aggregato, forma riserva
divisionale. Questi reparti debbono arrivare, ed arrivano, a
Himara e poi a Spilea.
Il 18 la Legione riprende la
marcia e alle ore 3,50 è raggiunto Porto Palermo, dove la 18a
CC.NN. prende contatto con la 24a
CC. NN. «Carroccio». Quest'ultima prosegue per S. Dimitri.
Alle ore 12 il XIX Btg. e alle 14 l'LXXXIII Btg. raggiungono
Sorgente, e alle 19 vi è raccolta tutta la Legione. In
considerazione dell'accanita resistenza opposta dalle
retroguardie greche, la 18a
Legione riceve ordine di attaccare il nemico fortemente
appostato in zona di Piquerasi. L'LXXIII attacca le quote
311-325-327; mentre due compagnie ed il plotone esploratori
del XIX tentano l'aggiramento per precludere all'avversario
il ripiegamento sulla strada di Piquerasi.
Le altre due compagnie del XIX
CC.NN. seguono l'LXXXIII lungo la rotabile. Il nemico, pur
essendo travolto dall'attacco, riesce a sfuggire
all'accerchiamento protetto da reparti di cavalleria; viene
però immediatamente inseguito. All'alba del 19 aprile gli
elementi avanzati legionari entrano in Piquerasi. Subito,
alle 8,30, la avanzata viene ripresa superando residue
resistenze avversarie; le CC.NN. attaccando continuamente e
superando tutti gli ostacoli riescono, alle 21,15, ad
occupare S. Basilio e la intera 18a Legione si attesta
cinque km. oltre il paese.
Durante la notte la legione è
scavalcata da altri reparti della Divisione ma alle 8
riprende ugualmente il movimento in avanti; consumato il
rancio continua la marcia ed a sera i vari reparti si
accampano a Nord Est di Porto Edda.
Il 22 ed il 23 i battaglioni e
le salmerie possono concedersi un pò di riposo e ne
approfittano per riordinarsi; finalmente gli uomini possono
fare la pulizia di sé stessi e delle armi. La legione cessa
di far parte, per l'impiegò tattico, della Divisione «Cuneo»
e rientra alla Divisione «Acqui» a tutti gli effetti. Il 27
il XIX Btg. e il comando Legione si trasferiscono a Nimizza
dove vengono successivamente raggiunti dal XXVII e dalla cp
mitraglieri.
Arriviamo così al 30 aprile:
d'ordine della divisione la 18a
Legione si trasferisce e si accampa a Porto Edda, dove viene
avviato anche tutto il materiale dei reparti. Il trasporto è
definitivamente ultimato il 5 maggio in modo che Porto Edda
diviene la base della legione. Il 6, sempre per ordine della
divisione, la Legione deve trasferirsi nell'isola di Corfù.
Parte per primo il XXVII Btg.
che compie ordinatamente le operazioni di imbarcò e sbarcò e
si accampa a Manduchiòn. E' raggiunto il 7 dal XIX Btg.,
dalla 367a
Mitraglieri e dalla salmerie.
Il 9 maggio, tutta la legione
sfila in parata davanti al comandante della Divisione
«Acqui»: in una suggestiva cerimonia vengono distribuite le
ricompense al valore concesse sul campò per le azioni del
gennaio nel settore del Litorale.
Nei giorni che seguono, i
reparti della legione occupano le zone loro assegnate nella
parte nord dell'isola: Ufficiali e CC.NN., smentendo la
propaganda nemica, che aveva annunciate uccisioni in massa
della popolazione, violazioni di donne e requisizioni
indiscriminate da parte dei soldati italiani, distribuiscono
viveri agli abitanti ed i medici militari prestano
gratuitamente la loro opera in favore della popolazione che
- di fronte a tale evidenza - comincia a mostrarsi
riconoscente e si affiata con le truppe occupanti. Alcuni
ufficiali iniziano l'insegnamento della lingua italiana
nelle scuole. Continua così per tutto giugno e luglio, la
vita della legione che divide la sua attività fra
l'addestramento e il servizio di presidiò.
La 18a
Legione d'assalto CC.NN. venne poi disciolta nel novembre
1941, passando alcuni dei suoi legionari, come complementi,
alla 108a
Legione inquadrata nella divisione «Messina».

NOTE
(1)
FONTI
(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità
combattenti della M.V.S.N. 1923-1943", Giovanni Volpe
Editore, Roma, 1976 Altri
riferimenti: vedi la pagina contenente la bibliografia
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