Nei giorni che precedono l'imbarco i reparti continuano
nell'addestramento.
Il 23 gennaio, con suggestiva cerimonia, il XIV Btg.
effettua la comunione collettiva in S. Nicola di Bari.
L'imbarco dell'intera Legione, meno una compagnia del XV
Btg. e la compagnia mitraglieri, avviene il 24 ed è
compiuto poco dopo la mezzanotte. La navigazione si svolge
tranquillamente ed i reparti sbarcano a Durazzo a
cominciare dalle ore 16 del 25 gennaio.
La 3a cp. del XV ed i mitraglieri si imbarcano
il 25 ed arrivano a Durazzo il 26 La Legione, autocarrata,
si trasferisce a Berati dove si accampa il 27, restando
alle dipendenze della Divisione «Lupi di Toscana»,
comandata dal Generale Reisoli Mathieu; si trasferisce
quindi a Karbunara.
Nella notte dal 30 al 31 gennaio giunge l'ordine che la
Legione sia pronta a partire per la linea del fuoco alle 8
del 31. La 15a viene trasportata a Murisít e
passa alle dipendenze della Diviisone «Siena»; appena
giunta a Murisit viene fatta proseguire per altri 18
chilometri fino a Ciaf e Ciciocut dove si accampano il
comando Legione, la 15a cp. mitraglieri ed il
XIV Btg., mentre il XV Btg. prosegue per Arze di sotto e
forma caposaldo a q. 1.080, prendendo contatto con la 136a
Legione CC.NN. che presidia q. 1.054 di Arze di mezzo e
con i reparti che difendono Arze di sopra.
Imperversa il mal tempo; vento, neve e pioggia, con il
tremendo fango albanese, tormentano i legionari.
Il 2 febbraio alle 18, per ordine della Divisione «Siena»
il XIV Btg. CC.NN. deve trasferirsi da Ciaf e Ciciocut a
Scialesit, e mettersi agli ordini della Divisione
«Pinerolo», alle dipendenze della quale passa l'intera
Legione. Il comandante della «Pinerolo», generale De
Stefanis, alle 18 impartisce verbalmente l'ordine che il
comando legione, la cp. mitraglieri e il XV Btg.
raggiungano urgentemente Scialesit, dove il XIV Btg. stava
già opponendo tenace resistenza agli attacchi del nemico.
Alle 19 il XV Btg. e la cp. mitraglieri lasciarono Ciaf e
Ciciocut diretti in linea e guidati da 2 soldati del 14°
fanteria; la marcia fu opprimente sotto una pioggia
torrenziale e con vento freddissimo.
La mulattiera era un torrente di fango vischioso e
scivoloso, mantenersi in piedi era quanto mai arduo. Nel
buio le guide smarrirono la strada e di conseguenza fino
al mattino tutta la truppa rimase impantanata;
nell'impossibilità di riposare nel fango gli uomini
dovettero rimanere tutta la notte in piedi carichi delle
armi e delle munizioni. Tanto più, grande fu la fatica
giacché le CC.NN. per aumentare la disponibilità di bombe
ne avevano prelevate molte in più lasciando
volontariamente i viveri di riserva. Malgrado tutto, in
queste condizioni, al mattino del 3 alcuni reparti del XIV,
vennero già impiegati a q. 800. Dopo reiterati
contrattacchi, resistettero e mantennero le posizioni,
sistemandovisi a difesa. Alle 12 la 2a cp.
venne inviata in rinforzo a q. 802, ma non vi arrivò
perché essa già occupata dal nemico, cosa ignorata dal
comando settore che aveva impartito l'ordine. La compagnia
si sistemò a difesa di q. 725 mentre cadeva colpito a
morte il suo comandante Cent. Vincenzo Gavazzani di
Bergamo, ferito da bomba di mortaio.
Alle 13 cadeva anche il cent. Felice Ravasio, comandante
la 1a cp. abbattuto da una raffica di
mitragliatrice.
Alle 19,30 la 3a cp., comandata dall'A.M. in 2a
del battaglione, veniva lanciata alla riconquista di q.
802, ma per mancanza di notizie esatte sulla situazione e
per le menomatissime condizioni degli uomini, l'azione non
riusciva e all'alba successiva la 3a cp. si
spostava su q. 800 a rinforzo della la ridotta a pochi
uomini per le perdite subite. Erano nel frattempo feriti
anche il Comandante del Btg. 1° Sen. Aliata ed il C.M.
Comolli.
Le perdite della giornata furono:
caduti: 9 di cui 2 ufficiali.
feriti: 23 di cui 3 ufficiali.
Nella successiva giornata del 5 febbraio il tempo
imperversava implacabile con la pioggia continua ed il
fango deprimente. Arrivano a Scialesit il XV Btg. e la 15a
cp. mitraglieri. Il comando del settore era affidato al
colonnello Franceschetti del 13° fanteria. La 2a
cp. del XIV Btg. CC.NN., rinforzata dal plotone comando
del battaglione, da quanto restava del plotone esploratori
e da soldati dispersi del 13° fanteria, respingeva
continui attacchi avversari; a q. 800 le compagnie 1a
e 3a respingevano i violenti attacchi greci che
si susseguivano ininterrottamente, aumentando di violenza
nella notte.
La resistenza tenace, disperata, continuava, sempre sotto
la pioggia, anche il 6 febbraio; tutti gli attacchi nemici
venivano respinti. I greci, accortisi che le nostre
artiglierie per cause non precisate, sparavano sulle
posizioni tenute tanto eroicamente dalle CC.NN.,
aumentavano la pressione sui difensori. Anche in queste
tristi condizioni i legionari continuarono a battersi
leoninamente ed i greci non passarono.
I combattimenti continuarono anche il 7 febbraio, come
continuò il maltempo.
Alla 2a cp. del XIV Btg. Bergamo, rinforzata da
reparti di formazione di fanti, venne ordinato di
effettuare un attacco a q. 802; l'azione, mal coordinata,
non riuscì.
Le compagnie 1a e 3a del XIV,
comandate dall'A.M. in 2a, ridotte ad un pugno
di uomini per le perdite subite dal tiro nemico e da
quello errato delle nostre artiglierie, continuavano
eroicamente a resistere.
Mentre finalmente l'8 febbraio fu una giornata bella,
continuò ad infuriare il vento gelido. La 2a cp.del
XIV, rimasta senza ufficiali e sensibilmente ridotta nella
forza, dovette ripiegare sul comando settore agli ordini
di un caposquadra; venne però subito inviata a q. 800 in
rinforzo alle altre due compagnie.
Venne ordinato alla 105a Legione CC.NN. di
effettuare l'attacco a q. 802, e contemporaneamente ad un
piccolo reparto del XIV Btg. di attaccare a scopo
diversivo q. 785. Ma gli attacchi fallirono.
Durante la notte, pattuglie nemiche, con assalti ripetuti,
molestarono continuamente ie nostre posizioni, ma furono
sempre respinte. La successiva mattina del 9 febbraio,
alle 6,30, i greci - con ingenti forze attaccano
frontalmente q. 800. Dopo quasi due ore di lotta accanita
e un contrattacco sferrato sulla destra dello
schieramento, l'avversario è definitivamente ributtato
lasciando sul terreno un centinaio di morti, una
mitragliatrice, armi varie e in nostra mano 4 prigionieri.
Finalmente il 10 la 3a cp. del XV Btg. Brescia
ed un plotone della 15a cp. mitraglieri,
sostituiscono in linea i resti del provatissimo XIV rCC.NN.
L'11 febbraio, ancora una volta, testardamente, i greci -
preceduti da violentissimo bombardamento - tornano
all'assalto di q. 800. Gli accaniti attacchi durano oltre
due ore e la 3a cp. del XV oppone una
resistenza disperata, appoggiata validamente dai
mitraglieri: assalti e contrassalti si succedono
incessantemente. Il nemico subisce fortissime perdite e
finalmente cede volgendo in fuga e lasciando nelle mani
delle CC.NN. varie armi automatiche e 5 prigionieri. Nella
selvaggia mischia cade colpito a morte il cent. Francesco
Manassero, comandante la 3a compagnia, guidando
il suo reparto in un contrassalto. Viene proposto per la
medaglia d'oro al V.M. alla memoria.
In considerazione dell'insistenza dei greci nell'intento
di conquistare q. 800, alla 3a cp. del XV
vengono inviati in ulteriore rinforzo un altro plotone
mitraglieri ed il 2° plotone della 1a cp. del
XV.
Finalmente torna il tempo bello col sole; i legionari che
hanno vissuto, come e quando hanno potuto, con gallette e
scatolette di carne, solo il 12 febbraio hanno il conforto
di un rancio caldo.
Anche il servizio sanitario può essere, col tempo buono,
riorganizzato con l'aiuto delle salmerie. Nei giorni
precedenti i feriti leggeri dovevano percorrere a piedi
sette chilometri per arrivare al posto di medicazione e
quelli gravi, nell'impossibilità di essere trasportati,
dovevano soccombere. Migliora anche il servizio munizioni
che durante le prime giornate di battaglia doveva essere
effettuato a spalla: ora viene effettuato coi muli e con
maggiore regolarità.
Ma l'avversario non dà pace: alle 20,30 del 12,
improvvisamente, su tutta la linea si manifesta un
violento attacco. 1 greci cercano di forzare le posizioni
avanzando a plotoni affiancati, preceduti dal fuoco delle
armi automatiche.
Una colonna scende da q. 802 ed ha in testa un
gagliardetto bianco; cerca di avvolgere il lato sinistro
di q. 800, ma la reazione delle CC.NN, ha ragione del
nemico su tutta la linea li tracotante avversario ripiega
lasciando sul terreno morti e feriti ed in mano dei
legionari molte armi e lo stendardo bianco.
Ma il nemico spera ancora di poter passare; la mattina dei
13 febbraio, dopo intenso fuoco di mortai, attacca
nuovamente in forze q. 800. Il combattimento è asprissimo,
ma i greci ancora una volta debbono volgere le spalle alle
indomabili CC.NN. e ripiegano lasciando a terra morti e
feriti, numerose armi e 5 prigionieri tra cui un
ufficiale. Il comando del settore, in previsione di nuovi
assalti, rinforza ancora la posizione tanto contesa con
altri due plotoni della 1a cp. del XV Btg.
Alle 23,30 dello stesso giorno, mentre i fanti della
Divisione «Cagliari» si apprestano a dare finalmente il
cambio alle CC.NN. sfinite dopo tanti giorni di dura
lotta, il nemico sferra un ulteriore attacco; ma i
legionari malgrado il momento critico e delicato del
cambio, con prontezza di spirito e molto coraggio,
riescono a contenere prima e poi ricacciare l'avversario
infliggendogli notevoli perdite. Dopo questa ultima azione
le CC.NN. lasciano la difesa di q. 800 ai fanti della
«Cagliari» ; quota che mai avevano perduta.
I reparti CC.NN. arretrano su q. 727 e si accampano sempre
sottoposti ai tiri nemici.
Per questi giorni di sacrificio e di strenuo valore il
Battaglione CC.NN. di Bergamo viene citato sul bollettino
delle FF.AA. n. 248, 10-2-19411.
Il 14 febbraio le CC.NN. si dedicano al rafforzamento
delle posizioni loro affidate mentre sale al comando
settore anche la 2a cp. del XV Btg.
Alle 19 il nemico attacca la selletta di q. 802. Dopo
alcune ore è ridotto al silenzio da un nutrito fuoco di
mitragliatrici e mortai.
Tra il 15 ed il 16 giungono da ogni parte d'Italia
telegrammi di elogio per la 15' Legione: particolarmente
significativo quello del presidente del Senato. Nei giorni
che seguono i legionari continuano i lavori di
rafforzamento delle posizioni mentre riprende ad infuriare
il maltempo.
Solo il 21 dal Comando Divisione «Cagliari» arriva
l'ordine che la legione rientri, per riposo e per il
riordinamento, alla sua base di Karbunara. Alle 17 la
Legione comincia ad incolonnarsi e marcia per sette ore
sotto la pioggia e nel fango. È rientrata così alle
dipendenze della sua Divisione originaria, la «Lupi di
Toscana» il cui comandante passerà in rassegna la 15a
il giorno 24 ed esprimerà il suo elogio e la fierezza di
averla ai suoi ordini.
Le perdite totali subite dalla Legione dallo sbarco al 25
febbraio 1941 sono:
Caduti 45 di Cui 4 ufficiali.
Feriti 150 di cui 11 ufficiali.
Spedalizz. 137 di cui 1 ufficiale.
Dispersi 7 di cui nessun ufficiale.
Dei rimanenti 1.023 uomini in totale presenti ai reparti,
120 sono malati negli accampamenti per febbri reumatiche o
principi di congelamento.
Col 1° marzo tutta la 15a Legione riprende
l'addestramento al combattimento sfruttando l'esperienza
avuta sui metodi di attacco e di difesa del nemico. Il
trasferimento a Mavrova, per il riordinamento e
l'assestamento della truppa e per il rifornimento dei
materiali e delle divise, si effettuava tra il 2 ed il 5
marzo. Il 6 la Legione si schiera sulla strada per rendere
gli onori a Mussolini; questi si ferma e la passa in
rassegna. È presente anche il 1° seniore Aliata, più volte
ferito a Scialesit, essendosi rifiutato di rimpatriare e
di lasciare il suo XIV Btg.
Nelle giornate successive continuava il riordinamento dei
reparti e l'assestamento del campo. Il 13 veniva fatta la
distribuzione alla CC.NN. dei materiali richiesti ed
arrivati.
Il 16 veniva ordinato il trasferimento della Legione a
Bescisti di sotto.
Alle 18,30 la colonna legionale arrivava a Ponte di
Turano, dove scendeva dagli automezzi e riprendeva subito
il movimento a piedi, dovendo la marcia svolgersi di notte
perché la mulattiera era battuta dal fuoco nemico. Durante
la marcia veniva modificato l'ordine: accamparsi a
Bescisti di sopra anziché a Bescisti di sotto. Durante la
notte a causa di un attacco nemico sullo Scindeli
l'accampamento veniva raggiunto da proiettili e da schegge
che causavano qualche ferito.
Per ordine della Divisione «Lupi» alle 20 del 20 marzo il
XV Btg. si trasferiva in linea nel punto di congiunzione
tra il 78° Fanteria e la Divisione «Julia», come massa di
manovra. Il giorno 22 la Legione era raggiunta dal
battaglione complementi con 11 ufficiali, 17 sottufficiali
e 264 CC.NN., così che la forza della Legione ritornava al
disopra degli organici con un totale di 62 ufficiali, 81
sottufficiali e 1.243 CC.NN. che venivano così
distribuiti:
Il 25 marzo la mulattiera tra l'accampamento della Legione
e la dislocazione del XV Btg. era sottoposta al continuo
tiro delle artiglierie avversarie.
Il 28 marzo, d'ordine della Divisione, durante la notte,
il XV Btg. con due plotoni mitraglieri entrava in linea in
sostituzione dei bersaglieri del 2° reggimento,
attestandosi a destra del II/78° fino ai roccioni di q.
162.
Il XIV Btg, rinforzato da un plotone mitraglieri, prendeva
il posto del XV quale riserva divisionale. Nelle giornate
successive furono effettuati lavori per costituire una
seconda linea difensiva, mentre veniva sostituita in linea
anche l'ultima compagnia di bersaglieri in modo che il 2°
reggimento al completo restasse disponibile quale riserva
di C.A. Sul fronte, duelli delle opposte artiglierie.
Ancora il 9 aprile si intensificano freddo, neve e
pioggia. Dalle 6 del mattino del 14 aprile, per l'inizio
della nostra ripresa offensiva, incominciava un fuoco
violento della nostra artiglieria al quale il nemico
rispondeva debolmente. Sulla linea i due battaglioni ed i
mitraglieri erano pronti ad ogni evento.
Il 16 aprile viene disposto che il 78° Fanteria e la 15a
Legione si attestino al più presto sulla linea q. 807 - q.
890 avendo il 77° già preso contatto col nemico a sud di
Poliklani. Da questo momento la Legione, tutta riunita,
avanza cori la sua Divisione a marce forzate verso il
confine greco, su per impervie mulattiere e tra asprezze
di ogni genere, con sacrifici infiniti per la difficoltà
dei rifornimenti e della distribuzione dei viveri;
impossibile far avere ai reparti il rancio caldo. Fino al
23 aprile prosegue la avanzata: alle 18 cessano le
ostilità con la Grecia. Il 25 la Legione si schiera per
tempo indeterminato nella zona a N.O. di Chani Delvinakion.
Le perdite totali sofferte dalla Legione nella campagna
sono:
Caduti 47 di cui 4 ufficiali
Feriti 158 di cui Il ufficiali
Dispersi 8 di cui nessun ufficiale
Spedalizzati 177 di cui 1 ufficiale.
Il 4 maggio la Legione si trasferisce a Kakavia (Borgo
Tellini) in una prima tappa; la seconda tappa porterà i
reparti a Kalogorausi a 22 km. di distanza, il 5 maggio.
Seguono altre marce da Maskovo a Palokastra (20 km.) e da
Palokastra a Tepeleni (22 km.) sempre sotto la pioggia.
11 21 maggio una rappresentanza di ufficiali e CC.NN.
della 15a Legione va in pellegrinaggio a
Scialesit dove in febbraio la Legione si è coperta di
gloria; visita le linee greche, q. 800 dove mai fu ceduto
un pollice di terreno. Si celebra la messa per i Caduti. A
q. 802 vengono rintracciate le salme di 4 CC.NN. disperse
del XIV Btg., sepolte amorevolmente dai fanti della
«Cagliari».
In data 25 maggio perveniva alla Legione l'elogio della
Divisione «Pinerolo»2.
Il 12 giugno ha luogo il trasferimento della Legione da
Tepeleni a Dukati: prima tappa da Tepoleni a Sinanani (26
Km.) Il 13 seconda tappa da Sinanani a Plocia (22 Km.). I1
14 terza tappa da Plocia a Bratai ed il 16 ultima tappa da
Brataí a Dukati.
I1 29 giugno rientra alla Legione il Console Carlo Bozzi
che era andato in licenza per la morte del padre. Comunica
alle truppe che, di motu proprio di S.M. il Re Imperatore,
gli è stata concessa la croce dei SS. Maurizio e Lazzaro e
che la deve all'eroismo dimostrato dalle sue CC.NN. nei
vittoriosi combattimenti sullo Scialesit.
A proposito della 15a Legione, dobbiamo far
presente di aver notata una strana omissione sul libro del
Gen. Papagos, comandante dell'esercito greco: mentre
scrupolosamente nomina tutti i reparti, dell'esercito
italiano e di CC.NN., scontratisi coi greci durante la
campagna, inspiegabilmente ignora proprio la 15a
Legione che non cedette un palmo di terreno agli attacchi
nemici.
Tacendo, forse cerca di nascondere che i due battaglioni
della «Leonessa» hanno sempre nettamente battute le truppe
greche che li hanno affrontati.
Al termine della campagna la 15a Legione venne
rinviata in Italia e i suoi battaglioni, dopo un periodo
di riordinamento presso le sedi di mobilitazione, furono
spostati prima nella zona di Salò, poi nella zona di
Nicastro nel febbraio 1942, con compiti di battaglioni
costieri; infine furono trasferiti a Roma, al campo
speciale per la trasformazione in battaglioni «M».
A Roma, i battaglioni XIV e XV, insieme al XXXVIII (Asti)
di Armi anticarro ed accompagnamento, costituirono il
Gruppo Battaglioni «Leonessa» destinato al II C.A.; e con
questo partirono verso l'epopea e la tragedia in terra di
Russia.