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Le forze armate alla fine della guerra in A.O.

 

 

 

Come ogni ordinamento militare, anche quello, approvato il 12 settembre, che riguarda le forze armate coloniali dell'A.O.I., considera partitamente l'organizzazione di comandi, truppe e, servizi, che risultano così stabiliti:

a) COMANDI:

  • 1 Stato Maggiore del Governo Generale, formato di: Capo e Sottocapo di S. M.; Ispettori dell'artiglieria e del genio; Direttore superiore dei servizi; Ispettore dei reparti camicie nere d'Africa. 

  • 1 Comando di divisione «Granatieri di Savoia» (con sede in Addis Abeba)

  • 5 Comandi forze armate coloniali (uno per ciascuno: dei governatorati: Eritrea, Somalia Italiana, Amhara, Harrar, Galla-Sidamo) 

  • 17 Comandi di brigata coloniale 

  • 1 Comando della piazza di Addis Abeba.

b) TRUPPE:

Fanteria:

  • 2 reggimenti di fanteria d'Africa (4° e .5° «Granatieri di Savoia») 

  • 1 battaglione mitraglieri d'Africa 

  • 1 gruppo di 4 battaglioni camicie nere d'Africa 

  • 9 battaglioni mitraglieri camicie nere d'Africa (motorizzati) 

  • 62 battaglioni coloniali ripartiti fra le 17 brigate coloniali 6 bande dubat della Somalia Italiana.

Cavalleria:

  • 6 gruppi squadroni di cavalleria coloniale (assegnati a 6 delle 17 brigate).

Artiglieria:

  • 1 reggimento artiglieria di Africa della Divisione «Granatieri di Savoia» 

  • 4 gruppi artiglieria d'Africa (motorizzati) 

  • 4 gruppi, di artiglieria contraerei camicie nere d'Africa 

  • 17 gruppi artiglieria coloniale, per le brigate coloniali 

  • 1 gruppo di 8 batterie d'Africa da posizione (a Addis Abeba) 

  • 7 compagnie cannonieri coloniali (ripartite fra i cinque governatorati).

Genio:

  • 1 reggimento genio speciale di Africa, che comprende anche una compagnia ferrovieri (a Addis Abeba) 

  • 2 compagnie genio d'Africa. della divisione «Granatieri di Savoia» 

  • 17 compagnie miste del genio, coloniale, per le brigate coloniali.

c) SERVIZI:

La Direzione superiore, presso lo Stato Maggiore del Governo generale, ha:

  • 6 direzioni (artiglieria, genio militare, trasporti militare, sanità militare, commissariato, veterinaria),

  • 2, ispettorati (amministrazione militare e assistenza spirituale)

  • 1 ufficio superiore topocartografico militare

Ogni servizio ha propri organi distaccati presso ciascuno dei 5 comandi di Forze armate coloniali e presso il comando della piazza di Addis Abeba.

Deve particolarmente notarsi che il servizio trasporti militare, dispone di 1 auto raggruppamento speciale di camicie nere d'Africa (a Addis Abeba) e 5 autoreparti misti d'Africa.

Complessivamente il nuovo organismo 'militare comprenderà:

  • 2.000 ufficiali in S.P.E.

  • 500 di complemento

  • 1.800 sottufficiali

  • 20.000 nazionali di truppa

  • 40.000 indigeni

  • 12.000 quadrupedi.

È un vero e proprio esercito coloniale, creato per la sicurezza interna ed esterna dell'impero ed ordinato in modo che possa vivere ed operare in qualsiasi circostanza, con autonomia completa dalla madre patria, come richiede la distanza, che separa l'A.O.I. dall'Italia, e la situazione, particolarmente delicata, della lunghissima linea di comunicazione.

Esercito coloniale autonomo, ma non staccato dall'Esercito nazionale, di cui è parte integrante è di cui può essere considerato come una armata speciale, l'armata dell'impero. A mantenere unità di indirizzo tecnico, sulla base della nostra dottrina di guerra; e saldezza di vincoli spirituali, fra, l'armata Coloniale e l'esercito metropolitano, varranno soprattutto le norme creatrici della specialità coloniale per gli ufficiali dell'Esercito e regolatrici dei diversi periodi di servizio, che essi dovranno compiere, in colonia ed in Patria.

L'ordinamento, semplice e snello, che abbiamo schematicamente: descritto, risponde benissimo alle esigenze particolari dell'ambiente per il quale è stato creato: ambiente caratterizzato da vastità di territorio, varietà di forme, clima e vegetazione, e mobilità grandissima dell'eventuale nemico (popolazioni dissidenti, formazioni ribelli, gruppi di predoni).

Le unità di cui si compone, risultano infatti singolarmente adatte alla guerra di grande movimento, in. cui la celerità e l'autonomia delle truppe operanti sono fattori essenziali di successo, pronto e decisivo.

Per raggiungere le massime possibilità, di, movimento - facilitate da quella meravigliosa rete stradale, che resterà, monumento insigne della conquista - la motorizzazione e la meccanizzazione hanno avuto il, più ampio sviluppo per dare ai comandanti il modo di spostare rapidamente le riserve di uomini e di fuoco e farle convergere là dove è necessario.

L'elenco  delle truppe permette di notare che i reparti sono specificati con due nomi diversi: reparti coloniali e reparti d'Africa: La distinzione significa che i primi sono costituiti di indigeni inquadrati da ufficiali italiani, i secondi sono costituiti completamente di militari nazionali.

I reparti coloniali sono nel loro complesso, la parte numericamente più cospicua dell'Armata dell'impero: 17 Brigate coloniali (su 4 battaglioni di fanteria, un. gruppo di artiglieria, una compagnia genio e un ospedale da campo) Sei brigate hanno un battaglione di meno, sostituito da un gruppo di squadroni di cavalleria.

Queste unità, che sono le grandi unità elementari dell'ordinamento coloniale, così come le divisioni di fanteria lo sono dell'ordinamento metropolitano, costituiscono il fondamentale presidio del territorio dell'impero. Hanno sedi fisse: anzi, ogni sede di battaglione o di altro reparto è anche centro di reclutamento e mobilitazione con i magazzini relativi. Reclutamento regionale e sedi fisse corrispondono all'indole delle popolazioni ed alle esigenze particolari della vita dei militari, indigeni che sono, per la maggior parte, ammogliati. È per questo motivo che, presso ogni reparto, le famiglie vivono in apposito campo a lato del vero e proprio campo militare.

La originale sistemazione non. nuoce allo spirito guerriero degli ascari ma giova a fare, di ogni reparto, un centro di propaganda civile e di elevazione sociale delle popolazioni, perché serve a diffondere l'abitudine all'ordine e alla pulizia, le prime nozioni di igiene, la prima conoscenza della nostra, lingua e, con essa,. il desiderio di frequentare le scuole.

Questa azione benefica l'abbiamo sperimentata in Eritrea, in Somalia e da ultimo, anche in Libia e ci ha valso l'affezionata fedeltà delle truppe e delle popolazioni. Non dovevamo perciò trascurarla nel dar vita ad una organizzazione militare adeguata alla vastità dell'impero. È stata infatti tenuta presente e molti particolari dell'ordinamento delle truppe coloniali - cioè dei reparti indigeni - sono stati precisamente studiati, in vista di questa azione civilizzatrice, che l'Italia intende sviluppare per loro mezzo. Servirsi delle truppe come mezzo di civilizzazione, non soltanto per l'azione coercitiva bensì per l'educazione alla disciplina e alla conoscenza e al rispetto delle leggi, risponde del resto alla nostra indole aliena da ogni inutile forma di vessazione e da ogni manifestazione di disprezzo offensivo per i popoli soggetti, così come risponde alla tradizione di Roma, che fece delle legioni lo strumento più efficace per la diffusione della sua lingua e delle sue leggi.

Le brigate coloniali, leggere e fornite di quella mobilità, che è caratteristica dei nostri vecchi battaglioni indigeni e deriva dalle stesse qualità individuali di agilità, resistenza e spirito guerriero degli ascari, sono dunque destinate,. nor­malmente, ad operare in una determinata zona di territorio. Se la necessità richiede l'intervento di altre forze, queste vengono fornite da speciali riserve, costituite da reparti d'Africa, ossia da reparti formati con militari nazionali dell'Esercito e della M.V.S.N.

Numericamente inferiori, rispetto ai reparti coloniali, i reparti d'Africa dispongono di una notevole massa di fuoco, che li rende assai, potenti. Dotati inoltre con grande larghezza di automezzi, essi hanno mobilità ed autonomia tali che moltiplicano la loro intrinseca capacità bellica.

Fanno parte delle riserve a disposizione dei governatorati i 9 battaglioni mitraglieri camicie nere d'Africa ed i 4 gruppi di artiglieria d'Africa, motorizzati; costituisce riserva a disposizione del governo generale 1a divisione «Granatieri di Savoia», che può essere autotrasportata, al completo di tutti i suoi elementi organici, per mezzo dell'autoraggruppamento di camicie nere che ha sede in Addis Abeba.

Splendido strumento di guerra, questa divisione, che nel nome riassume le tradizioni di valore, della più bella fanteria d'Italia e della augusta Casa regnante, strumento fatto per la  guerra e che non sarà mai distolto dai suoi compiti di' guerra, poiché alla difesa della capitale provvedono altre truppe nazionali, a disposizione del comando della piazza, a tal fine specificatamente destinate: un gruppo di 4 battaglioni d'Africa e un gruppo di 8 batterie d'Africa da posizione.

Con, questa forte aliquota di truppe d'Africa si è dunque provveduto perché, nell'armata dell'impero, le forze nazionali diano concreta sensazione della presenza e della. potenza. dell'Italia armata. Non reparti con semplice funzione di rappresentanza, bensì organiche unità, capaci di un sicuro apporto di efficienza bellica: guardia magnifica del Viceré, ma, nello stesso tempo, nerbo e fulcro delle forze, dell'impero.

L'ordinamento è integrato dalla istituzione della specialità coloniale per gli ufficiali in servizio permanente effettivo del R. Esercito, appartenenti al ruolo comando delle armi di fanteria; cavalleria, artiglieria e genio.

Si tratta di una opportuna ed originale istituzione per la quale gli ufficiali che lo desiderano passano a far servizio nell'armata coloniale; con i relativi vantaggi ed obblighi, rimanendovi, di norma, per tutta, la carriera.

L'ammissione alla specialità coloniale è subordinata alla idoneità fisica e professionale, riconosciuta, dalle autorità, gerarchiche dopo un anno di servizio, in colonia, presso reparti dell'arma alla quale appartengono gli aspiranti. Gli ufficiali ammessi, compiono, poi, successivi periodi quinquennali di servizio in. colonia alternati a periodi biennali di servizio in patria.

Questi periodi biennali ai quali fanno riscontro periodi biennali di servizio coloniale da parte di ufficiali non appartenenti alla specialità coloniale, ma inviati in colonia, a domanda o .d'autorità, per ripianare le temporanee  vacanze organiche  sono veramente opportuni in quanto evitano quell'eccesso di specializzazione, che talvolta, diventa degenerazione della passione, coloniale.

L'istituzione, della specialità, coloniale non si, propone, del, resto, soltanto lo scopo di trovare un numero di ufficiali ade­guato all'inquadramento delle truppe, ma persegue anche la finalità di creare un corpo di specialisti coloniali, che, alla pratica professionale da acquisire con la lunga permanenza in colonia, unisca­no il fondamento di una solida e vasta cultura, coloniale. E perciò, fra le altre prescrizioni, relative all'alternarsi dei periodi di soggiorno in colonia ed in patria, vi è anche quella che subordina l'ulteriore permanenza nella specialità coloniale a due esami di cultura colo­niale, da sostenersi al termine del primo e del secondo quinquennio di ferma.

Questo provvedimento, veramente ottimo, farà sì che l'armata coloniale diventi scuola di valorosi comandanti e di esperti specialisti, destinati ad alimentare la classe dirigente dell'impero ed a creare, nella madre patria, una forte schiera di colonialisti, forniti di solida preparazione teorica e pratica.

Gli studi, che hanno condotto a questa nuova e pronta realizzazione del Regime, sono stati accuratamente compiuti dal competente ufficio militare del Ministero delle Colonie, sotto la guida personale dell'on. Lessona - combattente ed ufficiale in servizio di Stato Maggiore durante la grande guerra - che si è preoccupato di mettere fedelmente e rapidamente in atto le direttive del Duce per la creazione di uno strumento perfetto, in armonia con la dottrina di guerra fascista, con le necessità ambientali del vasto territorio d'impiego e con le finalità civili che sono la ragione prima della conquista. Le alte gerarchie militari e gli artefici della vittoria in A. O. vi hanno dato la loro approvazione.

Il nuovo ordinamento può dirsi ormai in atto. Vecchi reparti coloniali già si trasformano, in A.O.I., e nuovi reparti si costituiscono, con il concorso spontaneo dei sudditi recenti, che già danno pro­va di valore e di fedeltà negli scontri con le bande brigantesche, che tentano invano di far durare il ricordo dell'incivile governo scomparso.

Anche i nuovi reparti d'Africa - dell'Esercito e della Milizia - stanno formandosi. Fra non molto l'impero avrà la sua definitiva struttura, militare, moderna e potente, capace di assolvere tutti i compiti, che gli eventi richiedessero.

Assorbiti nel più vasto organismo mi­litare dell'impero cesseranno di esistere i regi corpi di truppe coloniali dell'Eritrea e della Somalia. Conchiuderan­no la loro storia, di lealtà e di valore, con la pagina gloriosa della conquista alla quale hanno contribuito con eroismo pari alla volontà di vittoria.

Pochi e piccoli reparti, nati quando l'espansione coloniale italiana realizzava le sue prime modeste aspirazioni, acquistarono, in fortunose vicende, tanta gloria da essere motivo di orgoglio per la Patria, all'inizio della sua rinascita. Diventarono strumento sicuro e fedele della conquista Libica quando essa manifestò per la prima volta la sua nuova potenza.

Crebbero di numero e di forza quando il barbaro vicino si fece tracotante e minaccioso e si prodigarono ancora con animo pari alle tradizioni eroiche che hanno fulgidi nomi: Toselli, Galliano... Ed,  ora, Andolfato, Zuretti e tanti e tanti, altri! Quanto indomito valore!

Si conchiude la vita dei vecchi regi corpi ma non si interrompono le loro tradizioni: con le bandiere gloriose esse passano nell'armata coloniale, per fondersi ancora più intimamente con quelle dell'Esercito di Vittorio Veneto e della conquista etiopica.

Nostalgia, di ricordi, ed, insieme, impeto nuovo di fierezza e di fede, per quello che hanno compiuto e per quello che sapranno compiere ancora, e sempre, le forze armate d'Italia, su tutte le frontiere, se il Duce lo ordini nel nome del Re e Imperatore.

 

FABRIZIO SERRA

 

FONTI

(*) L'Illustrazione Italiana, anno LXIII, n. 40, 4 ottobre 1936-XIV, pag. 575-576.



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