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Ordinamento e sviluppo dell'impero etiopico

 

 

 

Sono trascorsi poco più di quattro mesi da quando mi toccò la grande fortuna di entrare in Addis Abeba insieme colle truppe vittoriose e di udire poco dopo, portata da Roma sulle onde aeree, la voce del Duce proclamare l'Impero. Se mi fermo a guardare l'opera compiute dopo quei giorni indimenticabili, sento che essa non è indegan della grande gesta guerresca: certamente la volontà di adeguarsi alle responsabilità dell'ora non è mancata.

La vittoria militare non significava soltanto conquista di territorio, ma la costituzione di un blocco che finalmente ridava alle antiche colonie italiane quella funzione alla quale erano chiaramente designate da circostanze naturali, politiche ed economiche.

Ispirandosi a questi criteri furono gettate le basi della «Carta dell'Impero» che ha espressione nella legge del 1° giugno 1936. Sarà utile ricordarne i punti essenziali.

I territori dell'Impero d'Etiopia, dell'Eritrea e della Somalia formano l'Africa Orientale Italiana.

Essa è retta da un Viceré di Etiopia che governa in nome del Re e Imperatore e risiede in Addis Abeba. Il complesso dell'A.O.I. ha personalità giuridica: l'hanno pure le parti che lo compongono.

Esaminiamole separatamente. L'Etiopia si compone di tre Governi: a) Amara (capoluogo Gondar), b) Galla e Sidamo (capoluogo Gimma), c) Harrar (capoluogo Harrar), oltre il governatorato di Addis Abeba retto da un Governatore alle dirette dipendenze del Viceré.

Il Governo dell'Eritrea è ingrandito col territorio del Tigrai, quello della Dancalia e quello del bassopiano ad est del Lago Ascianghi al limite meridionale dell'Aussa.

Il Governo della Somalia include anche il territorio abitato dalle popolazioni Ogaden tra la frontiera della Somalia britannica, il fiume Dacata, l'Uebigestro e il Ganale Doria.

Il Viceré dipende dal Ministero delle Colonie ed ha alle sue dipendenze un Vice-Governatore Generale ed un Capo di Stato Maggiore. Da lui dipendono i Governatori dei cinque Governi che hanno alle loro dipendenze un Segretario generale e un Comandante delle truppe. I Governi si dividono in Commissariati e questi possono dividersi in Residenze e Vice Residenze.

Ecco l'armatura solida e razionale sulla quale possiamo fiduciosamente costruire. Poiché si tratta realmente di costruzione ab imis là dove l'uomo ha ben poco aggiunto ai doni naturali del territorio. Le leggi però sono destinate a rimanere una esercitazione cartacea se ad esse non si accompagna la vigorosa opera degli uomini. Quali compiti ci stanno davanti? Anzitutto dobbiamo estendere la sovranità effettiva a tutti i territori che la legge contempla. E con l'occasione rendere effettiva la sicurezza senza la quale non vi può essere speranza del progresso civile ed economico.

Nei primi territori occupati noi sentimmo la tradizione romana non soltanto colla inflessibile volontà di vittoria, ma coll'aprire le belle strade perché la civiltà potesse iniziare la sua marcia. Seguiteremo le opere senza soste. Vi saranno strade che congiungeranno l'interno coi due mari, altre che collegheranno i Governi più lontani colla capitale e i Governi fra di loro. E colle strade i porti, anch'essi veicoli indispensabili di civiltà e di benessere.

Le acque abbondano ma non devono essere regolate per farsi strumento di progresso economico anziché pericolo permanente per il territorio oltre che per la salute pubblica. Abbiamo dato troppe prove di capacità in questo campo perché si possa dubitare della possibilità di realizzazione. Sulle fondamenta fornite dalla garanzia di sicurezza e dalla necessaria attrezzatura si inizierà la costruzione economica. Ne accenneremo le premesse:

a) Studio accurato e coscienzioso del territorio e delle sue risorse;

b) Selezione e controllo delle iniziative;

c) Direttive per l'avvaloramento secondo i principi corporativi.

Desidero subito chiarire che ciò non significa colonizzazione statale e burocratica, intralcio per le sane iniziative private. Se lo Stato interviene è anzi per diffondere le iniziative dei singoli contro i danni derivanti da inesperienza o imprudenza. Interviene anche per salvaguardare gli interessi nazionali che son superiori agli interessi dei singoli.

Il territorio coloniale oltre che come meta di popolamento può essere considerato come centro di rifornimento di materie prime per la metropoli. In un certo periodo della storia coloniale quest'ultimo aspetto fu esclusivamente considerato con esagerazioni irragionevoli. Noi vogliamo che l'Impero giovi agli interessi della madrepatria, ma che non gli sia vietata una certa autarchia economica per la trasformazione sul luogo delle materie prime in prodotti finiti: ciò per non gravare di costi eccessivi quel che sarà richiesto dalle collettività immigrate, e anche per avere l'indipendenza necessaria ad affrontare un eventuale isolamento. Dovranno curarsi non solo le esigenze del mercato interno, ma anche, e seriamente le possibilità di commercio coi paesi dell'Oriente prossimo e lontano: vi sono condizioni favorevoli per il fiorire di una industria tessile, che potrà, con speranze di successo fronteggiare le altre concorrenti rivali.

Lo Stato interverrà anche per evitare monopoli che non siano quelli che deciderà di assumere direttamente, cartelli e accaparramento di terre a danno di uno sviluppo di una colonizzazione demografica di coltivatori diretti che si propone di salvaguardare e di proteggere. Interverrà anche per proteggere l'economia indigena e per garantirla contro qualunque forma di ingiusta sopraffazione. D'altra parte un coscienzioso accertamento fondiario distinguerà i diritti legittimi degli indigeni che saranno rispettati da quelli basati su eventuali usurpazioni passate. In materia di terre sarà ristabilito un regime di equità e di giustizia di cui quasi si era perso il ricordo.

Ho accennato ad un'azione di controllo sulle iniziative, ed anche di difesa. Siamo ricchi di generose energie ma non tanto ricchi di capitale per obbedire ciecamente al dogma liberistico di «imparare sbagliando». Dobbiamo invece imparare a sbagliare il meno possibile perché gli sbagli sono causa di gravi perturbamenti e non solo per chi li commette.

Saranno istituite presso il Ministero delle Colonie le Consulte, organi speciali a cui si dovrà far ricorso prima di approvare le maggiori iniziative di avvaloramento: una consulta per l'Agricoltura, una per l'Industria, una per il Commercio, una per i Trasporti e una per il Lavoro. A quest'ultima spetterà anche il lavoro di studiare l'estensione all'Impero di tutti i provvedimenti che riguardano l'assistenza e la previdenza per i lavoratori: esaminerà anche i contratti collettivi di lavoro che il Ministero delle Colonie intenderà sottoporle. Loro compito è quello di esaminare in che condizioni le iniziative si presentano alla prova, avuto riguardo alla capacità tecnica e finanziaria, alla moralità e alla serietà di propositi. Dovranno anche mantenere il collegamento cogli organi sindacali e corporativi del Regno in modo che le iniziative nuove non solo non contrastino ma si armonizzino cogli interessi della Madre Patria e colla disciplina dell'ordinamento corporativo.

Contemporaneamente alle Consulte abbiamo istituito i Corpi Tecnici Coloniali. Finora l'Amministrazione coloniale ha provveduto al funzionamento dei servizi tecnici con personale ceduto temporaneamente da altre amministrazioni. Da ora in poi avremo tecnici nostri con specializzazione coloniale e precisamente:

a) Corpo sanitario coloniale (medici, veterinari, chimici);

b) Corpo del Genio Civile coloniale (ingegneri, geometri, disegnatori);

c) Corpo agrario coloniale (dirigenti delle stazioni sperimentali, ispettori ed esperti agrari);

d) Corpo postale e telegrafico coloniale;

e) Corpo di polizia coloniale;

f) Corpo degli interpreti coloniali.

Abbiamo infine istituito un «ruolo coloniale dei maestri», tratti oltre che dagli insegnanti dei ruoli metropolitani attualmente in servizio nelle scuole coloniali e che in colonia intendono stabilire la loro residenza, da quelli che supereranno uno speciale concorso ed infine da coloro che avranno conseguito l'abilitazione all'insegnamento nell'Istituto magistrale di Tripoli.

Maestri, sanitari, costruttori di strade e di porti, coloni, funzionari capaci e integerrimi, ecco l'esercito che stiamo preparando accanto a quello che garantisce la sicurezza e l'integrità del nostro Impero.

L'uno e l'altro operano per consolidare i diritti della civiltà e il prestigio della nostra bandiera.

 

 

ALESSANDRO LESSONA

Ministro delle Colonie

 

FONTI

L'Illustrazione Italiana, anno LXIII, n. 40, 4 ottobre 1936-XIV, pag. 571.



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