La nostra macchina fila velocissima sull'asfalto: al segno chilometrico
schiaccio il pulsante del cronometro e sorveglio la lancetta che gira,
veloce anch'essa. Ripeto questi rilievi una, due, tre, sei, dieci volte. La
media non varia: stiamo fra i 70 ed i 90 chilometri all'ora.
I piccoli parallelepipedi in granito, dipinti in bianco e nero schizzano via
dal nostro sguardo, uno dopo l'altro.
La strada è fiancheggiata, di tratto in tratto, da piccole aiuole fiorite,
da gruppi di agavi. Di tanto in tanto qualche euforbia a candelabro, alle
curve perfette se pure ardite, si innalza a ricordarci la flora
caratteristica del paese.
Siamo su una delle ormai strade della immensa rete che, con fulminea
concezione, al domani della conquista, il Duce ha voluto costituisse il
sistema arteriale dell'Impero.
È la prima impressione che sorge in chi, arrivato a Massima, si diriga verso
Asmara, sull'altopiano: pare di essere su di una modernissima autostrada
della penisola. E siamo invece ad oltre 4.000 chilometri da questa, e non è
ancora passato un anno dalla conquista dell'Impero.
Mi accompagna, nei lunghi viaggi che compio all'interno, il Capo della
Sezione dell'Ufficio stampa per l'A.O.I. È ufficiale ed ha avuto la gran
ventura di seguire lo svolgersi delle operazioni. Egli mi ricorda, passando
da un luogo all'altro, le dure tappe eroiche della marcia di conquista.
Queste strade non esistevano, durante la guerra. Le truppe avanzavano,
nell'interno, sulla pista o attraverso le più difficili asperità. Ricordo
che un corrispondente di guerra straniero, scrisse al suo giornale: «Qui
l'ordine è questo: avanzare, combattere. Si riprenderà l'avanzata quando la
strada, la vera strada, la strada nuova, avrà formato un nastro solo,
perfettamente camionabile dal punto dal quale si è mossi all'assalto, fino
al punto dove l'avanzata si è arrestata».
E così, a tratti, a segmenti, a lunghi segmenti, le prime strade, le
principali, quelle indispensabili ai rifornimenti e al complesso dei servizi
logistici, sono state tracciate e portate a termine. La fucileria ha segnato
il tempo a queste legioni che stavano apprestando le vie fatali dell'Impero.
E con il sangue. sono state battezzate ed inaugurate queste strade.
L'inverno dell'anno prossimo saluterà il compimento di oltre 3.000
chilometri di strade. Sarà questo il primo complesso fondamentale di vie di
comunicazioni dell'Impero.
Delle strade già costruite o già quasi terminate basterà dare qualche
itinerario principale:
La Massima-Asmara che unisce il primo porto dell'Impero alla capitale
dell'Eritrea. Dal bassopiano ad oltre 2.400 metri di altitudine;
la Asmara-Adi Ugri-Adua-Axum-Passo Dembeguinà-Tacci-Gondar, che,
oltrepassato il Mareb (confine della vecchia Eritrea), si slancia,
attraverso a catene montuose e pianure sconfinate fino alla capitale del
governo dell'Amhara;
La Asmara-Decamerè-Adigrat-Macallè-Alomatà-Piana di Cobò-Dessiè che
raggiunge Addis Abeba. attraversando tutti i territori e le località che la
guerra di conquista ha segnato nella storia;
La Dessiè-Sardò-Assab che permetterà di giungere dal grande porto di Assab,
come questo sarà fra due anni, ad Addis Abeba in un solo, lunghissimo
tratto, decongestionando i trasporti per Dessiè e per la capitale che
passano dal tratto Massaua-Asmara.
Tenendo presente che questi percorsi stradali rappresentano migliaia di
chilometri, che le piogge, ogni anno, costringono, in alcuni tratti, alla
refezione del fondo, che il lavoro in bassopiano ha l'ostacolo delle alte
temperature, e non dimenticando ancora altre innumeri difficoltà che il
tenace e genialissimo lavoro degli Italiani supera sempre, qualunque costo
di sacrifici, si può affermare che i lavori procedono con una notevolissima
celerità.
Le strade ultimate sono manutenzione all'A.A.S.S. che vi compie un diuturno
lavoro di sorveglianza e di riparazione.
Della rete di strade imperiali tracciate dal Duce, ben 2.000 chilometri
erano già in costruzione nello scorso novembre. La costruzione di tali
strade è affidata, in appalto, a dodici grandi ditte ed il lavoro è
suddiviso in quattordici tronchi di lunghezza variabile dai 400 ai 25
chilometri, a seconda delle difficoltà del lavoro e della potenzialità delle
ditte.
Le strade in corso di costruzione e quelle che si apriranno più tardi, sono
rispondenti a due tipi: il primo è quello delle strade concepite secondo una
linea che, tenendo conto delle asperità di terreni, valichi e guadi, sii
svolge secondo un piano razionale che, là dove non era nulla, traccia una
strada perfetta e razionale; il secondo tipo è dato dalle strade che seguono
piste preesistenti. Inutile dire che è il primo tipo di strada che viene,
generalmente, studiato e progettato. Il Genio Militare provvede
all'impostazione del lavoro e all'apertura delle piste o tracce, che vengono
quindi trasformate in vere e proprie strade dalle ditte assuntrici dei
lavori.
Le vecchie strade costruite sotto la soggezione negussita non sono ormai più
che un ricordo. Un esempio chiaro delle condizioni di tali strade
ironicamente dette «imperiali» è dato dalla strada che, parallelamente per
certi tratti alla nostra già costruita, va verso Alomatà, a poche decine di
chilometri dall'Ascianghi.
Alle strade diroccate, sassose, disseminate di cunette, strade semplicemente
intransitabili da normali mezzi di autotrasporto, in meno di due anni,
succederanno strade perfette, asfaltate, con un conveniente fondo. Le curve
- che sovente, per la configurazione orografica, devono essere ripide - sono
studiate ed eseguite a perfettissima regola d'arte.
Da una rapida occhiata ai capitolati d'appalto che il R. Governo ha
stipulati con le ditte assuntrici dei lavori stradali dell'Impero, si può
desumere il seguente sommario quadro generale della rete di lavori:
-
strade terminate o in corso di ultimazione: Massaua-Quoram; Asmara-Debarek;
Keren-Barentu; Barentu-Omager; Barentu-Setit; Asmara-Adua-Tacazzè;
-
appalti che garantiscono, per il giugno 1937, le transitabilità sulle
seguenti strade: Quoram-Dessiè; Dessiè-Assab; Tacazzè-Gondar;
-
Appalti per ultimazione delle strade seguenti, non oltre il dicembre 1938:
Debra Tabor-Dessiè; Addis Abeba-Gimma; Addis Abeba-Lekemti.
-
Appalti in corso di stipulazione per ultimazione, entro il dicembre 1938
delle seguenti strade Gondar-Debra Tabor; Debra Tabor-Addis oscena; Asma,a-Lekemti;
-
in corso di costruzione: linea ferroviaria Assab-Mile-Dessiè.
Chi abbia seguito su di una carta i percorsi delle linee stradali suindicate,
può rendersi conto, anche senza nessuna volontà immaginativa, dell'immenso
complesso di lavoro che richiede questo programma ciclopico.
Occorrerà forse aggiungere che queste strade saranno, in genere, costruite
in modo da servire al grande traffico: il piano stradale, totalmente
asfaltato, avrà una larghezza non inferiore ai nove metri e le banchine
laterali avranno, da ogni parte, un metro.
È previsto un complesso di strade secondarie, parte bitumate e parte in
massicciata. in modo che la viabilità possa essere assicurata, nella quasi
totalità dei casi, anche durante la stagione delle piogge.
A completare il già formidabile complesso stradale, si aggiungono le piste,
con la loro tenue ma pur utile rete. Opportunamente sistemate sono,
principalmente, da ricordare: Dolo-Neghelli;
Uaddara-Mega-Allata-Agheremariam. Altra posta, utilissima e di grande
importanza, serve praticamente ad integrare una buona parte del tratto della
ferrovia di Gibuti, è quella che allaccia Dire Daua con Addis Abeba: pista
camionabile e che si può ormai considerare convenientemente sistemata.
Sono sorte dalla sterpaglia, dalle rocce, hanno aperto i loro valichi su
monti impervi.
Dalla calura snervante del bassopiano si allungano, in direzione dei centri
di civiltà sorgenti, si inerpicano, in alto, ancora più su, sull'altipiano
dove li sera è fresca e la notte gelida.
Picconi, picconi, picconi. E badili. E vanghe. E zappe. E macchine.
Ma sono braccia di legionari di operai delle centurie lavoratori, che hanno
il mare per portare qui il loro lavoro.
La forza della loro tenacia e della loro capacità. E la fede della loro
volontà che non cede. Strade dell'A.O.I. Immenso cantiere operante.
La macchina fila sulla strada perfettissima dell'Amaba Alagi. Ho pregato il
mio compagno di indicarmi, prima di giungerci, il Passo Toselli. Voglio
allora fermare l'automobile, scendere, e percorrere a piedi tutto il tratto
del valico. Dall'altro lato della strada, di fronte alla lapide che ricorda
l'eroismo di Toselli, sono due massi di granito. Sono incisi a colpi di
pugnale dalle Camicie Nere della 3 gennaio: « Duce!
In nome tuo abbiamo chiuso questo valico allo schiariamo etiopico cosi
caro ai sanzionisti ed aperta questa strada a Roma Imperiale - CXI Batt.
Monferrato 3 Genn.».
In ginocchio a Passo Toselli.
In tutte le strade che solcano il nuovo Impero di Roma è il segno della
gagliarda e rinnovata gente dell'Italia fascista che seguendo l'alto
comandamento, costruisce col ricordo dell'antica viltà di Roma per le
maggiori fortune della Patria.
FRANCO PATTARINO