ra che è in atto l'azione bellica, alla quale ci ha costretti il sabotaggio
praticato lungamente dall'Abissinia a danno degl'interessi italiani, vale la
pena di ricordare, sia pure succintamente il processo formativo di quello
che si suol chiamare l'ordine di battaglia delle forze armate, cui la Madre
Patria ha commessa l'azione punitiva contro il cosiddetto «impero» del Negus
Neghesti. Vero è che il pubblico italiano è stato tenuto costantemente a
giorno delle quotidiane partenze di comandi, truppe e servizi dai porti
italiani con destinazione per l'Africa Orientale. Ma lo stesso modo
necessariamente frammentario col quale le notizie sono state pubblicate, ha
fatto perdere a molti la visione dell'insieme; e sono ben pochi coloro che
riuscirebbero a tirare esattamente le somme, in modo da rappresentarsi un
quadro completo ed esatto del complessivo organismo che oggi brillantemente
opera, comprendendo in questa visione gl'indispensabii servizi logistici non
meno indispensabili lavori per la sistemazione delle comunicazioni e per la
vita intensificata delle due Colonie.
Queste note vogliono appunto agevolare una prospettiva d'insieme ridotta al
massimo della semplicità.
Giova prender le mosse dalla situazione militare nell'Eritrea e nella
Somalia prima che s'iniziasse l'invio di rinforzi.
L'organizzazione delle forze coloniali nell'Africa Orientale alla fine del
1934 poteva così riassumersi: In Eritrea il Regio Corpo di truppe coloniali
era costituito da:
-
5 battaglioni indigeni eritrei
-
1 compagnia carri veloci
-
1 battaglione costiero
-
3 compagnie presidiarie
-
1 squadrone indigeni
-
3 compagnie cannonieri indigeni
-
3 batterie da montagna indigene
-
2 compagnie del genio
-
1 autoreparto
-
elementi dei vari servizi
-
1 compagnia di Reali Carabinieri
Una forza totale di 236 ufficiali, 187 sottufficiali, 126 uomini di truppe
nazionali, 10.174 uomini di truppa indigena, 380 cannoni, 1615
mitragliatrici, 15 carri veloci, 3000 quadrupedi. L'aviazione aveva una
squadriglia mista di 9 apparecchi (5 da ricognizione e 4 da bombardamento),
oltre una sezione di due idrovolanti. La marina aveva due unità navali in
stazionamento.
In Somalia:
-
4 battaglioni indigeni arabo-somali
-
1 compagnia di mezzi celeri
-
1 compagnia cannonieri
-
3 batterie a soma di cammello
-
1 batteria autotrasportata
-
reparti del genio
-
bande irregolari
-
elementi dei vari servizi
-
1 compagnia di Reali Carabinieri
Una forza di 134 ufficiali, 120 sottufficiali, 21 uomini di truppe
nazionali, 5000 uomini di truppa indigena, 22 cannoni, 136 mitragliatrici,
10 carri veloci. L'aviazione aveva una squadriglia di 7 elementi.
Questo ordinamento militare delle due colonie orientali, rispondeva al
concetto di mantenere colà soltanto le forze atte a garantire la sicurezza
interna dei territori ed il dominio delle popolazioni soggette, nonché a far
fronte ai colpi di mano ed alle razzie che con frequenza si effettuavano da
parte delle tribù etiopiche ai danni delle nostre popolazioni.
Concetto, come vedesi sostanzialmente difensivo, il quale aveva il vantaggio
di contenere entro i limiti ristretti le spese militari, ma soprattutto
aveva lo scopo di mostrare che le nostre intenzioni erano decisamente
pacifiche.
Da notare che nell'Eritrea si era costituito un sistema fortificatorio su
tre linee di opere, di tipo e di solidità tali da poter resistere al tiro
delle artiglierie leggere, delle quali era armato l'esercito abissino.
Superfluo ricordare gli avvenimenti che, per evidenti ragioni di sicurezza,
costrinsero il Governo Italiano a rinforzare progressivamente gli organismi
militari delle due Colonie, fino a raggiungere l'ordinamento e la forza
d'oggi.
Due ordini distinti di provvedimenti dovettero essere adottati; e cioè la
mobilitazione - così in Eritrea come in Somalia - delle unità del Regio
Corpo di Truppe Coloniali e l'invio di unità metropolitane dalla Madre
Patria. Vediamo ciò che fu fatto in Eritrea. Premesso che su una popolazione
indigena di poco più di 600 mila abitanti, si calcolava vi fossero da 60 ad
80 mila uomini atti alle armi, dei quali circa un quarto istruiti ed
iscritti regolarmente nei ruoli della forza in congedo; la mobilitazione
venne attuata in due tempi: nel primo dei quali si costituirono le unità
indispensabili per far fronte alle esigenze della prima difesa della colonia
nelle nuove circostanze (sorveglianza della linea di confine - armamento dei
forti e presidio delle piazzeforti - nucleo di truppe mobili -
organizzazione dei servizi di prima e seconda linea) e nel secondo si
costituirono altre unità - alcune delle quali motorizzate - destinate a
formare una massa di manovra per i successivi sviluppi dell'azione, quali
potevano essere imposti dagli ulteriori sviluppi del conflitto
italo-etiopico.
La forza della Colonia Eritrea ne risultò all'incirca quintuplicata; e ciò
obbligò all'invio dalla Madre Patria di ingenti quantità di oggetti di
vestiario e di equipaggiamento. di armi portatili e di artiglierie, di
materiali per il servizio di sanità, per quello del genio e per quello dei
trasporti.
In Somalia si procedette analogamente, ma in scala minore. Con la
mobilitazione del Regio Corpo delle truppe coloniali si raggiunsero, colà,
effettivi pari circa alla metà di quelli mobilitati in Eritrea. Anche in
Somalia la mobilitazione fu attuata per tempi successivi, il primo dei quali
ispirato ad un programma minimo, il secondo inteso alla utilizzazione
massima degli elementi indigeni. Di più fu provveduto a colmare la lacuna in
fatto di opere di fortificazione, costruendo ex-novo un campo trincerato a
Mogadiscio ed un altro a Chisìmaio.
Ma tutti questi provvedimenti, pur notevolissimi, non potevano
sufficientemente garantire la sicurezza delle due Colonie di fronte alla
sempre crescente e minacciosa preparazione bellica dell'Etiopia, che
elementi estranei incoraggiavano e sussidiavano. Il Governo Italiano decise,
perciò, di mobilitare e di inviare nell'Africa Orientale, alcune grandi
unità metropolitane, la cui composizione organica fu modificata
opportunamente in modo da adattarle ai particolari caratteri delle regioni
in cui erano destinate ad operare. Le varianti riguardarono un più forte
dosamento di mitragliatrici, la prevalenza del someggio nei trasporti, una
maggior ricchezza di collegamenti specialmente radio, più abbondanti mezzi
di rifornimento per assicurare alle unità operanti in terreni poveri ed
impervi smalto grado di autonomia. Fu anche stabilito che ognuna delle
grandi unità inviate nell'Africa Orientale fosse seguita da un nucleo di
«complementi», volendosi assicurare il mantenimento degli organici al
livello normale, senza attendere - volta a volta - gli invii dall'Italia.
Con questi criteri furono successivamente mobilitate le divisioni
dell'esercito regolare "Peloritana", "Gavinana",
"Sabauda", "Gran Sasso", "Sila".
Fin dal primo prospettarsi della minaccia etiopica cominciarono ad affluire
alle autorità militari, a migliaia e migliaia, le domande dei cittadini
desiderosi di arruolarsi per l'eventuale guerra nell'Africa Orientale. Lo
spirito volontaristico - caratteristica del Regime - e il convincimento
della giusta causa italiana, reso più vivo dagli inattesi interventi
stranieri, conferirono ben presto al fenomeno della spontanea offerta di
cuori e di braccia, proporzioni tali da consigliare la costituzione di
speciali grandi unità, con formazione più snella delle divisioni
dell'esercito regolare, meglio confacenti al tempramento vivace dei
volontari. Si formarono così, per l'invio in Africa Orientale, cinque
divisioni di Camicie Nere, denominate: "XXIII Marzo" - "XXVIII Ottobre" - "XXI
Aprile" - "III Gennaio" e "I Febbraio".
Giova notare che, con la costituzione di queste grandi unità speciali, non
solo si è valorizzato lo slancio patriottico della gioventù fascista, ma si
è altresì conseguito il risultato di lasciare pressoché intatta l'efficienza
dell'esercito metropolitano per altre esigenze che malauguratamente si
manifestassero in Europa.
Infine, per accrescere l'efficienza del corpo di spedizione e per
organizzare grandi unità superiori, si sono inviati nelle Colonie elementi
non compresi nel quadro divisionale; e cioè un battaglione granatieri, un
battaglione di alpini, un battaglione di R.G.F.; gruppi CC.NN., una coorte
milizia forestale oltre a gruppi di artiglieria di C. d'A., carri veloci,
reparto specialisti del genio, secondi scaglioni di complementi, reparti
lavoratori, ecc.
Un cenno particolare merita l'organizzazione logistica, che ha somma
importanza sempre, ma che diventa nelle operazioni coloniali fattore
indispensabile di successo, specie quando si voglia far guerra con
considerevoli masse. Indubbiamente è problema che incombe di continuo su le
concezioni operative dei comandanti. In questo campo, ogni sforzo è stato
indirizzato alla ricerca di una organizzazione elastica, che consentisse
cioè di non irrigidire il sistema dei rifornimenti e dei trasporti lungo una
sola linea di comunicazioni. Tenuto conto delle scarse risorse locali
(limitate del resto ad una agricoltura e ad una pastorizia rudimentali) e
della incertezza di statistiche empiriche sul loro rendimento una saggia
prudenza ha consigliato ad impostare il problema logistico sul totale
rifornimento con invii dalla Madre Patria. Tanto meglio se si troverà sul
posto il modo di alleggerire il tonnellaggio trasportato alle spalle. Si
sono a tal uopo costituite basi principali in territorio nazionale e basi
secondarie in territorio coloniale. Dalle basi coloniali traggono alimento
per ogni specie di rifornimento gli stabilimenti di seconda linea, in
località intermedie fra le basi coloniali e le truppe, i quali a loro volta
alimentano gli stabilimenti di prima linea, il più possibile
ravvicinati alle grandi unità operanti, che fanno capo ad essi con ritmo
frequente, per alimentare la vita e la lotta. Gli stabilimenti di seconda
linea, e più frequentemente quelli di prima linea, possono essere spostati
per adeguarsi all'andamento delle operazioni. È chiaro che il funzionamento
del congegno s'impernia anzitutto sulla rete stradale camionabile, dovendosi
considerare come semplicemente sussidiario (sempre tenuto conto che trattasi
di mantenere in efficienza masse di notevole volume) il rifornimento con
colonne di muli e cammelli, più adatte - invece - per i trasporti a
immediato contatto con le truppe. Ed è noto quanta cura si sia posta per
migliorare la rete stradale e quanto fervore di opere sia stato dedicato
all'importante problema. È proprio il caso qui di ricordare la formula
romana: Ense et aratro.
Conce per le guerre europee, i principali servizi cui è necessario
provvedere sono quelli di sanità di commissariato, di artiglieria, del genio
militare, chimico, veterinario, dei trasporti e delle tappe. postale,
stradale ed idrico.
Le colonie dell'Eritrea e della Somalia - con organizzazione militare a
carattere puramente difensivo, come si è detto - non avevano attrezzatura
adatta per ricevere improvvisamente un colossale aumento di uomini e di
materiali, quali gli eventi hanno reso necessario. E, se si tiene conto
della ristrettezza del tempo disponibile, lo sforzo compiuto è stato
veramente grandioso e merita di essere esaltato con giusto orgoglio. a
riprova delle non sempre riconosciute qualità organizzative della nostra
gente, nel campo dell'ideazione e in quelle della esecuzione.
Coi lavori in breve tempo compiuti - cui sono stati adibiti 30.000 operai -
si sono ampliate od impiantate dal nulla le basi di sbarco a Massaua, a
Dachiliat ad Archico, a Zula, in modo che la capacità complessiva di sbarco,
che era inizialmente di 4 piroscafi di medio tonnellaggio per settimana, è
stata portata a 13 piroscafi (dei quali due di grande tonnellaggio) per un
tempo medio di sbarco di 5 giorni; ossia è stata almeno quintuplicata.
Per il rifornimento idrico sono stati scavati in gran numero nuovi pozzi in
località opportune, e sono stati rimessi in attività vecchi pozzi
abbandonati; si sono costruiti grandi bacini per una capacità di molti
milioni di metri cubi; si sono scavati trinceroni serbatoi di distribuzione.
In alcuni punti caratteristici si è provveduto ad impianti d'evaporazione,
distillazione e refrigeramento.
Con ingente lavoro si sono costruiti: baraccamenti in legname e fabbricati
in muratura per ricovero di truppe; tettoie per materiali. Il lavoro
stradale si è volto tanto al miglioramento della rete esistente
(consolidamento del fondo e aumento della larghezza per consentire il
movimento nei due sensi) quanto alla costruzione di nuove strade per
centinaia di chilometri. alcune delle quali a fondo bituminato.
Per alleggerire il traffico ferroviario e per via ordinaria nel tratto
Massaua-Asmara, è stato provveduto anche all'impianto di una teleferica fra
Ghinda e Nefasit, in corrispondenza alla salita del gradino dell'Altopiano.
Chi non ha familiarità con questi problemi di grande organizzazione,
difficilmente può rendersi conto dello sforzo dato dal Pose per mettere a
punto le operazioni militari cui l'Abissinia ci ha costretti.
Basti pensare che si sono dovuti trasportare oltremare, e per viaggi di
lunga durata - oltre centinaia di migliaia di uomini - ben 40.000 quadrupedi
10.000 elementi di trasporti a motore, e 4.000.000 di tonnellate di viveri e
di materiali vari.
La imponenza e la regolarità dei trasporti che tuttora si susseguono, e che
hanno voluto totalmente rispettare l'ordinario traffico ferroviario e
marittimo, hanno imposto la risoluzione di problemi, per i quali si è. con
pieno successo, sperimentata la padronanza tecnica e la volontà
realizzatrice dei competenti organi di studio e di attuazione.
Se per i trasporti ferroviari è bastata una più intensa utilizzazione della
potenzialità di alcune nostre linee e del materiale rotabile (utilizzazione
agevolata dalla perfezione tecnico-amministrativa delle nostre ferrovie) per
i trasporti marittimi le difficoltà superate sono state ben più gravi. Il
tipo di piroscafi a carico misto, di passeggeri e merci, sarebbe stato il
più conveniente per lo speciale servizio; ma appunto le disponibilità della
nostra marina mercantile erano per questo tipo di navi impegnate quasi
totalmente in servizi regolari transoceanici, dai quali sarebbe stato
oltremodo dannoso distoglierli.
Piroscafi di grande tonnellaggio per trasporto di persone, come il "Biancamano",
dovettero subire notevoli trasformazioni per poterne utilizzare in meno la
capacità. Il trasporto di quadrupedi richiese anch'esso trasformazioni
interne di navi noleggiate, e l'adozione di appositi stalli mobili. La
intensità dei trasporti marittimi è andata di continuo crescendo dal
principio dell'anno ad oggi.
Dal febbraio all'agosto il tonnellaggio noleggiato passò da 83 mila
tonnellate a 355 mila.
Nel primo periodo della spedizione (febbraio-giugno) si adottò il criterio
dell'invio isolato dei piroscafi, subordinando le partenze alla limitata
capacità di scarico nei porti di destinazione. Aumentati e migliorati gli
approdi, come accennato, si poté alfine applicare la navigazione per
convogli, meglio rispondente alla necessità di conservare i vincoli fra le
varie Darti delle unità organiche e di assicurare il rapido deflusso verso
l'interno delle unità sbarcate.
Le divisioni e le unità minori mobilitate sono state raggruppate in grandi
unità superiori come risulta dallo schema dell'Ordine di battaglia. Nel
complesso organismo che ne risulta si sono contemperate le due esigenze di
coordinamento e della elasticità; la quale è di prima importanza in una
guerra coloniale.
I comandanti, o sono quelli stessi che erano alla testa delle unità
mobilitate e già in precedenza costituite (e che il Regime aveva scelti con
meticolosa cura in sede di ordinaria applicazione delle nuove norme di
avanzamento) o sono stati prescelti con analoghi criteri di oculatezza dove
si è trattato di unità costituite ex-novo.
Queste note - molto succinte - mentre possono fornire un soggetto di utile
meditazione ai faciloni - che in simili circostanze non mancano mai e che
passeggiano allegramente da un capo all'altro dell'Africa con la punta delle
matite colorate - vogliono dare al pubblico serio la sensazione che quanto a
è finora realizzato con saggezza e ferrea volontà è sicura base dei successi
che sapranno conseguire combattenti animosi ed agili, guidati da capi che
hanno il dominio dei loro uomini e sono confortati dalla lunga esperienza
della passata guerra, valorosamente vissuta.