Pagina Principale | Mappa del sitoInformazioni | Forum

 
  Sei su Regio Esercito
 
Indice Principale

Fascismo

Il Regio Esercito

L'industria bellica

Le campagne di guerra

La R.S.I

Il Regno del Sud

I Reparti

Le Armi

I Mezzi


Indice di sezione

Colonialismo

Unità impiegate

La Campagna

Varie

Documenti

Foto

Indietro



 

Comunicati del Ministero Stampa e Propaganda

durante la Campagna di Etiopia 1935-1936

 

 

 

 

 

 

 

COMUNICATO N. 10.

Roma, 3 ottobre, notte

Il Ministero per la Stampa e la Propaganda dirama il seguente comunicato numero 10

«L’ordine di mobilitazione generale in Etiopia sotto la pressione dello spirito bellicoso ed aggressivo fomentato tra capi e gregari che hanno da tempo reclamato a gran voce e ultimamente imposto la guerra contro l’Italia rappresenta una diretta e immediata minaccia perle truppe italiane nelle nostre due Colonie dell’Africa Orientale.

«La minaccia è aggravata dal fatto che la creazione di una zona neutra, annunziata da Addis Abeba con speciosi motivi, costituisce soltanto una mossa strategica destinata a predisporre meglio l’adunata e la preparazione aggressiva delle truppe abissine.

«L’aggressione continuata e sanguinosa - documentata dal memoriale italiano - alla quale è stata sottoposta l’Italia negli ultimi decenni sta per entrare così in una fase di maggiori proporzioni e di più larga portata, di cui sono palesi i gravi e immediati pericoli, ai quali ragioni elementari di sicurezza impongono di reagire senza indugio.

«Il Comando superiore in Eritrea ha pertanto ricevuto ordini di agire in conseguenza.

«Le truppe italiane stanno occupando talune posizioni avanzate, oltre le nostre linee».

 

 §§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 11.

Roma, 4 ottobre, notte

Il Ministero per la Stampa e la Propaganda dirama il seguente comunicato numero 11

«Ieri 3 ottobre, alle ore 5, le Divisioni dell’Esercito, le Divisioni di Camicie Nere e quelle indigene hanno, per respingere l’imminente minaccia etiopica, oltrepassato il confine tra Barrachit e Meghec. Travolti elementi della copertura avversaria, che non erano stati affatto ritiri - come si era annunciato a Ginevra - le colonne italiane si sono spinte, attraverso terreno aspro e difficile, lungo una fronte che dista in media 20 chilometri dal confine.

«L’opposizione delle forze etiopiche non è stata impegnativa, mentre le popolazioni hanno atteso le truppe italiane all’ingresso dei paesi agitando drappi bianchi.

«L’Intendenza ha provveduto a una immediata distribuzioni di viveri a queste poplazioni che si trovano in uno stato di estrema miseri.

«L’aviazione ha compiuto tre ricognizioni tattiche che sono giunte oltre Macallé ed oltre il fiume Tacazzé.

«Altre squadriglie hanno lanciato manfestini alla popolazione; due squadriglie da bombardamento, fatte segno a violento fuoco di fucileria e artiglieria, hanno bombardato forze armate etiopiche raccolte attorno ad Adua ed Adigrat. Durante la notte le truppe hanno sostato sulle posizioni raggiunte.

«All’alba di stamane l’avanzata è stata ripresa su tutta la fronte.

«Il generale De Bono telegrafa: «Morale delle truppe elevatissimo».

 

 §§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 13

Roma, 6 ottobre, notte

Il Ministero per la Stampa e la Propaganda dirama il seguente comunicato N. 13

Fronte eritreo

«Ieri 5 ottobre la nostra bandiera che il 18 maggio 1896 fu ammainata dal forte di Adigrat è stata issata nuovamente sulle rovine del forte stesso dalle salde truppe del 1° Corpo d’Armata guidate dal Generale Santini. La popolazione ed il clero hanno fatto atto di sottomissione.

«Il Corpo d’Armata indigeno, dopo essersi con fulminea manovra impadronito della Araba-Haugher travolgendone i difensori, si è stabilito nella conca di Entisciò. Il Secondo Corpo d’Armata nazionale che aveva il terreno più aspro da percorrere, ha raggiunto i margini della conca di Adua. L’aviazione ha efficacemente cooperato con le varie colonne.

«Il Generale De Bono comunica che "tutte le truppe indistintamente hanno dato prova di grande slancio, disciplina e resistenza"

«Verso sera le truppe hanno sostato sulle posizioni raggiunte. I reparti del Genio e migliaia di operai, lavorando ininterrottamente giorno e notte, hanno già trasformato il sentiero, che dal confine va a Adigrat, in una strada percorribile da autocarri.

«Altri capi di località limitrofe si sono presentati verso sera per fare atto di sottomissione. Stamane all’alba è stata ripresa l’avanzata dei Secondo Corpo d’Armata Nazionale su Adua ».

Fronte somalo

«Ieri mattina; 5 ottobre, le truppe del settore Nord orientale dopo breve combattimento hanno occupato Gherlogubi».

 

 §§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 14

Il Ministero per la Stampa e la Propaganda dirama il seguente comunicato N. 14:

Fronte eritreo

«Stamane, 6 ottobre, all’alba, le truppe del Secondo Corpo d’Armata Nazionale hanno ripreso l’avanzata ed alle ore 10,30 sono entrate in Adua i notabili, il clero e parte della popolazione si sono presentati al Comando a fare atto di sottomissione.

«Un tentativo nemico da Debra Sinna è stato respirato. Sulla nuova linea si è già stabilito il collegamento fra i diversi Corpi d’Armata».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 17

«Ieri 10 ottobre, mentre si continuava a lavorare nelle retrovie per le sistemazioni logistiche di ordine stradale e idrico, reparti del Corpo d’Armata Indigeno, fanteria e cavalleria, hanno proseguito l’opera di rastrellamento oltre le nostre linee, disperdendo vari nuclei di armati abissini.

«Verso il tramonto, il degiac Hailè Sellas­siè Gugsà, capo della vasta regione del Tigrè orientale, si è presentato ai nostri avamposti e si è messo con i suoi armati - assommanti a parecchie migliaia - agli ordini del generale Santini.

«Poco dopo anche il degiac Hassà Araià è passato con i suoi armati dalla nostra parte.

«Questi avvenimenti hanno una grande importanza perché dimostrano nettamente come alla periferia gli abissini non siano proclivi a combattere contro gli italiani, dei quali ricordano tuttora il governo di umanità e di giustizia praticato quarant’anni addietro in quelle stesse regioni.

«Le cifre delle perdite italiane diramate da giornali stranieri sono menzognere. Gli accerchiamenti compiuti su tutto il vasto fronte, dopo i quattro giorni di avanzata, danno le seguenti cifre: 30 morti, dei quali 5 nazionali e 25 indigeni, 70 feriti, dei quali 50 indigeni; dispersi 33 indigeni. Le notizie riflettenti i morti e i feriti sono state direttamente comunicate alle rispettive famiglie.

«Armi catturate: un cannone, una mitragliatrice, 134 fucili, trenta casse di munizioni.

«Procede la riorganizzazione delle zone occupate con le adesioni sempre più spontanee del clero e delle popolazioni.

«Sul fronte somalo continuano le diserzioni degli abissini.

«La notizia, di provenienza straniera, di diserzioni dei nostri ascari è, come tutte le altre, falsa.

«L’Aviazione ha compiuto ricognizioni tattiche e strategiche oltre il fiume Tacazzè, senza notare concentramenti di armati abissini.

«La notizia che un aeroplano italiano sia caduto presso Axum è falsa.

«Nel prossimi giorni il Comando Generale si trasferire nel territorio conquistato.

«Ottima la salute e superbo il morale delle truppe».

 

 §§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 23.

«Il Generale De Bono comunica che nulla di speciale vi è da segnalare sul fronte somalo ed eritreo.

«Il Generale De Bono ha emanato un bando, che abolisce la schiavitù nelle zone occupate dagli italiani e ordina la liberazione degli schiavi ».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 24.

«Nella giornata del 18 ottobre dieci apparecchi dell'Aviazione della Somalia italiana hanno bombardato per un'ora il presidio etiopico di Dagnerei, nella regione somala degli Sciaveli sul fiume Uebi Scebeli, presidio che si preparava ad attaccare le nostre linee.

«Dopo il bombardamento, durante il quale cinque nostri apparecchi furono leggermente colpiti da pallottole di fucile, i Dubat dei gruppo bande di Mustaihl, guidati dal maggiore dei granatieri Fava, sono andati i all'attacco e, malgrado la tenace resistenza, hanno sopraffatto il nemico e si sono impadroniti della posizione fortificata.

«Oltre tale posizione, gli etiopici, incalzati dai nostri, si sono dispersi, lasciando sul terreno cinquanta morti, moltissimi feriti e parecchie decine di prigionieri. Nostre perdite di Dubat: quattordici morti e quaranta feriti.

«Nella posizione fortificata sono stati abbandonati dal nemico: due cannoni, due mitragliatrici, due autocarri, centinaia di fucili e molte cassette di munizioni.

«All'azione hanno partecipato, insieme con i nostri Dubat, gli armati del Sultano Olol-Dinle, capo della regione degli Sciaveli, già dipendente dal Governo etiopico, e ora passato dalla nostra parte. Egli ha chiesto di partecipare al combattimento per dare prova della sua lealtà.

«Come conseguenza dello scontro vittorioso di Dagnerei, tutta la regione degli Sciaveli è sotto il nostro controllo».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 28.

«Sul fronte somalo continua l'azione nel settore dello Scebeli. Mentre, dopo la presa della località fortificata di Dagnerei prosegue l'avanzata lungo il fiume per l'occupazione dei vari villaggi rivieraschi, un reparto di Dubat, al comando del tenente Mereu, muovendo da Goddere con manovra aggirante ha occupato, il giorno 20, il villaggio di Callafo, capoluogo della regione degli Sciaveli.

«Numerosi capi tribù si sono presentati a Callafo, facendo atto di sottomissione e consegnando le armi.

«Sono giù stati ritirati cinquecento fucili.

«Il sultano degli Sciaveli, Olol Dinle, noi sottomesso, continua con i suoi arma i una azione fiancheggiatrice.

«Il giorno 21 essi hanno sostenuto uno scontro vittorioso presso il villaggio di Gheledi che è stato occupato.

«La nostra aviazione ha compiuto frequenti ricognizioni nel settore dell'Ogaden fin a Sassabaneh e nel settore del Giuba, raggiungendo Magalo, compiendo efficace bombardamento di vari obiettivi militari».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 40.

Roma, 8 notte.

Il Ministero per la Stampa e la Propaganda dirama il seguente Comunicato numero 40:

«Il generale de Bono telegrafa:

«La nostra bandiera ammainata il 22 gennaio del 1896 dal forte di Macallè, sventola di nuovo su quel forte dalle ore 9, per opera di reparti nazionali e indigeni».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 41.

«Le truppe del generale Graziani nella mattinata del giorno 7 hanno occupato Gorrahei. Il nemico è fuggito, lasciando nelle nostre mani cannoni, mitragliatrici, centinaia di fucili, autocarri e abbondanti depositi viveri e materiali. Nostri reparti inseguono a fondo l’avversario, malgrado la piena del torrente Fafan.

«L’aviazione ha efficacemente contribuito alla preparazione e alla esecuzione delle operazioni di questi giorni».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 44.

Il Ministero per la Stampa e la Propaganda dirama il seguente Comunicato N. 44:

Il generale De Bono telegrafa:

«Il primo Corpo d’Armata ha occupato la zona di lesso collegandosi con la colonna dancala.

«Il Corpo d’Armata indigeno sta completando l’occupazione della regione di Gheraltà, superando resistenze di forti nuclei avversari.

«Il secondo Corpo di armata ha raggiunta con le sue colonne la linea del Tacazzè, attestandosi ad Addì Bassi e Rassì Encatò.

«Sul fronte somalo le operazioni continuano.

«L’aviazione ha controllato i movimenti dell’avversario, spingendo le sue ricognizioni al Lago Ascianghi e nell’Ogaden settentrionale».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 49.

«Ieri si sono presentati alle nostre autorità militari in Dancalia i capi, notabili e armati del sultanato del Biru, comprendente tutto il territorio che va dai margini dell’altopiano a sud-est di Macallè, per il lago Giulietti, sino alla frontiera italo-francese presso Daddato. I capi del Biru hanno fatto atto di sottomissione attuando nuovamente così il trattato da loro già stipulato con l’Italia il 1° gennaio 1004. Essi hanno chiesto coi loro armati di partecipare allo sviluppo delle operazioni contro il governo di Addis Abeba».

 

§§§§§§§§§§

 

Roma, 28 novembre, notte

Il Ministero per la Stampa e la propaganda dirama il seguente comunicato:

COMUNICATO N. 57

Il Comando Superiore A. O. telegrafa:

«Nel settore del primo Corpo d’Armata, mentre nostre unità completano il rafforzamento della linea Macallé-Dolò, la colonna Mariotti ha proseguito l’azione di rastrellamento sulle pendici orientali dell’altopiano.

«L’aviazione ha eseguito ricognizioni nella regione del Quoram».

 

§§§§§§§§§§

 

Roma, 29 notte

Il Ministero per la Stampa e la propaganda dirama il seguente comunicato:

COMUNICATO N. 58

«Il Comando Superiore in A.O. telegrafa:

«Sul fronte del primo Corpo d’Armata proseguono le operazioni della colonna dancala.

«Sul fronte del Corpo d’Armata eritreo un nostro reparto avanzato ha disperso presso il passo di Abarò nuclei di armati abissini.

«Sul fronte del secondo Corpo d’Armata una colonna mista di nazionali ed eritrei si è scontrata, nella zona di Mai Canettà , con gruppi avversari, che sono stati messi in fuga, lasciando nelle nostre mani prigionieri.

«L’aviazione della Somalia ha bombardato le posizioni etiopiche di Dagabur distruggendo vari depositi di munizioni.

«Continuano sul fronte eritreo le ricogni­zioni aeree nella zona del lago Ascianghi».

 

§§§§§§§§§§

 

Roma, 30 notte.

Il Ministero per la Stampa e la Propaganda dirama il seguente comunicato:

COMUNICATO N. 59

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Sul fronte del primo Corpo d’Armata è sempre in atto il rastrellamento della regione dell’Uombertà.

«Il Corpo d’Armata eritreo prosegue l’azione nel Tiembien. Una nostra colonna sul ciglione ad ovest del torrente Ghevà ha avuto uno scontro con armati abissini che hanno lasciato sul terreno dieci morti.

«Sul fronte sonato si sono presentati alle nostre autorità politiche a Callafo, nella zona degli Sciaveli, i capi, notabili e armati degli Ogaden Abdalla Talamoghe, e dei Ghelimes, facendo atto di sottomissione e chiedendo di partecipare alle operazione contro il governo di Addis Abeba.

«Una squadriglia dell’aviazione della Somalia, partita dal nuovo campo di Gorrahei, ha nuovamente bombardato le fortificazioni di Bagabur riuscendo anche a distruggere una colonna di automezzi.

«L’aviazione eritrea ha svolto il consueto compito perlustrativo a sud delle nostre linee marginali».

 

§§§§§§§§§§

 

Roma, 3 dicembre notte

Il Ministero per la stampa e la Propaganda dirama il seguente Comunicato:

COMUNICATO N. 61

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa

Una nostra colonna ha respinto un attacco di oltre duecento armati abissini nella regione a sud di Abarò. Il nemico è fuggito lasciando sul terreno alcuni morti. Da parte nostra un ufficiale e cinque ascari feriti.

«Reparti del Corpo d’Armata eritreo hanno raggiunto la zona di Melfa».

 

§§§§§§§§§§

 

Roma, 4 gennaio 1936

COMUNICATO N. 88.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa

Ieri sul fronte eritreo, nel settore del Tembien e nella zona a sud-est di Macallè, l’attività delle pattuglie in ricognizione è stata intensa. Nuclei nemici sono stati dispersi innanzi alle nostre linee. Nelle varie azioni da parte nostra 6 nazionali e 2 eritrei sono caduti.

«L’aviazione ha eseguito due azioni di bombardamento: una sulla carovaniera tra Socotà e il Seloà su forti gruppi nemici in movimento verso le nostre linee, e una nella regione di Caftà su un accampamento di armati abissini. Un nostro apparecchio si è incendiato, nel cielo di Caftà. L’equipaggio, composto di un ufficiale osservatore e di un sottufficiale pilota, è deceduto».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 94.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Ieri nostri reparti nazionali e eritrei hanno attaccato forti nuclei avversari che si era­no appostati nei pressi della confluenza del Gabat col Ghevà. L'azione, svoltasi con la cooperazione dell'artiglieria e dell'aviazione, si è conclusa con la ritirata dell'avversario, incalzato dai nostri. Gli abissini hanno subito forti perdite. Da parte nostra sono caduti un graduato eritreo e due ascari; feriti tre ufficiali, due graduati eritrei e tre ascari. L'avia­zione e stata attiva su tutto il fronte.

«Il Degiac Hailè Sellassiè Gugsà, in collegamento con le nostre autorità politiche in Tigrai, ha completato l'inquadramento dei suoi armali in reparti di fanteria già impiegati sul fronte e reparti di polizia stabiliti ne territorio occupato».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 97.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Le forze armate abissine, al comando del Destà Damteù, si erano attestate da vari giorni tra il Ganale Doria e il Daua Parma, per tentare di esercitare una pressione sul nostro fronte somalo nel settore di Dolo. Il giorno 12 il generale Graziani ha iniziato una vigorosa azione contro le truppe del ras Destà. Gli abissini sono stati ricacciati ed inseguiti.

«Il combattimento continua su tutto il fronte. Le perdite nostre sino ad ora, non sono gravi».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 98.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«La battaglia del Ganale Doria si sta concludendo con pieno successo delle nostre armi.

«Le nostre truppe hanno avanzato su tutto fronte per una profondità di oltre 70 chilometri vincendo ovunque l'accanita resistenza degli avversari. Le truppe del ras Destà Damteù si ritirano disordinatamente, inseguite dai nostri. Forti retroguardie nemiche annidate in caverne tentano invano di rallentare l'inseguimento.

«Le perdite nemiche  sono considerevoli e saranno ulteriormente accertate.

«L'aviazione della Somalia ha bombardato concentramenti nemici a Dagabur e a Sassabaneh ed ha attivamente cooperato con le nostre truppe in azione».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 99.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«La battaglia del Ganale Doria iniziatasi il 12 gennaio dal generale Graziani, si è conclusa con la nostra piena vittoria.

«L'avversario, sconfitto, è in fuga dovunque. Le ultime resistenze delle retroguardie abissine  sono state superate tutto il fronte e le truppe di ras Destà si vanno sbandando in rotta lungo le carovaniere che conducono verso nord-ovest.

«Su alcuni settori le nostre colonne autocarrate avevano ieri sera avanzato di 120 chilometri dalle basi di partenza.

«L'inseguimento prosegue e le truppe abissine non oppongono più valida resistenza.

«La perfetta cooperazione tra fanteria, carri armati, artiglieria e aviazione ha reso gravissime le perdite avversarie. Fino a sera si erano accertati quattromila morti. Sono stati fatti già nei primi giorni dell'azione molti prigionieri. Un ingente quantitativo di fucili, mitragliatrici e alcuni cannoni sono stati presi. Le nostre perdite di nazionali sono mi­nime.

«Il valore delle truppe metropolitane e indigene e dei dubat somali è stato superiore a ogni elogio.

«L'armata di ras Destà Damteù, battuta al Ganale Doria, è inseguita senza tregua dalle nostre truppe. Le colonne comandate dal generale Graziani sono entrate nel territorio dei Galla Borana e il giorno 18 hanno occupato Filtu, a 230 chilometri da Dolo, sgominando gruppi avversari che avevano tentato di resistere. L'inseguimento continua.

«Lungo le carovaniere le nostre truppe incontrano colonne di fuggiaschi in misere condizioni, che si arrendono, implorando acqua e viveri, data l'assoluta disorganizzazione dei servizi logistici dell'avversario.

«Anche lungo il Daua Parma e l'Uebi Destro nostre colonne avanzano celermente, rastrellando gruppi di armati avversari».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 103.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Il mattino del 20 gennaio gruppi di squadroni dei dragoni di Genova e dei lancieri Aosta, con una brillante e rapidissima azio­ne, superando vivace resistenza avversaria, hanno occupato Neghelli, capitale dei Galla Borana.

«Neghelli si trova a 380 chilometri da Dolo, base da cui sono partite le nostre truppe.

«La vittoria del Ganale Doria, ottenuta dal generale Graziani, ha così liberato dal dominio degli abissini il paese dei Galla Borana, cui capi avevano già accettato la sovranità dell'Italia nella convenzione conclusa nel marzo 1896 a Argàsa Ascebo, da Vittorio Bottego.

«I capi e notabili dei Galla Borana si sono subito presentati a fare atto di sottomissione, esprimendo la loro soddisfazione per la liberazione dei loro paese e offrendosi a cooperare alle prossime operazioni contro il governo di Addis Abeba.

«Anche lungo l'Uebi Gestro, dove continua la azione delle nostre colonne, si sono presentati alle nostre autorità militari capi e notabili dei Galla Arussi per fare atto di sottomissione.

«I prigionieri continuano ad affluire alle nostre basi. Il bottino di armi e munizioni, tra cui forti quantitativi di pallottole dum­dum, è ingente. A Neghelli la nostra cavalleria ha catturato tutti i magazzini e i depositi della base, dalla quale il ras Destà, due mesi fa, si era mosso annunziando di voler conquistare i paesi della Somalia italiana  meridionale.

«Sul fronte eritreo è in corso un’azione offensiva nel settore del Tembien.

«L’aviazione sul fronte somalo e quello eritreo si è prodigata in azioni di bombardamento e ricognizioni, contribuendo con grande efficacia alla vittoria».

 

§§§§§§§§§§

 

 

COMUNICATO N. 105.

«Giunte al Comando sicure informazioni secondo le quali rilevanti forze etiopiche al comando del ras Cassa si erano spostate negli ultimi giorni nel Tembien meridionale per tentare una poderosa offensiva, è stato deciso di prevenire il nemico, attaccandolo vigorosamente.

«L'azione, che ha sorpreso l'avversario, ha dato luogo ad accaniti combattimenti protrattisi nei giorni 21, 22 e 23 e si è chiusa ieri a tarda notte, con il completo successo della nostra manovra.

«Col successivo comunicato saranno dati i particolari della battaglia».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 106

«Negli scorsi giorni le truppe di ras Cassa e di ras Sejum si erano spostate nel Tembìen meridionale con base nella regione di Andino per tentare una offensiva contro la nostra linea di operazioni nell'Endertà, fra Macallé e Hausien.

«Mentre i preparativi per l'offensiva av­versaria erano in corso, si è iniziata la nostra azione diretta a sventare il piano degli abissini. Il giorno 19 il terzo Corpo d'Armata avanzata a sud-ovest di Macallé occupando i villaggi di Debri e Neguida e impedendo così che le forze avversarie innanzi ad Antalò potessero ulteriormente spostarsi nel Tembien.

«Il giorno 21 nel Tembien una colonna di truppe eritree, procedendo da est verso ovest, attaccava decisamente il nemico che aveva preso posizione sulle alture di Zeban Ker­katà e sul monte Lata mentre la seconda Divisione Camicie Nere dal passo di Uarieu impegnava decisamente l'avversario procedendo da nord verso sud. La manovra riusciva pienamente. Gli eritrei conquistavano dopo un accanito combattimento Zeban Kerkatà, costringendo l'avversario a ripiegare sui monte Lata.

«Il giorno 22 il grosso abissino spostatosi verso Uarieu, attaccava con forze notevoli la seconda Divisione Camicie nere nell'intento di forzare il passo di Uarieu e annullare quindi i risultati da noi raggiunti il giorno precedente. La Divisione Camicie Nere resisteva con indomito valore per tutta la giornata del 22 alle forze avversarie, dando così alle truppe eritree la possibilità di attaccare e conquistare il monte Lata.

«Il giorno 23 un'altra colonna eritrea operava la sua congiunzione con la seconda Divisione Camicie Nere. Il nemico era così dovunque battuto.

«Sono così caduti da parte nostra 25 ufficiali e 19 feriti, e 389 nazionali fra morti e feriti. I nomi dei Caduti saranno pubblicati nel Bollettino mensile. Gli eritrei hanno avuto 310 uomini fra morti e feriti.

«Le perdite abissine per quanto non ancora definitivamente accertate, sono valutate a oltre cinquemila fra morti e feriti.

«L'aviazione ha grandemente contribuito al nostro successo bombardando instancabilmente l'avversario e segnalando con attivissime ricognizioni i movimenti delle varie colonne».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 127.

«Costretto con la battaglia del Tembien del 20-24 gennaio ras Cassa a rinunziare ai suoi piani, il Comando superiore in A. O. preparava una risoluta azione offensiva nel settore Endertà, a sud di Macallè, ove ras Mulughietà, ex-ministro etiopico della Guerra, aveva sistemato a formidabile difesa il massiccio dell'Amba Aradam per proteggere lo schieramento della sua armata, valutata a circa 80 mila uomini e per assicurare le comunicazioni che dal sud adducono a Macallè e al Tembien.

«La grande battaglia che ha distrutto l'armata di ras Mulughietà, si è svolta dal 10 al 15 febbraio.

«Il giorno 10 il primo e il secondo Corpo d’Armata, composti quasi esclusivamente da truppe metropolitane, si sono attestati stilla sponda sinistra del torrente Gabat, compiendo tutti i movimenti regolarmente e al coperto dall'osservazione del nemico.

«Il giorno 11, mentre il terzo Corpo d'Armata sostava sulle posizioni raggiunte, per garantire il fianco destro del nostro schieramento e per trarre in inganno il nemico sulle nostre intenzioni, sulla sinistra il 1° Corpo d'Armata eseguiva uno sbalzo in avanti, portandosi sulle alture immediatamente a sud del Gabat e organizzandovi un forte caposaldo. Il nemico, sorpreso e incerto, non opponeva resistenza.

«Nella stessa giornata era anche completato lo schieramento arditamente offensivo delle artiglierie di medio calibro.

«Il giorno 12 i due Copi d'Armata riprendevano l'azione per attanagliare l'Amba Aradam. Le forze avversarie - appoggiate da batterie di piccolo calibro - reagivano con violenti, reiterati attacchi sull'ala destra dei Corpo d’Armata, impegnata nell'attacco ai costoni orientali dell'Amba Aradam, ed effettuavano anche numerosi contrattacchi sul fronte del terzo Corpo d'Armata, dimostran­do la ferma intenzione di resistere a oltranza.

«All'imbrunire le nostre truppe - sempre appoggiate dall'artiglieria e dall'aviazione - avevano raggiunto tutti gli obiettivi fissati per la giornata.

«Nei giorni 13 e 14, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, si effettuavano rapidamente i movimenti per la sistemazione dei reparti, lo spostamento delle artiglierie, l’apertura a di nuove piste e l'organizzazione dei servizi: mia il nemico non rimaneva inattivo.

«La mattina del 13, sull'ala sinistra del primo Corpo d'Armata, circa tremila armati abissini, di cui alcune centinaia a cavallo, attaccavano decisamente le nostre posizioni, venivano contenuti, contrattaccati e respinti.

«Uguale sorte subiva altro attacco serrato dal nemico con l'appoggio di artiglierie, sulla sinistra del terzo Corpo d'Armata.

«Concluso il periodo preparatorio della battaglia, all'alba del giorno 15 le nostre co­lonne sferravano un violento attacco, favorite da fitta nebbia, Il nemico, appena percepito il movimento, opponeva su tutte, il fronte la più accanita resistenza, ovunque superata da fanti e Camicie Nere con l'efficacissimo concorso dell' artiglieria e dell'aviazione.

«Nel tardo pomeriggio le colonne si ricongiungevano nella zona di Antalò, mentre altri reparti di Camicie Nere espugnavano la sommità dell'Amba Aradam.

«Artiglieria e aviazione, impiegate a masse, battevano senza tregua le torme di armati che cercavano scampo nella fuga. L'armata nemica era in piena rotta. Ingenti quantità di armi e materiali cadevano nelle nostre mani: tra esse le insegne del comando e le decorazioni dello stesso ras Mulughietà.

«Le Forze armate dell'Italia fascista, animate da incontenibile volontà di vittoria, hanno sconfitto le più agguerrite truppe dell'esercito etiopico sulle quali l'imperatore fondava le migliori speranze».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 129.

«Le perdite subite dal nemico nella battaglia dell'Endertà sono ingentissime: ovunque esso ha tentato di opporsi alla nostra avanzata ha lascialo il terreno letteralmente coperto di cadaveri. Si possono calcolare 5 o 6 mila uccisi, un numero almeno doppio di feriti e moltissimi prigionieri.

«Le perdite nostre accertate sono le seguenti:

«Nazionali caduti: ufficiali 12, truppe 122; feriti: ufficiali 24, truppa 499.

«Eritrei: caduti 54, feriti 76, della banda dell'Endertà costituita con gli armati del degiac Hailè Selassiè Gugsà; caduti 8, feriti 7 della banda dell'Aibà.

«Della massa di apparecchi che ha partecipato alla battaglia, uno da bombardamen­to non è tornato alla base.

«L'aviazione non lascia tregua ai fuggiaschi che si ritirano verso il sud».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 158.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«A sud del Lago Ascianghi la nostra Aviazione ha individuato due apparecchi etiopici di tipo "Pothez" con tinteggiatura mimetica, fermi nella piana di Ciolle Amadir. Nono­stante la violenta reazione di cannoncini contraerei, i nostri apparecchi, portandosi a bassa quota, riuscivano a colpire in pieno quelli etiopici e a distruggerli.

«Tra i numerosi capi presentatisi in questi ultimi giorni coi loro armati per sottomettersi ai nostri Comandi militari, sono segna­lati il degiac Amaré Gheresillassi, ex governatore del Tembien e precettore di un figlio di ras Sejurn ed il degiac Bere Hagos, figlio del defunto ras Hagos e capo della regione Ambarà.

«Nulla di notevole sul Fronte Somalo».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 160.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa

«Normale attività d'aviazione sul fronte eritreo.

«Un apparecchio etiopico avvistato sul campo di Dabat, a nord-est di Gondar, stato distrutto dai nostri aerei.

«Sul fronte somalo due nostri apparecchi hanno eseguito una ricognizione sul territorio a nord di Neghelli, lungo la direttrice di Addis Abeba, bombardando il ghebbi ed importanti depositi del centro logistico di Gobà».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 162.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Il 21 corrente un nostro apparecchio, avvistato un altro aeroplano etiopico tipo “Fokker” sul campo di Babat, lo ha attaccato e distrutto.

«In quattro giorni sono così stati distrutti quattro apparecchi nemici.

«Il giorno 22 nostri apparecchi hanno bombardato é distrutto a Babat due capannoni adibiti a deposito di munizioni.

«Prosegue incessante, sino alle linee più avanzate la sistemazione logistica dei territori occupati.

«Sul Tacazzè è stato ultimato un ponte della lunghezza di centodieci metri.

«Al nostro Comando militare dello Tzellemti, oltre il Tacazzè, si sono sinora presentati notabili é clero di cinquantatré paesi delle regioni adiacenti, consegnando le armi.

«Sul fronte somalo l'aviazione ha effettuato un bombardamento in massa su Giggiga. Gli impianti logistici, magazzini e depositi sono stati distrutti».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 168.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Dopo la vittoria dello Scirè, le nostre truppe, oltrepassato il Tacazzè hanno proseguito l'avanzata nella regione tra l'Uoldebba ed il Tzellemti raggiungendo Addi Arcai nella giornata del 10 marzo. Dopo aver provveduto alla sistemazione logistica del territorio, unità nazionali e reparti eritrei hanno ripreso il movimento offensivo in questi ultimi giorni, superando aspre diffioltà di terreno. e nella giornata di ieri, varcato l'impervio passo montano del Lemalemò a sud di Debevar, hanno occupato Debarech, capoluogo dell'Uodgherà ed importante mercato di quell'alta regione.

«Nell'attuazione del vasto piano di operazioni del Comando Superiore A.O., il Terzo Corpo d'Armata dalla zona di Fenaroà, attraverso i guadi del Samrè e del Tsellari, ha raggiunto nella giornata di ieri, dopo faticosissima marcia Socotà, capoluogo dell'Uagg, importantissimo nodo carovaniero all'incrocio delle vie di comunicazione che conducono a Dessiè ed Addis Abeba, alla regione del Tana e del Goggiam.

«L'occupazione di Socotà costituisce una base per una ulteriore avanzata.

«Le nostre meravigliose truppe hanno dato ancora una volta prova di indomito entusiasmo e di tenace resistenza: degno di alto elogio è l'episodio di 4.000 soldati che hanno trasportato a spalla, oltre l'armamento e le dotazioni individuali, 60 tonnellate di viveri per 36 chilometri.

«Un aeroplano sul Fronte Eritreo non è tornato alle nostre basi.

«Nella giornata di ieri, trentatré apparecchi dell'aviazione della Somalia hanno bombardato Harrar con azioni di massa, colpendo i già noti obiettivi militari con visibili efficacia. Nonostante la viva reazione contraerea, nessun apparecchio è stato colpito».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 170.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa

«Ieri il Negus ha impegnato una grande battaglia colle sue truppe migliori nella zona del Lago Ascianghi.

«La battaglia, che ha avuto fasi di estrema violenza si è conclusa colla vittoria delle nostre truppe.

«Con successivo comunicato saranno dati ulteriori particolari».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 171.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Nella zona del Lago Ascianghi, in direzione di Quoram, si è svolta ieri 31 marzo una grande battaglia.

«L'esercito del Negus, con le truppe della guardia, fornite di armi moderne di ogni specie, ha attaccato le nostre posizioni a sud di Mai Ceu.

«La giornata si è chiusa con la piena vittoria delle nostre armi.

«L'azione abissina, che era prevista, si è svolta dalle 6 del mattino alle ore 18, con una serie di attacchi frontali ed aggiranti che sono stati respinti.

«Nel pomeriggio nostre truppe nazionali ed !eritree hanno contrattaccato ed hanno messo in fuga il nemico, che si ritirato in disordine nella valle del Mecan, bombardato dagli aeroplani e dalle artiglierie.

«Le perdite subite dagli armati dei Negus sono gravissime: si valutano a 7000 i morti, tra i quali parecchi sottocapi.

«Sono stati catturati molti prigionieri ed ingenti quantità di armi.

«Le nostre perdite complessive sono: ufficiali morti 12, feriti 44; soldati nazionali morti 51, feriti 152; eritrei tra morti e feriti, circa 800.

«La nostra aviazione ha partecipato arditamente ed efficacemente alla battaglia, fatta segno a vivace reazione contraerea che ha colpito molti apparecchi.

«Da notizie di prigionieri risulta che le truppe abissine partecipanti alla battaglia e rano circa 20.000 e che il Negus ha personalmente partecipato all'attacco contro il nostro fianco sinistro.

«Nel settore occidentale le nostre colonne procedono da Adi Remoz verso il sud, accolte con manifestazioni di simpatia dalle popolazioni.

«Tutti i capi della vasta regione dell'Uolcait, che si estende fino al torrente Casa, si sono presentati per fare atto di sottomissio­ne al nostro Comando militare ad Adi Re­moz. In tale località è giunto anche un gruppo di notabili del Tsegghedè, per presentare l'omaggio di quelle popolazioni.

«L'aviazione della Somalia. ha bombardato a Bullale (a sud di Dagabur) il quartiere generale dell'armata abissina di Harrar e colonne in marcia lungo il torrente Giaver.

«La reazione antiaerea, particolarmente violenta, non ha impedito che tutti gli obbiettivi siano stati colpiti».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 177.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Le nostre truppe continuano l'avanzata, inseguendo i nuclei superstiti dell'Armata del Negus.

«Il Primo Corpo d’Armata e il Corpo d’Armata eritreo, oltrepassata la regione del Lago Ascianghi hanno occupato l'importante posizione di Quoram e hanno ieri raggiunto Alamatà, a 15 Km. a sud di Quoram. sulla strada di Dessiè.

«Nel settore occidentale una nostra colonna ha occupato il posto doganale abissino di Gadabi tra il fiume Angareb e il Ganduà.

«Alla nostra autorità militare in Debarech si sono presentati capi e notabili del Semien per fare atto di sottomissione.

«Nelle operazioni di rastrellamento della zona di Debarech sono stati presi due cannoni e numerosi fucili e munizioni.

«Nostri apparecchi hanno incendiato due aeroplani nemici nel campo di aviazione di Addis Abeba. Un nostro apparecchio del fronte nord non è tornato alle basi.

«Una squadriglia dell'aviazione in Somalia ha bombardato efficacemente le posizioni abissine di Sassabaneh».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 178.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«A sud di Quoram le nostre truppe continuano ad incalzare l'avversario in ritirata verso Cobbò. Le ultime retroguardie abissine sono state raggiunte e disperse ieri da una colonna del Corpo d'Armata eritreo.

«Proseguono le operazioni di rastrellamento. Tra l'ingente materiale catturato trovansi anche la stazione radio del negus e numerosi automezzi».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO IN. 181.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Tra le azioni compiute dagli irregolari Galla che, ribellatisi all'autorità del Negus, hanno valorosamente concorso con le nostre truppe nell'inseguimento degli Scioani in fuga si segnala quella svolta da un gruppo di bande Azebò e Raia Galla, forte di oltre tremila uomini, il quale, spintosi a sud di Maraua, ha attaccato ripetutamente gli armati di ras Ghietacciou, infliggendo loro oltre duemila perdite e catturando oltre 500 fucili e 700 quadrupedi.

«L'aviazione della Somalia ha bombardato le posizioni nemiche di Bircut, Segag, Dagainedo, Dagabur, Sassabaneh e Bullale. Nell'azione sono stati impiegati 22 apparecchi, che, nonostante la vivace reazione antiaerea e le condizioni atmosferiche avverse, sono rientrati tutti alla base».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 183.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Continua la vittoriosa avanzata delle nostre truppe nei vari settori del fronte settentrionale.

«Una nostra colonna partita da Gondar ha occupato ieri dodici la penisola di Gorgorà sul lago Tana issandovi il tricolore.

«Le nostre truppe sono state festosamente accolte dalla popolazione. Il lago Tana è stato collegato a Gondar da una camionabile apprestata contemporaneamente alla marcia delle truppe.

«Un'altra nostra colonna composta di reparti autocarrati, reparti cammellati e carri armati veloci ha occupato il posto doganale a­bissino davanti a Gallabat ad ovest di Gon­dar. Gruppi di armati avversari sono fug­giti dinanzi alla nostra avanzata.

«Sul fronte meridionale un piccolo reparto di lancieri Aosta in ricognizione ha raggiunto nei pressi di Uadarà forze avversarie superiori, impegnando arditamente l'avversario in uno scontro accanito e lo ha costretto a ripiegare.

«Nostre perdite: 46 nazionali tra morti e feriti. Perdite dell'avversario, notevoli».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 184.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Continua l'avanzata su tutto il fronte settentrionale.

«Ventidue nostri aeroplani hanno ieri lungamente sorvolato Addis Abeba lanciando dei volantini e astenendosi da azioni belliche. Ciò nonostante il panico della popolazione è stato enorme».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 185.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Le nostre truppe sono entrate stamane in Dessiè».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 189

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Sul fronte somalo le nostre truppe, al comando del generale Graziani, hanno iniziato all'alba del giorno 14 un movimento offensivo.

«Una battaglia è stata impegnata alla sinistra del nostro schieramento. Un con un comunicato successivo darà altri particolari».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO N. 201

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Sul Fronte Sud, mentre il nemico è in fuga e le nostre truppe si stanno concentrando sulle posizioni raggiunte per riprendere l'avanzata, numerosi capi dell'alto Ogaden si presentano alle nostre autorità militari per fare atto di sottomissione e offrire la cooperazione dei loro armati contro gli abissini.

«Sul Fronte Nord la marcia di tutte le colonne, superando notevoli difficoltà di terreno, procede secondo il piano stabilito. Presso Termaber sono stati catturati ingenti materiali, tra cui due cannoni».

 

§§§§§§§§§§

 

COMUNICATO 202.

«Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

«Le nostre colonne autocarrate, superato il Passo di Termaber, hanno occupato Debra Grehan, già capitale dello Scioa. Le nostre avanguardie sono a 40 chilometri oltre Debra Brehan,

«Sul Pronte Sud continua rapida la avanzata nonostante le piogge violentissime. Nostri reparti, giunti a 80 chilometri oltre Dagabur, hanno battuto e disperso gli armati del noto Omar Samantar, colpevole dell'omicidio del capitano Carolei nel 1925 e successivamente arruolato e nominato capo stipendiato dal Negus.

«Nello scontro Omar Samantar è rimasto gravemente ferito; suo figlio Erzi ucciso con una trentina di altri armati.

«Le popolazioni Ogaden accolgono festosamente le nostre truppe liberatrici.

«Aviazione attivissima su tutto il fronte».

 

 

 

 

 

 


 

 

FONTE

Tutti i Comunicati stampa presentati in questa pagina provengono dal libro di R Sabbatini, "La nostra guerra in A.O. - Cronache delle operazioni belliche", Edizioni S.A.C.S.E., Milano, 1936.




Pagina Principale | Mappa del sitoInformazioni | Forum