Regio Esercito

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Reggimento "Cavalleggeri
Guide" 19°
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motto: "Alla vittoria e all’onor son guida"

Origini e vicende organiche
I
«Cavalleggeri Guide» traggono origine dalla
mancanza di guide a cavallo nell'esercito sabaudo alla vigilia della
dichiarazione di guerra del Regno di Sardegna all'Austria. Venne così
provveduto a prelevare dai vari reggimenti elementi dagli squadroni ed a
costituire tre squadroni Guide.
Nel 1920 a seguito della riduzione dell'Arma,
vengono incorporati dalle «Guide», 2 squadroni dei
«Cavalleggeri
di Vicenza»,
sciolti; viene assunta la denominazione di
«reggimento
cavalleggeri Guide; è, altresì, depositario temporaneo degli Stendardi dei
reggimenti disciolti «Milano», «Lucca», «Padova», «Vicenza».
Nel 1934 il reggimento assume funzioni di «Scuola carri veloci», dando vita il 5 gennaio al «I Gruppo carri veloci S. Marco», con 1°, 2°, 3° squadrone, ed
al
«Gruppo a cavallo S. Giorgio», con 2 squadroni cavalieri; il 5 aprile al «II Gruppo carri veloci S. Giusto», con 4°, 5°, 6°, squadrone; il 25 giugno al «III Gruppo carri veloci S. Martino», con 7°, 8°, 9°
squadrone.
Nel gennaio 1935 il reggimento cede alle divisioni celeri i gruppi «carri
veloci» e riprende la formazione a cavallo, pur conservando la funzione di
«Centro carri veloci»; i gruppi «carri veloci» conservano
i colori delle Guide, ma le loro fiamme bianche perdono una punta.
Nel luglio il reggimento forma 6 squadroni «carri veloci d'assalto» per i reggimenti di cavalleria delle divisioni celeri.
Nel 1936 il reggimento forma 6 squadroni per i reggimenti di Cavalleria non indivisionati.
Guerra 1940-45:
1940 -
La seconda guerra mondiale vede le Guide a Parma, che lasciano, per
l'Albania, e il 28 ottobre 1940 entrano a far parte del corpo d'armata della
«Ciamuria», montati, partecipando alla campagna sul
fronte greco albanese.
Le principali località nelle quali il reggimento ha combattuto nella
campagna italo greco-jugoslava del 1940-42, sono state: al fronte greco:
passaggio del Drhino, Delvinaki, Kalibaki, Philiates, passaggio del Kalamas, Koritiani, Dramesi, Ripitisti, Gribiani, Kastaniani, Longo, Pepel, Vodhovo; al fronte jugoslavo: Reci, Kodra, Luges, Scutari.
Dal 28 ottobre al 9 novembre il I Gruppo squadroni, da Crespi, riceve
ordine di «ricercare il nemico, rastrellare il terreno, esplorare la zona Zavroho-bivio di Kani-Delvinakion-Pogonien-Vesane-Kani Zarovina»:
è alle dipendenze della divisione di fanteria da montagna «Ferrara» come suo nucleo celere. Viene guadato il Drhino,
raggiunta q. 578 di Zavroho, la mulattiera di S. Atanasio, dove si deve
appiedare, e manovrare contro tiri di artiglieria e di mitragliatrici
nemiche oltre S. Atanasio; con abile manovra il nemico viene messo in fuga,
lasciando armi automatiche, fucili e munizioni; la sera il Gruppo si arresta
in fermata protetta. Il 29 ottobre vengono occupati Pogonion-Vesane-Kani
Zarovina, mettendo in fuga pattuglie nemiche e catturando prigionieri e
materiale. Il 30 ottobre il 2° squadrone è avanguardia del 48° Rgt. fanteria, esplora e poi
occupa, con 1 plotone, il ponte a sud-est di Goriza. Il 31 ottobre il comando Gruppo,
col 1° Sqd. ed una compagnia mitragliatrici, guada il Cormos e raggiunge
Dolians; a 3 km dal bivio di Kalibaki appieda.
Il 5 novembre occupa Goriza, il 7
novembre Ripitisti e Gribiani; la notte staziona a Sitaria, sino al 9.
Il 10 novembre viene occupato Kerasovon,
restandone a protezione per 3 giorni.
Il 23 novembre dal comandante del XXVI corpo d'armata si ordina al reggimento
rinforzato da una compagnia di fanteria, di attaccare le posizioni di Kastaniani; operano il I Gruppo, il 3°
Sqd., il 5° Sqd. e la Cp. di fanteria. Il 1° e 2° Sqd.,
sulla sinistra, hanno il compito di attaccare la quota dominante; sulla
destra la compagnia di fanteria ha come obiettivo l'abitato di Kastaniani e
la quota di S. Atanasio; il 5° Sqd. i costoni retrostanti; il 3° è di
rincalzo. Il 24 novembre il 1° e 2° Sqd. attaccano i loro obiettivi; il 2°, col
plotone del S.Ten. Castelbarco, raggiunge la quota, ma, per un attacco
aggirante di 2 battaglioni nemici, le
«Guide» debbono ripiegare; il plotone di
coda attacca decisamente. Il
28 novembre il 1° Sqd., con 1 plotone mitraglieri sulla destra dello schieramento del reggimento,
si sposta verso la strada Pepel-Vodhovo; è agli ordini della divisione
corazzata «Centauro»; il 2° Sqd. ed 1 plotone mitraglieri di rinforzo al II
Gr. «Aosta»; il II Gr.
«Guide»
fronteggia la minaccia di un reparto di
cavalleria nemica che, per la valle Xerias, tentava puntare su Ai Nicolas:
con 300 uomini deve guardare un fronte tra i 5 e i 6 km d'ampiezza.
All'imbrunire, raggiunto l'allineamento ordinato, Vodhovo-Ai Nìcolas, a
contatto col II Gr. «Aosta» a destra, e carristi a sinistra, rimane sino
alla notte sul 29, quando per ordine superiore, deve ripiegare oltre la
linea dei reticolati.
Da una relazione del colonnello di fanteria Tsakalotos Thrasivolus cdte il
distaccamento greco nella zona Pepel-Vodhovo-Cra (dal 26 al 29 novembre), formato
da 2 btg Euzones (Il e III del 40°), 2 compagnie mortai da 81, 1 compagnia
di fanteria, 1 Gruppo da ricognizione di 2 sqd di Cavalleria, 2 gruppi
d'artiglieria, sulla battaglia difensiva sul Kalamas, dal 28 ottobre al 15
novembre, su
un fronte di 22 km, da Cinquechine a Sangiorgio, si ricostruiscono le varie
fasi della lotta, si lodano i valorosi attacchi delle Guide, infrantisi
contro la superiorità delle forze avversarie, che disposero in seguito anche
di due distaccamenti (Kerassovo e Kastaniani), coi quali «si poté attaccare
gli italiani alle spalle; gli attacchi si fecero così sempre più violenti, i
cavalieri si gettavano nel corpo a corpo, alla baionetta, ma alla fine
dovettero ripiegare, continuando però, per oltre 1 mese, le azioni
offensive».
Il 27, 28, 29 novembre l'VIII divisione, dalla quale il distaccamento greco
dipendeva, andò a riposo, sostituita dalla III (gen. Giorgio Bacos); questo
diede ordine di «entrare la mattina del 27 in territorio albanese, in
direzione di Pepel-Vodhovo-Cra, onde minacciare alle spalle il fianco del
nemico, che si ostinava a rimanere a Kakavia; si ebbe in rinforzo un altro
Gruppo d'artiglieria; il 27 i combattimenti furono furiosi, contro
l'ostinata resistenza italiana; il 28 viene occupata la parte occidentale di
Pepel: il nemico era ripiegato un'ora prima ed occupava Vodhovo (secondo
alcune informazioni errate, mentre risultò che avanzava verso tale
villaggio); l'attacco greco non riuscì, i lancieri si gettavano alla
baionetta; il nemico difendeva ostinatamente ed eroicamente il terreno;
«ognuna delle due parti ha onorato il nome della sua patria e la propria
unità». Le perdite furono quasi eguali, in morti e feriti. Il 29 novembre le
Guide attaccarono ancora energicamente, obbligando il nemico a ripiegare
verso Bularat; il 30 si raggiunge Cra, poi si procede sino a Kavral,
occupando il terreno palmo a palmo, difeso strenuamente dal nemico. Il
comandante
del Corpo d'Armata commenta «le Guide si distinsero per ardimento, sprezzo
del pericolo, brillante risultato»; ma il diario di guerra annota «la
truppa è affaticata, con scarsi viveri, scarsa acqua, l'equipaggiamento è a
brandelli».
Il XIV Gruppo appiedato Cavalleggeri Guide, in
servizio costiero, si costituì, in Puglia, il 30.11.1940. Comandante era il
Magg. Vincenzo del Re. Il Gruppo fu incaricato dal
comandante del Settore costiero di organizzare la difesa del Sottosettore, che si estendeva da
Torre Miggiano a Porto, a sud di Cappelle Monticelli incluso: in totale 105 km di costa. Le direttive
comportavano l'organizzazione di posti di avvistamento e di difesa:
compito duro, non essendovi che 800 uomini a disposizione. I collegamenti divenivano difficili, essendo
quasi nulli i telefonie dovendosi servirsi di... biciclette. Erano state
messe a disposizione tre batterie, la 16a nel porto di Tricase (Lecce), con
una fotoelettrica da 120, la 15a a S. Maria di Leuca, con una fotoelettrica
da 90, una leggera da marina nel porto di Gallipoli.
1941 -
Il 27 marzo, avvenuto il cambio di governo in Jugoslavia, si cominciò a
parlare di piani operativi degli eserciti nemici: «attaccare l'esercito
italiano in Albania, su tutta la fronte jugoslava e dal fronte greco, per
chiuderlo e stritolarlo in un'enorme tenaglia, avente il perno nella regione
dei laghi di Ocrida e di Presba, dove sarà il congiungimento degli eserciti
greco e jugoslavo: Scutari sarebbe stata la prima meta. Il comando jugoslavo
pensava concorrere all'azione delle armate greche operando con le sue
forze lungo l'arco del Drin, che fascia da nord e da nord est la regione
albanese e sfocia nella Bojana a sud di Scutari». L'Italia aveva, attorno a
Scutari, un nucleo centrale di difesa; all'ala occidentale altro
raggruppamento di forze: 3 nuclei che dovevano integrare la singola azione.
Alle 12,15 del 12 aprile le Guide ricevono ordine di occupare le quote 480
e 503 di Recí, a protezione del fianco destro del nostro schieramento; il
reggimento è nella pianura a nord della città, che si protende sino agli
spalti rocciosi di Kastrati, chiusa tra il lago a ovest e le montagne ad est; le
nostre unità erano sistemate su una linea difensiva, che correva lungo il
Proni Bamshe, si internava nella valle rocciosa che portava a q. 693, lungo
le falde del monte Kug; era scoperta l'estrema destra dal Kug, a m. Konquilit.
Il I Gr. con lo squadrone mitraglieri, difende le posizioni di q. 503
di Reci e di 480 a nord-est, appoggiandosi fortemente alle pendici di monte Konquilit
e alle pendici nord-est di monte Beshri; la mulattiera da percorrere è difficile;
alle 19,30 raggiungono Reci; l'avanguardia è attaccata e ripiega sullo squadrone,
che obbliga il nemico a ritirarsi; sono schierati il 1°, il 2° Sqd. e lo squadrone
mitraglieri; all'alba del 13 si attacca; il 2° Sqd. non incontra resistenza; il 1°
invece sì, ma, con manovra di aggiramento, avanza; il nemico attacca
violentemente, ma le posizioni sono forti e resistono; pare vi siano contro
le
«Guide» 3 reggimenti di fanteria ed 1 di riserva; il Il plotone del 1°
Sqd.,
sulle pendici ovest del Konquilit, frustra l'aggiramento nemico; alle 13 del 13
le
«Guide»
sono rinforzate da reparti del XX Btg. CC.NN.; sulla destra altro plotone di CC.NN., con una squadra mortai da 45. La
pressione nemica sulla destra rallenta; sulla sinistra l'artiglieria è
attiva e il nemico attacca le posizioni a 1 km a nord di q. 503, tentando
passare per la vallata di Reci: attacca le alture di Kugi con 2 Btg., ma è
respinto. Alle 17 il comandante della 23a Legione d'assalto annuncia l'arrivo del XXIII
Btg; il I pl. CC.NN. rinforza il 2° Sqd. (sottosettore di sinistra), a
protezione delle posizioni di Kugi. All'alba del 14 si riprende violento
l'attacco nemico, con tiro di mortai da 81 e artiglieria: il XXIII Btg. CC.NN., e la compagnia mortai della Legione inviata sulla destra, dove più forte è la
pressione nemica, rinforzano lo schieramento. Viene ricostituito e
schierato sulla sinistra il XX Btg., al quale si aggiunge lo squadrone mitraglieri; al
mattino lo schieramento risulta così: 1° Sqd., XXIII Btg. CC.NN., Cp. mortai
sulla destra; XX Btg. CC.NN., 2° Sqd., squadrone mitraglieri. sulla sinistra; giunge anche
il I Btg del 71° Rgt. fanteria, quale riserva di settore.
Intanto il II Gr.
«Guide»
compie servizio d'esplorazione contro infiltrazioni
nemiche, lungo le aspre mulattiere delle valli del Phroni Riollit e del
Phroni Vraka. Ovunque si succedono attacchi senza posa; alle 10 il nemico
occupa una quota, che è ripresa dal contrattacco delle
«Guide»
e delle CC.NN.;
il nemico riattacca in forze e la riprende; alle 12 un nostro attacco è
vano; il nemico tenta ancora aggirare la nostra destra, ma il Btg. del 71°
Rgt. fanteria evita l'azione; alle 19 il nemico cessa. Intanto il comando della
divisione «Centauro» aveva inviato al Col. del Panta il suo vivo
compiacimento per il valoroso comportamento delle
«Guide».
Il mattino del 15 il I Gruppo squadroni riceve ordine di rientrare a
Gruemira: entusiastico è il saluto di commiato dei fanti e delle camicie
nere: le
«Guide»
sono definite «leoni»; alle ore 19, reso omaggio ai caduti,
il Gruppo inizia la marcia di ritorno; altro vivo elogio giunge al Gruppo
dal comandante della divisione.
Nell'estate del 1941 le
«Guide»
erano impegnate in operazioni di repressione
dei partigiani albanesi nell'interno della regione, verso Testova e Costi
Var.
Dal 19 maggio 1941 il Magg.
del Re divenne comandante di tutto il Settore, come 114° Rgt. T.M.,
sino al 18 giugno, quando questo venne assunto dal Col. Camillo d'Afflitto. In
seguito il Sottosettore venne ridotto, lasciandone buona parte alla 1a e 3a
compagnia del 368° Btg. T.M. bis, limitando la zona del Gruppo da
Torre Molini a Punta Prosciutto con il comando a Maruggio (Taranto),
ricevendo 6 stazioni rt RE/2 ed 1 rt RA/1 in piena efficienza.
1942 -
Il Gruppo, pur rimanendo nella zona, non era più in difesa costiera dai
primi di giugno.
1943 -
L'8 settembre (1) il I Gr. Sqd., con 2 Pl. mitraglieri, aliquote del comando,
agli ordini del Cap. Pier Luigi de Notter, operava, con battaglioni della
divisione «Brennero», tra Lusnia e Fieri; il II Gr. Sqd., con 2 Pl. mitraglieri,
al comando del Magg. Mario Acquaviva, era in Tirana, reduce da recenti
sanguinose azioni nella zona tra Krnja e Burreli, dove aveva perduto il
5 agosto, 2 ufficiali subalterni, 2 sottufficiali e 16 guide caduti, 46 feriti
(2), il Col. Scarpa, comandante, lasciava, alle ore 19 dell'8, il I Gruppo
a Lusnia e rientrava a Tirana, dove gli giungeva notizia dell'armistizio
firmato dall'Italia; si affrettava a cercare ordini al
comando del Raggruppamento Unità Celeri da cui dipendeva, ma il comandante,
Gen. Mayer, non aveva ricevuto disposizione alcuna. Nelle prime ore del 9 giunge
notizia che reparti corazzati germanici erano in marcia verso gli obiettivi
strategici albanesi e che forti nuclei della Flack avevano occupato gli
aeroporti albanesi. Il Gen. Mayer, nella stessa giornata del 9, si
trasferisce, col suo comando, presso quello delle
«Guide». Giunge un unico
ordine, dal comando della 9a armata (Gen. Dalmazzo), di «cedere
artiglierie, i mezzi corazzati, le armi pesanti ai Tedeschi, di attenersi al
rispetto del codice marziale di tale esercito, e di trasferirsi a Bitolj».
Il comando del IV Corpo d'Armata, dal quale le
«Guide»
dipendevano, dà il solo ordine di «distruggere
il carteggio riservato ed i regolamenti». Viene fatto rientrare il I Gruppo.
Il 10 viene dato l'unico ordine di mantenere la truppa consegnata in
caserma. L'11 il comando difesa di Tirana ordina al reggimento
di sbloccare un reparto italiano accerchiato dà, ribelli albanesi nei pressi
della nuova stazione radio; però il comando Raggruppamento Unità Celeri
risponde non potersi attuare tale ordine, perché tutti i nodi stradali sono
occupati dai Tedeschi. Il 12 settembre giunge, per conoscenza, l'ordine che
artiglierie e mezzi corazzati (1 Gruppo autoblindo ed 1 squadrone carri),
come le armi pesanti, si debbano cedere ai Tedeschi. Il Gen. Mayer ordina di
porre in salvo lo Stendardo, che, chiuso in una piccola cassaforte, avvolta
in un telo da tenda, e rinchiusa in altra cassetta di legno, viene sepolto
in un blocco di cemento, sotto il pavimento di una casa privata, di
proprietà del cognato di un ufficiale superiore del reggimento.
Nel dicembre 1943 il Gruppo, su 5 squadroni, al comando del
Cap. Mario Imperiali d'Afflitto, raggiunge, dalla Puglia, la linea del
fronte, per combattere con le truppe anglo-americane; partecipò, come
reparto di salmerie di prima linea, alle operazioni di Monte Lungo, sul Garigliano, a Cassino, con unità della 4a
Armata britannica e,
sempre in primissima linea, con la nuova denominazione di «XVI Reparto
Salmerie Cavalleggeri Guide», con il Corpo Italiano di Liberazione, lungo
il litorale adriatico, ed infine, con l'8a Armata, alle
operazioni sulla linea gotica; entrò, con i primissimi elementi in Bologna
liberata il 3 maggio 1945.
Nel 1943-44 elementi delle Guide partecipano alla guerra partigiana in
Grecia, alle dipendenze dello S.M. dell'esercito e dell'Armata inglese del
Cairo.
L'8-9 settembre 1943 elementi del «Raggruppamento corazzato Guide»
combattono in Parma contro i tedeschi.
1944 -
Il 27 giugno il 1° Sqd. del «Raggruppamento Guide» combatté, inquadrato
nella divisione paracadutista «Folgore», nel Corpo italiano di
Liberazione, sino al maggio 1945.
Unità maggiori
Il Reggimento era così composto:
1940-1943
|
Comando
Squadrone Comando
2 Squadroni Cavalleggeri Guide
2 Squadroni Cavalleggeri di Lucca
5° Squadrone mitragl.
XIV Gr. app. costiero Cavalleggeri Guide
14° Reparto Salmerie da combattimento
Guide |
Campagne di guerra (1940-1943)
Data
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Divisione |
Corpo
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Armata
|
Gruppo
d'Armata |
Area
di operazioni |
1940 |
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Fronte greco-albanese |
1941 |
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Albania |
1942 |
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Croazia |
1943
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Albania |
Comandanti (1920-1943)
Col. Giuseppe Manzotti
Col. Paolo Tacoli di Modena e di Reggio
Col. Giulio Pellegrini
Col. Adriano Jones
Col. Giovanni Gavazza
Col. Gervasio Bitossi
Col. Ugo De Carolis
Col. Gaetano Pelligra
Col. Egisto Del Panta
Col. Angelo Scarpa
Sede
Padova (1920-1932)
Parma (1932-1943)
NOTE
(1) Dalla «Relazione sull'internamento delle Guide e sulla Deportazione
in Germania», del Col. Scarpa (7 agosto 1945).
(2) Il 3 agosto, il II Gruppo, su ordine ricevuto
dal comando del Corpo d'Armata di Durazzo, lasciava, autotrasportato, la
sede di Tirana, per effettuare un ciclo di operazioni di polizia; in
particolare «sbloccare il passo di Ciafi Sthames, tenuto dai ribelli -
raggiungere Burelli e liberarne il presidio (un Gruppo dei «Lancieri di
Firenze»), ivi accerchiato». La colonna muoveva all'alba del 4 da Kruja,
appiedata, e percorreva, incontrastata, quasi tutta la ripida strada che
conduce al borgo di Sthames; solo a pochi km da questo il comandante della
colonna ordinava alla batteria di aprire il fuoco su Ciafi Sthames: avendo
avuto sensibili perdite i ribelli abbandonavano la posizione. La strada era
interrotta da frequenti abbattute d'alberi, che venivano rimossi per
ripristinare la viabilità. Il Gruppo pernottava in Ciafi Sthames, totalmente
devastato dai ribelli. La mattina del 5 la colonna muoveva alla volta di
Burelli: dovevano essere percorsi 24 km, in zona di monti impervi e
rocciosi, in parte coperti da foreste di abeti e con molte forre; occorreva
quindi percorrere la strada a mezza costa lungo il torrente Sthames,
profondamente incassato, tagliata nel vivo e dominata dalle alture
circostanti. La colonna, secondo gli ordini ricevuti dal Col. Scarpa, si
divise in 2 scaglioni, distanti mezz'ora di marcia, ciascuno con propria
sicurezza. Il plotone di testa era comandato dal S.Ten. Giovanni Bonetto, del 3° squadrone. Alle 7 il plotone di fiancheggiamento era
costretto a scendere sulla strada, perché un profondo vallone ne impediva
l'ulteriore avanzata. La colonna sostava e venivano prese le opportune
misure di sicurezza. Mentre il plotone fiancheggiante, superato il canalone,
lasciava la strada per riprendere quota, un improvviso violentissimo fuoco
di mitragliatrici investiva tutta la colonna, in specie l'avanguardia: i
ribelli, indisturbati, da cime rocciose, battevano tutta la strada, dalla
quale i reparti non potevano uscire, dominati, a monte, dalla parete a
picco, a valle da un profondo vallone. Il plotone del S.Ten. Bonetto
veniva rapidamente decimato: egli, calmo, conscio della gravissima
situazione incoraggiava i suoi ed individuata una postazione nemica, si
lanciava all'assalto, ma una raffica lo abbatteva.
(Dal « Notiziario ANAC » del maggio
1958).
FONTE
Gen. Edmondo Zavattari, "I nostri reggimenti",
in "Rivista di Cavalleria", annate 1968-1976, su gentile concessione
dell'ANAC sez. di Milano "Savoia Cavalleria".
Scuole di Applicazione d'Arma, "L'Arma di
Cavalleria - Cenni storici", 1964 2a Edizione,
su gentile concessione dell'ANAC sez. di Milano
"Savoia Cavalleria".
Dell'Uomo F.-Puletti R., "L'Esercito
italiano verso il 2000", vol. I, USSME, Roma, 1998.
Dell'Uomo F.-Di Rosa R., "L'Esercito
italiano verso il 2000", vol. II, USSME, Roma, 2001.
Per gli stemmi di Cavalleria si ringrazia
www.cavalleriaitaliana.it per
la gentile concessione.
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