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Regio Esercito

 

 

 

 

 

 

Individuazione, indicazione, determinazione

e designazione degli obiettivi

 

 

 

Roma, 3 giugno 1939-XVII

 

MINISTERO DELLA GUERRA
COMANDO DEL CORPO DI S. M.

UFFICIO ADDESTRAMENTO
N. 10200 di prot.


Oggetto: Individuazione, indicazione, determinazione e designazione degli obiettivi.


Al Comando Sup. Forze Armate Africa Settentrionale (anche per il XX e XXI C. d'A.)
Al Comando Forze Armate Isole Italiane dell'Egeo
Ai Comandi di Corpo d'Armata
Al Comando Superiore Truppe Alpine
(diramazione estesa fino ai comandi di battaglione e reparti corrispondenti)
e, per conoscenza:
Al Ministero della Guerra - Gabinetto

Ai Comandi di Armata Agli Ispettorati delle varie armi

Agli Istituti Militari


Il presente fascicolo tratta:
- le intese fra i comandi di fanteria e di artiglieria che debbono agire in cooperazione;
- la individuazione, indicazione, determinazione e designazione degli obiettivi;
- le richieste di fuoco.
Ha lo scopo di assicurare chiarezza, sicurezza e prontezza nella individuazione, indicazione, determinazione e designazione degli obiettivi e dì consentire il più attivo concorso specie da parte dei quadri di fanteria agenti nella zona del combattimento vicino.
Le norme e i procedimenti contenuti nel presente fascicolo debbono costituire oggetto di pratica e continua applicazione da parte delle due armi.
L'addestramento non dovrà limitarsi agli ufficiali, ma essere esteso ai sottufficiali ed ai graduati di truppa più idonei.
L'importanza assunta dal problema della cooperazione tra fanteria ed artiglieria nella battaglia moderna esige che esso sia risolto in modo completo e rapido.


Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito

PARIANI


CAPO I.
INTESE PRELIMINARI FRA COMANDANTI DI FANTERIA E DI ARTIGLIERIA.

1. Ricevuti gli ordini superiori, fra il comandante di fanteria (comandante di reggimento o di battaglione) e il comandante dell'artiglieria (comandante di raggruppamento o di gruppo), che operano nello stesso settore, vengono prese delle intese preliminari.
Esse devono essere concordate da un punto del terreno dal quale sia possibile avere la stessa visione e del terreno e dei punti di riferimento e dell'azione. Di norma, tale punto sarà l'osservatorio comune sul quale si troveranno i due comandanti all'inizio dell'azione.
E' opportuno che alle intese assista sempre il comandante della pattuglia O. C, destinata, eventualmente, al collegamento fra i due comandanti.
2. Il comandante di fanteria comunica al comandante di artiglieria:
- situazione, ordini ricevuti, notizie sul nemico;
- proprio concetto d'azione, allo scopo di orientarlo sull'azione che intende svolgere e dar» gli così modo di intervenire efficacemente col fuoco, anche di iniziativa, sia nel caso di obiettivo direttamente individuato, sia nella eventualità che non possa più ricevere ordini o richieste di fuoco per temporanea mancanza di collegamento;
- elementi nemici noti e presunti che l'artiglieria dovrà battere in fase di preparazione o contropreparazione e in fase di attacco o di resistenza;
- effetti da raggiungere su ciascuno di essi (distruzione o neutralizzazione) e limiti di tempo entro i quali dovrebbero essere raggiunti;
- linee o zone del terreno caratteristiche, in corrispondenza delle quali, eventualmente, predisporre l'intervento dell'artiglieria;
- tratti di sbarramento nella difesa;
- successivi suoi posti di comando;
- mezzi e modalità con i quali comunicherà con il comandante dell'artiglieria in caso
di momentaneo ed eccezionale mancato collegamento diretto fra i due comandi.
3. Il comandante di artiglieria rappresenta al comandante di fanteria
- possibilità di intervento della sua unità;
- effetti presumibili contro ciascuno degli obiettivi designati;
- distanze di sicurezza nel tiro frontale e di infilata rispetto a ciascuno di essi, in relazione alla forma del terreno;
- durata presunta di ciascuna azione di fuoco (avvertendo se vi sono compresi oppure no gli aggiustamenti);
- pattuglie d'artiglieria da inviare.
4. Fra di loro i due comandanti concordano:
- punti di riferimento;
- modalità per la designazione di obiettivi imprevisti;
- modalità per la trasmissione delle richieste di fuoco o la modifica dei tiri in atto;
- modalità per ottenere che lo sbalzo in avanti della fanteria e l'allungamento del tiro dell'artiglieria siano contemporanei (accordo degli orologi, razzi, ecc.).
5. Quando il tempo lo consenta, i due comandanti compilano insieme o si scambiano gli schizzi ed i documenti che ritengono utili ad una più efficace e sicura cooperazione.
Nell'attacco in forze contro nemico schierato a difesa (preceduto in genere da una fase di organizzazione di una certa durata) la cooperazione si svolge in base ad accordi precisi che si concretano in un piano di fuoco, tanto più particolareggiato quanto maggiore è la conoscenza e la consistenza della sistemazione difensiva nemica.
6. Le intese preliminari sono spesso basate su pochi elementi noti e, in massima parte, su previsioni che possono risultare, poi, non del tutto rispondenti alla situazione reale. In questa eventualità, occorrerà provvedere a nuove intese durante il corso dell'azione, il che sarà molto facile qualora i due posti di comando si trovino
nella stessa località o siano molto vicini. Questa coesistenza si deve sempre cercare ed ottenere.
7. Le intese preliminari e le richieste di fuoco costituiscono una delle più delicate responsabilità dei comandanti di fanteria; ma in un ambiente in cui domina l'imprevisto, deve affermarsi l'iniziativa del comandante di artiglieria.

 

CAPO II.
INDIVIDUAZIONE, INDICAZIONE, DETERMINAZIONE E DESIGNAZIONE DI UN OBIETTIVO

8. Obiettivi per l'artiglieria : sono gli elementi nemici sui quali occorre agire col fuoco. Possono essere:
a) noti: quelli già individuati ed accertati attivi;
b) presunti: costituiti da particolari località o zone che si presumono occupate dal nemico, o perché se ne abbia qualche particolare indizio, o perché dalla loro natura, dalla forma complessiva del terreno o dalla situazione, si prestano ad essere utilizzate dal nemico, specie agli effetti della difesa;
c) imprevisti: quelli che si rivelano durante l'azione e contro i quali, quindi, non può essere concretata alcuna azione a priori.
Gli obiettivi noti e presunti vengono, normalmente, contrassegnati con numeri e con nomi convenzionali.
9. Punti di riferimento: sono punti caratteristici e ben visibili del terreno, scelti di comune accordo dai comandanti di fanteria e di artiglieria che agiscono in cooperazione, ai quali riferirsi (almeno ad uno di essi) per la designazione degli obiettivi imprevisti. Vengono contraddistinti con una lettera dell'alfabeto od anche con nomi convenzionali.
Quando si disponga di una carta topografica a piccolo denominatore, oltre a punti di riferimento segnati sulla carta e ben visibili a distanza [come un campanile, una casa isolata che non dia luogo ad equivoci, un'altura caratteristica (1), ecc.], è bene scegliere anche punti che, sebbene non visibili a distanza, siano compresi nella zona che la fanteria percorrerà nella sua avanzata e sicuramente individuabili sulla carta e sul terreno, quali: bivi stradali, confluenza di corsi d'acqua, ecc.
In mancanza di carta topografica o se questa non offra punti caratteristici, vengono scelti particolari del terreno che bene si prestino allo scopo, quali case, alberi, cespugli, rocce, ecc. di speciale conformazione od aspetto e che siano facilmente riconoscibili. Questi punti vengono rilevati dagli osservatori di artiglieria e riportati sui documenti per il tiro.
I punti di riferimento, sempre che possibile, devono essere riportati su uno schizzo panoramico o panoramico-planimetrico, distribuito ai comandanti interessati delle due armi ed agli organi di osservazione di artiglieria.
Gli obiettivi noti o precedentemente battuti costituiscono pure punti di riferimento per altri elementi vicini che si svelino successivamente.
10. Individuazione di un obiettivo: è la visione materiale dell'obiettivo.
Quando l'osservatore ha individuato un obiettivo, è opportuno, per rintracciarlo facilmente, riferire la sua posizione alla forma del terreno, agli elementi caratteristici su esso esistenti ed almeno ad un punto di riferimento.
11. Indicazione di un obiettivo: è la segnalazione ad altri, a visione diretta, dell'obiettivo individuato.
L'indicazione dell'obiettivo ad altro osservatore presenta maggiore o minore difficoltà a seconda della distanza esistente fra i due punti di vista: due osservatori prossimi, per i quali la visione panoramica del terreno nei pressi dell'obiettivo è all'incirca la stessa, potranno più facilmente comprendersi che non due osservatori molto discosti per i quali tale visione panoramica può essere del tutto diversa.
Si tenga presente:
- chi indica un obiettivo deve cercare di mettersi, con la sua immaginazione, nelle condizioni di chi deve effettuarne la ricerca;
- nel riferire l'obiettivo a punti di riferimento usare preferibilmente la indicazione:
........ metri a nord (sud, ovest, est) del punto x, e non a destra o sinistra: indicazioni quest'ultime che sono legate al punto di osservazione e quindi differiscono da un osservatore all'altro;
- è sempre opportuno aggiungere un cenno descrittivo del terreno vicino all'obiettivo;
- l'indicazione di un obiettivo è assai facilitata se ogni osservatore dispone dì uno schizzo panoramico eseguito dalla posizione dell'altro osservatore.
12. Determinazione di un obiettivo: è la precisazione della posizione topografica di un obiettivo, in piano ed in quota, su un determinato documento cartografico.
La determinazione di un obiettivo - a parte i procedimenti topografici più complèssi non applicabili dalle pattuglie avanzate - può effettuarsi con procedimenti speditivi mediante rilevamento da un posto di osservazione di posizione nota (2).
Occorre procedere :
a) alla misura della direzione;
b) alla misura della distanza;

c) alla misura della quota.
a) Misura della direzione. - Orientato lo strumento di cui si dispone (bussola topografica o goniometro) ad un punto noto o al nord magnetico o al nord geografico, si collima l'obiettivo e si legge il valore dell'angolo di direzione, cioè dell'angolo che la direzione punto di stazione-obiettivo fa con la direzione origine (angolo azimutale) (fig. 1).
Gli angoli azimutali si misurano nel senso del moto delle lancette dell'orologio. Es.: α = angolo azimutale del punto A; β = angolo azimutale del punto B. L'angolo azimutale si chiama semplicemente azimut quando la direzione origine è il nord geografico (N. G.).

 


Disponendo solo di mezzi di ripiego (binocolo fornito di micrometro, regoletto, mano campionata, ecc.) si cerca di apprezzare lo scarto angolare dell'obiettivo rispetto al punto noto.
Si avrà così modo di definire, sul documento cartografico di cui si dispone, la direzione sulla quale dovrà trovarsi l'obiettivo (3).

b) Misurazione della distanza.
Mediante stima a vista o con riferimento a punti del terreno di distanza nota: potrà riuscire molto utile a tale scopo l'esame comparativo accurato del terreno e della carta topografica a piccolo denominatore.
Col telemetro: si effettua la misurazione possibilmente mediante più battute telemetriche e si assume come valore della distanza, la media dei valori letti.
Col procedimento parallattico: qualora si abbia modo di misurare mediante la graduazione micrometrica di un goniometro o di un binocolo o sitometro l'angolo sotto il quale è vista (angolo parallattico) una lunghezza (che sia all'incirca normale alla visuale) approssimativamente nota dell'obiettivo o di un particolare del terreno assai prossimo ad esso.

 

 

Es.: sia possibile stimare con buona approssimazione la larghezza di una casa campestre situata nelle immediate vicinanze dell'obiettivo: A B = 10 m. (fig. 2) e l'angolo che comprende tale ampiezza (misurato col binocolo) sia di 25°°, si avrà:
Dkm = dm/α = 10/25 = km. 0,4.
Col metodo della piccola base: si scelga una piccola base A B (piccola base ausiliaria) di lunghezza b compresa tra 1/10 ed 1/20 della distanza da misurare D, preferibilmente normale a questa (fig. 3).

 

 

Dagli estremi A B della base si misurano gli angoli α e β (β opposto alla distanza D). Ricavato il valore di φ = 32oo - (α + β), si ha la distanza D cercata, applicando la formula D = b sen β/sen φ.
Tale metodo può venire molto raramente impiegato da pattuglie avanzate, data anche la necessità di avere a disposizione strumenti di buona approssimazione e tabelle o strumenti per il calcolo numerico, perciò, può essere adoperato solo da pattuglie di artiglieria che seguiranno le prescrizioni dell'«istruzione sul tiro» (piarlt II - allegato n. 31 a pag. 61).

 


La determinazione della distanza dell'obiettivo consente di fissare, sulla direzione precedentemente trovata, la posizione planimetrica dell'obiettivo.
c) Misura della quota. Disponendo di un goniometro o di un sitometro, si determina il valore dell'angolo di sito dell'obiettivo rispetto al punto di stazione (angolo che la congiungente punto di stazione-obiettivo fa con l'orizzonte - fig. 4).
Tale.angolo si misura a partire dall'orizzonte; è positivo per punti situati al di sopra di esso, negativo per punti al disotto.
Es. ε = angolo di sito di A; -
ε angolo di sito di B. In funzione di tale valore e della distanza D si determina il dislivello Δh = ε x D (km) dell'obiettivo rispetto al punto di stazione; si avrà quindi:
quota obiettivo = quota punto di stazione ±Δh.
Quando non si abbia goniometro o sitometro, si può adoperare anche un comune binocolo munito di micrometro, o un regoletto, determinando a vista l'orizzonte del punto di osservazione. Tale misura sarà evidentemente meno esatta.
La quota di un obiettivo si può anche misurare per differenza rispetto ad un punto di quota, nota. Si conosca, ad es1., la quota hB del punto B e si abbia modo di misurare da O il valore dell'angolo Δε che la visuale O A fa con la O B (fig. 5).
Nota la distanza approssimata O B, è possibile determinare la differenza di livello Δh (m) = Aε°° x OB in chilometri.
La quota di A sarà eguale alla quota di B aumentata o diminuita del valore di Δh e cioè: hA = hB ± Δh.
Tale sistema ha un valore sufficientemente approssimato quando le distanze da O dei punti A e B non differiscano sensibilmente tra di loro.

 


13, Designazione di un obiettivo. E' la segnalazione ad altri, con un qualsiasi sistema o mezzo di trasmissione, di un obiettivo individuato o determinato.
La designazione della posizione può essere fatta con uno dei sistemi seguenti:
a) in coordinate ortogonali rispetto alla quadrettatura della carta, del piano o della fotografia alla quale ci si riferisce, comunicando:
- il quadretto nel quale l'obiettivo è compreso ;
- il valore delle coordinate x, y, dell'obiettivo, riferite al vertice S. O. del quadretto;
- la quota dell'obiettivo. Nel caso di quadrettatura arbitraria, i quadretti potranno essere designati a mezzo lettere che contrassegnano i lati orizzontali e verticali dei quadretti stessi o mediante il nominativo di ciascun quadretto (nome di città o persona).

 


Disponendo invece della quadrettatura regolamentare, i quadretti verranno indicati dalle 2 coppie di lettere che contrassegnano i lati orizzontali e verticali (v. Addestramento dell'artiglieria - Istruzione sul tiro - Parte 2a - allegato 2- I).
Es. il punto A sarà designato con :
— fig. 6 (a): Z D, x 25, y 12, quota 270;
— fig. 6 (b): Ravenna, x 20, y 11, quota 125;
— fig. 6 (c): Z R 23 - G D 21, quota 780.
b) in coordinate polari: rispetto ad un punto di posizione nota e ad una direzione origine, passante per questo punto già prefissata (può essere il N. G.), comunicando;
- l'angolo azimutale;
- la distanza polare (effettiva in metri o in millimetri della carta che si adopera);
- la quota (assoluta) o il dislivello (positivo o negativo).

 


Es. (fig- 7): il punto A sarà designato con: 1430°°, 470 m. (oppure 47 mm,), q. 515 (oppure dislivello + 315).
c) in coordinate ortogonali: rispetto ad un punto di posizione nota e ai due assi ortogonali prestabiliti passanti per questo (in genere il meridiano ed il parallelo), comunicando:
- l'ordinata,
- l'ascissa,
- la quota (assoluta) ed il dislivello (positivo o negativo).

 


Es. (fig. 8): il punto A sarà designato con:

x = 20
y= 8
h = 320 (quota di A ricavata rispetto ad O).
d) Si indica pure il seguente procedimento basato sull'utilizzazione dei punti di riferimento impiegati per materializzare sul terreno la direzione d'attacco.
I punti saranno indicati con lettere dell'alfabeto escluse la D e la S.
Si consideri ad es. (fig. 9) la spezzata: A B C E F G, i cui punti corrispondono a particolari del terreno che vengono riportati sulla carta o nello schizzo.

 


Per designare il punto P lo si potrà riferire al segmento di spezzata B C e alla normale condotta da P a B C indicando rispettivamente colla lettera d o s, a seconda che il punto si trova o a destra o a sinistra del segmento stesso, rispetto alla direzione di attacco, e, aggiungendo (quando possibile) la quota dedotta approssimativamente con riferimento alla quota B o di C, ricavati dalla carta.
Dalla fig. 9:
per il punto P: P = B 75, d 50, q. 375

per il punto Q: Q = F 30, s 30, q. 360

 


14. Schizzo panoramico. Come si è detto all'ultimo comma del n. 11, la indicazione di un obiettivo risulta assai facilitata se si dispone di uno schizzo panoramico.
Lo schizzo panoramico è l'abbozzo fatto su di un foglio, con pochi tratti, senza alcuna pretesa artistica, delle linee principali del panorama, mettendo in rilievo le forme del terreno. Il panorama, limitato alla zona che più interessa, deve contenere alcuni punti bene evidenti, se possibile quotati, segnati sulla carta e concordati sul terreno.
Lo schizzo è inquadrato in una quadrettatura convenzionale (a numeri o lettere) tracciate precedentemente sul foglio, e che riporta l'orientamento al nord geografico.
Quando alla compilazione dello schizzo concorre l'ufficiale di collegamento di artiglieria - per uniformarsi a quanto si fa presso i reparti di artiglieria, - potrà convenire adottare anziché una quadrettatura arbitraria, una quadrettatura in cui le dimensioni dei quadretti corrispondono a valori angolari di direzione e di sito (vedi: schizzo panoramico - goniometrico, fig. 10).

 

CAPO III.

RICHIESTE DI FUOCO.

15. La richiesta di fuoco relativa ad un obiettivo imprevisto deve contenere, per quanto possibile, le indicazioni seguenti:
a) specie e posizione dell'obiettivo;
b) limiti di tempo (inizio e durata, o inizio e termine) per l'azione di artiglieria, ed effetti che occorre conseguire (normalmente neutralizzazione; eccezionalmente distruzione);
c) posizione delle proprie truppe più avanzate rispetto all'obiettivo;
d) cenno sui procedimenti che la fanteria adotterà per la conquista dell'obiettivo.
16. Le richieste di fuoco debbono essere compilate con la minore quantità possibile di parole.
In pratica, quando le intese siano state ben concordate, la richiesta di fuoco può ridarsi a poche indicazioni.
17. Non riesce sempre facile al comandante di fanteria prevedere la durata del fuoco di artiglieria sufficiente ad ottenere i desiderati effetti sul nemico. Di fatto essa in genere non può constatarli che riprendendo l'avanzata, colla quale si provoca la reazione del tiro avversario.
E' conveniente, quindi, prestabilire nelle intese una durata di fuoco - normale - della durata di qualche minuto, corrispondente a quella che si ritiene idonea per ottenere la neutralizzazione dei bersagli di guerra più comuni che si hanno di fronte, salvo, quando necessario, a modificare con la richiesta di fuoco la durata normale prefissata, o a richiedere la ripetizione del tiro.
In generale, agendo per concentramenti, non convengono durate superiori ai 3 ÷ 4 primi, perché, oltre al forte consumo di munizioni che ne consegue, è da ritenere che dopo questa durata gli uomini non ancora colpiti si saranno sottratti al raggio d'azione dei proietti.
18. Durante il tiro di neutralizzazione, la fanteria portatasi a distanza di sicurezza, se già non vi si trova, vi sosta fino a quando non siano trascorsi i convenuti minuti di fuoco, per balzare subito poi in avanti, accompagnata dal fuoco delle proprie armi.
In qualche caso la fanteria richiederà il tiro dell'artiglieria per approfittare di serrare sotto l'obiettivo e non sempre le sarà possibile precisare la durata del fuoco occorrente: ne consegue che il tiro di neutralizzazione dovrà durare sino a quando la fanteria, portatasi al limite di sicurezza, non faccia il segnale di spostamento del tiro (la neutralizzazione in tal caso sarà di maggior durata, ma dovrà essere di minore intensità).
Lo scopo da raggiungere è che vi sia sincronia tra spostamento del tiro di artiglieria e ripresa del movimento in avanti della fanteria.
19. La richiesta di fuoco viene fatta dal comandante di fanteria (per lo più comandante di battaglione) direttamente al comandante dell'unità di artiglieria di appoggio (generalmente il comandante del gruppo di appoggio specifico) quando essi siano vicini; se non lo sono, tali richieste vengono sempre trasmesse tramite la pattuglia O. C. di artiglieria.
La pattuglia O. C. di artiglieria distaccata con il comandante di fanteria risiede presso quest'ultimo e provvede perché sia sempre assicurato il collegamento col comando di artiglieria dal quale dipende. Eventualmente, si collega col nucleo di osservazione che il comandante di fanteria ritenesse opportuno distaccare in altra località.
20. Il solo razzo non è sufficiente a concretare la richiesta di fuoco, perché non può designare l'obiettivo se non quando questo sia già stato concordato a priori.
Esso quindi viene impiegato:
a) o per richiedere il fuoco su di un bersaglio convenuto (inizio o ripresa);
b) o per chiedere l'allungamento (o cessazione del tiro).
Normalmente quindi la trasmissione della richiesta di fuoco avviene con i mezzi radio a disposizione o con quelli altri in dotazione che è stato possibile mettere in atto, in modo da poter precisare:
- la linea raggiunta dalla fanteria;
- l'obiettivo sul quale è richiesto il fuoco;
- le successive richieste per l'allungamento o cessazione del tiro.
Ciascuno di essi, preso a sé, può riuscire di funzionamento mal sicuro. E' quindi necessario che diversi mezzi, i meglio adatti alla situazione, siano contemporaneamente predisposti, in modo da averne sempre più di uno disponibile.
A questi collegamenti provvede l'artiglieria con personale e mezzi propri; tuttavia è bene che la fanteria, se può, metta a concorso i propri mezzi specie per le fasi di movimento in cui si ha maggiore necessità di mezzi e maggiore urgenza di intervento.




NOTE

1) Diffidare delle quote che, normalmente, non è facile riconoscere sul terreno e che si presentano sovente in modo diverso a seconda dei punti di vista; ed evitare di riferirsi alle lettere dei nomi riportate sulla carta delle quali è ancora più difficile individuare l'effettiva corrispondenza sul terreno.
2) La posizione del posto di osservazione, trattandosi di pattuglie che non possono eseguire procedimenti topografici regolari può essere rilevata dalla carta topografica riferendosi a particolari del terreno segnati sulla carta stessa, oppure riferendosi ad un punto di posizione nota (es. un punto di riferimento) con procedimento analogo a quello della determinazione degli obiettivi descritto in questo stesso numero.
3) Nel caso della nota alla pagina 14, avendo misurato dal posto di osservazione con la bussola goniometrica o goniometro l'azimut di un punto di riferimento, si ha la direzione in cui dovrà trovarsi il posto di osservazione segnando la retta partente dal punto di riferimento che faccia con la direzione sud del meridiano un angolo uguale all'azimut suddetto.




 




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