Regio Esercito
![](../imgre/re.jpg)
Individuazione, indicazione, determinazione
e designazione degli obiettivi
Roma, 3 giugno 1939-XVII
MINISTERO DELLA GUERRA
COMANDO DEL CORPO DI S. M.
UFFICIO ADDESTRAMENTO
N. 10200 di prot.
Oggetto: Individuazione, indicazione, determinazione e
designazione degli obiettivi.
Al Comando Sup. Forze Armate Africa Settentrionale
(anche per il XX e XXI C. d'A.)
Al Comando Forze Armate Isole Italiane dell'Egeo
Ai Comandi di Corpo d'Armata
Al Comando Superiore Truppe Alpine
(diramazione estesa fino ai comandi di battaglione e
reparti corrispondenti)
e, per conoscenza:
Al Ministero della Guerra - Gabinetto
Ai Comandi di Armata Agli
Ispettorati delle varie armi
Agli Istituti Militari
Il presente fascicolo tratta:
- le intese fra i comandi di fanteria e di artiglieria
che debbono agire in cooperazione;
- la individuazione, indicazione, determinazione e
designazione degli obiettivi;
- le richieste di fuoco.
Ha lo scopo di assicurare chiarezza, sicurezza e
prontezza nella individuazione, indicazione,
determinazione e designazione degli obiettivi e dì
consentire il più attivo concorso specie da parte dei
quadri di fanteria agenti nella zona del combattimento
vicino.
Le norme e i procedimenti contenuti nel presente
fascicolo debbono costituire oggetto di pratica e
continua applicazione da parte delle due armi.
L'addestramento non dovrà limitarsi agli ufficiali, ma
essere esteso ai sottufficiali ed ai graduati di truppa
più idonei.
L'importanza assunta dal problema della cooperazione tra
fanteria ed artiglieria nella battaglia moderna esige
che esso sia risolto in modo completo e rapido.
Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito
PARIANI
CAPO I.
INTESE PRELIMINARI FRA COMANDANTI DI FANTERIA E DI
ARTIGLIERIA.
1. Ricevuti gli ordini
superiori, fra il comandante di fanteria (comandante di
reggimento o di battaglione) e il comandante
dell'artiglieria (comandante di raggruppamento o di
gruppo), che operano nello stesso settore, vengono prese
delle intese preliminari.
Esse devono essere concordate da un punto del terreno
dal quale sia possibile avere la stessa visione e del
terreno e dei punti di riferimento e dell'azione. Di
norma, tale punto sarà l'osservatorio comune sul quale
si troveranno i due comandanti all'inizio dell'azione.
E' opportuno che alle intese assista sempre il
comandante della pattuglia O. C, destinata,
eventualmente, al collegamento fra i due comandanti.
2. Il comandante di fanteria comunica al comandante di
artiglieria:
- situazione, ordini ricevuti, notizie sul nemico;
- proprio concetto d'azione, allo scopo di orientarlo
sull'azione che intende svolgere e dar» gli così modo di
intervenire efficacemente col fuoco, anche di
iniziativa, sia nel caso di obiettivo direttamente
individuato, sia nella eventualità che non possa più
ricevere ordini o richieste di fuoco per temporanea
mancanza di collegamento;
- elementi nemici noti e presunti che l'artiglieria
dovrà battere in fase di preparazione o
contropreparazione e in fase di attacco o di resistenza;
- effetti da raggiungere su ciascuno di essi
(distruzione o neutralizzazione) e limiti di tempo entro
i quali dovrebbero essere raggiunti;
- linee o zone del terreno caratteristiche, in
corrispondenza delle quali, eventualmente, predisporre
l'intervento dell'artiglieria;
- tratti di sbarramento nella difesa;
- successivi suoi posti di comando;
- mezzi e modalità con i quali comunicherà con il
comandante dell'artiglieria in caso
di momentaneo ed eccezionale mancato collegamento
diretto fra i due comandi.
3. Il comandante di artiglieria rappresenta al
comandante di fanteria
- possibilità di intervento della sua unità;
- effetti presumibili contro ciascuno degli obiettivi
designati;
- distanze di sicurezza nel tiro frontale e di infilata
rispetto a ciascuno di essi, in relazione alla forma del
terreno;
- durata presunta di ciascuna azione di fuoco
(avvertendo se vi sono compresi oppure no gli
aggiustamenti);
- pattuglie d'artiglieria da inviare.
4. Fra di loro i due comandanti concordano:
- punti di riferimento;
- modalità per la designazione di obiettivi imprevisti;
- modalità per la trasmissione delle richieste di fuoco
o la modifica dei tiri in atto;
- modalità per ottenere che lo sbalzo in avanti della
fanteria e l'allungamento del tiro dell'artiglieria
siano contemporanei (accordo degli orologi, razzi,
ecc.).
5. Quando il tempo lo consenta, i due comandanti
compilano insieme o si scambiano gli schizzi ed i
documenti che ritengono utili ad una più efficace e
sicura cooperazione.
Nell'attacco in forze contro nemico schierato a difesa
(preceduto in genere da una fase di organizzazione di
una certa durata) la cooperazione si svolge in base ad
accordi precisi che si concretano in un piano di fuoco,
tanto più particolareggiato quanto maggiore è la
conoscenza e la consistenza della sistemazione difensiva
nemica.
6. Le intese preliminari sono spesso basate su pochi
elementi noti e, in massima parte, su previsioni che
possono risultare, poi, non del tutto rispondenti alla
situazione reale. In questa eventualità, occorrerà
provvedere a nuove intese durante il corso dell'azione,
il che sarà molto facile qualora i due posti di comando
si trovino
nella stessa località o siano molto vicini. Questa
coesistenza si deve sempre cercare ed ottenere.
7. Le intese preliminari e le richieste di fuoco
costituiscono una delle più delicate responsabilità dei
comandanti di fanteria; ma in un ambiente in cui domina
l'imprevisto, deve affermarsi l'iniziativa del
comandante di artiglieria.
CAPO II.
INDIVIDUAZIONE, INDICAZIONE, DETERMINAZIONE E
DESIGNAZIONE DI UN OBIETTIVO
8. Obiettivi per
l'artiglieria : sono gli elementi nemici sui quali
occorre agire col fuoco. Possono essere:
a) noti: quelli già individuati ed accertati attivi;
b) presunti: costituiti da particolari località o zone
che si presumono occupate dal nemico, o perché se ne
abbia qualche particolare indizio, o perché dalla loro
natura, dalla forma complessiva del terreno o dalla
situazione, si prestano ad essere utilizzate dal nemico,
specie agli effetti della difesa;
c) imprevisti: quelli che si rivelano durante l'azione e
contro i quali, quindi, non può essere concretata alcuna
azione a priori.
Gli obiettivi noti e presunti vengono, normalmente,
contrassegnati con numeri e con nomi convenzionali.
9. Punti di riferimento: sono punti caratteristici e ben
visibili del terreno, scelti di comune accordo dai
comandanti di fanteria e di artiglieria che agiscono in
cooperazione, ai quali riferirsi (almeno ad uno di essi)
per la designazione degli obiettivi imprevisti. Vengono
contraddistinti con una lettera dell'alfabeto od anche
con nomi convenzionali.
Quando si disponga di una carta topografica a piccolo
denominatore, oltre a punti di riferimento segnati sulla
carta e ben visibili a distanza [come un campanile, una
casa isolata che non dia luogo ad equivoci, un'altura
caratteristica (1), ecc.], è bene scegliere anche punti
che, sebbene non visibili a distanza, siano compresi
nella zona che la fanteria percorrerà nella sua avanzata
e sicuramente individuabili sulla carta e sul terreno,
quali: bivi stradali, confluenza di corsi d'acqua, ecc.
In mancanza di carta topografica o se questa non offra
punti caratteristici, vengono scelti particolari del
terreno che bene si prestino allo scopo, quali case,
alberi, cespugli, rocce, ecc. di speciale conformazione
od aspetto e che siano facilmente riconoscibili. Questi
punti vengono rilevati dagli osservatori di artiglieria
e riportati sui documenti per il tiro.
I punti di riferimento, sempre che possibile, devono
essere riportati su uno schizzo panoramico o
panoramico-planimetrico, distribuito ai comandanti
interessati delle due armi ed agli organi di
osservazione di artiglieria.
Gli obiettivi noti o precedentemente battuti
costituiscono pure punti di riferimento per altri
elementi vicini che si svelino successivamente.
10. Individuazione di un obiettivo: è la visione
materiale dell'obiettivo.
Quando l'osservatore ha individuato un obiettivo, è
opportuno, per rintracciarlo facilmente, riferire la sua
posizione alla forma del terreno, agli elementi
caratteristici su esso esistenti ed almeno ad un punto
di riferimento.
11. Indicazione di un obiettivo: è la segnalazione ad
altri, a visione diretta, dell'obiettivo individuato.
L'indicazione dell'obiettivo ad altro osservatore
presenta maggiore o minore difficoltà a seconda della
distanza esistente fra i due punti di vista: due
osservatori prossimi, per i quali la visione panoramica
del terreno nei pressi dell'obiettivo è all'incirca la
stessa, potranno più facilmente comprendersi che non due
osservatori molto discosti per i quali tale visione
panoramica può essere del tutto diversa.
Si tenga presente:
- chi indica un obiettivo deve cercare di mettersi, con
la sua immaginazione, nelle condizioni di chi deve
effettuarne la ricerca;
- nel riferire l'obiettivo a punti di riferimento usare
preferibilmente la indicazione:
........ metri a nord (sud, ovest, est) del punto x, e
non a destra o sinistra: indicazioni quest'ultime che
sono legate al punto di osservazione e quindi
differiscono da un osservatore all'altro;
- è sempre opportuno aggiungere un cenno descrittivo del
terreno vicino all'obiettivo;
- l'indicazione di un obiettivo è assai facilitata se
ogni osservatore dispone dì uno schizzo panoramico
eseguito dalla posizione dell'altro osservatore.
12. Determinazione di un obiettivo: è la precisazione
della posizione topografica di un obiettivo, in piano ed
in quota, su un determinato documento cartografico.
La determinazione di un obiettivo - a parte i
procedimenti topografici più complèssi non applicabili
dalle pattuglie avanzate - può effettuarsi con
procedimenti speditivi mediante rilevamento da un posto
di osservazione di posizione nota (2).
Occorre procedere :
a) alla misura della direzione;
b) alla misura della distanza;
c) alla misura della
quota.
a) Misura della direzione. - Orientato lo strumento di
cui si dispone (bussola topografica o goniometro) ad un
punto noto o al nord magnetico o al nord geografico, si
collima l'obiettivo e si legge il valore dell'angolo di
direzione, cioè dell'angolo che la direzione punto di
stazione-obiettivo fa con la direzione origine (angolo
azimutale) (fig. 1).
Gli angoli azimutali si misurano nel senso del moto
delle lancette dell'orologio. Es.: α = angolo azimutale del punto A;
β = angolo azimutale del punto
B. L'angolo azimutale si chiama semplicemente azimut
quando la direzione origine è il nord geografico (N.
G.).
![](../imgre/fig.%201.jpg)
Disponendo solo di mezzi di ripiego (binocolo fornito
di micrometro, regoletto, mano campionata, ecc.) si
cerca di apprezzare lo scarto angolare dell'obiettivo
rispetto al punto noto.
Si avrà così modo di definire, sul documento
cartografico di cui si dispone, la direzione sulla quale
dovrà trovarsi l'obiettivo (3).
b) Misurazione della
distanza.
Mediante stima a vista o con riferimento a punti del
terreno di distanza nota: potrà riuscire molto utile a
tale scopo l'esame comparativo accurato del terreno e
della carta topografica a piccolo denominatore.
Col telemetro: si effettua la misurazione possibilmente
mediante più battute telemetriche e si assume come
valore della distanza, la media dei valori letti.
Col procedimento parallattico: qualora si abbia modo di
misurare mediante la graduazione micrometrica di un
goniometro o di un binocolo o sitometro l'angolo sotto
il quale è vista (angolo parallattico) una lunghezza
(che sia all'incirca normale alla visuale)
approssimativamente nota dell'obiettivo o di un
particolare del terreno assai prossimo ad esso.
![](../imgre/fig.%202.jpg)
Es.:
sia possibile stimare con buona approssimazione la
larghezza di una casa campestre situata nelle immediate
vicinanze dell'obiettivo: A B = 10 m. (fig. 2) e
l'angolo che comprende tale ampiezza (misurato col
binocolo) sia di 25°°, si avrà:
Dkm = dm/α = 10/25 = km. 0,4.
Col metodo della piccola base: si scelga una piccola
base A B (piccola base ausiliaria) di
lunghezza b compresa tra 1/10 ed 1/20 della distanza da misurare D, preferibilmente normale a questa
(fig. 3).
![](../imgre/fig.%203.jpg)
Dagli estremi A B della base si misurano gli
angoli α e β (β opposto alla distanza D). Ricavato il
valore di φ = 32oo - (α + β), si ha la distanza D cercata,
applicando la formula D = b sen β/sen
φ.
Tale metodo può venire molto raramente impiegato da
pattuglie avanzate, data anche la
necessità di avere a disposizione strumenti di buona
approssimazione e tabelle o strumenti per il calcolo
numerico, perciò, può essere adoperato solo da pattuglie
di artiglieria che seguiranno le prescrizioni dell'«istruzione sul tiro» (piarlt II - allegato n. 31 a pag.
61).
![](../imgre/fig.%204.jpg)
La determinazione della distanza dell'obiettivo consente
di fissare, sulla direzione precedentemente trovata, la
posizione planimetrica dell'obiettivo.
c) Misura della quota. Disponendo di un goniometro o di
un sitometro, si determina il valore dell'angolo di sito
dell'obiettivo rispetto al punto di stazione (angolo che
la congiungente punto di stazione-obiettivo fa con
l'orizzonte - fig. 4).
Tale.angolo si misura a partire dall'orizzonte; è
positivo per punti situati al di sopra di esso, negativo
per punti al disotto.
Es. ε = angolo di sito di A; -
ε angolo di sito di B.
In funzione di tale valore e della distanza D si
determina il dislivello Δh =
ε
x D (km) dell'obiettivo
rispetto al punto di stazione; si avrà quindi:
quota obiettivo = quota punto di stazione ±Δh.
Quando non si abbia goniometro o sitometro, si può
adoperare anche un comune binocolo munito di micrometro,
o un regoletto, determinando a vista l'orizzonte del
punto di osservazione. Tale misura sarà evidentemente
meno esatta.
La quota di un obiettivo si può anche misurare per
differenza rispetto ad un punto di quota, nota. Si
conosca, ad es1., la quota hB del punto B e si abbia
modo di misurare da O il valore dell'angolo Δε che la
visuale O A fa con la O B (fig. 5).
Nota la distanza approssimata O B, è possibile
determinare la differenza di livello Δh (m) = Aε°° x OB
in chilometri.
La quota di A sarà eguale alla quota di B aumentata o
diminuita del valore di Δh e cioè: hA = hB ±
Δh.
Tale sistema ha un valore sufficientemente approssimato
quando le distanze da O dei punti A e B non differiscano
sensibilmente tra di loro.
![](../imgre/fig.%205.jpg)
13, Designazione di un obiettivo. E' la segnalazione ad
altri, con un qualsiasi sistema o mezzo di trasmissione,
di un obiettivo individuato o determinato.
La designazione della posizione può essere fatta con uno
dei sistemi seguenti:
a) in coordinate ortogonali rispetto alla quadrettatura
della carta, del piano o della fotografia alla quale ci
si riferisce, comunicando:
- il quadretto nel quale l'obiettivo è compreso ;
- il valore delle coordinate x, y, dell'obiettivo,
riferite al vertice S. O. del quadretto;
- la quota dell'obiettivo. Nel caso di quadrettatura
arbitraria, i quadretti potranno essere designati a
mezzo lettere che contrassegnano i lati orizzontali e
verticali dei quadretti stessi o mediante il nominativo
di ciascun quadretto (nome di città o persona).
![](../imgre/fig.%206.jpg)
Disponendo invece della quadrettatura regolamentare, i
quadretti verranno indicati dalle 2 coppie di lettere
che contrassegnano i lati orizzontali e verticali (v.
Addestramento dell'artiglieria - Istruzione sul tiro -
Parte 2a - allegato 2- I).
Es. il punto A sarà designato con :
— fig. 6 (a): Z D, x 25, y 12, quota 270;
— fig. 6 (b): Ravenna, x 20, y 11, quota 125;
— fig. 6 (c): Z R 23 - G D 21, quota 780.
b) in coordinate polari: rispetto ad un punto di
posizione nota e ad una direzione origine, passante per
questo punto già prefissata (può essere il N. G.),
comunicando;
- l'angolo azimutale;
- la distanza polare (effettiva in metri o in millimetri
della carta che si adopera);
- la quota (assoluta) o il dislivello (positivo o
negativo).
![](../imgre/fig.%207.jpg)
Es. (fig- 7): il punto A sarà designato con: 1430°°, 470
m. (oppure 47 mm,), q. 515 (oppure dislivello + 315).
c) in coordinate ortogonali: rispetto ad un punto di
posizione nota e ai due assi ortogonali prestabiliti
passanti per questo (in genere il meridiano ed il
parallelo), comunicando:
- l'ordinata,
- l'ascissa,
- la quota (assoluta) ed il dislivello (positivo o
negativo).
![](../imgre/fig.%208.jpg)
Es. (fig. 8): il punto A sarà designato con:
x = 20
y= 8
h = 320 (quota di A ricavata rispetto ad O).
d) Si indica pure il seguente procedimento basato
sull'utilizzazione dei punti di riferimento impiegati
per materializzare sul terreno la direzione d'attacco.
I punti saranno indicati con lettere dell'alfabeto
escluse la D e la S.
Si consideri ad es. (fig. 9) la spezzata: A B C E F G,
i cui punti corrispondono a particolari del terreno che
vengono riportati sulla carta o nello schizzo.
![](../imgre/fig.%209.jpg)
Per designare il punto P lo si potrà riferire al
segmento di spezzata B C e alla normale condotta da P a
B C indicando rispettivamente colla lettera d o s, a
seconda che il punto si trova o a destra o a sinistra
del segmento stesso, rispetto alla direzione di attacco,
e, aggiungendo (quando possibile) la quota dedotta
approssimativamente con riferimento alla quota B o di C,
ricavati dalla carta.
Dalla fig. 9:
per il punto P: P = B 75, d 50, q. 375
per il punto Q:
Q = F 30, s 30, q. 360
![](../imgre/fig.%2010.jpg)
14. Schizzo panoramico. Come si è detto all'ultimo
comma del n. 11, la indicazione di un obiettivo risulta
assai facilitata se si dispone di uno schizzo
panoramico.
Lo schizzo panoramico è l'abbozzo fatto su di un foglio,
con pochi tratti, senza alcuna pretesa artistica, delle
linee principali del panorama, mettendo in rilievo le
forme del terreno. Il panorama, limitato alla zona che
più interessa, deve contenere alcuni punti bene
evidenti, se possibile quotati, segnati sulla carta e
concordati sul terreno.
Lo schizzo è inquadrato in una quadrettatura
convenzionale (a numeri o lettere) tracciate
precedentemente sul foglio, e che riporta l'orientamento
al nord geografico.
Quando alla compilazione dello schizzo concorre
l'ufficiale di collegamento di artiglieria - per
uniformarsi a quanto si fa presso i reparti di
artiglieria, - potrà convenire adottare anziché una
quadrettatura arbitraria, una quadrettatura in cui le
dimensioni dei quadretti corrispondono a valori angolari
di direzione e di sito (vedi: schizzo panoramico -
goniometrico, fig. 10).
CAPO III.
RICHIESTE DI FUOCO.
15. La richiesta di fuoco relativa ad un obiettivo
imprevisto deve contenere, per quanto possibile, le
indicazioni seguenti:
a) specie e posizione dell'obiettivo;
b) limiti di tempo (inizio e durata, o inizio e
termine) per l'azione di artiglieria, ed effetti che
occorre conseguire (normalmente neutralizzazione;
eccezionalmente distruzione);
c) posizione delle proprie truppe più avanzate rispetto
all'obiettivo;
d) cenno sui procedimenti che la fanteria adotterà per
la conquista dell'obiettivo.
16. Le richieste di fuoco debbono essere compilate con
la minore quantità possibile di parole.
In pratica, quando le intese siano state ben concordate,
la richiesta di fuoco può ridarsi a poche indicazioni.
17. Non riesce sempre facile al comandante di fanteria
prevedere la durata del fuoco di artiglieria sufficiente ad ottenere i desiderati effetti
sul nemico. Di fatto essa in genere non può constatarli
che riprendendo l'avanzata, colla quale si provoca la
reazione del tiro avversario.
E' conveniente, quindi, prestabilire nelle intese una
durata di fuoco - normale - della durata di qualche
minuto, corrispondente a quella che si ritiene idonea
per ottenere la neutralizzazione dei bersagli di guerra
più comuni che si hanno di fronte, salvo, quando
necessario, a modificare con la richiesta di fuoco la
durata normale prefissata, o a richiedere la ripetizione
del tiro.
In generale, agendo per concentramenti, non convengono
durate superiori ai 3 ÷ 4 primi, perché, oltre al
forte consumo di munizioni che ne consegue, è da
ritenere che dopo questa durata gli uomini non ancora
colpiti si saranno sottratti al raggio d'azione dei
proietti.
18. Durante il tiro di neutralizzazione, la fanteria
portatasi a distanza di sicurezza, se già non vi si
trova, vi sosta fino a quando non siano trascorsi i
convenuti minuti di fuoco, per balzare subito poi in
avanti, accompagnata dal fuoco delle proprie armi.
In qualche caso la fanteria richiederà il tiro
dell'artiglieria per approfittare di serrare sotto
l'obiettivo e non sempre le sarà possibile precisare la
durata del fuoco occorrente: ne consegue che il tiro di
neutralizzazione dovrà durare sino a quando la fanteria,
portatasi al limite di sicurezza, non faccia il segnale
di spostamento del tiro (la neutralizzazione in tal caso
sarà di maggior durata, ma dovrà essere di minore
intensità).
Lo scopo da raggiungere è che vi sia sincronia tra
spostamento del tiro di artiglieria e ripresa del
movimento in avanti della fanteria.
19. La richiesta di fuoco viene fatta dal comandante di fanteria (per lo più comandante di
battaglione) direttamente al comandante dell'unità di
artiglieria di appoggio (generalmente il comandante del
gruppo di appoggio specifico) quando essi siano vicini;
se non lo sono, tali richieste vengono sempre trasmesse
tramite la pattuglia O. C. di artiglieria.
La pattuglia O. C. di artiglieria distaccata con il
comandante di fanteria risiede presso quest'ultimo e
provvede perché sia sempre assicurato il collegamento
col comando di artiglieria dal quale dipende.
Eventualmente, si collega col nucleo di osservazione che
il comandante di fanteria ritenesse opportuno distaccare
in altra località.
20. Il solo razzo non è sufficiente a concretare la
richiesta di fuoco, perché non può designare l'obiettivo
se non quando questo sia già stato concordato a priori.
Esso quindi viene impiegato:
a) o per richiedere il fuoco su di un bersaglio
convenuto (inizio o ripresa);
b) o per chiedere l'allungamento (o cessazione del
tiro).
Normalmente quindi la trasmissione della richiesta di
fuoco avviene con i mezzi radio a disposizione o con
quelli altri in dotazione che è stato possibile mettere
in atto, in modo da poter precisare:
- la linea raggiunta dalla fanteria;
- l'obiettivo sul quale è richiesto il fuoco;
- le successive richieste per l'allungamento o
cessazione del tiro.
Ciascuno di essi, preso a sé, può riuscire di
funzionamento mal sicuro. E' quindi necessario che
diversi mezzi, i meglio adatti alla situazione, siano
contemporaneamente predisposti, in modo da averne sempre
più di uno disponibile.
A questi collegamenti provvede l'artiglieria con
personale e mezzi propri; tuttavia è bene che la
fanteria, se può, metta a concorso i propri mezzi specie
per le fasi di movimento in cui si ha maggiore necessità
di mezzi e maggiore urgenza di intervento.
NOTE
1) Diffidare delle quote
che, normalmente, non è facile riconoscere sul terreno e
che si presentano sovente in modo diverso a seconda dei
punti di vista; ed evitare di riferirsi alle lettere dei
nomi riportate sulla carta delle quali è ancora più
difficile individuare l'effettiva corrispondenza sul
terreno.
2) La posizione del posto di osservazione, trattandosi
di pattuglie che non possono eseguire procedimenti
topografici regolari può essere rilevata dalla carta
topografica riferendosi a particolari del terreno
segnati sulla carta stessa, oppure riferendosi ad un
punto di posizione nota (es. un punto di riferimento)
con procedimento analogo a quello della determinazione
degli obiettivi descritto in questo stesso numero.
3) Nel caso della nota alla pagina 14, avendo misurato
dal posto di osservazione con la bussola goniometrica o
goniometro l'azimut di un punto di riferimento, si ha la
direzione in cui dovrà trovarsi il posto di osservazione
segnando la retta partente dal punto di riferimento che
faccia con la direzione sud del meridiano un angolo
uguale all'azimut suddetto.
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