Regio Esercito
Addestramento della fanteria
Appunti sulla difesa
contro gli aggressivi chimici (1) (2)
L'AGGRESSIONE CHIMICA E I MEZZI DI DIFESA
1. - L'azione che il
nemico è in grado di esercitare sulle nostre truppe con
aggressivi chimici («gas di combattimento»), potrebbe
avere largo e insistente sviluppo e forme molto diverse
tra loro, talune prevedibili, talune anche non
prevedibili, tutte però tali da richiedere una sicura
conoscenza dei mezzi protettivi, una congrua
disponibilità di tali mezzi, un pronto spirito di
iniziativa specialmente nei comandanti e nei quadri
inferiori, ed una speciale disciplina nelle truppe.
2. - Gli aggressivi chimici hanno azione sull'organismo
umano ed anche su quello degli animali, come pure
possono danneggiare materiali e mezzi necessari al
combattimento e alla vita stessa dell'esercito. La loro
azione dannosa è però preminente nei riguardi
dell'organismo umano, particolarmente suscettibile alle
lesioni che possono derivarne ad alcuni organi e parti
del corpo più facilmente esposti, come sono gli organi
della respirazione, gli occhi e la cute; ed è spesso
complessa nelle sue conseguenze, specialmente quando è
intensa e prolungata, con ripercussioni anche notevoli
sul sistema nervoso. Però il più delle volte all'inizio
dell'aggressione chimica è ora l'una ora l'altra parte
del corpo che più sensibilmente ne risente, per cui ne
deriva un primo empirico criterio di differenziazione
tra gli aggressivi chimici.
3. - Si hanno :
gas soffocanti, come il doro e il fosgene, che attaccano
le vie respiratorie, provocando immediatamente un senso
di irritazione alla gola e ai polmoni, e quindi di
soffocazione;
gas lacrimogeni, come la cloropicrina e il
cloroacetofenone, che colpiscono e irritano
immediatamente gli occhi, provocando lacrimazione e
rendendo impossibile, per qualche tempo, la netta
visione;
gas vescicanti, come l'iprite, caratterizzati dal fatto
che attaccano profondamente la pelle, producendovi dopo
qualche tempo vesciche ed ustioni, come per scottature,
pur senza risparmiare le vie respiratorie e gli occhi;
gas irritanti, come le arsine, che provocano, in forma
complessa, lacrimazione, starnuti, tosse e vomiti, in
modo da costringere il soldato a togliersi la maschera
ove non l'abbia messa in tempo o non sia da essa
abbastanza protetto;
gas tossici, come l'acido cianidrico e vari suoi
composti, e l'ossido di carbonio, che agiscono sul
sistema nervoso e sul sangue, alternandone il
funzionamento,.
4. - Questo complesso quadro di possibilità di offese a
cui la truppa è esposta per l'azione degli aggressivi
chimici è però in ordine analogo a quello delle altre
possibilità di offesa che si riscontrano sul campo di
battaglia, specialmente per l'azione delle armi da
fuoco. I mezzi di difesa, oggetto di questo regolamento,
consentono a truppa ben istruita di affrontare con
fiducia anche questi nuovi strumenti di lotta, reagendo
senz'altro alla azione demoralizzante su cui cerca di
fare assegnamento chiunque tenti un'aggressione chimica.
5. - Più che per l'azione aggressiva sopra indicata i
gag di combattimento hanno un particolare comportamento
per il fatto che la loro azione:
si allarga sul terreno, senza essere contenuta ed
arrestata da piccoli ostacoli o protezioni materiali
(trincee, blindamenti, ripari varii, ecc.) ; è quindi
un'azione estremamente diffusa e quasi incoercibile;
è alquanto prolungata, quasi diluita nel tempo e nello
spazio, in modo molto vario a seconda delle sostanze
chimiche impiegate, alcune delle quali (come il fosgene,
e soprattutto i gas lacrimogeni e i gas irritanti delle
vie respiratorie) fanno sentire più o meno presto la
loro azione, mentre altre (come l'iprite), sono ad
azione differita;
è talora insidiosa e subdola, nel senso che non è
avvertita se non qualche tempo dopo che si è verificata,
e qualche volta perfino quando non vi è più possibilità
di riparo al danno che possono produrre nell'organismo.
L'aggressione chimica può perfino essere dissimulata, o
per intrinseca proprietà dell'aggressivo (come l'ossido
di carbonio che è incolore e inodore), ovvero per la
possibilità di mascherarne o alterarne l'odore in modo
da trame in inganno chi tenti di riconoscerla col fiuto.
L'attacco chimico può essere anche facilmente simulato,
affaticando l'avversario con l'uso di difese non
necessarie. L'arma chimica è quindi, in modo spiccato,
un'arma di astuzia e di inganno, che da gran gioco di
possibilità all'attaccante, mentre chi deve difendersi
deve più avvedutamente stare in guardia.
Eppertanto le caratteristiche sopraccennate, peculiari
degli aggressivi chimici, mentre danno un particolare
carattere alla offesa chimica, carattere ancora più
particolare danno alla difesa chimica, e possono perfino
mettere le norme e gli apprestamenti relativi a tale
difesa in primo piano nel quadro delle necessità di
guerra.
MODI DI ATTACCO E MODI DI
DIFESA CHIMICA.
6. - Gli aggressivi
chimici. — Sostanze che possono essere impiegate come
aggressivi chimici allo stato di gas (o vapore), allo
stato liquido (spruzzate o ridotte in particelle
minutissime, quasi come un vapore), ed anche allo stato
solido (ridotte in polvere finissima, come un fumo),
sono le seguenti: il fosgene, la cloropicrina, l'iprite
e le arsine.
7. - Non è da escludere che l'avversario possa impiegare
anche nuovi aggressivi chimici, ma in complesso l'azione
di questi sarà prevedibilmente analoga, anche alquanto
più intensa, a quelli degli aggressivi già noti, per i
quali la difesa chimica è già organizzata, e che senza
gravi perdite possono essere affrontati da truppe bene
addestrate e convenientemente dotate di protezioni. È
prevedibile anche l'uso di aggressivi chimici a masse
considerevoli, con impiego contemporaneo di diversi tipi
di sostanze di pseudo-aggressivi, ed in concomitanza di
artiglieria e di bombardamenti aerei con munizioni
scoppianti.
8. - Criteri generali detta difesa chimica. — Anche il
modo di impiegare gli aggressivi chimici, non può, come
per altre armi, ritenersi abbastanza definito, poiché
l'esperienza stessa dell'ultima guerra è stata appena
quella di un inizio. È presumibile però che
l'aggressione chimica sarà svolta con modalità in parte
diverse, a seconda che trattasi di guerra di movimento o
di guerra stabilizzata. In un caso e nell'altro sarà
notevole l'impiego degli aggressivi chimici da parte
della aeronautica, mentre tra i mezzi terrestri
l'artiglieria avrà, in guerra di movimento, una
considerevole prevalenza sugli altri mezzi di attacco
chimico terrestre.
Gli aggressivi chimici se in forma ,di vapore, come il
clero, possono essere emessi da recipienti in cui sono
tenuti generalmente allo stato liquido. Tali recipienti
(bombole) sono disposti in gran numero nelle prime linee
nemiche, appostamenti o trincee, e, aperti al momento
opportuno, formano, per la durata di alcuni minuti, una
nube di gas, che il vento può trasportare verso le
opposte posizioni. È questo un modo di impiego che
richiede lungo tempo per la postazione di numeroso
materiale, e molto difficilmente potrebbe essere usato
in guerra di movimento. Anche in guerra stabilizzata
esso incontra molte difficoltà. È probabile perciò che
questo sistema, detto della emissione, non comparisca
più sui campi di battaglia, pur non potendosi escluderlo
del tutto.
9. - Altro sistema è quello del lanciabombe di gas, con
cui grosse bombe dalle pareti sottili e grande capacità,
contenenti una considerevole quantità di gas (liquido),
sono lanciate da numerosi gruppi di tubi di lancio o
bombarde, come da rudimentali artiglierie, a distanze
relativamente brevi. Queste bombe cadendo in massa sul
terreno si aprono, e per la rapida evaporazione del
liquido che contengono, producono una nube di gas o una
proiezione di minute particelle di tossico liquido sul
bersaglio stesso, o, a seconda del vento, nelle sue
immediate vicinanze. Questo sistema dicesi dei
proiettori di gas. Richiede anch'esso un grande e
laborioso apprestamento di materiali spesso in contrasto
con le esigenze della preparazione della battaglia,
tanto più che la sfera d'azione dei proiettori è molto
limitata (generalmente non più di 2-3 km. di gittata).
10. - Le artiglierie sono un potente mezzo di lancio di
aggressivi chimici. Il tiro, specialmente se con gas
fugaci, per riuscire efficace, deve essere molto
insistente e richiede grande consumo di munizioni.
11. - L'aeronautica sarà certamente impiegata molto
spesso per lanciare bombe cariche di liquidi, sia di
azione fugace, specialmente contro le truppe ammassate,
colonne in marcia, riserve, ecc., sia di azione
persistente. In quest'ultimo caso l'aggressivo chimico
può essere anche spruzzato in forma di goccie da
aeroplani che volino a bassa quota, in modo da infestare
e rendere per lungo tempo intenibili o intransitabili
striscie di terreno più o meno lunghe, opportunamente
orientale in rapporto al piano di attacco o di difesa
che il nemico intende di svolgere.
12. - Gli aggressivi chimici sono impiegati ancora nei
modi
seguenti :
con spruzzatori o diffusori portati a mano o istallati
su speciali veicoli (a traino meccanico o anche a traino
animale); con bombe a mano o altri piccoli apparecchi
portatili.
LE CONDIZIONI TOPOGRAFICHE
E METEOROLOGICHE.
13. - Le condizioni
topografiche e meteorologiche hanno una grande influenza
nel rendere più o meno efficace e, più o meno
persistente l'azione degli aggressivi chimici, e di esso
occorre tenere gran conto, come gli elementi di
immediata evidenza, capace quindi di suggerire
senz'altro importami criteri nei riguardi della stessa
difesa.
14. - Il terreno sgombro e alquanto elevato facilita il
movimento e la dispersione dei gas diminuendone
l'efficacia; il terreno basso, erboso, cespuglioso,
boschivo, anfrattuoso, roccioso, con caseggiati,
costruzioni varie, macerie, piccole doline, tende invece
a trattenere gli strati più bassi del gas, ritardandone
la dispersione è la diluizione. Questa caratteristica si
accentua là dove i gas di guerra, generalmente più
pesanti dell'aria, trovino cavità (grotte, doline,
burroncelli, locali sotterranei e cantine) e possano
ristagnarvi.
15. - Lai montagna, ove si hanno pendii accentuati,
presenta caratteristiche molto diverse, da punto a
punto, rispetto all'impiego dei gas, perché questi
tendono a scivolare lungo le chine ed a raccogliersi
nelle bassure (conche, valloni, o anche ripiani,
specialmente se boscosi o molto rocciosi), dove,
permanendo più a lungo, l'aggressione chimica può
accentuarsi. In ogni caso il vento, che in montagna è
frequente e piuttosto forte, concorre ad attenuare
l'aggressione chimica. L'altitudine rilevante è in
genere, per varie cause, sfavorevole all'aggressione e,
quindi, alquanto favorevole alla difesa chimica. Terreni
fangosi torbosi e nevosi attenuano di molto Inefficacia
dei tiri di artiglieria a liquidi speciali.
16. - Tra le varie condizioni meteorologiche il vento,
con la sua azione spazzatrice della superfice terrestre,
è quello che maggiormente influisce sugli effetti
dell'aggressione chimica. Se è superiore ai 5-6 metri al
secondo, può renderli perfino nulli diventando così
validissimo per quanto incostante alleato della difesa,
specialmente contro le sostanze impiegate allo stato di
veri gas, come il fosgene. La calma assoluta è
favorevole ai tiri di artiglieria con proietti e liquidi
speciali ed anche a proiettori di gas; e perciò questi
tiri potranno essere più frequenti durante la notte,
favorevole alla calma del vento. Con tempo calmo o con
vento contrario non è possibile l'impiego di emissioni
di gas da parte del nemico. La grande variabilità del
vento specie in alcune ore, in alcune regioni e in
alcune stagioni, deve essere attentamente seguita e
studiata, poiché essa può dare molti ragguagli sulla
maggiore o minore probabilità dell'aggressione chimica,
e perfino sulla modalità con cui questa può aver luogo.
Occorre, quindi, che comandanti e quadri si esercitino e
si abituino a considerare il vento, e le principali
condizioni meteorologiche collegate al vento (pressione,
temperatura, stato del cielo, periodi del giorno, ecc.)
e le stesse condizioni topografiche, come preziosi
elementi informatori sulle più probabili intenzioni e
possibilità "del nemico nei riguardi delle aggressioni
chimiche. A tal fine sarà specializzato qualche
osservatore in ciascuna unità.
17. - La temperatura è anch'essa un importante fattore
nei riguardi dell'azione dei gas di guerra, anche
perché, per riverbero del calore dal terreno può
influire sulle stesse condizioni del vento. Il suolo
molto riscaldato dal sole determina correnti di aria
verso l'alto, favorevoli alla dispersione del gas,
mentre ii suolo che di sera si raffredda dopo una
giornata calda determina una leggera corrente d'aria
diretta dall'alto in basso, tendente a tener bassa la
nube dei gas e quindi ad aumentarne la tossicità. Nei
riguardi degli aggressivi che si impiegano allo stato
liquido, come l'iprite, l'alta temperatura li rende meno
persistenti favorendone l'evaporazione. I vapori che in
tal caso emanano dal tossico spruzzato sul terreno, sono
però più dènsi e quindi più dannosi, ma tale intenzione
si prolunga per minor tempo.
18. - Criteri generali dell'aggressione chimica. —
Contro le aggressioni chimiche la difesa ha molte
possibilità che occorre ben conoscere indipendentemente
anche dalla disponibilità più o meno grande dei mezzi
all'uopo predisposti. La difesa chimica si fonda:
sulla protezione individuale che consiste
nell'applicazione diretta sull'uomo di speciali mezzi
protettivi;
sulla protezione collettivi che risulta da dispositivi,
generalmente applicati a ricoveri o locali vari
destinati a proteggere contemporaneamente più persone,
in modo che queste non abbiano più necessità di munirsi
di protezioni individuali;
sulla protezione tattica, che consiste, tenendo
particolare conio del terreno e delle condizioni
meteorologiche, nello schivare l'aggressione chimica
avversaria, con opportuni movimenti o spostamenti o con
la scelta di più convenienti località per combattere o
stazionare, e perfino con speciale adattamento della
preparazione ed esecuzione dell'attacco o della difesa.
La difesa chimica, inoltre, per essere completa, deve in
molti casi interessarsi anche della bonifica chimica e
della protezione dei quadrupedi, dei materiali vari e
degli alimenti.
19. - La protezione individuale, nel campo dei mezzi
assegnati, deve essere a perfetta conoscenza di tutti,
fino ai più modesti gregari, e deve costituire parte
integrante dell'addestramento generale e comunque della
truppa. Gli altri mezzi e modalità di protezione sono
argomenti di speciale addestramento per i comandanti di
unità, per i quadri di vario grado e per gli specialisti
(truppe chimiche e truppe del genio).
Ad ogni modo i vari mezzi e modalità di difesa chimica,
per risultare veramente efficaci, si fondano tutti su
una perfetta disciplina della truppa e sullo spirito di
iniziativa e sul morale alto ed esemplare da parte dei
comandanti di vario grado.
LA PROTEZIONE INDIVIDUALE.
IL RESPIRATORE ANTIGAS
MOD. PENNA.
Comprende:
a) la maschera
b) il bocchettone
c) il tubo corrugato
d) la scatola-fltro
e) la borsa
f) la valvola e i dischi antiappannanti di ricambio
a) Maschera
- un facciale: in gomma
speciale (aderente al volto).
- bardatura elastica:
1 cuscinetto nucale, vari tiranti elastici regolabili
(serve per fare aderire sul volto il facciale).
- occhiali: vetro triplex ai quali, mediante molletta ad
espansione di acciaio, si applicano dischi in celluloide
antiappannanti.
- setto nasale: con spugna di gomma (interno).
b) Bocchettone
- di metallo
- contiene 2 valvole: di aspirazione e di espirazione
- anello di gomma (assicura perfetta tenuta bocchettone)
- tappo forato con vite di fermo (serve a chiudere
anteriormente il bocchettone)
c) Tubo corrugato
- È in gomma speciale
- Unisce parte inferiore bocchettone alla scatola-filtro
d) Scatola-filtro
- in latta
- ripieno di sostanze neutralizzanti
- foro (sul fondo). Viene chiuso da un tappo metallico a
pressione quando la maschera non è usata per lungo tempo
collare corrugato (superiormente) per l'attacco del tubo
adduttore dell'aria
e) Borsa
- in tessuto speciale
- è divisa in due scompartimenti;
- in uno, con fondo bucherellato, e provvisto di un
distanziale metallico, vi è il filtro nell'altro la
maschera
- nastro-cinghìa (con bottone e linguetta) per portarla
a tracolla
- lembo di copertura (superiormente)
- cordicella! campanelle metalliche
GLI AUTOPROTETTORI.
51. - Gli autoprotettori
sono apparecchi di protezione a ciclo chiuso, cioè
apparecchi che, a differenza dei respiratori (maschere),
purificano e rigenerano, rendendola nuovamente
respirabile (depurandola dall'eccesso di anidride
carbonica ed arricchendola di nuovo ossigeno), la stessa
aria di espirazione. Questa rigenerazione d'aria si
ottiene senza alcuna comunicazione con l'aria esterna e
perciò gli apparecchi diconsi a ciclo chiuso.
Gli autoprotettori assicurano pertanto, per un certo
tempo, la respirazione, indipendentemente dalla qualità
(anche gas estremamente tossici) e dalla quantità (anche
concentrazioni enormi) dei gas diffusi nell'ambiente, e
perfino in ambiente privo di ossigeno. Questi apparecchi
si suddividono in due distinte categorie, essenzialmente
a seconda del sistema usato per rifornire l'ossigeno, e
precisamente:
o) quelli che procurano l'ossigeno necessario alla
respirazione con una scorta di questo gas contenuto ad
alta pressione (oltre 100 atmosfere) in apposite
bombole, mentre chimicamente, neutralizzano l'eccesso di
anidride carbonica ; e sono chiamati autoprotettori a
riserva di ossigeno (Autoprotettori R. O.);
6) quelli che chimicamente producono l'ossigeno
necessario alla respirazione, e nello stesso tempo
neutralizzano l'eccesso di anidride carbonica; per es.,
mediante la reazione chimica di una speciale sostanza
capace di svolgere ossigeno e di fissare anidride
carbonica quando la sostanza stessa è investita dai
prodotti della respirazione; e tali apparecchi sono
chiamati autoprotettori a produzione di ossigeno (Autoprotettori
P. O.).
Gli autoprotettori sono apparecchi più complicati,
delicati, pesanti e costosi dei semplici respiratori
(maschere); essi sono di impiego più difficile e di più
breve durata di efficacia. Eppertanto sono distribuiti
alle unità ed ai servizi in misura molto minore delle
maschere, restringendone l'uso soltanto a personale
specializzato, destinato ad operare talora in ambiente
in cui o la concentrazione dei gas tossici superi la
capacità filtrante dei respiratori ordinar!, o l'aria
sia così povera d'ossigeno che questo venga quasi a
mancare.
52. - Gli autoprotettori sono muniti di un serbatoio a
sacco (detto sacco-polmone) a volume variabile, capace
di contenere, come scorta abbondante, una certa quantità
di aria e dal quale possa prelevarsi, con margine di
sicurezza, quella occorrente sia alla respirazione
tranquilla dell'uomo a riposo (circa mezzo litro per
ogni inspirazione) sia quella molto maggiore (3 ed anche
4 litri) occorrente in caso di respirazione molto
profonda, durante lavoro intenso o gravi sforzi. Questo
serbatoio che riceve inoltre una parte dei prodotti
della respirazione (residuo di ossigeno, azoto, una
piccola parte di anidride carbonica e di va-por d'acqua)
e che funziona come una camera di compensazione, è
generalmente costituito da un sacco di gomma elastica o
di stoffa impermeabile.
Per il riparo degli occhi ed anche del viso, e come
elemento di raccordo per la respirazione, gli
autoprotettori sono spesso forniti di maschere
(facciali) complete. In tal caso l'autoprotettore
propriamente detto (apparecchi R. O., ovvero P. O.),
prende il posto che nei comuni respiratori è occupato
dalla scatola-filtro.
53. - Schematicamente considerato un autoproduttore è
composto delle seguenti parti:
maschera impermeabile ai gas. Questa può essere
sostituita da un boccaglio (imboccatura che si adatta
alla bocca) con stringinaso (parte destinata a tenere
strette e chiuse le narici in modo che la respirazione
avvenga solo per la bocca munita di boccaglio);
uno o due tubi di gomma corrugati, che adducono alla
maschera o al boccaglio il gas da respirare, e che
riportano nell'autoprotettore i gas espirati;
una sorgente dell'ossigeno (compreso negli
autoprotettori R. O., ovvero prodotto chimicamente negli
autoprotettori P. O.) e sostanza di assorbimente
dell'anidride carbonica;
un tubo di unione tra la sorgente di ossigeno ed il
sacco-polmone;
un sacco-polmone, da cui è aspirato il gas;
una armatura di sostegno, per fissare le varie parti.
101. - Gli indumenti
protettivi. — Questi indumenti sono destinati a riparare
la superficie del corpo (epidermide) dall'azione degli
aggressivi vescicatori, e possono essere delle forme più
varie, e costituiti anche con materiali improvvisati.
In genere sono formati da tessuti resi impermeabili
all'azione dei tossici e specialmente dell'iprite. Essi
sono quasi sempre pesanti ed ingombranti tanto che,
prescindendo anche da difficoltà di, provvista, non
possono essere distribuiti a tutti i combattenti; ma
soltanto ad alcuni elementi speciali (come alle squadre
chimiche delle sezioni di bonifica) e ad un certo numero
di uomini per ogni unità in rispondenza dei bisogni del
proprio servizio.
Gli indumenti protettivi, attualmente regolamentari,
sono;
1) il vestito protettivo;
2) la combinazione;
3) il cappuccio;
4) i guantoni;
5) i calzarotti.
LA PROTEZIONE COLLETTIVA.
201. - In previsione di
impiego prolungato di aggressivi chimici per parte
dell'avversario, si rende necessario l'allestimento di
speciali ricoveri in cui, gruppi di persone affaticate
dall'uso prolungato della protezione individuale possano
rifugiarsi al sicuro da aggressioni chimiche, riposarsi
e ristorarsi ed anche attendere a speciali lavori
(comandi, comunicazioni, cure sanitarie, ecc).
La protezione collettiva riassume quindi tutte le norme
di organizzazione e di uso di questi locali protetti
che, per l'impossibilità di arrestare, deviare, diluire
o neutralizzare una nube di gas (sia questa prodotta da
emissione o da scoppio di proiettili a liquidi speciali
o da irrorazione), possono realizzarsi soltanto
disponendo di ambienti perfettamente chiusi comunemente
denominati ricoveri antigas.
202. - Organizzazione dei ricoveri. — I ricoveri antigas
sono di vario tipo, a seconda dell'uso cui sono
destinati; della capacità che devono avere; del tempo e
dei materiali disponibili per la loro costruzione.
A seconda dell'uso cui sono destinati si avranno:
ricoveri antigas per comandi, per posti di medicazione,
per centrali di comunicazioni, ecc.
A seconda della capacità, si avranno: ricoveri antigas
per interi reparti; ricoveri antigas per pochi uomini.
A seconda del tempo e del materiale disponibile, invece,
si avranno:
ricoveri ermetici, nei quali per la respirazione si
utilizza, soltanto l'aria contenuta nel locale;
ricoveri filtranti, nei quali, per mezzo di speciali
ventilatori si introduce aria pura o purificata
attraverso filtri.
LA PROTEZIONE TATTICA.
240. - Generalità — La
protezione chimica lattica (18i completa ed in gran
parte coordina e potenzia il quadro delle misure
protettive individuali e collettive contro, gli
aggressivi e in difetto di quelle, può in parte
sostituirle.
Essa si attua mediante criteri e predisposizioni tratti
essenzialmente da attento studio del terreno e dei
fattori atmosferici in rapporto alla loro influenza
sull'offesa e sulla difesa chimica ; studio integrativo
dalla osservazione sull'attività del nemico,
nell'intento di frustare o almeno di attenuare gli
effetti che l'avversario si prefigge di ottenere con
l'uso di tali aggressivi.
241. - Con il crescere delle probabilità di impiego di
aggressivi chimici da parte nemica, anche le provvidenze
protettive di ordine tattico debbono avere sviluppo ed
attuazione crescenti man mano che le unità si avvicinano
all'avversario. Saranno naturalmente più numerose a
contatto avvenuto. Si tenga però conto anche delle
probabilità di essere di tanto in tanto sorvolati dagli
aerei avversari, la cui azione con bombardamento chimico
e irrorazioni tossiche potrebbe essere molto rilevante e
colpire zone arretrate.
La protezione chimica tattica entra nel quadro della
difesa contro le aggressioni chimiche, con un ordine di
criteri e di disposizioni più elevato e complesso di
quello delle altre protezioni (individuale e
collettiva); essa è, pertanto, compito precipuo dei
comandanti di unità, normalmente dai comandanti di
battaglione in su.
CENNO SULLA PROTEZIONE DEI
QUADRUPEDI.
300. - I cavalli e i muli,
utilizzati in guerra dalle armi montate o dai servizi,
subiscono in maggiore o minor grado gli effetti tossici
degli aggressivi chimici, analogamente all'uomo, ma
generalmente in misura minore che nell'uomo.
D'altra parte la difesa antigas dei quadrupedi è in
genere più difficile di quella dell'uomo, e non è sempre
applicabile, anche perché talora, nel suo impiego
pratico, creerebbe complicazioni non ammissibili nei
momenti in cui prevale naturalmente la maggiore
preoccupazione di provvedere alla difesa dell'uomo.
I quadrupedi delle truppe montate, e specialmente quelli
della cavalleria, possono cercare nel celere movimento
loro consentito, più facilmente dei quadrupedi delle
truppe a piedi, e specialmente del carreggio e delle
salmerie, una certa protezione, che assume quindi il
carattere di una vera protezione tattica. Di ciò
terranno conto i comandanti delle unità di artiglieria
(nei riguardi della scelta del posto di attesa per i
quadrupedi delle batterie) e in particolar modo i
comandanti delle unità di cavalleria.
301. - Ciò nonostante può rendersi indispensabile, in
varie circostanze di guerra, di provvedere in modo
almeno sommario di una difesa chimica dei quadrupedi,
specialmente di quelli addetti a imprescindibili servizi
di prima linea (batterie sommeggiate, salmerie, ecc.).
Sarà questa essenzialmente una difesa individuale. La
difesa collettiva potrà essere ben di rado applicata
razionalmente, per quanto i comandanti di unità
sufficientemente edotti che abbiano spiccato spirito di
iniziativa potranno sempre disporre per l'attuazione di
qualche provvedimento che dia una certa protezione ai
locali (stalle) in cui i quadrupedi siano eventualmente
ricoverati (chiusura ermetica di porte e finestre,
ecc.).
CENNO SULLA BONIFICA.
326. - Le più semplici e
rapide operazioni di bonifica chimica, per le più
urgenti necessità, possono e debbono essere fatte dalle
stesse minori unità delle varie armi ed elementi di ogni
servizio, poiché le une e gli altri - specialmente in
caso di aggressivi chimici persistenti lanciati
dall'artiglieria o dalla aviazione avversaria — potranno
spesso trovarsi nella necessità di provvedere
immediatamente ad .alcune più elementari operazioni di
bonifica.
327. - I gas fugaci o poco persistenti, anche se molto
tossici, non richiedono di solito speciale bonifica,
poiché la loro azione naturalmente si esaurisce entro
breve tempo.
328. - Saranno aperte, più o meglio che sia possibile
per stabilire correnti aeree, porte e finestre,
allontanando dall'interno dei locali chiusi o semichiusi
(come tettoie) anche i materiali vari che per la loro
natura possono avere assorbito più grande quantità di
tossico (come pagliericci, indumenti, fascine, fieno,
ecc.). Qualora (p. es., quando l'aria esterna sia
affatto calma o con vento debolissimo) occorra
intensificare la ventilazione, se la disponibilità dei
mezzi lo consente e la situazione non lo vieta (con
riguardo all'accensione di luci e creazione di fumo), si
accenderanno fuochi. Questi per l'effetto del naturale
riscaldamento e per il risucchio di aria, creano
correnti aeree che, se i punti di accensione sono
opportunamente disposti rispetto all'ambiente e se si
tiene conto delle condizioni atmosferiche del momento,
risulteranno di considerevole efficacia.
ADDESTRAMENTO PER
L'IMPIEGO DEL RESPIRATORE ANTIGAS.
461. - È necessario
impartire a tutti i militari una accurata istruzione,
che deve essere svolta con ordine e metodo, e con
personale e continuo interessamento da parte dei
comandanti di compagnia. L'istruzione comprende:
un'istruzione preliminare;
un'istruzione di allenamento;
un'istruzione di applicazione tattica;
che saranno svolte successivamente, opportunamente
combinate tra loro e con altre normali esercitazioni.
463. - Istruzione preliminare. — Si inizia mostrando al
soldato come è formato il respiratore nelle sue varie
parti, e come debbano essere regolati la cinghia e i
vari tiranti della bardatura, perché la maschera si
adatti perfettamente bene, come è indispensabile, a
ciascun individuo. Saranno quindi insegnati gli esercizi
di cui appresso, dapprima col soldato in uniforme di
fatica, senz'armi; quindi con il solo armamento
individuale, e infine con l'intero equipaggiamento.
Alcuni esercizi sono stati ripartiti per tempi ed a
comando; ma ogni rigidismo deve essere bandito da una
istruzione come questa con spiccate finalità pratiche e
con caratteristiche di particolare adattamento alle
possibilità di ciascun individuo.
464. - I. Esercizio. Passare il respiratore dalla
posizione ordinaria alla posizione di allarme.
Al comando: allarme gas, eseguire successivamente i
seguenti movimenti :
1) passare il braccio sinistro sotto il nastro-cinghia e
portare la borsa contro il ventre;
2) con il pollice e l'indice della mano destra afferrare
la linguetta del nastro e con la mano sinistra prendere
il nastro all'altezza del bottone metallico e farlo
scorrere sul collo portando così la borsa all'altezza
del petto; introdurre il bottone metallico
nell'occhiello della linguetta fissandovela;
3) sbottonare il lembo di chiusura della borsa, estrarre
la cordicella, passarla prima nella campanella di
destra, poi dietro la schiena, quindi nella campanella
di sinistra, e fissarcela con un nodo semplice;
4) togliere il tappo metallico della scatola-filtro e
riporlo nella borsa;
5) stringere il coperchio forato del bocchettone se esso
fosse alquanto allentato;
6) ripiegare il lembo della borsa senza abbottonarla.
465. - II. Esercizio. Indossare, la maschera per tempi
partendo dalla posizione di allarme.
Al comando uno, alzare con la sinistra il lembo della
borsa e rovesciarlo verso l'esterno; introdurre la
destra nella borsa, e afferrare la maschera in modo che
il bocchettone appoggi contro il palmo della mano.
Al comando due, estrarre con la destra la maschera e
contemporaneamente con la sinistra gettare via il
copricapo verso la nuca con un colpo rapido; afferrare
quindi con ciascuna mano i tiranti laterali della
maschera, in modo che i pollici rivolti in alto passino
sotto gli elastici, e le altre quattro dita di ciascuna
mano restino tese all'esterno degli elastici stessi;
sollevare la maschera all'altezza del viso protendendo
il mento verso di essa.
Al comando tre, applicare la maschera alla faccia e
contemporaneamente, con energico e rapido movimento,
portare il cuscinetto nucale dietro la nuca.
Al comando quattro, con le due mani aggiustare gli
elastici e la maschera, ed assicurarsi della perfetta
aderenza della medesima al volto, regolando se del caso
la lunghezza degli elastici. Rimettere a posto il
copricapo.
466. - III. Esercizio. Togliere la maschera. Al comando
via la maschera, spostato il copricapo, con i pollici
disposti dietro le orecchie sollevare i tiranti
laterali, e quindi togliere la maschera con movimento
dall'indietro all'avanti, lasciandola poi pendere sul
davanti del petto. Rimettere a posto il copricapo.
467. - IV. Esercizio. Riporre la maschera. Al comando
borsa, con la destra afferrare la maschera, e,
mantenendola sollevata all'altezza del viso, tendere con
la sinistra gli elastici ripiegandoli dalla parte
esterna tenendoveli poi fermi con le dita della destra.
Con la sinistra tenere bene aperta la borsa, e con la
destra riporre la maschera nel suo compartimento.
Ripiegare, infine, il lembo di chiusura della borsa in
modo da coprire il respiratore.
468. - V. Esercizio. Indossare da fermo la maschera
partendo dalla posizione ordinaria.
Al comando gas, trattenere il respiro; passare il
braccio sinistro sotto la cinghia e portare la borsa
contro il ventre; afferrarla con la sinistra, e con la
destra sbottonare il lembo di copertura.
Dopo di ciò eseguire i movimenti di cui ai comandi due e
tre del II Esercizio. Riprendere poi la respirazione, e
successivamente adattare la borsa sul petto in posizione
di allarme, accorciando la cinghia e assicurando la
borsa al petto con la cordicella, com'è indicato al I
Esercizio.
469. - VI. Esercizio. Indossare in marcia la maschera
partendo dalla posizione ordinaria.
Quando i militari avranno bene imparato i movimenti
dell'esercizio precedente si passerà ad analoga
esercitazione in marcia. Al comando gas (oppure ad un
segnale convenuto), i soldati dovranno arrestarsi,
eseguire rapidamente l'esercizio trattenendo il respiro,
e poi rimettersi in marcia. Se il soldato porta
moschetto o fucile, lo tiene momentaneamente stretto tra
le ginoc-chia, in modo da aver le mani libere.
NOTE
1) Dall'Istruzione sulla difesa contro gli aggressivi
chimici - ediz. 1930 - del Ministero della Guerra.
(2) I numeri dei paragrafi sono quelli del testo
ministeriale.
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