Regio Esercito
Addestramento della fanteria
Nozioni di ippologia
e istruzione sulle salmerie (1)
I) - GENERALITA'
STATO SEGNALETICO
La descrizione dei
caratteri esterni che servono a identificare un
quadrupede ed a distinguerlo dagli altri costituisce lo
«stato segnaletico».
I caratteri esterni vengono desunti dal sesso, età,
statura, mantello, segni particolari e razza del
quadrupede.
Nella compilazione dello stato segnaletico dei
quadrupedi del regio esercito, l!enumerazione dei
caratteri ora menzionati si fa precedere dal numero di
matricola e dal nome del quadrupede, e si fa seguire
dall'indicazione del servizio al quale questo si reputa
più adatto.
MANTELLI.
Dicesi mantello, l'insieme
dei peli e dei crini che coprono la superficie esterna
del corpo degli animali. Secondo il diverso colore, e le
relative gradazioni, di tali peli e crini si hanno
diversi mantelli che servono a distinguere gli equini
gli uni dagli altri.
I mantelli si distinguono in «semplici», «composti» e
«coniugati».
I primi sono costituiti da peli di un sol colore con
varia gradazione, e sono il «sauro», il «nero» o
«morello», l'«isabella» o «caffè e latte» ed il
«bianco».
I secondi sono formati da peli di almeno due colori e si
suddividono in quelli:
1) a due colori separati: «baio», «falbo» e «sorcino»;
2) a due colori mescolati: «grigio» ed «ubero» o «fior
di pesco»;
3) a tre colori: «roano»;
4) a due pelami: «pezzati».
I mantelli coniugati sono composti dall'unione di due o
più mantelli; vanno sotto il nome di «pezzati» e a
seconda della prevalenza dell'uno o dell'altro si
distinguono in «bianco pezzato sauro» quando il fondo è
bianco in prevalenza; «morello pezzato» quando il
morello prevale sul bianco.
Esempi degli stati
segnaletici
N° di matricola |
Nome |
Sesso |
Età |
Statura |
Mantello e segni
particolari |
Razza |
Attitudine |
Osservazioni |
105 |
Andor |
M. |
10 |
1,55 |
Baio bruno focato.
Stella in fronte |
Romana |
Sella |
Macchie
accidentali al garrese |
106 |
Stella |
F. |
5 |
1,51 |
Sauro dorato.
Balzana da quattro, la destra anteriore calzata.
Stella con liscio narice sinistra. |
Germanica |
Sella |
|
ETÀ.
La vita del quadrupede va
distinta in tre periodi:
1) di gioventù: va dalla nascita fino ai 5 o 6 anni;
2) dall'età adulta: dai 5 o 6 anni sino a 12 o 13. È il
periodo in cui il quadrupede trovasi nella pienezza
delle sue forze.
3) della vecchiaia: si chiude, in generale, verso i 20
anni.
L'età del quadrupede si conosce dai periodi di eruzione
dei denti incisivi da latte nella mascella inferiore e
della loro sostituzione con quelli da adulto; dalle
varie modificazioni che la tavola dentaria di questi
ultimi subisce per il logoramento cui va soggetta.
Quindi l'età dei quadrupedi si desume dai denti incisivi
e particolarmente dagli inferiori.
Le arcate dentarie incisive, che nel quadrupede giovane
si incontrano in linea verticale, col progredire del
tempo tendono a prendere la direzione obliqua in avanti.
ATTEGGIAMENTI E ANDATURE.
Le diverse posizioni che
il quadrupede prende quando non cammina si dicono
atteggiamenti.
Se il quadrupede è in piedi si dice che è in stazione;
se coricato che in decubito.
I diversi modi di progressione usati dal quadrupede per
portarsi da un luogo all'altro si dicono andature.
Possono essere: naturali (passo, trotto e galoppo) ed
acquisite (l'ambio, la travalca, la traina).
II. — PRECETTI PER LA
BUONA CONSERVAZIONE DEGLI EQUINI.
ALIMENTAZIONE.
L'avena, il fieno e la
paglia costituiscono gli alimenti ordinari degli equini.
In caso di bisogno, possono essere sostituiti da
succedanei, tenendo presente:
a) l'avena può essere sostituita con uno o più
surrogati, ma limitatamente ad un quarto della razione.
L'equivalenza nutritiva dei surrogati più comuni è la
seguente: 1 kg. di avena equivale a 2 kg. di fieno,
oppure 0,500 di galletta, oppure 0,500 di fave, oppure
1.000 di orzo, oppure 1.000 di ceci, oppure 1.000 di
carrube, oppure 1,500 di crusca o cruschello;
b) fieno e paglia possono tra loro scambiarsi nella
proporzione di 1 kg. di fieno per ogni 2 kg. di paglia
mangiativa o viceversa.
La sostituzione del fieno con la paglia però non potrà
oltrepassare un quarto della razione.
L'avena entra nella composizione della razione come
alimento concentrato e di forza. Essa dev'essere
asciutta, a grani pieni e lisci, non dev'essere invasa
da muffe, né contenere semi nocivi o sostanze eterogenee
in proporzioni superiori a quelle tollerate dai vigenti
capitolati d'oneri.
In commercio si trovano molte varietà di avena che
rispondono tutte allo scopo, sempre che riuniscano detti
requisiti ed abbiano un peso non inferiore a kg. 44 per
ettolitro.
Il fieno è costituito dall'erba dei prati falciata nel
suo completo ciclo vegetativo e convenientemente
essicata.
Ha diverse caratteristiche che variano a seconda della
provenienza (fieno di montagna, di collina, di pianura),
della natura dei prati (fieno di prato naturale od
artificiale) dell'epoca della falciatura (fieno
maggengo, agostano, settembrino o terzuolo).
Il fieno da distribuire ai quadrupedi dev'essere di
primo taglio o di prato naturale.
È consentito somministrare fieno di secondo taglio nei
mesi di gennaio, febbraio, novembre e dicembre.
È consentita altresì la distribuzione di fieno di prato
artificiale (sulla, trifoglio, erba medica) in
proporzione non superiore ad un terzo della razione.
Comunque, il fieno dev'essere composto di buone piante
foraggere, ricche di foglie e di odore gradevole, non
deve aver sofferto per eccessiva fermentazione, né
essere invaso da muffe.
La paglia è costituita dagli steli e dalle foglie del
frumento o dell'avena, convenientemente essiccati e con
spighe prive di semi. Per essere buona, la paglia deve
trovarsi in perfetto stato di conservazione, dev'essere
fogliosa, flessibile, di odore gradevole, di sapore
leggermente dolce, senza tritume e materie eterogenee e
senza macchie.
In determinate circostanze si può anche fornire ai
quadrupedi erba fresca in ragione di 35-40 kg. in luogo
della razione secca.
Si tenga presente che l'erba medica è molto indigesta e
conviene distribuirla a piccole foraggiate; che il
trifoglio è nocivo se mangiato nelle prime 24 ore dal
taglio; che è meno dannoso ai quadrupedi l'alimento
verde che il fieno raccolto da pochi giorni.
La somministrazione di alimenti verdi va fatta con
cautela ed il regime verde non deve essere applicato che
in base a consiglio e seguendo le prescrizioni
dell'ufficiale veterinario.
In difetto di foraggio, od a completamento della razione
quando occorra, si possono lasciare i quadrupedi al
pascolo, in libertà.
Nell'igiene dell'alimentazione hanno grande importanza
la preparazione e la somministrazione degli alimenti.
Per meglio utilizzare, i principi nutritivi degli
alimenti, in determinate circostanze, si ricorre alla
trinciatura dei fieni grossolani, allo schiacciamento od
alla macerazione dei grani.
L'uso del sale pastorizio, nei periodi di più intenso
lavoro, riesce di grande vantaggio all'economia animale
(gr. 15 giornalmente per ciascun quadrupede e per il
periodo da 15 a 20 giorni).
La somministrazione degli alimenti dev'essere fatta in
modo che le profende siano apprestate con puntuale
regolarità, possibilmente alla stessa ora e che la parte
più abbondante della razione venga somministrata la
sera. Il fieno dev'essere somministrato prima dell'avena
e sempre qualche ora prima del lavoro. Di massima, il
fieno della razione di un giorno viene distribuito in
tre volte; l'avena in due. Gli alimenti non debbono
essere somministrati prima che i quadrupedi abbiano
goduto, dopo il lavoro, di sufficiente periodo di
riposo, perché la stanchezza diminuisce la capacità
digestiva.
La crusca deve essere distribuita leggermente inumidita
e con aggiunta di un po' di sale pastorizio.
BEVANDA.
L'acqua per abbeverare gli
equini dev'essere limpida; se torbida, limacciosa o
putrida, è ricusata dal quadrupede.
Nel prescegliere l'acqua per le abbeverate, occorre
tener conto della sua provenienza, della località che
attraversa, onde escludere possibili inquinamenti.
L'acqua non dev'essere eccessivamente calda, né
eccessivamente fredda. Buona misura di prevenzione, in
quest'ultimo caso, è di far bere il quadrupede a più
riprese.
Due abbeverate al giorno — sempre prima di somministrare
l'avena — sono indispensabili; tre sono salutari nella
stagione estiva.
Durante le marce in montagna, è consigliabile abbeverare
frequentemente i quadrupedi, impedendo però che bevano
troppo in una sola volta e rimettendoli sollecitamente
in cammino.
Il quantitativo di acqua per l'abbeverata di ciascun
quadrupede varia da 25 a 35 litri al giorno, a seconda
della taglia, della stagione, del genere di
alimentazione e del lavoro che compie l'animale.
Si deve porre attenzione perché i quadrupedi non bevano
quando siano sudati o subito dopo il ritorno dal lavoro.
L'abbeverata deve precedere di almeno un'ora la
distribuzione della crusca.
SCUDERIE.
Uno dei fattori essenziali
per conservare in buone condizioni di salute i
quadrupedi è l'igiene delle scuderie. Queste debbono
essere esposte in modo da poter assicurare un
conveniente riparo dagli effetti nocivi della
variabilità degli agenti atmosferici.
Le scuderie devono essere costruite in località sane, su
terreno asciutto, alquanto elevato sul circostante e
provvisto convenientemente di acqua; debbono avere
finestre in numero proporzionato all'ambiente e porte
spaziose. Nell'interno si deve man-, tenere una
temperatura costante e dolce, ponendo cura di attivare
convenientemente l'aereazione perché l'aria pura e bene
ossigenata è il primo alimento dell'organismo, mentre
un'atmosfera viziata da gas nocivi (acido carbonico,
ammoniaca, ecc.), agisce sempre in maniera sfavorevole
sugli organismi e li predispone ad ammalare.
Le poste debbono avere una lieve inclinazione.
La lettiera è il giaciglio degli animali ed è costituita
di norma, di paglia di cereali.
Può essere temporanea e permanente. È temporanea quando
si rimuove giornalmente; è permanente quando la si
lascia in posto per tre o quattro mesi. È da preferirsi
la seconda, perché offre un riposo migliore ai
quadrupedi, non ne danneggia gli appiombi, li garantisce
da contusioni in caso di cadute, e in ultimo, perché
facilita l'assorbimento delle orine, beneficio questo
che si traduce in salutare diminuzione di esalazioni
ammoniacali. La lettiera permanènte, però, richiede cure
assidue e diligenti. Essa dev'essere liberata dalle
deiezioni solide, ben compressa in modo da impedire ogni
fermentazione, e deve avere lo strato superficiale
sempre asciutto e giornalmente ricoperto di paglia
fresca.
Durante il cambio della lettiera, i quadrupedi non
dovranno essere tenuti in prossimità delle scuderie.
Rimossa la lettiera permanente ed eseguita una
scrupolosa pulizia delle poste, queste saranno cosparse
abbondantemente di latte di calce.
Durante le buone giornate, è sempre conveniente, per
l'igiene dei quadrupedi e per la buona conservazione
delle scuderie, tenerli al di fuori delle medesime il
maggior tempo possibile.
In marcia, durante le esercitazioni fuori della
residenza abituale, si eviterà di ricoverare i
quadrupedi nei pubblici stallaggi o in ambienti
ristretti non sufficientemente aereati; è, però, sempre
preferibile tenere i quadrupedi all'addiaccio quando non
ostino speciali condizioni di clima.
IGIENE DEL PIEDE.
Dalla bontà del piede e
dalla sua conservazione risulta la possibilità o meno di
un lavoro utile e continuativo da parte del cavallo e
del mulo. L'esame attento ed accurato del piede è
pertanto di somma importanza e dev'essere sempre
praticato da parte del personale addetto ai quadrupedi,
prima e dopo il lavoro, nonché durante le soste in
marcia.
Come mezzo di protezione e di conservazione del piede,
si applica, con dei chiodi speciali, una lamina di ferro
sull'orlo inferiore dello zoccolo. Tale pratica, che va
sotto il nome di ferratura, trova applicazione a
sviluppo completo dell'animale.
Si distinguono: una ferratura normale ed una correttiva.
Per mezzo di quest'ultima si possono correggere alcuni
difetti del piede, o, per lo meno, attenuarne gli
effetti.
La ferratura dev'essere solida, rinnovata, di massima,
ogni 40 giorni ed adattata al piede dell'animale.
Il piede del mulo è più stretto di quello del cavallo,
più alto ai talloni, con muraglia più spessa e perciò
molto più resistente. Per lo speciale servizio che
compiono i muli, i loro ferri sono muniti, nella parte
posteriore, di due appendici, dette ramponi.
Quando gli animali debbono essere impiegati su terreno
ghiacciato, per impedire che scivolino, si fa uso di
chiodi speciali con la testa a piramide od a scalpello,
detti chiodi da ghiaccio. Possono anche usarsi allo
scopo ramponi mobili od anche lamine di acciaio saldate
in corrispondenza della punta del ferro, dette grippe.
Talvolta, quando le condizioni d'uso del ferro lo
consentano e l'unghia sia cresciuta in misura da
alterare gli appiombi dello zoccolo, invece di applicare
una nuova ferratura, è consentito, previo pareggiamento
dell'unghia, rimettere il ferro vecchio con chiodi
nuovi, operazione questa che va sotto il nome di
rimessa.
Rammollimento ed imputridimento della forchetta. La
superficie plantare del piede dovrà essere mantenuta,
specie nella stagione invernale, continuamente asciutta
e pulita, oltre a lavarla settimanalmente con soluzione
acquosa di creolina al 5% o con spalmature di catrame
liquido. La mancanza di pulizia od il lungo permanere su
terreno umido o su lettiere imbevute di orina, sono le
cause del rammollimento ed imputridimento della
forchetta.
Tale processo si cura sopprimendo la causa che lo ha
determinato, pulendo accuratamente il piede ed
introducendo nelle lacune della forchetta batuffoli di
cotone imbevuto di liquido del Villate o di catrame
vegetale.
IGIENE DELLA PELLE.
La pelle degli equini, per
le sue importanti funzioni, deve essere curata nel
miglior modo possibile. Con un razionale governo della
mano si libera la cute da tutte le sostanze estranee,
nonché dai prodotti delle ghiandole e da quelli di
regressione, venendo così a favorire la traspirazione e
la eliminazione di sostanze nocive all'organismo.
Nella pratica del governo della mano si provvede alla
pulizia delle parti sprovviste di pelo (occhi, narici,
ano e genitali) mediante una spugna, la quale, come
tutti gli attrezzi per il governo, dev'essere
individuale e mantenuta con la più scrupolosa pulizia.
La spugna, accuratamente lavata con acqua corrente, deve
servire in primo tempo per la pulizia degli occhi e
successivamente per quella delle altre parti del corpo.
I bagni e le doccie concorrono a tener pulita la
superficie del corpo degli animali. La loro applicazione
deve compiersi alla presenza di un ufficiale del
reparto, con determinate norme e precauzioni prescritte
volta a volta dall'ufficiale veterinario.
La tosatura generale o parziale è consigliata a scopo
igienico e profilattico ed è eseguita solo quando
autorizzata dalle competenti autorità.
A tutela dell'integrità della pelle e perché l'animale
possa, senza interruzioni, essere vantaggiosamente
impiegato al servizio cui è destinato, grande cura si
deve portare agli arnesi da lavoro.
Il basto e gli accessori devono adattarsi perfettamente
alle varie regioni del corpo sulle quali vengono
applicati; debbono essere proporzionati alla taglia
dell'animale ed avere i cuscinetti convenientemente
imbottiti. Dev'essere spiegata la più oculata diligenza
per evitare che corpi estranei s frappongano fra il
basto e la superficie cutanea. Ogni trascuratezza nei
riguardi dell'applicazione della bardatura può essere
causa di gravi lesioni della pelle e dei tessuti
sottostanti.
IGIENE DEL LAVORO.
Ogni lavoro compiuto con
moderazione, nei riguardi dell'intensità e della durata,
riesce utile all'organismo, che progredisce pertanto
nella sua attitudine e nella sua potenzialità.
Il lavoro protratto oltre i limiti normali produce,
invece, in primo tempo, fenomeni di stanchezza che si
appalesano con diminuzione di energia; se, in detto
momento, non viene concesso all'animale un adeguato
periodi di riposo, insorgono i fenomeni
dell'affaticamento, talvolta mortali.
Il lavoro, perciò, dev'essere subordinato:
1° all'età dell'animale, tenendo conto che nell'età
giovane (al di sotto dei 5 anni per i cavalli, 4 per i
muli) e nella vecchiaia (15-18 anni per i cavalli, 18-22
per i muli) la resistenza al lavoro è molto diminuita;
2° alla costituzione, al temperamento, allo stato di
nutrizione, alla taglia, all'attitudine; elementi questi
che influiscono sulla resistenza degli animali al lavoro
;
3° allo stato di allenamento, che ha grande importanza
sulla resistenza dell'animale, e sullo sforzo che esso
può compiere, e che dev'essere graduale e progressivo;
4° alle condizioni del terreno e del clima, nonché ai
dislivelli da superare.
III. — PRATICA DEI
QUADRUPEDI E GOVERNO.
METTERE E TOGLIERE LA
CAVEZZA.
La cavezza da scuderia da
cavalleria si compone di:
1 frontale,
1 museruola,
1 sopracapo,
1 sottogola con riscontro,
1 ciappa con due anelli grandi alla quale è attaccata 1
catena da cavezza.
Per mettere la cavezza occorre collocarsi dalla parte
sinistra del quadrupede, prendere con la mano sinistra
il montante sinistro della cavezza in prossimità del
frontale (il sottogola deve essere preventivamente
sfibbiato, se già non lo è), passare il braccio destro
sotto la gola del quadrupede in modo da contenerne la
testa fra il braccio e l'avambraccio, poi adattare la
museruola, far passare colla mano destra il sopracapo
dietro le orecchie e sopra la testa ed infine affibbiare
il sottogola al riscontro senza comprimere la gola.
Per togliere la cavezza occorre sfibbiare anzitutto il
sottogola, poi far passare il sopracapo avanti alle
orecchie, sostenendo la cavezza colla mano sinistra,
affinchè non cada a terra, mentre il braccio destro
cinge il collo del quadrupede.
La catena da cavezza serve tanto per condurre il
quadrupede a mano, quanto per attaccarlo in scuderia od
altrove.
MODO DI TENERE E CONDURRE
IL QUADRUPEDE A MANO COLLA CAVEZZA.
Il soldato conduce il
quadrupede impugnando colla mano destra la catena della
cavezza presso la campanella e trattenendo nella mano
sinistra il capo della catena.
Se il quadrupede è molto docile e mansueto, il soldato
lascia la catena distesa e ne impugna la estremità
liberà con una mano. Se, invece, il quadrupede è
irrequieto, per natura, per riposo prolungato, o per
altro motivo, si domina l'animale facendogli passare la
catena della cavezza sopra il naso ed introducendone il
capo libero nella campanella.
Se la bestia salta o cerca di vincere la mano, la si
trattiene col dare scosse dall'alto in basso, più o meno
vibrate e ripetute, alla catena da cavezza.
GOVERNO DEI QUADRUPEDI.
Per governo dei quadrupedi
si intende il complesso delle operazioni intese a
mantenere il quadrupede pulito.
Salvo casi eccezionali di tempo e di luogo, il governo
ai quadrupedi deve sempre essere fatto giornalmente.
OGGETTI PER IL GOVERNO.
Gli oggetti adoperati per
il governo dei quadrupedi sono: la striglia, la brusca,
la spugna e lo strofinaccio di paglia attorcigliata ed
inumidita.
Tali oggetti, ad eccezione dello strofinaccio di paglia,
sono conservati nella tasca di tela per governo
quadrupedi.
Lo strofinaccio si prepara volta per volta prima di
iniziare il governo. Per prepararlo, il soldato prende
un manipolo di paglia buona, e, piegatolo a metà, torce
ben stretta una parte sull'altra sino verso l'estremità
e fa entrare interamente i due capi; taglia con un
coltello l'estremità di questi e da pure alcuni tagli
perpendicolarmente alla lunghezza dello strofinaccio,
affinchè le punte della paglia, a foggia di spazzola,
possano penetrare fra i peli dell'animale.
NORME DI ESECUZIONE.
Il governo deve,
normalmente, essere fatto all'aperto, tenendo i
quadrupedi attaccati colla catena della cavezza nel
posto per ciascuno fissato.
Eccezionalmente, il governo può anche essere fatto in
scuderia. In tal caso il quadrupede deve essere
mantenuto attaccato alla greppia.
Prima di cominciare il governo, il soldato passa
un'attenta visita all'animale; esamina se non abbia
ricevuto colpi o ferite, specialmente negli occhi; fa
scorrere le mani lungo il canale delle ganasce per
assicurarsi che non abbia le glandolo gonfie; ne esamina
le narici, gli alza i piedi, ne ripulisce la suola e la
forchetta mediante un cavicchio di legno; si assicura
che non vi siano pietre, né manchino chiodi e se
riconosce qualche irregolarità ne riferisce a chi di
ragione.
L'indocilità di un quadrupede non deve mai fare omettere
la visita e la pulizia ai piedi, i quali, specie nei
muli, vanno soggetti a gravi malattie.
Passata la visita, il soldato asciuga innanzi tutto con
paglia sciolta il quadrupede se questo è sudato, poi
passa la striglia ovunque occorra per districare i peli
e per asportare il sudiciume maggiore, avendo però
l'avvertenza che la striglia non deve mai essere passata
sulla criniera, sulla coda, in corrispondenza della
spina dorsale ed al disotto dei garretti e delle
ginocchia.
Passata la striglia, il soldato frega tutto il corpo
dell'animale collo strofinaccio di paglia, procedendo
dalla testa alla groppa e dalle parti alte alle parti
basse, ma evitando di usare lo strofinaccio per la coda,
la criniera e per il ciuffo. Poi, il soldato pulisce le
unghie.
In seguito, il soldato passa ripetutamente la brusca su
tutto il corpo del quadrupede per asportarne la polvere
ed il sudiciume.
La brusca deve essere adoperata a lunghi colpi con
braccio disteso, nel senso del pelo se questo è corto ed
anche contro pelo se invece è lungo, in modo da giungere
colle setole fino alla pelle del quadrupede. Ogni due o
tre colpi la brusca deve essere ripulita passandola
sulla striglia e di tanto in tanto è necessario battere
quest'ultima a terra, di costa, per farne cadere il
sudiciume che vi si accumula.
Il soldato pulisce la criniera e la coda spartendone i
crini colle dita e servendosi della brusca, o, meglio,
della spugna leggermente bagnata.
Separa la criniera dal ciuffo e la rivolge a sinistra.
Colla spugna ben pulita ed umida, netta nell'ordine, gli
occhi, le narici, le parti genitali e l'ano.
Quando, dopo il governo, si distribuisce l'avena, il
soldato, ricondotto il quadrupede in scuderia ed
attaccatelo alla greppia, rimane nella posta vicino alla
testa finché esso non abbia consumata la biada.
Terminato il governo, il soldato deve riporne gli
oggetti nel luogo per essi stabilito e deve lavarsi
accuratamente le mani ed il viso.
OPERAZIONI SPECIALI.
Per fare i crini, il
soldato taglia il pelo troppo lungo che cresce alla
parte posteriore della gamba ed al pastorale,
pareggiandolo col rimanente pelo della gamba stessa; lo
taglia anche alla parte, anteriore, in modo però da non
lasciare scoperta la corona. Inoltre raccorcia i peli
troppo lunghi tra le cosce e sotto la pancia.
Nelle orecchie eguaglia i peli che sporgono
esternamente, senza tagliarli nell'interno. Brucia o
taglia pure i peli sotto le ganasce, lasciando intatti
quelli delle narici, delle labbra e del mento.
L'estremità inferiore della coda dev'essere,
normalmente, tagliata all'altezza del garretto.
Nell'autunno potrà essere tagliata alquanto più corta
affinchè entrando l'inverno, non s'imbratti tanto
facilmente col fango, ma nell'estate bisognerà lasciarla
di nuovo crescere, onde i quadrupedi abbiano mezzo di
liberarsi dalle mosche.
Per tagliare la coda, si comincia col sollevarla ponendo
il braccio sinistro sotto il codone; poi colla mano
destra si distendono i crini e si impugnano con forza un
poco al disotto del punto ove si vuole eseguire il
taglio; quindi, o la mano sinistra va ad impugnare
fortemente la coda tenendo il mignolo in su, alquanto al
disopra della mano destra, oppure si fa legare la coda
fortemente allo stesso posto con una funicella. Fatto
ciò, si pratica il taglio rasente la mano o la
funicella.
Le sopradette operazioni devono essere ordinate e
sorvegliate personalmente dall'ufficiale preposto ai
quadrupedi o alle salmerie e fatte di solito dal
maniscalco od allievo provetto.
Per ingrassare i piedi, operazione che deve essere fatta
almeno una volta per settimana, si fa uso dell'unguento
da piedi (grasso suino parti 5, colofonia parti 1, cera
gialla parti 1/2, pece nera parti 1/2), oppure della
vaselina.
IV. — BARDATURE.
La bardatura normale per i
quadrupedi delle salmerie dei corpi (escluse le batterie
alpine) è costituita dalla bardatura completa a basto
modello 1898, die si compone di:
a) 1 basto mod. 1898 per trasporti a salma;
b) 1 braca di bardatura a basto mod. 1898;
c) 1 groppiera di bardatura a basto con riscontro e
soprane;
d) 1 pettorale di bardatura a basto mod. 1898;
e) 2 corregge di imbracatura di cofani per basto mod.
1898;
f) 1 briglia di bardatura a basto. Peso totale kg.
25,890.
Per facilitare il trasporto dei materiali vari, i
reparti sono dotati di un certo numero di adatte
armature da basto. Esse sono le seguenti:
a) armatura cuffia da basto porta mitragiatrice Fiat
modello 14 o mod. 35;
6) armatura da basto porta treppiede di mitragliatrice
Fiat mod 14 o mod. 35 ;
e) armatura da basto porta cassette per caricatori di
mitragliatrice Fiat mod. 14 o mod. 35;
d) armatura centrale da basto porta bidoni e cassette
per acqua di mitragliatrice Fiat mod. 14;
e) armatura laterale universale da basto;
f) armatura centrale
universale da basto porta fucile mitragliatore.
g) armature per le cp. mortai e le cp. cannoni.
BARDARE E SBARDARE.
METTERE E TOGLIERE LA
BRIGLIA.
Il quadrupede è in cavezza
e con questa deve essere sempre impiegato.
Il soldato, prima di accingersi a imbrigliarlo, gli
avvolge la catena della cavezza attorno al collo,
assicurandola coll'introdurne il traversino nell'anello
della museruola, o meglio, per non sciupare la criniera,
avvolge la catena ripetutamente fra l'anello della
museruola ed il sottogola, assicurandola nello stesso
modo. Per mettere la briglia il soldato si colloca dalla
parte sinistra del quadrupede all'altezza della testa e,
dopo aver sfibbiato il sottogola, fa scorrere alquanto
nella campanella sinistra del filetto il guinzaglio in
modo da allentarlo; getta le redini sul collo, tiene
colla mano destra il sopracapo col pollice sopra e le
altre dita verso il frontale; passa il braccio destro
sotto la gola del quadrupede e contenendo questa fra il
braccio e l'avambraccio, colla sinistra prende la
guancia sinistra vicino alla campanella del filetto,
introduce il pollice nella bocca del quadrupede fra le
barre, preme il palato per fargli aprire la bocca e vi
introduce il ferro del filetto. Colla mano destra fa
passare l'orecchio destro fra la tastiera ed il
frontale; colla sinistra, lasciata la bocca, vi fa
passare l'orecchio sinistro, estrae il ciuffo di sotto
il frontale ed affibbia il sottogola avvertendo di farlo
passare sotto il montante della cavezza e stringendolo
quanto basta perché il quadrupede non possa togliersi la
briglia, ma senza che esso rimanga incomodato quando
abbassa la testa inarcando il collo. Stringe quindi il
guinzaglio convenientemente, in modo da poter
padroneggiare l'animale colla pressione di questo sulla
barbozza.
Per togliere la briglia, sfibbiato il sottogola ed
allentato il guinzaglio, colla sinistra si impugna il
sopracapo sul quale si saranno sovrapposte le redini;
colla destra si levano le orecchie di sotto il
sopracapo, quindi si toglie la briglia.
METTERE E TOGLIERE IL
BASTO.
Il quadrupede è attaccato
ad un ritegno qualsiasi, oppure è tenuto per mano da
altro soldato.
Il conducente prima d'imbastare deve assicurarsi che il
dorso della bestia sia ben pulito, che i peli non siano
arricciati e che il cuscino del basto sia pulito e non
indurito dal sudore.
Per imbastare, il soldato assicura innanzi tutto sulla
parte superiore del basto, servendosi della lunga della
cinghia, la braca, il pettorale e tutte le cinghie.
Solleva poi il basto e lo depone leggermente sul dorso
del quadrupede, piuttosto verso il garrese, col gancio
portaredini verso la testa, quindi lo fa scorrere
alquanto all'indietro fino alla giusta posizione.
In seguito, abbassa la braca, passa la coda nel
sottocoda, affibbia il pettorale ed il reggi-pettorale
ed assicura il riscontro del reggi-braca in modo che la
braca risulti a giusta altezza.
Il basto viene fermato
colla cinghia e mediante il nodo detto da mulattiere.
Siccome la cinghia dovrà riuscire ben stretta, è d'uopo
ridurla preventivamente a lunghezza conveniente,
ripiegando la parte in cuoio su sé stessa per modo che
il nodo da mulattiere riesca poi, ad operazione finita,
immediatamente al di sotto del lembo inferiore sinistro
del basto.
Per fare il nodo da mulattiere si introduce il capo
libero della lunga nella campanella inferiore da dentro
in fuori, si ripiega nella superiore da fuori in dentro
e poscia nell'inferiore di nuovo da dentro in fuori: si
avvicinano quindi fra loro i giri di lunga senza
sovrapporli e si avvicinano le due campanelle tirando il
capo libero della lunga colla mano destra e tenendo le
ultime quattro dita della sinistra, palmo all'infuori
unite e distese, fra i corpo dell'animale e la
campanella inferiore.
Ciò fatto, si fa rientrare il capo libero nella
campanella superiore, nuovamente da fuori in dentro,
accanto agli altri giri: si tende quindi e si sovrappone
di piatto e in traverso alla estremità superiore dei
giri di lunga, ripassando il capo libero dall'altra
parte nella campanella da fuori in dentro e da sotto a
sopra. Dopo di ciò, si piega il capo libero ad occhiello
sotto l'accennato giro trasversale di lunga, e si
raccorcia l'occhiello quanto basta affinchè col capo
libero si possa avvolgere, con giri ben ravvicinati,
tutta la rimanente lunghezza dell'occhiello stesso,
ossia dal giro trasversale alla piegatura. Eseguito
l'avvolgimento testé indicato, si fa passare l'estremità
della lunga nella fibbia che venne in tal modo formata.
Potrebbe aumentarsi ad arbitrio il numero dei giri
seguendo però costantemente il modo sopra esposto
nell'introdurre il capo nelle campanelle e terminando
sempre il nodo a quella superiore, ma tal cosa non
occorre fare se non si hanno dubbi sulla resistenza
della lunga.
A mantenere in sesto il basto e ad impedirgli di
spostarsi innanzi o indietro, concorrono il pettorale e
la braca convenientemente accorciati od allungati.
Per togliere il basto si disfa il nodo da mulattiere, si
sfibbia il pettorale e la groppiera, si toglie la coda
dal sottocoda, si rialza la braca e la si fa passare sul
basto. Quindi, sollevato il basto stesso, lo si depone a
terra o si trasporta altrove nel modo indicato nelle
avvertenze (b) che fanno seguito, badando di non
smarrire verun oggetto caricato sul medesimo.
AVVERTENZE CIRCA IL MODO
DI BARDARE.
a) Nell'interesse della
conservazione dei quadrupedi e della sicurezza dei
trasporti, conviene che ad ogni quadrupede sia
assegnato un basto il quale deve essere opportunamente
adattato e, per quanto è possibile, non deve essere
cambiato o impiegato su altri quadrupedi.
b) Il trasporto a spalla del basto, per avvicinarsi al
quadrupede ed imbastare, può essere eseguito appoggiando
il basto sia ad entrambe le spalle, coi cuscini in
avanti e colla parte anteriore in basso, sia alla sola
spalla destra, coi cuscini in fuori, la parte anteriore
in basso e sostenendo il basto stesso impugnandone la
cinghia superiore, o la traversa quando è provvisto di
armatura, colla mano sinistra e l'imbottitura sotto
all'assicella sinistra colla mano destra.
Il primo modo è da preferire quando il tratto da
percorrere col basto a spalla è di una certa lunghezza.
Il secondo presenta il vantaggio di poter sorvegliare il
quadrupede mentre gli si appoggia il basto sul dorso ed
è quindi consigliabile quando si debbono imbastare
quadrupedi non assolutamente tranquilli e di buona
indole.
c) V'hanno quadrupedi che al momento della cinghiatura
trattengono il respiro gonfiandosi per modo che, sebbene
siasi ben serrata la cinghia, quando il caricamento è
finito questa trovasi nuovamente allentata. Per ovviare
a ciò converrà obbligare l'animale a tenere la bocca
aperta, quando si stringe la cinghia, prendendogli la
lingua con una mano o introducendogli in bocca un
oggetto tale che gli impedisca di chiuderla. Il
quadrupede è bene imbastato allorché:
1° l'imbottitura sotto l'azione del carico principale
riesce uniformemente aderente al costato;
2° nessuna parte della bardatura preme sul garrese,
sulla spina dorsale o sulle reni;
3° il pettorale agisce al disopra della punta della
spalla e quindi non ne imbarazza il movimento, e nemmeno
preme troppo in alto all'origine del collo, il che
riuscirebbe dannoso alla respirazione;
4° la braca si trova da 15 a 20 cm. al di sotto della
punta delle natiche e permette di passarvi sotto la mano
con facilità;
5° nei movimenti la groppiera non entra in tensione;
6° la cinghia da basto è tesa tanto da assicurare la
stabilità del carico senza, peraltro, ostacolare la
respirazione del quadrupede.
NOTE
1) Dall'Istruzione sulle salmerie - edizione 1935-XIII.
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