Composizione. - L'esercito dell'Impero Etiopico, o per essere più esatti, le forze armate che il Negus può
mobilitare in caso di guerra, risultano dall'aggruppamento delle singole
forze che i Ras più potenti. capi di regione, possono riunire mobilitando a
loro volta i capi soggetti. In Etiopia non esiste una leva propriamente
detta. ma al battere del «chitèt», o bando imperiale, i sudditi atti
alle armi accorrono attorno al ghebi del loro capo con il proprio
armamento, primitivo o modernissimo a seconda della ricchezza e della
potenza di chi li riunisce. Questo accorrere ricorda le frotte degli armati
medioevali che, al seguito di un condottiero, formavano eserciti temibili,
anche se di origine, costumi ed armamenti diversissimi.
Bisogna riconoscere a questi armati le doti comuni all'uomo abissino in
genere, a cominciare da un alto spirito bellico, che si moltiplica
nell'eccitazione della massa. facendola diventare sanguinaria. avida di
bottino, fino a raggiungere il parossismo quando più alto è. il tumulto
della battaglia. A questo, si devono aggiungere l'estrema frugalità ché in
caso di bisogno l'armato abissino può vivere con una piccola razione di
farina, e la grande mobilità. potendo gli indigeni coprire giornalmente con
la marcia distanze di 60 km., e, in casi eccezionali, anche di 100 km.
Innati sono nell'abissino l'arte dell'imboscata, dell'aggiramento e la
capacità di saper tattica-mente sfruttare le risorse del terreno.
Oltre agli eserciti regionali, esiste una Guardia Imperiale, di cui fanno
parte solo i nativi dei vari distretti dello Scioa, dipendenti direttamente
dall'Imperatore come dominio della Corona. e quelli delle province Cellia,
Nonno, Uolisò. Gabbo. Amoia, Soddo. Guagliè, Marequò e Gamma, dipendenti
direttamente dal Ministro della Guerra. Questa Guardia Imperiale ha due
formazioni, una sceltissima, regolarmente pagata. ben equipaggiata, armata
ed addestrata modernamente, disciplinata secondo gli ordinamenti europei-
composta da circa 10.000 nomini; l'altra, pur sempre scelta ma meno
efficiente, che comprende circa 70.000 uomini.
Molto è stato scritto sulla forza numerica complessiva dell'esercito
etiopico, ma con grande discordanza nelle cifre. Infatti, il totale degli
eserciti regionali può variare molto a seconda del gettito dei bandi. Si va
da un minimo di 500.000 uomini per giungere al massimo di un milione.
Gruppi numerosi di cavalleria al seguito dei capi principali, assai abili nel valersi dei generosi cavalli abissini e nel saper compiere velocissime manovre di aggiramento, hanno sempre fatto credere alla esistenza di un corpo di cavalleria. E' invece accertato che vi sono soltanto pochi squadroni organici facenti parte della Guardia Imperiale.
Gerarchia. - Nell'esercito abissino non esiste una vera e propria
gerarchia. I gradi, o piuttosto i titoli militari, sono conferiti dal Negus
e dai Capi in sottordine, a seconda del rango e della carica sociale degli
individui.
regioni, con lo stesso procedimento, i governatori delle province sono a
capo dei loro armati e, a seconda della importanza del paese loro
sottoposto, prendono il nome di Degiasmac Negarit, Degiac Negarit, Degiac.
Quest'ultimo potrebbe paragonarsi ad un comandante di reggimento, avendo
effettivamente comando su una unità tattica similare di 2-3.000 uomini.
Seguono noi, secondo le concezioni tradizionali abissine, il Comandante
dell'avanguardia, Fitaurari; il Comandante della retroguardia, Asmac; il
Comandante dell'ala destra, Cagnasmac; il Comandante dell'ala sinistra,
Grasmac; quindi i Comandanti di Amba. dell'artiglieria e della cavalleria,
che han-no il titolo di Barambaras; infine gli ufficiali inferiori, Basciai.
Nella Guardia Imperiale,il comando effettivo dei reparti è affidato a
giovani ufficiali, figli di capi, alcuni dei quali hanno studiato nelle
scuole militari europee. I gradi corrispondono qui a funzioni ben
determinate, la cui gerarchia è la seguente : Sciarnbal, Comandante di
compagnia o di battaglione; Meto Alekà, Comandante di plotone; Amsa Alekà,
sottufficiale Comandante di plotone; Ila Ammist Alekà, sottufficiale; Assr
Alekà, capo squadra.
La costituzione dei reparti che formano la Guardia Imperiale è la seguente;
tre battaglioni di fanteria con 12 sezioni di fucilieri mitraglieri e tre
compagnie di mitragliatrici pesanti; un reparto di lancia bombe: uno
squadrone di cavalleria: una batteria someggiata; un plotone di
radiotelegrafisti; un drappello di sanità e la musica.
Armamento e addestramento. - Sin dalla sua assunzione al trono,
l'attuale Negus si preoccupò che i suoi sudditi fossero messi in grado di
partecipare, nel numero più grande possibile, agli addestramenti impartiti
dalle missioni di ufficiali europei, quali la belga, la svizzera e la
svedese, avvicendatesi nella capitale etiopica.
La provvista delle armi moderne, destinate a sostituire i vecchi fucili e le
armi bianche primitive di cui erano armati per la maggior parte gli
abissini, fu, nonostante le convenzioni internazionali, accresciuta ogni
anno secondo i consigli e la prevalenza di questa o di quella missione
europea. Per far fronte alle forti spese. Hailè Selassiè ridusse gli
stipendi dei suoi funzionari del 20 per cento, ed impose il contributo di un
tallero per abitante a titolo di «acquisto di armi e munizioni».
Gli ufficiali belgi distaccati ad Narrar, a Sidamo, a Uollo, a Golia, hanno
istruito gli abissini nell'uso delle armi automatihe, fucili e
mitragliatrici, e costituito reparti regolari con organico europeo.
Venivano così a beneficiare di questo insegnamento anche gli eserciti regionali dei diversi Ras, che non avevano brillato certamente fino allora per l'armamento, composto di vecchi fucili di tutte le fabbriche: Gras, Le}nel, Mauser, Wetterly, Martini; carabine Winchester. Colt. Remington, in numero complessivamente di circa 600.000. Ma appunto per l'interessamento del Negus, fin dal 1931 erano giunti in Abissinia circa sessantamila fucili moderni, con una scorta di venti milioni di cartucce, tosto accresciuta; duecento mitragliatrici tra pe-santi e leggiere; sette carri Ford armati con mitragliatrici Wichers; sette carri d'assalto Fiat. I paesi sanzionisti, hanno poi fatto a gara ad inviare in Etiopia forniture militari cosicché il numero delle mitragliatrici pesanti è salito a 350 e quello delle leggiere a 800. Nè tali elargizioni sono cessate.
Anche l'artiglieria ha ricevuto speciali cure in questi ultimi tempi, ed ai
circa due-cento vecchi pezzi di bronzo ad affusto rigido, si sono aggiunti
un centinaio di pezzi moderni da campagna. Numerose e moderne le bocche da
fuoco per la difesa antiaerea.
Gli aeroplani al servizio del Negus ammontavano a 17. con piloti europei e
indigeni. La maggior parte degli apparecchi. però è inefficiente, e vari
sono stati distrutti nel corso delle ostilità dai nostri aviatori.
Equipaggiamenti e servizi. - Prima delle attuali operazioni, l'esercito abissino non possedeva uniformi, eccettuata la Guardia Imperiale, vestita di uniforme color kaki di tipo belga, coi colori distintivi della specialità in mostrine applicate al bavero. In questi ultimi mesi, anche alcune decine di migliaia di gregari hanno rivestito l'uniforme kaki e messo, contrariamente all'uso locale, un berretto tipo giapponese. Gli altri, rivestono il rituale sciamma bianco senza distintivi, e molti hanno rinunciato a indossare in guerra le tradizionali vesti adorne di pelli di leone o leopardo e gli alti pennacchi. Tutti portano in combattimento al posto della sciabola-baionetta un coltellaccio o una scimitarra molto curva bitagliente. La calzatura rappresenta per l'abissino un impaccio insopportabile. e quindi, mentre esso è pronto a pavoneggiarsi in un bel paio di scarpe di pelle lucida, ne fa a meno quando deve marciare.
Se gli armati abissini, come abbiamo detto, possono chiedere al proprio
stomaco sacrifici eccezionali in caso eli necessità, essi cercano di vivere
nel modo migliore, predando e razziando il paese. amico o nemico, in cui si
trovino. I più ricchi conducono con loro uno schiavo porta fucile o una
donna per preparare il giaciglio e cucinare le vivande. L'esercito di un Ras
trascina così al suo seguito una metà circa del suo totale di non
combattenti, che gravano però sulle risorse che il paese può offrire.
Si è tentato di rifornire questi eserciti con criteri logistici europei ma,
conoscendo la caotica confusione che regna usualmente stelle carovane
abissine, e lo stato delle piste carovaniere, si può ben dire che si è
ottenuto un limitato rendimento. In questo modo l'ammassamento di un
esercito regionale corre sempre il rischio di finire per dissolversi se la
fortuna non lo fa capitare u zone ricche di messi e di bestiame, o se la
rara previdenza dei capi non accumuli depositi di vettovaglie.
Questa, in sommi capi, la costituzione delle forze armate abissine. La
civiltà europea continuerà a rafforzarle materialmente e moralmente e
l'Italia continuerà a batterle nel nome della civiltà, da 52 Stati
sanzionisti tradita.
B. G.