GALLERIA
FOTOGRAFICA MODELLISMO
Ansaldo
Lancia 1Z - Regio Esercito - 1/43
di Giulio Gobbi
Brevi cenni storici
La serie delle autoblindate Ansaldo Lancia
1Z nasce dalle esperienze fatte con questo tipo di veicoli durante la
precedente campagna coloniale di Libia e dal successo che i veicoli
similari Belgi avevano riscosso contro le incursioni degli Ulani
Tedeschi nelle prime battute della 1GM. Sul collaudato chassis
dell'autocarro Lancia 1Z con motore a benzina raffreddato ad acqua da 35
Hp, venne eseguito dalle officine Ansaldo un lavoro di blindatura con
lamiere di acciaio dello spessore di 6 mm. L'armamento consisteva nella
prima serie in tre mitragliatrici montate su due torrette sovrapposte,
mentre nella successiva 1ZM, rimossa per motivi di baricentro la torre
superiore venne portato a due mitragliatrici in torretta e 4 fucili
mitragliatori sparanti da apposite feritoie.
Furono impiegate con ottimi risultati durante tutta la 1GM, sicuramente
determinante fu il loro apporto nella controffensiva italiana che
terminò con la vittoriosa battaglia di Vittorio Veneto, Nel dopoguerra
alcune blindo superstiti furono cedute alla PS ai Carabinieri. altre
furono impiegate nel 1935/36 per la conquista dell'Impero (A.O.I.) e
fornirono un valido apporto come scorta convogli. Nel 1941 erano ancora
in servizio ma furono ben presto messe fuori combattimento dai ben più
moderni corazzati inglesi .Altre unità furono impiegate nella guerra
civile spagnola e tre nel presidio Cinese di Tien-Tsin. Nel 1938 queste
ormai vetuste macchine furono definite "a consumazione", l'ultimo
reparto ad averle in organico fu il plotone autoblindo del CCCXII Btg.
Carristi a Rodi (Egeo) nel 1943.
Costruzione
Per portare a termine un lavoro di
autocostruzione occorrono fondamentalmente due cose: la voglia di fare
il mezzo che stai autocostruendo e la pazienza, la mancanza di uno solo
di questi due requisiti non permette di andare avanti. Il modello nasce
in quello che io chiamo pensatoio. Penso e ripenso su come fare quello
che ho in testa di fare, divido il modello in blocchi, e mentre faccio
questo parto in caccia di documentazione (grazie Riccardo), quando ho
chiara in testa la sequenza di assemblaggio parto con il primo "taglio
di lamiere", nella foto che voi ci crediate o meno si vedono esattamente
tutti gli strumenti che uso.
Sono partito con il taglio del pianale incollando con il vinavil su un
foglio di plasticard da 1mm la sagoma del mezzo in scala e una volta
asciutto l'ho ritagliata aiutandomi con il tagliabalsa e le forbici
(Foto 2).
Con il cerchiometro facendo riferimento al
disegno ho stabilito il diametro della torretta, ed ho tagliato una
striscia di plasticard da 0,5 sufficiente a coprire la circonferenza
facendo però prima diverse prove con una striscia di normale carta. Una
volta stabilite con esattezza le misure ho tagliato il plasticard , la
striscia cosi ottenuta è stata avvolta attorno ad un oggetto dello
stesso diametro della torre ( che faticata trovarlo! ) e poi scaldata a
lungo con in phon per far prendere alla plastica il "verso", quindi e
stata tenuto in forma con due mollette per 24 ore per stabilizzare il
tutto (foto 3) e poi incollata al sua posto sul pianale (foto 4).
Non occorre essere precisi al millimetro
in queste prime fasi, tanto dopo ci sarà da stuccare e carteggiare alla
nausea, quindi cercare subito l'incastro come si è abituati a fare con i
normali kit in scatola di montaggio sarebbe inutile, unica cosa a cui
stare attenti è di cercare di fare in modo che eventuali giunzioni che
possono restare nascoste da altri pezzi montanti in seguito si trovino
al posto giusto..... vedi ad esempio la giunzione della torretta fatta
cadere sul retro del veicolo dove verrà completamente coperta da altre
strutture. In queste fasi è anche inutile ovviamente aggiungere il
benché minimo dettaglio, l'obbiettivo è quello di avere il mezzo
assemblato nelle sue parti principali, tutti i dettagli verranno
aggiunti dopo molto lavoro.
Ho poi tagliato i due pezzi che compongono
la parte laterale del cofano motore (foto 5), praticando uno scasso,
chiuso poi da un'altro pezzo plasticard, così i pezzi saranno pronti per
essere incollati al loro posto ed ad accogliere le alette di
raffreddamento. Ho quindi tagliato la paratia parafiamma e con l'aiuto
di una squadra l'ho incollata al pianale, ho quindi aggiunto le due
guance laterali e le scudature anteriori del radiatore, questi ultimi
due pezzi in particolare hanno richiesto ben cinque tentativi prima di
ottenere due pezzi uguali.
Queste parti devono essere eseguite in modo abbastanza preciso, perché
poi su di esse si poggerà il "tetto" del cofano (scusate per i termini
poco tecnici, ma non sono un grosso esperto di carri e simili), più
precise saranno le basi, minore sarà la fatica nel tagliare i pezzi in
maniera esatta.
Per tagliare i pezzi piani o quelli che
presentano una leggera curvatura, sono solito realizzare prima delle
dime di carta o cartoncino poco spesso per prendere le misure dei pezzi
sul modello e farmi un'idea del risultato finale una volta assemblato il
tutto. Nella foto si vedono diversi "tentativi" fatti con le parti
laterali anteriori del mezzo e le parti tagliate nel plasticard
assemblate, quante prove prima di avere un risultato soddisfacente! Una
volta acquisita familiarità con questa tecnica, tagliare i pezzi diventa
semplice, abbastanza rapido e preciso, sono arrivato a questa soluzione
dopo averne provate altre, in certi casi può divenire laboriosa, però
funziona bene, e ripeto va bene solo per le parti piane o quelle che
presentano lievi curvature, in tutti gli altri casi bisogna arrangiarsi
volta per volta. Finalmente dopo svariati disegna, taglia prova e cuci
ho tagliato tutti i pannelli, tranne l'ultimo del tetto (ed un motivo
c'e') ed ho finalmente ultimato il corpo principale del modello. Adesso
si proporrà una lunga e tediosa fase di stuccatura, ed è per questo che
ho passato a pennello una grossolana mano di grigio, questa verrà
carteggiata e metterà in risalto tutti i punti dove stuccare. Prima di
applicare lo stucco metterò anche l'ultimo pannello del tetto, che ho
lasciato aperto per dare modo ai pezzi di asciugare bene senza che i
vapori della colla corrano il rischio di rimanere all'interno del
modello, la mia prima autocustruzione, finì nel cestino, proprio perché
la plastica venne rammollita dai vapori della colla.
Eccola che arriva la fase noiosa: a
vernice grigia asciutta, si rimira con occhio benevolo ma non troppo
indulgente il proprio operato (sembra che parli da solo con il modello,
beh non sembra, è così), si da una pulita alla spatola che nel mio caso
è una vecchia lama piatta di tagliabalsa, apro il tubo del vecchio
fedele e fidato stucco grigio della Molak, e comincio la prima passata,
generalmente molto abbondante. Una volta asciutto lo stucco, prendo un
pezzo di comune carta vetrata da legno o da muro, la strofino prima su
un pezzo di legno (evitate il tavolo del soggiorno o il parquet della
camera da letto) o di muro (in strada è meglio mai usare il muro della
cucina o della propria camera) per stemperarla e poi la passo sul
modello. Non uso la solita carta abrasiva perchè non ho ancora nessun
tipo di dettaglio da salvare e generalmente molto stucco da togliere! Di
solito per arrivare al risultato della foto seguente sono necessarie
cinque o sei passate di stucco, carteggiate poi con carta abrasiva anche
non bagnata sempre più fine. Aspettando la completa asciugatura delle
varie passate di stucco mi sono dilettato nella costruzione peraltro
semplice dei passaruota posteriori, che ho incollato sul modello a
stuccatura e carteggiatura ultimata, le giunzioni fra passaruota e
carrozzeria sono state rifinite con una passata di Vinavil e poco
stucco, una volta tanto nel taglio del plasticard sono stato quasi
perfetto.
A questo punto bisogna aprire una
parentesi storica. Vengono classificate due serie di questa blindo
definite 1Z ed 1ZM, esteriormente si riconoscono subito perché sulla 1ZM
manca la seconda torretta eliminata per motivi di baricentro. E'ovvio
che io abbia scelto un esemplare della prima serie, di cui vennero
costruiti 16 esemplari inclusi i due prototipi, peraltro molto diversi
dal risultato finale. Quindi restano quattordici veicoli, dalle foto
esaminate mi risulta che almeno uno di questi abbia i parafanghi
anteriori ad andamento squadrato e non tondo, uno non li montava
affatto, almeno due non montavano ne quelli anteriori che i passaruota
posteriori, un'altro aveva l'andamento delle fiancate anteriori diverso
sia dalla 1Z che dalla 1ZM almeno sul lato sinistro (riparazione di
fortuna sul campo?), almeno uno non montava le due lame tagliacavi, uno
solo montava la ruota di scorta sul lato destro, gli altri le portavano
nella parte posteriore del telaio, sotto il pavimento. Nessuno aveva
targhe o segni di riconoscimento di sorta, nessuna foto mi riporta la
prima serie con il tricolore in torretta (sigh! era carino), l'unica
cosa in cui tutte le foto sono d'accordo era che i mezzi apparivano
molto sporchi e logori, di conseguenza ho scelto una foto di un mezzo
abbastanza "completo" e per la riproduzione ho puntato su quella.
Nella foto a fianco spero siano visibili
oltre allo scafo assemblato nelle sue parti principali, la prima
torretta ancora da sgrossare e rifinire, i cerchi ed i relativi
pneumatici. I passaruota sono stati rifatti in quanto presentavano un
errore abbastanza evidente di posizionamento, ho preferito staccare
quelli vecchi e rifarli di nuovo, mi sono venuti anche un pò meglio!
L'errore mi è stato fatto notare da Barnaba Fedi, modellista che
gestisce un sito
http://www.mezzimilitari.it/ che sta diventando un punto di
riferimento importante per i modellisti di mezzi militari, mi trovate
spesso sulla sua chat o nel suo forum, probabilmente me ne sarei accorto
anche io, ma tempo dopo e conoscendomi avrei o chiuso un occhio oppure
buttato via tutto. I parafanghi anteriori sono stati tagliati dal
plasticard e piegati con il solito asciugacapelli, fino a raggiungere la
curvatura voluta, con delle strisce di plasticard tagliate poi a misura
sono state realizzate le "persiane" delle prese d'aria del motore
presenti sul cofano, sempre con il plasticard sono state realizzate le
feritoie e le porte di accesso, con del filo di rame di diverse sezioni
ho ottenuto sia le cerniere che, pressandolo, le grondaie poste sopra
alle feritoie. La prima torretta è stata una passeggiata, è bastato un
disco di plasticard del diametro giusto, al quale è stata incollata una
striscia dello stesso materiale, per ottenere la bombatura del tetto ne
ho disegnato la sagoma su di un cartoncino, da cui ho ricavato otto
sagome di plasticard incollate a stella sul tetto, riempendo gli
interstizi con lo stucco è bastata una passata di carta abrasiva per
portare il tutto alla giusta sagoma. Per i cerchi sono stato fortunato,
ho usato il tubo di plastica che avanza quando finiscono i rotoli di
carta delle macchine calcolatrici, erano del diametro giusto, non
credevo ai miei occhi! Ne ho tagliato le sezioni che mi servivano e le
ho usate come base, l'interno dei cerchi è stato ottenuto con dei coni
di cartoncino successivamente dettagliati con pezzetti di plasticard, e
il solito filo di rame. Ho trovato invece nei negozi di idraulica le
gomme belle e pronte a prezzi vantaggiosi, sono gli O-Ring in gomma
delle guarnizioni dei rubinetti, ne esistono di tutti i diametri e
larghezze. Essendo le gomme della Lancia lisce, non mi sono neanche
dovuto ammazzare con il battistrada. Realizzare i due tagliacavi ed il
supporto del faro anteriore non ha presentato nessuna difficoltà, a
parte quella di capire come erano ancorati alla parte anteriore del
telaio. A proposito del faro, tutti i disegni mettono bene in evidenza
un grosso faro anteriore che somiglia di più a una specie di lanterna
che ad un faro elettrico, mi stavo lanciando nell'impresa della
costruzione quando..... mi fermo un attimo a guardare le foto e a parte
su quella del prototipo appena uscito di fabbrica, questo benedetto faro
non c'era mai! Ne ho dedotto che fosse riposto dall'equipaggio
all'interno del mezzo e fosse montato solo in caso di necessità, quindi
niente faro. Per quanto riguarda i rivetti, fortunatamente sono
pochissimi, in quando l'Ansaldo all'epoca era all'avanguardia nell'uso
della saldatura industriale ad acetilene, quindi le piastre erano
saldate tra loro e non imbullonate. li ho riprodotti con una goccia di
vinavil applicato con stuzzicadenti ai quali ho fatto punte di diverse
misure, più o meno sembrano rivetti a testa tonda.
Sono arrivato al punto di avere tutti i sottoinsiemi pronti e di poter
verniciare, dopo le mie ricerche e le discussioni con altri modellisti
sono giunto alla conclusione che un qualsiasi verde sarebbe andato bene,
l'unico verde che avevo in casa era un barattolo di XF58 Olive Green ed
ho optato per quello, dando due belle mani ad aerografo. Ho montato le
ruote e costruito le mitragliatrici Maxim, o meglio la parte visibile di
esse, con delle sezioni di stuzzicadenti il cui diametro era perfetto e
l'onnipresente filo di rame per canna e qualche dettaglio in più, non
sono il massimo ma sono accettabili.
Il modello adesso è assemblato e verniciato, comincia la parte
divertente, l'invecchiamento o come qualcuno preferisce dire (ma io sono
italiano) il weathering. Uso, come del resto penso faccia ogni
modellista alla fine, una mia tecnica personale per l'invecchiamento,
nulla di eccezionale si tratta di un miscuglio di tecniche già
conosciute con qualche piccola aggiunta personale. Lavoro con i colori
acrilici, prima ho passato un lavaggio di color sabbia su tutto il
modello, asciugato il primo lavaggio ne ho fatto un'altro con lo stesso
con lo stesso colore ma solo sulle parti basse, quelle che a rigor di
logica dovrebbero essere più sporche. Poi asciutto anche questo secondo
lavaggio ne ho fatto un terzo stavolta con il marrone scuro, sulle parti
bassissime, escludendo le ruote. Le ruote meritano un discorso a parte
in quando dopo il colore sabbia di solito faccio un lavaggio di nero
opaco sui cerchi e di grigio scurissimo sulle gomme, Sempre con il nero
opaco faccio una leggera passata di pennello asciutto sulle parti dove
presumibilmente potrebbe accumularsi grasso, fumi o colature di olio e
carburante. Ancora pennello asciutto per simulare qualche scrostatura
intorno ai portelli e non insisto oltre con l'invecchiamento, non mi
piace avere un modello che sembra si sia ruzzolato nel fango o che stia
per cadere a pezzi da un momento all'altro.
Sono solito effettuare i lavaggi con i
colori molto ma molto diluiti, preferiscono farne due o tre anche
quattro in successione per poter sfumare come mi aggrada, da ultimo per
fondere il tutto passo su tutto il modello una mano di alcol denaturato
puro. Siamo in dirittura finale, manca solo la basetta.
Ero partito dall'idea di usare come base una vecchia placca di un
interruttore della luce riattata, ma questa estate passeggiando sulla
spiaggia a caccia di conchiglie con i mie due bambini, ho notato un bel
sasso piatto, l'idea è stata fulminante e mi sono messo a dare la caccia
a tutti i sassi piatti che trovavo, dopo averne collezionati (coadiuvato
dai ragazzi) oltre una trentina mi sono ritenuto soddisfatto. Una volta
a casa ho cominciato a provare sassi e modelli, fino a che ne ho trovato
uno soddisfacente. Con del vinavil ci ho incollato sopra un pò di sabbia
trovata per terra in fondo alla rampa di cemento di cemento di un
garage, l'incollaggio è avvenuto appoggiando il sasso, bagnato di
vinavil dove occorreva, per terra. Avrei potuto dire che il sasso era in
resina della poco nota ditta Portoghese "Ogatoeavolpe" (50 Euro per
busta contente 10 sassi raccolti ai giardinetti di Lisbona) e la sabbia
veniva dalla famosa ditta Taiwanese che vende per corrispondenza
accessori per diorami "Tepulisco letasche" (40 Euro per un pacchetto
contenente 10 grammi di normale sabbia), ma nessuno ci avrebbe creduto.
Il lavoro è finito, per ultime, le
fotografie del pezzo finito. C'è in errore che dovrebbe essere
abbastanza evidente, potete divertirvi a scoprilo, se c'e ne sono altri
pazienza, il pezzo sottoposto alla visione di figli, amici e parenti non
modellisti è piaciuto, io mi sono tanto divertito, e questo alla fine
era quello che contava. Dato statistico: ho cominciato il 18 Aprile 2001
e ho terminato il 9 Settembre 2001, ore spese per il pezzo circa 100/120
di solo montaggio e colorazione, escludendo letture ricerche storiche e
"cacce" ai pezzi!
Copyright © Giulio Gobbi, 2002
http://members.xoom.virgilio.it/vespa21/
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