Semovente 75/18

Foto semovente da 75/18 su
scafo M gentilmente concessa da Crielmodel ©
Origini e sviluppo
Il Semovente da 75/18 è
stato progettato dalla
Fiat Ansaldo e fu
l'unico blindato italiano della
seconda guerra mondiale prodotto in
grande numero a minacciare
seriamente i mezzi alleati, dando
prova della sua potenza sul fronte
africano ma anche nello sbarco
alleato in Sicilia e nei successivi
reparti corazzati del Regno del Sud
e della
Repubblica Sociale Italiana. A seguito dell'entrata in servizio con le unità
dell'esercito tedesco degli "Sturmgeshutz"
(letteralmente "cannonni d'assalto" inizialmente
derivati da scafi Pz Kpfw III), e dei positivi risultati
da questi ottenuti sui vari fronti che li avevano visti
impegnati, verso la fine del 1940 il nostro Ispettorato
Tecnico dell'Artiglieria richiese all'Ansaldo uno studio
di fattibilità per un progetto simile basato sullo scafo
dei carri M.
In meno di due mesi dalla richiesta, il primo prototipo
era pronto per iniziare le prove di tiro il agli inizi
del febbraio 1941.
Questa prima
versione del veicolo fu
denominato M40 ed
era armato con un pezzo da 75/18 (75mm di calibro per 18
calibri di lunghezza) installato in casamatta, derivato
derivato dal pezzo ruotato da 75/18 da cui differiva
solo per gli organi elastici appositamente ridisegnati
per l'impiego specifico in un mezzo corazzato. Il pezzo
era brandeggiabile tramite comandi meccanici da -12 a
22° gradi in elevazione e di 20° sia a destra che a
sinistra sull'asse orizzontale.
Anche con l'eliminazione della torretta il peso il peso
del mezzo si attestava, nella versione su scafo M40,
sulle 15 tonnellate. Questo in seguito al potenziamento
dell'armamento principale e dell'incremento della
corazzatura frontale per poter sopportare i colpi del
pezzo inglese da 40mm. Condividendo la fragile la
meccanica degli scafi M (ad eccezione di alcuni dettagli
sullo scafo M42), l'ulteriore appesantimento acuiva i
mai risolti problemi derivanti dal basso rapporto peso
potenza, dalla ridotta autonomia, dalla scarsa velocità
e la tendenza ad sprofondare in terreni sabbiosi o
soffici imputabile ai cingoli troppo stretti.
In seguito, venne montato anche sul
telaio del carro M14/41, dando
origine al semovente M41. Sullo
stesso telaio venne anche montato
(modifica sul campo) il pezzo con
canna più lunga, il 75/32.
Quando nel 1943 venne prodotto il
nuovo carro M15/42, con motore V8 a
benzina, su di esso venne anche
montato il 75/34. Anche la versione
col 75/34, cannone a canna lunga, era molto efficace,
soprattutto con le granate perforanti EP (Effetto
Pronto) equivalenti alle HESH
alleate. Lo sviluppo finale, dette
vita alla versione denominata M43, costituito da un
cannone da 105/25 sul telaio M15, era un mezzo veramente
temibile, del quale furono prodotti però solo una
ventina di esemplari;
questa variante fu denominata
"bassotto" in un reparto della
Repubblica Sociale Italiana che
lo impiegò.
Armamento
L'obice o cannone montato in
casamatta accoppiato alla
mitragliatrice fu sempre l'armamento
standard del semovente. In effetti, essendo in periodo di
guerra, la produzione non ebbe una
rigida standardizzazione, e quindi
si hanno notizie di versioni con il
75/18 sull'M41, e 75/18 sull'M42.
Sin dalla prima versione, con il
75/18, il mezzo si dimostrò
estremamente efficace contro le
corazze dei carri
Sherman e
Grant di fabbricazione americana
in dotazione all'Ottava
Armata, e gli inglesi ne
temevano l'efficacia, tanto da dare
ordine ai loro carri di non
impegnare combattimento con grosse
formazioni di semoventi prima di
aver richiesto il supporto aereo
(gli
Hurricanes IID dotati di
cannoncini da 40 mm in funzione
anticarro).
L'armamento secondario era costituito da una
mitragliatrice Breda da 8mm normalmente custodita in
casamatta ed installabile esternamente sul cielo della
casamatta come arma per la difesa antiaerea o
ravvicinata.
Varianti
L'unica variante del semovente da 75/18, non
considerando come tali gli aggiornamenti degli scafi, fu
quella del carro comando. Questo non montava la bocca da
fuoco standard. Nella prima serie su scafo M40 manteneva
in casamatta le due mittagliatrici abbinate Breda da
8mm, sostituta negli scafi M41 ed M42 da una
mitragliatrice Breda da 13,2mm in una culla sempre in
casamatta, e manteneva la possibilità dell'installazione
di un'altra mitragliatrice Breda Mod. 38 esternamente
sul cielo della casammatta per l'impiego antiaereo o di
difesa ravvicinata. Il mezzo non incontrò il favore dei
reparti cui fu assegnato a causa della mancanza di
armamento pesante che ne impediva un fattivo impiego di
combattimento, ma specialmente per la vulnerabilità
derivante dalla facile individuazione che poteva esserne
fatta dal nemico.
Impiego operativo
Anche se introdotto all'inizio del 1941, la vita
operativa dei semoventi da 75/18 si protrasse dalla fine
del 1941, data dell'effettiva consegna ai reparti, sino
alla fine del conflitto, evolvendosi come già accennato
con lo sviluppo degli scafi dei carri M. I vantaggi
rispetto ai carri da cui derivava erano molteplici e su
tutti:
- un armamento in grado di fermare qualsiasi carro
alleato
- una migliore corrazzatura
- la semplicità costruttiva
- l'economia di produzione
Il piano delle assegnazioni prevedeva reparti di
Artiglieria, di Cavalleria e di Fanteria Carrista
(questi ultimi a partire dal maggio del 1943).
I semoventi da 75/18 si dimostrano efficaci sia
nell'impiego "classico" di appoggio alla fanteria che
come controcarri.
Fu l'unico mezzo corazzato italiano, a quanto si legge
nei documenti conservati presso gli archivi della Royal
Army e del Ministero della Difesa inglese, ad essere
definito al momento della sua comparsa sul teatro
nord-africano, "eccellente" ed addirittura "formidabile
rispetto ai semoventi schierati sia dai tedeschi che
dagli alleati", al punto che se l'intelligence alleata
ne sospettava lo schieramento in quantitativi
"significativi" durante le fasi offensive, "è
preferibile attendere l'intervento delle forze aeree in
azione caccia-carri ad un ingaggio diretto con tali
unità".
Nord Africa:
la vita operativa dei semoventi
da 75/18 si protrasse dalla fine del
1941, data dell'effettiva consegna
ai reparti, sino alla fine del
conflitto; in particolare furono
impiegati in Nord Africa dalle
Divisioni Corazzate Ariete e dalla
Littorio, le due uniche grandi unità
corazzate presenti sul teatro di
operazioni, fino alla resa in
Tunisia.
Italia:
fino all'armistizio, fu impiegato
dai seguenti reparti corazzati e di
cavalleria:
Reggimento Esplorante Corazzato
Lancieri di Montebello (8°) (5°
Squadrone su 12 75/18)
Reggimento Lancieri di Vittorio
Emanuele II° (10°) (Squadroni 3°,
6°, 9° su 48 75/18)
Reggimento Cavalleggeri di Lucca
(16°) (3° Squadrone su 24 75/18)
Divisione Ariete II (Regio
Esercito); di questi, buona parte
furono distrutti durante la
disperata difesa di Roma nei giorni
dell'armistizio (Porta San Paolo ed
altri scontri).
Dopo l'8 Settembre, gli esemplari
disponibili che non furono requisiti
dai tedeschi, venero usati da:
Gruppo Squadroni Corazzati "San
Giusto" (R.S.I.) (3 semoventi da
75/18 su scafo M42 nello Squadrone
Carri M, insieme ad un semovente da
75/34 su scafo m42 ed a 4 carri M
delle diverse versioni)
Raggruppamento Anti Partigiani (R.A.P.)
- Gruppo Esplorante (2 semoventi da
75/18 su scafo M42)
Gruppo Corazzato "Leonessa" (2
carri comando per batteria semoventi
su scafo M42)
Ancora una volta i quantitativi messi a disposizione
dall'industria furono insufficienti a soddisfare le
necessità imposte dal conflitto, e la decisione di
sospendere la produzione dei carri M a favore di quella
dei soli semoventi fu troppo tardiva.
Dopo
l'armistizio, il semovente fu
operativo anche
Wehrmacht.
|