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Carro M13/40

 

 

 

Foto carro armato M13/40. Gentilmente concessa da Crielmodel ©

 

 

 

Origini e sviluppo

La progettazione iniziò, da parte della Fiat-Ansaldo, nel 1937 e l'anno seguente venne realizzato il primo prototipo. Basato sul precedente carro M11/39 ne differiva in molti aspetti e principalmente per il tipo e la disposizione dell'armamento.

Nel nuovo mezzo l'armamento principale, un cannone da 47/32, era montato in una torretta girevole a forma di ferro di cavallo e non in casamatta, soluzione che riduceva notevolmente l'efficacia dell'arma, come nel suo predecessore.
Come armamento secondario l'M13/40 disponeva di 4 mitragliatrici da 8mm: una coassiale con il cannone, due in casamatta (posizione che nel precedente modello era attribuita all'armamento primario) ed una con funzione antiaerea montabile su apposito supporto alla sommità della torretta.

Nel dicembre del 1939 tutta la produzione italiana di carri medi venne concentrata sull' M13/40 chiudendo la line di assemblaggio degli M11/39.

Nel 1941 venne realizzata una nuova versione dotata di diverso motore, uno dei punti deboli del veicolo, denominata M14/41 dalla quale venne anche derivato il semovente 75/18, un cacciacarri considerato il miglior corazzato italiano impiegato durante la seconda guerra mondiale.

Venne anche realizzato un prototipo sperimentale per trasporto aereo utilizzando un aeroplano Caproni CA 180 che avrebbe dovuto trasportare il carro M13/41 agganciato al di sotto della fusoliera.

Caratteristiche tecniche

Il carro è costituito dalle seguenti parti principali: scafo - accessi - portelli d'ispezione - fori di scarico - mezzi di visibilità - motore - organi di trasmissione - organi di direzione e della frenatura - organi di propulsione esterna e sospensioni.

Scafo. — È costituito da lamiere di acciaio speciale (costituenti la corazzatura) rigidamente collegate all'interno da una robusta intelaiatura di profilati e rinforzate da traverse, così da ottenere una cassa impermeabile e resistente agli sforzi ed agli urti più violenti.
Nella parte inferiore lo scafo è a tenuta stagna.

Le lamiere costituenti la corazzatura hanno spessori diversi e sono distribuite in modo da assicurare la massima protezione alle parti maggiormente esposte al tiro.
All'interno lo scafo è diviso in due parti da una paratia verticale così da formare una camera motore nella parte posteriore, ed una camera di combattimento in quella anteriore.
La camera motore contiene, oltre al motore con ventilatori e radiatori, i due serbatoi del gasolio e le batterie di accumulatori.
La camera di combattimento comprende la parte centrale e la parte anteriore dello scafo. In essa sono contenuti tutti gli organi di guida- del carro e quelli della trasmissione.
Nella camera di combattimento trovano posto: l'equipaggio, i cofani e gli scaffali per le munizioni, la stazione radiofonica e l'abbinamento di mitragliatrici in casamatta con il relativo cannocchiale collimatore.
Il tetto della camera di combattimento presenta una grande apertura circolare sulla quale è sistemata la torretta ed una apertura rettangolare per il passaggio dell'iposcopio.
La torretta è montata sullo scafo mediante una cremagliera che le permette la rotazione intorno al proprio asse di 360°.
Il brandeggio della torretta può avvenire a mano (a mezzo di apposito volantino) o mediante l'apparecchio oleodinamico «Calzoni», costituito da una pompa, un servomotore ed un distributore. La pompa è azionata da un alberino collegato all'albero della trasmissione.
Nella torretta è sistemato il cannone da 47/32, una mitragliatrice, un alzo a cannocchiale, due cannocchiali panoramici. Sul cielo della torretta trovasi un supporto per la installazione di una mitragliatrice per tiro c. a.
Accessi: uno sul fianco sinistro dello scafo per il mitragliere ed il pilota; uno in torretta per il porgitore e il capocarro. Il portello di sinistra può essere tenuto parzialmente aperto a mezzo di un puntello; quello in torretta, diviso in due, può essere mantenuto aperto per mezzo di due puntelli.
Portelli d'ispezione: due sulla camera del motore e due in corrispondenza dei freni.
I due portelli del cofano motore sono fissati ad una cerniera centrale. La loro chiusura dall'esterno viene effettuata a mezzo dì due perni con dado a galletto ; dall'interno a mezzo di apposita chiusura di sicurezza.
I due portelli anteriori per l'ispezione dei freni sono apribili soltanto dall'interno del carro, a mezzo di un congegno comandato a mano dal pilota. Detto congegno, consente di mantenere i portelli parzialmente aperti durante la marcia per il raffreddamento dei freni.
Fori di scarico. - Sul fondo dello scafo esistono:

- quattro fori di scarico sul lato destro per la fuoruscita dell'acqua, olio e gasolio eventualmente accumulatisi nello scafo del carro;

- scarico del gasolio del serbatoio principale situato sul lato sinistro dello scafo in corrispondenza del serbatoio;

- quattro fori per lo scarico dell'acqua dei radiatori, dell'olio del cambio, dell'olio del motore e dell'olio del ponte, praticati in corrispondenza dei rispettivi tubi di scarico;

- un foro per il serbatoio stesso.

Tutti i fori sono chiusi da tappi filettati avvitati dall'esterno dello scafo.
Mezzi di visibilità dall'interno del carro. - Per la guida, il pilota dispone di una finestra rettangolare ricavata nella lamiera, frontale della camera di combattimento, con un portellino incernierato all'esterno e manovrabile con una leva dall'interno.
Il portellino può assumere una posizione di massima apertura - rimanendo quasi orizzontale - e tutte le altre posizioni intermedie fino alla completa chiusura.
Con portellino chiuso è possibile la visibilità diretta attraverso una feritoia longitudinale, praticata in esso, chiudibile dall'interno mediante una piastra fissata al portellino e manovrata con apposito perno.
Gli occhi del pilota sono protetti da eventuali schegge da un cristallo contenuto in una scatola applicata alla piastra e facilmente smontabile.
Oltre alla visibilità diretta il pilota ha a sua disposizione, per la guida, un mezzo di visibilità indiretta costituito da un iposcopio. Questo apparecchio, che consente la condotta del carro quando sia necessario tenere chiuso il portellino di guida durante il combattimento, è essenzialmente composto da due prismi, di cui uno superiore - obiettivo - sporgente dal tetto dello scafo, ed uno inferiore - oculare - sistemato nell'interno all'altezza degli occhi del pilota.
Per la visibilità posteriore e laterale, il capocarro ed il porgitore dispongono di feritoie circolari praticate sullo scafo (due sulla piastra anteriore, una sulla fiancata destra ed una sullo sportello di accesso del pilota) chiudibili da piastre girevoli manovrate dall'interno.
Queste feritoie sona tali da permettere, oltre la visibilità, anche il passaggio di canne di armi portatili per la difesa vicina dall'interno del carro.
La visibilità indiretta da parte del capocarro e del porgitore è esercitata per mezzo di cannocchiali panoramici. Questi apparecchi permettono la visione per 360°; sono sistemati in torretta, attraverso un collegamento elastico che attutisce le vibrazioni e gli urti durante la marcia. La parte superiore di ogni cannocchiale è protetta da un riparo di acciaio speciale, dal quale esce il solo obiettivo.
Motore. - Del tipo Diesel veloce, a quattro tempi, a gasolio; 8 cilindri in blocco - quattro per parte - disposti a 90°, posizione a V.
Tale tipo di motore differisce fondamentalmente dal normale motore a scoppio in quanto l'alimentazione e l'accensione si svolgono in modo del tutto differente. Un altro punto di questa differenza è dato dal modo di svolgersi del ciclo e dal regime di pressione che si raggiunge nel funzionamento di tale motore.
Per l'alimentazione, a differenza di quanto avviene nei normali motori a scoppio, nei motori ad iniezione non vi è il carburante che è destinato a preparare la miscela di aria e benzina fuori del cilindro.
In questo motore l'aspirazione del cilindro avviene direttamente dall'atmosfera; soltanto si inserisce, all'estremità del condotto di aspirazione, un filtro destinato a trattenere le eventuali impurità e la polvere contenuta nell'aria. Alla fine dell'aspirazione viene introdotta nel cilindro soltanto aria sulla quale poi, nella corsa di salita dello stantuffo, si esercita la normale pressione.
L'introduzione del combustibile nel cilindro avviene soltanto verso la fine del periodo di compressione, con un certo anticipo rispetto al punto morto superiore, anticipo sul quale si può agire mediante la regolazione degli organi del motore.
Il combustibile per l'iniezione nei cilindri, è fornito da apposite pompette di iniezione, una per cilindro, raggruppate in un solo complesso meccanico, comandato con opportuna trasmissione dal motore.
Dalla pompa, per mezzo della quale è portato ad alta pressione, il combustibile viene condotto mediante tubazione di acciaio ad uno speciale organo, detto iniettore, che, lo deve introdurre nella camera di combustione polverizzandolo minutamente, mettendolo cioè nelle condizioni più adatte allo svolgimento regolare e rapido della combustione.
L'accensione del combustibile iniettato, avviene automaticamente (esclusione fatta per il primo avviamento a motore freddo che è facilitato dalle candele con filamento ad incandescenza, alimentate da una corrente di 2 Volta) poiché l'aria aspirata è, durante la fase di compressione, portata ad altissima pressione con contemporaneo forte innalzamento di temperatura. In tal modo, allorquando si inizia l'iniezione, il getto del combustibile ridotto in finissime goccioline può, per effetto della grande pressione con cui è spinto fuori dall'ugello iniettore, penetrare nell'aria compressa che occupa la camera di combustione e, per l'effetto combinato dell'alta temperatura di quest'aria e del forte attrito che il combustibile incontra a diffondersi in essa, si accende parzialmente in modo rapidissimo.
L'accensione di questa parte di combustibile iniettato ha luogo con tali caratteristiche di rapidità da potersi più propriamente chiamare una vera esplosione parziale; la forte elevazione di temperatura che essa provoca nella camera di combustione ed il vivace rimescolamento della quantità di aria, ancora non interessata alla combustione, favoriscono l'accensione della restante parte. del combustibile che intanto continua ad affluire dall'iniettore dentro la camera di combustione.
Dopo di che ha luogo la normale fase di scoppio e quindi quella di scarico, conclusiva del ciclo di funzionamento, che si rinnova per intero ad ogni due giri dell'albero a g-omiti, come in tutti i normali motori a scoppio a quattro tempi.
Per impedire che il motore possa salire a regimi superiori a quelli prescritti per il suo normale funzionamento è pure disposto un apposito regolatore del tipo a masse centrifughe, il quale agisce mediante un opportuno sistema di leve, sulla tiranteria di comando dell'asta di regolazione del gruppo pompe, indipendentemente dal comando dell'acceleratore.
Avviamento del motore:
1° - A mano sia dall'interno che dall'esterno del carro, a mezzo di un avviatore ad inerzia azionato da manovella e provvisto dì bottone d'innesto.
2° - Elettrico, mediante due motorini di avviamento che agiscono su una ruota dentata applicata al volano.
Lubrificazione. - La circolazione dell'olio avviene per mezzo di tre pompe, riunite in un sol corpo, di cui due di ricupero ed una di mandata.
Le pompe di ricupero richiamano l'olio dai due pozzetti ricavati nella coppa motore e lo inviano alla sottocoppa.
La pompa di mandata richiama l'olio dalla sottocoppa (che funziona da serbatoio), lo convoglia al filtro e di qui ai perni di banco.
Allo scopo, di diminuire la portata della pompa e provvedere al raffreddamento dell'olio in circolazione, è stata ridotta la lunghezza degli ingranaggi conduttori ed inoltre è stato applicato, per il raffreddamento, un radiatore munito di un elettroventilatore.
Raffreddamento. — È a circolazione d'acqua forzata mediante pompa centrifuga. La pompa è comandata da una doppia catena e da un pignone inserito sull'albero motore.

Il raffreddamento dell'acqua è ottenuto a mezzo di ventilatori che soffiano l'aria attraverso i due radiatori.
Filtri dell'aria. — Sono quattro, applicati al motore due per ciascun lato; sono costituiti da un avvolgimento di reticella metallica nel cui interno viene allogato un filtro di speciale tessuto. Hanno il compito di filtrare l'aria prima che essa penetri nei cilindri durante la fase di aspirazione.
Organi della trasmissione

Frizione. - Incorporata nel volano motore, è composta da:
una scatola porta comando frizione; un anello spingidisco; un disco condotto, investito sull'alberino della frizione; dodici molle.
Il distacco della frizione avviene azionando il pedale; questi, con appositi tiranti e leve, comanda il manicotto distacco frizione, che a sua volta fa allontanare lo spingidisco comprimendo maggiormente le molle.
Trasmissione. - L'albero di trasmissione serve a trasmettere il movimento dell'albero motore al gruppo cambio ed epiciclo sistemati nella parte anteriore del carro. L'albero è protetto da un tubo e da cuffia di protezione ed è munito di giunti cardanici.
Cambio di velocità. - Il cambio è del tipo a blocchi scorrevoli, con ingranaggi sempre in presa e presa diretta; tre alberi: primario, sussidiario, secondario ed un alberino della retromarcia.
Nella scatola, separato da una parete, trovasi il riduttore di velocità, che. consente di apportare una riduzione alle marce normali. Pertanto si hanno quattro marce normali e quattro ridotte.
Un'apposita leva serve ad inserire tale riduzione ed a collegare direttamente l'albero secondario del cambio con il ponte, cioè il gruppo tronco-conico e l'epiciclo.
Organi della direzione e della frenatura. — Fanno parte di un complesso epicicloidale il quale è congegnato in. modo da consentire:

- la trasmissione del moto alle ruote;
- la direzione;

- la frenatura.

Per il comando della guida del carro sono sistemate sulla sinistra due leve di direzione, poste ai lati del pilota. Manovrando queste leve, attraverso un complessa di tiranti, alberi ed altre leve di rinvio, si provoca la frenatura dei cingoli e conseguentemente la sterzatura del carro che fa perno sul cingolo frenato.
Nella posizione normale, in avanti, delle leve di direzione, i due freni di reazione sono tenuti chiusi dalle rispettive molle mentre i freni di sterzo sono aperti e quindi il moto può trasmettersi liberamente ad ambedue le ruote motrici.
Tirando invece una delle due leve di direzione, si annulla gradualmente l'azione della molla sul freno di reazione, e si provoca contemporaneamente la graduale chiusura del relativo freno di sterzo. Di conseguenza il rispettivo cingolo diminuisce la sua velocità, e, se l'azione sulla leva è tale da bloccare il freno di sterzo, si ha l'arresto del cingolo. L'altro cingolo invece mantiene la sua velocità e su di esso va ad agire tutta la potenza del motore.
Frenatura del carro. - Il rallentamento e l'arresto del carro si ottengono agendo simultaneamente sulle due leve di direzione ; per avere una frenatura più energica si preme contemporaneamente sul pedale del freno, il quale funziona perciò esclusivamente in qualità di intensificatore dell'azione frenante.
Organi di propulsione esterna e sospensioni

Ruote motrici. - Sono poste ai lati dello scafo nella parte anteriore e ricevono il moto dai semiassi della trasmissione. Esse sono costituite da una ruota con due flange alle quali sono fissati due anelli dentati per le trasmissioni del moto al cingolo. Alle flange interne delle ruote sono pure fissate le corone a dentatura interna che ingranano con i pignoni che ricevono il moto dai semiassi e che sporgono dalle aperture circolari anteriori dello scafo.
Cingoli. - Ciascun cingolo è costituito da 8à maglie uguali fra loro ed unite a cerniera mediante perni, il cui sfilamento è impedito da una parte da una battuta nel foro dell'ultima cerniera e dall'altra da una pastiglia di arresto incastrata in una scanalatura delle maglie. Al centro ogni maglia porta un'aletta di guida e, ai lati di tale aletta, due fori rettangolari nei quali vanno ad introdursi i denti delle ruote motrici.
Ruote di rinvio e gruppi tendicingoli. - I due cingoli, che anteriormente si avvalgono sulle ruote motrici, appoggiano posteriormente su due ruote di rinvio, i cui perni sono portati da bracci tendicingoli spostabili in senso longitudinale. Tale spostamento provoca l'aumento di tensione o l'allentamento del cingolo1, poiché la ruota di rinvio, su cui esso è avvolto, segue i movimenti del braccio.
Rulli di guida. - Ogni cingolo è guidato ed appoggia il suo ramo superiore su tre rulli gommati, ruotanti su perni fissati ai fianchi dello scafo.
Sospensione. - Il carro, attraverso i perni di quattro piastre inchiodate ai fianchi dello scafo, appoggia elasticamente su quattro carrelli, due per lato.
I carrelli, costituiti ognuno da due coppie di rulli gommati, sono dislocati sulle fiancate dello scafo, in modo tale da distribuire uniformemente il carico su ognuno di essi.
Ogni carrello è indipendente dagli altri ed ha la possibilità dì oscillare attorno al perno della relativa piastra.
Il sistema elastico, formato da molle, leve e bilancieri che lo compongono, oltre ad assicurare la sospensione elastica del carro, permette al carrello di deformarsi così da consentire al cingolo di adattarsi a qualunque asperità del terreno e di mantenersi costantemente a contatto con i rulli del carrello. Con ciò viene eliminata una delle cause principali dello scingolamento.

Armamento

Il carro M13 era armato di un cannone da Cannone 47/32|47/32 modello 35, di progettazione austriaca Bhöler con una dotazione iniziale di 87 cartocci-proietti (spesso portati sul campo a circa un centinaio). Il cannone aveva un’elevazione di -10° e di +20°. Per consentire una maggiore depressione dell’arma sul tetto della torretta c’era una piastra corazzata davanti ai portelli di accesso, che serviva per aumentare lo spazio interno. L’arma poteva essere azionata tramite un pedale o manualmente.
Il cannone fu giudicato generalmente in modo positivo, almeno in quanto a precisione ed affidabilità.

Le due mitragliatrici Breda 38 (progettate espressamente per l’impiego su carri) erano posizionate nella parte anteriore destra dello scafo, in uno speciale supporto a sfera avente un settore di tiro di circa 30°, 15° per lato. Un’altra Breda 38 era sistemata nella torretta, affiancata al cannone, nella parte sinistra. Una quarta Breda 38 era di solito pronta per un uso antiaereo e poteva essere montata su uno speciale ginocchiello al centro della torretta, appena davanti i portelli di accesso. In tutto il carro aveva una dotazione standard di 2592 cartucce cal.8mm.

Le Breda 38 avevano una cadenza di tiro di circa 450 colpi al minuto, un caricatore da 25 colpi ed una velocità iniziale di circa 792 m/s .In Nord Africa diedero qualche problema di inceppamento a causa della sabbia.

Corazzatura

Il tipo di costruzione e i materiali utilizzati nei carri italiani non erano all'altezza della produzione straniera, specialmente riguardo alla composizione chimica delle lastre corazzate.

Mancavano correttivi “nobili” per l’acciaio , come il nichel, e non erano previste lavorazioni speciali (come ad esempio nel tipo di acciaio “Face Hardened”). Di norma il massimo valore di Brinell (parametro per misurare la resistenza di un tipo di acciaio) trovato nei carri italiani era tra i 210 e i 245 BNH (al massimo , il valore arrivava a 280 nella piastra frontale ricurva dello scafo) quando ,ad esempio nello stesso periodo, i carri tedeschi usavano piastre con un valore compreso tra 435 e i 465 BNH. Le corazzature erano inoltre imbullonate, non fuse. Le corazze spesso tendevano a spaccarsi in caso di urto con un proietto nemico, anche se non c'era penetrazione, perché troppo "rigide", poco malleabili e scarsamente trattate.
La corazzatura arrivava ad un massimo di 42mm nella parte frontale della torretta e ad un minimo di 14mm nella parte inferiore dello scafo. Lateralmente era protetto da solo 25mm mentre l’enorme portello di accesso laterale sinistro era un punto particolarmente debole con soli 8mm di corazzatura.

Sistemazione interna

L’avviamento del motore era effettuabile sia elettricamente che a mano a mezzo di un avviatore ad inerzia che era possibile manovrare sia all’esterno che all’interno del veicolo.
Il carro armato era dotato di impianto elettrico che provvedeva all’illuminazione esterna (con due fanali posti ai lati della casamatta ed un fanale singolo posto nella parte posteriore) ed interna con due lampadine sul cruscotto e due nella camera di combattimento. L’impianto ovviamente provvedeva anche all’avviamento del motore.
L’elevazione del cannone era comandata a mano mediante un volantino a sinistra del cannoniere/capocarro mentre il brandeggio si otteneva facendo ruotare tutta la torretta del carro tramite un volantino posto a destra del cannoniere oppure attraverso un sistema oleodinamico del tipo “Calzoni” posto al centro della camera di combattimento e a sinistra in basso dal cannoniere/capocarro. Questo sistema fu giudicato superfluo ed ingombrante tanto che molto spesso veniva rimosso per alleggerire il carro. in quanto se risultare utile in terreno montagnoso per far muovere la torretta in terreno in forte pendenza non lo era nello scenario del deserto del Nord Africa.

Il pilota disponeva di una finestra con portello che poteva restare aperta durante la marcia. In situazioni di combattimento poteva usufruire della visibilità indiretta attraverso un iposcopio con ingrandimento 1x. Nella torretta erano posizionati due periscopi per l’osservazione, sempre con ingrandimento 1x. Il mitragliere nello scafo aveva un telescopio posizionato tra le due mitragliatrici con ingrandimento 1x. Il telescopio per il cannone era posizionato sulla destra della torretta ed era monoculare, con un ingrandimento di 1,25x ed un settore d’orizzonte di 30°. Era graduato per una distanza di 1200 metri per il cannone e di 900 per la mitragliatrice. Tutti gli strumenti ottici furono costruiti dalla ditta San Giorgio.

Impianto radio

L’impianto radio, che nei primi carri prodotti era quasi del tutto assente, era composto da un set del tipo “RF1 CA” , posizionato nella parte destra dello scafo, a fianco del mitragliere. Per le comunicazioni interne era montato un telegrafo, chiamato “indicatore di marcia interno SD1”, simile al telegrafo di una sala motori di una nave che collegava, teoricamente, il pilota col cannoniere/capocarro. Quest’ultimo poteva dare le istruzioni al pilota posizionando una levetta su una specie di orologio, che automaticamente appariva alla vista del pilota sul suo "schermo"; lo svantaggio era che poteva essere usato solo quando la torretta era in posizione a ore 12 ( ossia con il cannone rivolto nel senso di marcia).

Si utilizzava un sistema intercom per tre dei componenti l’equipaggio (meno il pilota che usava il telegrafo) con laringofoni e cuffie. Purtroppo sia il comandante che il porgitore nella torretta non potevano utilizzare il sistema se la torretta veniva girata a ore 6 (lateralmente) perché i laringofoni erano inseriti nella parte bassa del carro e dovevano essere scollegati prima di iniziare il movimento.

Trasporto carri

Uno dei difetti riscontrati, non del carro in sè, quanto della sua progettazione e nel suo utilizzo, fu la mancanza di un reale mezzo di trasporto/soccorso carri. Furono utilizzate trattrici mod. 32 che non rispondevano particolarmente bene all’impiego. Le officine Strafurini e Viberti realizzarono dei modelli sperimentali ma alla fine (si disse per una difficoltà di produzione) si decise di spostare i carri armati in rimorchi convenzionali (del tipo Viberti) spesso trainati da un camion Lancia 3RO. La scarsità di questi mezzi in Nord Africa spinse i comandi italiani a riunire in Autogruppi i vari camion con i relativi rimorchi per spostare le varie formazioni di volta in volta.

Produzione e versioni

- M13/40, prodotto in 710 unità

- semovente 75/18 prodotti in circa 200 esemplari

Impiego operativo

Balcani: All’inizio delle ostilità con la Grecia (28 ottobre 1940) si trovava in quel teatro operativo la Divisione Corazzata "Centauro" che comprendeva soprattutto carri carri leggeri "L". Il 4° Battaglione Carri M, composto da 2 compagnie carri, fu aggregato a questa divisione nel novembre del 1940 invece di essere destinato in Nord Africa.

I carri M13/40 compirono numerose azioni supporto della fanteria, soprattutto nella zona compresa tra Tepeleni e Klisura. Nel Gennaio del 1941 4 carri furono distrutti o seriamente danneggiati nel tentativo di contrattaccare le forze greche oltre Klisura, al di là del fiume Desnizes. Il 19 marzo del 1941 la 2a compagnia fu impiegata in un assalto contro la famosa “Collina 731”, insieme ad unità di arditi comandati. In questa azione furono persi 2 carri.

Dopo la dichiarazione di guerra del 27 Marzo del 1941 vari carri L e M della "Centauro" furono mandati alla frontiera con la Jugoslavia per prevenire eventuali attacchi nemici. I carri furono impiegati con successo in azioni di disturbo e puntate offensive. Con il proseguire dell'offensiva le unità corazzate giunsero in Montenegro il 12 aprile.
Nello stesso tempo carri armati della Divisione Corazzata "Littorio" (tra cui solo 5 M13) attaccarono la Jugoslavia dalla frontiera italiana il 12 aprile raggiungendo Ragusa il 17.

Nord Africa: A Mechili nel gennaio del 1941, durante l'offensiva britannica Compass, la Brigata Corazzata Speciale comandata dal Generale Babini combatté per la prima volta con 57 carri M13/40 appena arrivati dall’Italia contro elementi della 7a Divisione Corazzata Britannica.

A Beda Fomm le unità italiane in ritirata si trovarono la strada sbarrata delle unità corazzate e motorizzate inglesi e i restanti carri M non riuscirono a scardinare il blocco nemico situazione che comportò la resa della X armata italiana.

Nel gennaio-febbraio 1941 giunse in Africa la Divisione Corazzata Ariete comandata dal generale Baldassarre, insieme ai primi reparti tedeschi del Deutsche Afrika Korps.

I carri M parteciparono all'offensiva italo-tedesca che costrinse le truppe inglesi a ripiegare sul confine egiziano, conservando però la piazzaforte di Tobruk.

Sulla fine del 1941 l'Inghilterra lanciò l'operazione Crusader con l'obiettivo di supportare la piazzaforte di Tobruk ed in questo ambito, il 19 novembre i carri M della divisione "Ariete", supportati da alcuni cannoni antinave da 102 mm montati su autocarri, si scontrarono con i carri Crusader della 22a Brigata corazzata inglese, a Bir el Gubi, riuscendo a fermarne l'avanzata.

A partire dal 1942 incominciarono ad entrare in linea i carri M14/41 che combatterono durante l'avanzata italo-tedesca fino a el Alamein e, con effettivi sempre più ridotti, fino alla resa delle truppe dell'Asse in nord Africa nel marzo 1943.


 

 


 

Fonte

S.M.R.E. - "Nozioni di armi, tiro e materiali vari", Edizioni Le "Forze Armate", Roma, 1942.

 


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