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Carro L 6/40

 

 

 

Foto L6-40. Gentilmente concessa da Crielmodel ©

 

 

 

Origini e sviluppo

La guerra civile spagnola, a cui l'Italia aveva partecipato a fianco delle truppe franchiste nell'ambito del Tercio, la legione straniera, mise in luce come buona parte dell'armamento dell'esercito italiano stesse diventando rapidamente obsoleto a fronte dei progressi delle altre nazioni.
Uno dei problemi riscontrati fu l'inadeguatezza, sia dal punto di vista dell'armamento che della corazzatura, dei carri leggeri modello L3 (L3/33, L3/35 3 L3/38), problema che si cercò di affrontare mettendo a punto un nuovo carro leggero dotato di armamento in torretta e non più in casamatta.

Il prototipo uscì dall'Ansaldo nel 1938 e la versione definitiva di serie durante il 1939: si trattava essenzialmente di un carro costruito sullo scafo modificato del L3/33 (derivato a sua volta dal carro inglese Carden-Lloyd Mark IV) abbastanza largo per contenere due uomini di equipaggio, un pilota e un armiere-capocarro, un abbondante munizionamento e il motore SPA 18D a 4 cilindri a benzina da 70 hp capace di sviluppare una velocità di 42 Km/h; la torretta poteva ruotare di 360°, il cannone Breda da 20 mmm e la mitragliatrice Breda mod 35 da 8 mm coassiale, poste in torretta, erano state concepite come armi d'attacco sia terrestre sia contraereo (anche se l'alzo delle armi(-12°\+20°) era troppo limitativo per questo ultimo scopo); lo spessore della corazzatura, variabile da 6 a 30 mm. Si trattò, sotto molti aspetti, di un mezzo nato vecchio, sia per quanto riguardava l'armamento che la corazzatura, che non riuscì a svolgere validamente i ruoli per cui era stato creato, ricognizione ed appoggio alla fanteria, e che talvolta, per mancabza di mezzi più adatti fu utilizzato anche, con tragici risultati, come carro di rottura.

Caratteristiche tecniche

Il carro L6/40 è costituito da lamiere di acciaio speciale che ne formano i la corazzatura indeformabile resistente agli sforzi e agli urti più violenti. Il loro spessore assicura la massima protezione alle parti maggiormente esposte al tiro.
All'interno lo scafo è diviso in due parti: una camera motore ed una camera di combattimento e guida.
Motore. - È a carburazione del tipo già adottato sullo Spa 38 B. «dovunque» 35, trattore L. 37, ma a regime massimo più elevato.
Avviamento: elettrico integrato da quello meccanico interno e da quello a mano.
Trasmissione: organi identici a quelli dell'L. 3-33 e 35, ma migliorati con qualche modifica.
Meccanismo di sterzo: quello dell'L.3-33 e 35 migliorato meccanicamente in modo da ridurre l'ingombro eliminando le due coppie di ingranaggio sempre in presa.
Cabina di combattimento: in essa sono contenuti tutti gli organi di comando del carro, l'armamento è le munizioni e l'equipaggio (pilota e capo carro).
Gli accessi alla cabina sono due: uno ricavato nella fiancata destra, l'altro nel cielo della torretta.
Sportelli: la chiusura è effettuata mediante leve manovrabili sia dall'interno, sia dall'esterno.
Propulsione: sistema migliorato rispetto a quelli già in uso: rende la marcia del carro molto elastica e tale da evitare, anche nei terreni notevolmente accidentati, lo scingolamento. Bulli a grande diametro e accoppiati. Ruota motrice a doppia dentatura. Il cingolo è a maglia corta e con un solo perno di guida.
Questo sistema consente al carro di affrontare gli ostacoli a velocità relativamente elevata.
Torretta: può ruotare di 360° e la manovra si effettua mediante rotazione di un rocchetto che ingrana in una corona dentata fissata al bordo inferiore della torretta.

Impiego operativo

- Africa del Nord: Il carro L6/40 fu in dotazione alle Grandi Unità Corazzate (Ariete e Littorio), partecipò alle operazioni della campagna, alla battaglia di El Alamein, e a tutte le fasi della ritirata in Tunisia fiino alla resa dell'Armata. Tra il 1942 ed il 1943 dovrebbero aver operato in questo scenario 77 carri L6 e 15 semoventi 47/32;

- Fronte orientale: l'L6/40 era in dotazione a due squadroni della 3a Divisione Celere (Bersaglieri), facente parte del CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia), poi ARMIR (ARMata Italiana in Russia), precisamente nel XIII gruppo Cavalleggeri di Alessandria Carri Semoventi con 19 semoventi 47/32;

- Balcani: tra il 1942 ed il 1943 operarono, con compiti di contrasto alle operazioni della resistenza jugoslava, almeno 55 carri una parte dei quali venne poi catturata dai tedeschi dopo l8 settembre 1943 e riutilizzata;

- Italia: fino all'armistizio era presente sul suolo italiano, presso i reparti o nei depositi, un certo numero di carri L6/40 e furono impiegati dai seguenti reparti corazzati e di cavalleria:
Divisione Ariete II (Regio Esercito); di questi, buona parte furono distrutti durante la disperata difesa di Roma nei giorni dell'armistizio (Porta San Paolo ed altri scontri).

Dopo l'8 Settembre, gli esemplari disponibili che non furono requisiti dai tedeschi, venero usati dai seguenti reparti della Repubblica Sociale Italiana:

Gruppo Squadroni Corazzati "San Giusto" - 2 esemplari;

R.A.P. Raggruppamento Anti Partigiani - Gruppo Esplorante - 2 esemplari;

I Battaglione Bersaglieri Volontari "Mussolini" - 1 esemplare;

Gruppo Corazzato "Leonessa" - 5 esemplari.

Versioni

Sul numero complessivo di carri L6/60 costruiti i dati sono estremamente incerti in quanto si va da una stima minima di 200 esemplari ad una massima di 500 (contando anche le diverse versioni). Alcune fonti riportano la cifra di 283 veicoli prodotti;

- Carro L6/40;

- Carro L6/40 lanciafiamme: questa versione era identica alla versione base. Differisce solo nell'armamento in quanto ha una mitragliatrice Breda 38, ed un lanciafiamme della capacità di litri 200 di liquido infiammabile;

- Semovente: con cannone da Breda-Bölher da 47 mm;

- Carro comando plotone semoventi: dotato di impianto radio;

- Carro comando compagnia semoventi: dotato di impianto radio:

- Carro portamunizioni: per semovente 90/53.

 

 

Fonte

S.M.R.E. - "Nozioni di armi, tiro e materiali vari", Edizioni Le "Forze Armate", Roma, 1942.

Fronte Terra, "Carri armati in servizio fra le due guerre", vol. 2/III, Edizioni Bizzarri Roma, 1974.

N. Pignato, "I mezzi blindo-corazzati italiani 1923-1943", Albertelli Edizioni Speciali, Parma, 2004

 

 


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