LA RICONQUISTA DEL FEZZAN
Il Maresciallo Battaglio governatore della Libia.
— Nominato, nel gennaio 1929, Ministro delle Colonie il
generale De Bono, le due Colonie libiche venivano
riunite sotto unico governo, e a questo era destinato il
Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio.
Egli iniziava la sua azione di governo lanciando alle
popolazioni un proclama che invitava tutti coloro che
ancora militavano tra le file ribelli a scegliere fra la
sottomissione con la clemenza del Governo, e lo
sterminio.
Contemporaneamente, egli informava la sua azione al
giusto principio che «per pacificare le colonie è
indispensabile innanzi tutto occupare l'intero paese».
Parte delle popolazioni diffidenti manifestavano coi
fatti la loro volontà di sottomettersi, ma altre molte,
sotto la direzione del capo ribelle Hamed Seif en Nasser,
si confermavano ostili. E pertanto il Maresciallo
Badoglio organizzava nuove spedizioni su tre vasti
scacchieri: sud-orientale (col. Cubeddu), meridionale
(col. Gigliarelli), sud-occidentale (ten. col. Moramarco).
Verso metà aprile, il generale Graziani si portava a
Misda per assumere il comando delle varie colonne.
Scontri avvenivano a Umm Melah, ove una grossa mehalla
nemica veniva distrutta e, poco più tardi, nel maggio,
verso Bir Sciueref, dove altro grosso gruppo di ribelli
subiva la stessa sorte.
Alla fine del maggio 1929, la situazione complessiva
della Tripolitania consentiva ormai al Governatore di
prepararsi ad operare nel Fezzan. Tanto più che in
Cirenaica, dove il proclama Badoglio aveva avuto larga
eco, i capi ribelli Ornar el Muchtar ed Hassan Redà si
presentavano alle nostre autorità a fare atto di
sottomissione.
Risultava che i ribelli disponevano ancora di numerose
mehalle, ma sembravano meno efficienti e, talune, anche
incerte.
Le «mehalle» ribelli. — Del tutto speciali erano
queste turbe nomadi del deserto, allora insofferenti di
ogni dipendenza e di ogni tranquillo benessere.
Così Federico Ravagli ne scriveva, con grande esattezza,
su L'Ambrosiano:
La civiltà le sospinge fatalmente verso le terre senza
vita. Non sono ribelli: perché non sono difensori di una
patria o di un ordine sociale giuridicamente costituito.
La loro organizzazione politica è nel tumulto di una
vita errante. Senza ideali e senza pace. Si sottraggono
ai doveri della dimora stabile e della vita associata:
che creano la scienza e l'arte, cioè la storia
tormentata dell'umanità. E neppure sono difensori della
religione. La Senussia in Tripolitania non ha troppi
seguaci: e, del resto, le sue ramificazioni sirtiche
ebbero un grave colpo in seguito all'occupazione di
Zella.
Le «mehalle» sono orde di armati, obbedienti ciecamente
ai Capi sanguinari e prepotenti: specie di
anacronistiche compagnie di ventura, a scartamento
ridotto, operanti in inospiti lande. Di ventura? Di
sventura, anzi: ad uso tropicale. Sono gli estremi
rappresentanti della barbarie africana, che sospinti
nelle solitudini desertiche, tessono disperatamente le
ultime trame del loro medioevo. Sono i residui
antipolitici delle tribù nemiche di ogni legge e di ogni
ordine sociale, che non volendo inquadrarsi con le
popolazioni civili stanno asservite alle volontà di
mestatori e di filibustieri, e vivono di guerre, di
aggressioni e di rapine: la sola storia che sanno
creare.
Questo è il nemico. La guerriglia che tutte le nazioni
colonizzatrici devono subire nei territori di conquista
— ne sa qualche cosa la Francia, in un secolo di
colonizzazione algerina — è lunga, dispendiosa,
estenuante. Per le caratteristiche del territorio e per
l'estrema mobilità di un avversario che sfugge — ma che,
impegnato, dimostra qualità belliche di prim'ordine, e
conosce il terreno alla perfezione ed è resistente ai
disagi — la guerra in Libia si risolve spesso in
interminabili marce e in vastissime operazioni di
polizia, talora interrotte da mischie sanguinose e
furibonde. Il nemico principale da vincere, in queste
regioni, è la distanza, che richiede imponenti servizi
logistici e una congrua e specialissima attrezzatura.
I reparti sahariani, per la loro rapidità di spostamento
e per la loro autonomia di mezzi, costituiscono le
truppe più atte allo scopo. Le « mehalle » di
Abd-el-Gelil Seif en Nasser e di Abd en-Neby Belker se
ne convinceranno.
Il piano del Maresciallo Badoglio. - Dopo le
felici operazioni della primavera 1929 nella Ghibla,
molti gruppi ribelli si erano rifugiati nel Fezzan,
facendo capo nella parte occidentale a Salem en Nebi e a
Mohammed ben Hassel e in quella orientale ai famigerati
fratelli Seif en Nasser.
Gli indigeni del Fezzan si erano dichiarati da tempo
favorevoli a noi ed ostili ai fuorusciti tripolitani,
tanto che nei territori del sud governava in nostro
nome, come caimacan del Fezzan, Califa Zauia.
Il Maresciallo Badoglio decideva di avanzare nel Fezzan
col seguente concetto:
Affrontare e liquidare successivamente, uno alla
volta, sempre quando possibile, i vari nuclei in cui
appariva frazionato l'avversario, e sempre in condizioni
di avere il sopravvento anche nel caso sfavorevole che
il nemico riuscisse ad opporci una massa unica.
Per quanto concerne la preparazione organica, si decise
di riunire in una sola formazione, detta «raggruppamento
sahariano», tutte le unità sahariane, dando loro la
massima autonomia, rafforzandole con autoblinde e
facendole seguire da adeguati mezzi logistici.
Gli studi elaborati durante l'estate. 1929 consentirono
di concretare in ottobre il progetto definitivo di
azione, basato sul seguente disegno:
Agire inizialmente con una massa unica di forze e di
mezzi in corrispondenza dell'asse centrale
Sciueref-Brak-Sebha-Murzuk per incunearsi tra le
formazioni ribelli dislocate ad oriente ed occidente;
quindi, da Brak o ancora meglio da Sebha, dopo aver
costituita una opportuna base di partenza, prendere le
mosse per affrontare decisamente quello degli
ob-biettivi che la situazione avesse fatto ritenere più
redditizio.
La preparazione logistica fu basata sul presupposto
della integrale occupazione del Fezzan: base principale
Hon e basi sussidiarie Gheriat, Sciueref e Derg. Tali
basi dovevano alimentare i reparti durante il loro
concentramento e fornire loro, all'atto della partenza,
i mezzi necessari per l'autonomia di un mese.
Furono migliorate le comunicazioni stradali fino alle
basi, così da renderle idonee al sicuro transito degli
automezzi.
La radunata nello Sciueref avvenne segretamente nel
novembre. Il 25 il generale Graziani assumeva il comando
delle truppe che risultavano così formate:
Colonna dello Sciueref - comandante S. A. R. il
Duca delle Puglie - costituita da:
-
1° raggruppamento sahariano
(due gruppi sahariani e una sezione artiglieria
sahariana), agli ordini del ten. col. Ferrari Orsi;
-
2° raggruppamento sahariano
(formazione come la precedente), agli ordini del
ten. col. Amato.
La colonna doveva essere seguita da una carovana di 700
cammelli, con aliquote dei vari servizi, due mesi di
viveri e 17 giornate di acqua per i 260 chilometri di
deserto da superare.
Colonna orientale - comandante colonnello Cubeddu
- costituita da un battaglione eritreo autoportato, una
squadriglia autoblindo mitragliatrici e un autogruppo di
manovra (286 autocarri) per costituire la futura base di
Brak.
Colonna di Derg - comandante tenente colonnello
Moramarco - costituita da un gruppo sahariano, un nucleo
meharisti, una sezione artiglieria sahariana e adeguati
elementi logistici. Sullo stendardo del comando era il
motto: «Usque ad finem».
Il primo periodo operativo. — Così hanno
descritto la memorabile spedizione i generali Cabiati e
Grasselli nel libro Le guerre coloniali dell'Italia:
La copertura avanzata per le nostre colonne era
costituita dall'occupazione preventiva di Brak fatta
dagli irregolari di Califa Zauia. Il 28 novembre 1929,
si iniziava la marcia verso il sud, ricalcando le orme
delle colonne romane di Cornelio Balbo.
Dal 29 novembre al 4 dicembre veniva superato Io
squallido Serir, l'aspro e insidioso cammino per i pozzi
di El Fatia e di El Ghelania, con temperature
elevatissime di giorno e bassissime di notte. La»
colonna dello Sciueref sboccò il 5 dicembre a Brak dopo
di aver attraversato 265 chilometri di deserto senza il
minimo incidente : gli abitanti di Brak fecero atto di
sottomissione calorosa al Duca delle Puglie. Prima cura
dei nostri fu il ritrovamento e la degna sistemazione
della tomba della medaglia d'oro capitano De Dominicis,
caduto a Maharuga quindici anni prima, durante la
spedizione Miani; la salma dell'eroe venne poi
trasportata a Tripoli nel Mausoleo delle medaglie d'oro,
dove riposano anche Brighenti e Billia.
Conseguenza politica principale della nostra
occupazione definitiva di Brak fu la sottomissione degli
Zintan al Maresciallo Badoglio, giunto in volo da
Tripoli; ma gli effetti si ripercossero anche assai
lontano, e persino nei riguardi dei ribelli gravitanti
sulla regione sirtica, i quali si presentarono in buon
numero alle nostre autorità, consegnando le armi.
Occupata Brak, fu subito dato l'ordine di partenza
alla colonna orientale (col. Cubeddu), la quale moveva
da Hon il mattino del 6 dicembre, dopo essersi garantita
con appositi distaccamenti da qualsiasi sorpresa dagli
sbocchi meridionali del Gebel Soda. La colonna Cubeddu,
al completo, raggiungeva Brak nel pomeriggio del 14, e
vi si riforniva di derrate e materiali per dieci giorni.
Il complesso movimento logistico su di una linea di
comunicazione di varie centinaia di chilometri era così
praticamente collaudato, con risultati veramente
notevoli.
La situazione avversaria era rimasta immutata, con le
forze ribelli lontane fra loro e divise in due masse,
una ad occidente e una ad oriente dell'asse centrale
della nostra avanzata Brak-Sebha-Murzuk.
Il generale Graziani stabiliva per il secondo tempo
il seguente progetto d'operazione: immediata occupazione
di Sebha con le truppe sahariane, per la via più
diretta, ed eventuale punta sino a Murzuk, prevedendo
tempi d'arresto sufficienti per costituire altrettante
basi logistiche secondarie a Brak, a Sebha e a Murzuk.
Il pomeriggio del 14 dicembre, dopo accurate
preventive ricognizioni aeree delle varie zone
interessanti l'avanzata, la colonna Cubeddu attraversava
la regione dello Zellà senza aver sentore del nemico, ed
occupava Sebha. Il 15 dicembre, alla presenza del Duca
delle Puglie, veniva nuovamente innalzata la bandiera
sui ruderi del forte di Sebha, là dove nel 1914 erasi
iniziata la vasta rivolta, che ci aveva ricondotti alla
costa. Il mattino del 22, vi arrivava pure l'autocolonna
logistica proveniente da Hon, che aveva brillantemente
superato le aspre difficoltà della traversata desertica.
Mentre si iniziava l'apprestamento della base di Sebha,
giungevano notizie molto attendibili sulle forze e sulle
disposizioni dell'avversario, che risultava raccolto in
vari gruppi, il più importante dei quali era accampato
.a Uau-el-Kebir. Il generale Graziani si recava in volo
a Tripoli, dove conferiva col Maresciallo Badoglio sulla
situazione e, rientrato subito a Sebha confortato dalla
fiducia del Capo, stabiliva di sostarvi appena il tempo
necessario per la solida organizzazione della base, di
rinunciare pel momento alla occupazione di Murzuk per
non allungare pericolosamente la linea di tappa e di
rinviare la decisione circa gli obbiettivi futuri,
mantenendo su tutto ciò il più assoluto segreto per
sfruttare in pieno il fattore sorpresa.
Frattanto, contro i ribelli che disturbavano il fianco
destro e minacciavano le spalle della nostra linea
d'operazione, il gruppo occidentale (maggiore Buselli)
partiva da Derg il 4 gennaio 1930 e in sedici giornate
di marcia lungo l'orlo meridionale dell'Hammada, su un
percorso di oltre 700 chilometri, aspro, impervio e
senz'acqua, raggiungeva Edrì il giorno 21, sempre
collegato a mezzo della radio col comando del corpo
principale di operazioni. Il generale Graziani decideva
di muovere da Sebha in dirczione di Umm-el-Araneb, per
attaccarvi le formazioni armate ivi segnalate, e
proseguire poscia celermente su Uau-el-Kebir con tutte o
parte delle forze, secondo la situazione e le ulteriori
informazioni sull'avversario. La colonna parte da Sebha
il mattino del 6 gennaio 1930, e attraverso le continue
difficoltà del terreno desertico perviene il giorno 8 ad
una ventina di chilometri dall'oasi di Umm-el-Araneb,
dove vengono segnalate pattuglie di cavalieri nemici.
Notizie portate da indigeni danno che i fratelli Seif en
Nasser, avvistata la nostra colonna, hanno riuniti i
loro armati, dirigendosi su Uau-el-Kebir. Il generale
Graziani decide subito la formazione di una leggera
colonna celere, da lanciare di sorpresa contro quest'ultima
località. In realtà, i ribelli si riducevano a poche
centinaia di armati che, ignorando la nostra marcia nel
Fezzan, alla vista delle truppe italiane si erano
demoralizzati e dati alla fuga, riparando nella sacra
oasi di Uau-el-Kebir, dove si ritenevano al sicuro.
Graziani, deciso ad agire prontamente e di sorpresa, ne
dava l'incarico al valoroso antico comandante dei nostri
Spahis nelle campagne tripoline dal 1922 al 1925 e dei
Gruppi sahariani nello Sciueref, ten. colonnello
Ferrari-Orsi, il quale, col 1° Raggruppamento sahariano
ai suoi ordini, rinforzato dal gruppo zaptiè, puntò su
Uau-el-Kebir, da cui lo dividevano 260 chilometri di
zona desertica, per un itinerario non percorribile dagli
automezzi.
Il grosso della colonna rimaneva a Umm-el-Araneb per
avere la possibilità, dopo risolta la situazione a
oriente (Uau-el-Kebir), di portarsi rapidamente verso
l'obbiettivo occidentale (oasi di Ghat).
La sera del 9 gennaio 1930, il ten. colonnello
Ferrari-Orsi iniziava l'avanzata e l'inseguimento per
Terbu e la conca di Umm-el-Adam. Dopo una marcia
memorabile e senza soste attraverso il deserto, sboccava
a mezzogiorno del 13 nell'oasi di Uau-el-Kebir,
sosteneva tre ore di aspro combattimento, dopo il quale
lanciava i suoi gruppi all'inseguimento. Sulla zauia
senussita della sacra Uau-el-Kebir veniva solennemente
issata la bandiera italiana.
L'11 gennaio 1930, il Governatore della Libia comunicava
al generale Graziani l'avvenuta sua nomina a
vice-governatore della Cirenaica, chiedendogli quando
riteneva di cedere il comando delle truppe mobili e chi
proponeva per la sua sostituzione. Il generale Graziani
rispondeva che il suo dovere e il suo cuore di soldato
gli imponevano di rimanere al suo posto fino al termine
dell'impresa in corso, e designava a sostituirlo il
colonnello Gigliarelli.
Il combattimento vittorioso e l'occupazione di
Uau-el-Kebir ebbero per conseguenza la sicurezza
assoluta sul fianco sinistro del corpo d'operazioni e la
tranquillità della linea di comunicazione, cosicché
Murzuk poteva essere occupata il 21 gennaio dal Duca
delle Puglie col 2° raggruppamento sahariano e una
sezione d'artiglieria.
Il giorno 23, il generale Graziani ve lo raggiungeva,
proveniente da Umm-el-Araneb. Il 24, vi arrivava, in
volo, il Maresciallo Badoglio; in sua presenza veniva
innalzato il tricolore sul vetusto castello di Murzuk,
cancellando così il doloroso ricordo del 1914. La nostra
avanzata vittoriosa ci poneva definitivamente in pieno
possesso del Fezzan, con la eliminazione dei nostri
avversar!, con la sottomissione degli Aulad Soliman e
dei Mogarba e con la scomparsa dei fratelli Seif en
Nasser, rifugiatisi nel Sudan. Finiva così il primo
periodo operativo della vasta impresa.
II comunicato «Stefani».
II mattino del giorno 24 corrente, le nostre valorose
truppe coloniali hanno innalzato il nostro tricolore sul
castello di Murzuk, la capitale del Fezzan.
È una delle tappe finali che la Nazione consegue, in
perfetto stile fascista, per raggiungere le sue
posizioni nell'Italia di oltremare.
Alla cerimonia austera e commovente ha presenziato S.
.E. il Maresciallo Badoglio, che ha inviato a S. E. il
Ministro delle Colonie generale De Bono il seguente
radiotelegramma:
«Nell'alzare tricolore sul castello Murzuk, Regio Corpo
truppe coloniali invia mio mezzo affettuoso saluto suo
antico Comandante certo fra noi presente in ispirito».
S. E. De Bono ha così risposto:
«Sono con voi con tutto mio cuore. Riconquista capitale
Fezzan segna nostra affermazione definitiva su intera
Colonia. A V. E. le congratulazioni Governo e
specialmente mie. Ai capi ed ai gregari il plauso e
l'ammirazione della Nazione».
Il secondo periodo operativo.
Il 12 gennaio, alla vigilia dell'occupazione di
Uau-el-Kebir, il generale Graziani disponeva per il
secondo periodo operativo, da compiersi dal Duca delle
Puglie col 2° raggruppamento sahariano del ten.
colonnello Amato e un'aliquota di squadriglie
autoblindomitragliatrici. Il giorno 25, la colonna,
seguita dal comando truppe mobili, partiva da Murzuk,
iniziando la marcia su Ubari, dove arrivava nel
pomeriggio del 28, in vista delle dune del grande Edeien,
colline di sabbia che raggiungono anche i 100 metri
d'altezza e che si estendono per 100.000 chilom.
quadrati, dal margine meridionale dell'Hammada fino al
confine algerino. Ivi Mohammed ben Nasser aveva posto la
sua sede in atto, di sfida, nel territorio che ospitò un
tempo il popolo degli antichi Garamanti, e dove era
giunta la conquista romana prima di procedere ancora più
verso il sud.
L'autocolonna dei rifornimenti da Sebba raggiungeva il
31 gennaio Ubari, dove il giorno seguente il maggiore
Buselli si riuniva alla colonna del Duca delle Puglie,
dopo di aver sostenuto uno scontro vittorioso con un
nucleo ribelle, e compiuto, complessivamente, una marcia
di 508 chilometri attraverso il deserto.
Al nostro giungere a Ubari, il gruppo dei ribelli si
andava dislocando verso i confini occidentali, con
l'evidente intenzione di riparare in Algeria o nel sud
algerino. Il generale Graziani decideva di puntare sugli
ultimi rifugi del nemico con due colonne, una regolare
da Ubari e una irregolare (600 fucili al comando di
Califa Zauia) da Murzuk. La colonna regolare partiva
verso l'occidente il 4 febbraio; compiva una marcia
faticosissima e lenta, specie attraverso il terreno
dunoso, con temperature, fino a 50 gradi, e giungeva il
10 febbraio a Serdeles e il 14 a Tachomet.
Califa Zauia era intanto pervenuto a Ghat il 15
febbraio, ivi raggiunto il 24 da elementi del 1° gruppo
sahariano, provenienti da Serdeles.
Le nostre puntate per raggiungere i ribelli caddero però
nel vuoto: fin dal giorno 8 le stazioni radio avevano
segnalato le comunicazioni dei posti francesi di
frontiera, che davano notizia degli sconfinamenti già
iniziati dai ribelli. Il 18 febbraio, il generale
Graziani si metteva in comunicazione da Tachomet col
comandante francese del forte Tarai per regolare gli
sconfinamenti. Le nostre relazioni con le autorità
francesi di confine furono inspirate alla migliore e più
cordiale cortesia.
Il 24 gennaio, il generale Graziani affidava la
definitiva sistemazione del territorio occidentale
tripolino al colonnello Gigliarelli quale comandante la
zona dei territori del sud, e partiva in volo verso la
sua nuova destinazione, inviando un vibrante saluto,
dopo tante vittoriose vicende, alle truppe, che con
profondo senso di nostalgia vedevano allontanarsi il
loro Comandante.
Il Duca delle Puglie restava ancora coi suoi intrepidi
soldati, con i quali aveva condiviso la vita della
riconquista fino dal 1925, capo ammirato ed amato di
quel magnifico strumento di battaglia e di penetrazione
desertica, che tutti gli Stati coloniali ci invidiano.
Il valore di S. A. R. il Duca delle Puglie. —
Così ha scritto di S. A. R. il Duca delle Puglie il
generale Graziani:
La vita sahariana del duca Amedeo di Savoia-Aosta si
svolge in Libia dal 1925 al 1931, a contatto cioè degli
avvenimenti della riconquista che portarono la nostra
bandiera da duna su duna, da pozzo su pozzo, fino agli
estremi limiti del nostro possesso.
Gli anni 1925-26-27 lo trovano nelle solitudini della
Sirtica e della Ghibla (tanto care al suo spirito perché
in esse trae alimento e fede per la sua passione
africana che già data da molti anni), tutto teso ed
intento a studiare profondamente situazioni, uomini,
ambiente, tra i quali sente di dover un giorno
affrontare le prove più gravi, amatissimo comandante
saldamente serrato nei ranghi, soldato tra soldati.
Principe tuttavia sempre, che si afferma, più che per
l'altissimo lignaggio, per la profondità e superiorità
del suo sapere eclettico, per la semplicità e la durezza
di disciplina che sa imporsi sempre ed ovunque, per la
virtù dell'esempio che prodiga a larghe mani, divenendo
un Simbolo elevatissimo per le schiere che operano ai
suoi ordini e fuori di essi, e per gli indigeni tutti
soggetti, che in lui vedono fulgidamente risplendere le
migliori virtù della Casa e della razza.
Con tale preparazione ed ascendente, muove in campo
nel 1928 per le operazioni della Sirtica e della Giofra,
esempio in ogni arrischiata impresa che maggiormente
risplende di luce vivissima nella dura ed alterna
vicenda di Tegrift, in cui Egli fu comandante sereno,
soldato valorosissimo, faro su cui si affissarono lo
spirito di decisione e la volontà di vittoria di ognuno,
a partire da chi ha l'onore altissimo di vergare queste
note.
Dal memorando periplo sirtico, gesta e leggenda che
rimarranno indubbiamente incise a solchi profondi nella
storia coloniale, passata e recente, il Principe esce
preparato ormai a più ardue imprese: Capo ammirato ed
amato di quello strumento di penetrazione desertica
forgiato a sua immagine e somiglianzà: «i candidi
sahariani del Duca Amedeo di Savoia-Aosta».
Ma nel mentre, in questi laboriosi anni, da tutto sé
stesso all'opera della riconquista libica, il Principe
non tralascia di seguire attentamente le evoluzioni
della dottrina metropolitana, e nelle solitudini
desertiche si prepara agli esami per la Scuola di
Guerra, ove appare ad intervalli, riuscendo tuttavia
primo classificato al termine dei corsi.
Torna poi in Colonia nella imminenza delle operazioni di
riconquista del sud e conduce i reparti sahariani della
Tripolitania alla occupazione del Fezzan nel 1929-30,
quelli della Cirenaica alla presa di possesso di Cuira
nel 1931.
Per primo, durante queste gesta, si getta in volo
sull'avversario e dinanzi a lui, come in un'apoteosi
della Patria, si innalza sulla roccaforte di el-Tag la
bandiera d'Italia, simbolo di civiltà sulla barbarie
senussita distrutta per sempre.
Tutti i Capi, che ebbero l'altissimo onore e la fortuna
di averlo alle dipendenze, ne esaltano le doti di
carattere, di mente, di cuore.
Tanto domini nullum par elogium, fu detto di Lui dal
Quadrumviro De Bono. E su di Lui, Principe-soldato
africano, le speranze della Patria si affissano
ardentemente, con la certezza che Egli saprà raccogliere
la eredità spirituale del suo Grande Genitore, per
l'onore d'Italia e di Casa Savoia.
L'avanzata nel Fezzan in cifre. — Alcuni dati
numerici sulla spedizione del Fezzan sono più eloquenti
di ogni altra parola :
Dal 1° novembre 1929 (inizio della preparazione) al 20
febbraio 1930 (fine delle operazioni) furono effettuati
sulla base avanzata di Hon rifornimenti vari per q.li
21.623.640;
furono percorsi dalle macchine km. 1.017.392 con una
media mensile di 160 macchine pesanti;
furono coperti da esse, su strade improvvisate, in mezzo
alle sabbie ed in zone rocciose, i seguenti itinerari:
Hon-Sebha |
km. 400 |
|
Hon-Ubari |
km. 671 |
Hon-Brak |
» 300 |
|
Hon-Uau el Kebir |
» 500 |
Hon-Umm el Araneb |
» 525 |
|
Hon-Murzuk |
» 550 |
Hon-Zella |
» 209 |
|
Totale chilometri itinerari: 3.255 |
Per l'aviazione:
Numero di ore di volo compiute |
1190 |
Voli di ricognizione |
280 |
Voli di mitragliamento |
20 |
Voli di bombardamento |
64 |
Voli di collegamento |
75 |
Bombe lanciate |
3310 |
Merci trasportate (tonnellate) |
26 |
Passeggeri trasportati |
144 |
L'elogio del Maresciallo Badogiio. — Il
Maresciallo Badoglio così concludeva un suo ordine del
giorno alle truppe che avevano partecipato alla
riconquista:
Dall'esame sereno dei fatti, possiamo concludere che
la campagna, tanto dal lato di preparazione politica,
quanto dal lato di preparazione ed esecuzione militare,
ha corrisposto completamente alle nostre speranze.
Paragonando questo ciclo operativo con quelli
anteriori, si può constatare:
1°) che esso venne fatto con assai minor spesa;
2°) che, data la speciale composizione delle colonne,
le mosse furono molto più ce-leri, e perciò più
redditizie;
3°) che la preparazione logistica fu più accurata,
perché mai le nostre colonne ebbero una qualsiasi
limitazione d'azione per difficoltà di rifornimenti.
Ma io sento il bisogno, e dico francamente la gioia,
di esprimere a voi tutti, signori ufficiali, tutto il
mio pieno compiacimento per il modo come vi siete
comportati.
Slancio, resistenza, abilità tecnica caratterizzano
la vostra azione.
Ed un plauso di cuore vada ai vostri soldati che vi
hanno dato durante tutto il ciclo operativo così alto
rendimento.
Il generale Graziani, nominato il 23 febbraio
governatore della Cirenaica, indirizzava alle sue truppe
questo messaggio:
El Auenat, 23 febbraio '30-VIII
S. A. R. Duca delle Puglie, El Auenat;
tenente colonnello Ferrari-Orsi, Uau el Kebir;
tenente colonnello Fattori, Murzuk;
tenente colonnello Natale, Brak;
capitano Bartoletti, El Auenat;
presidio Ubari;
zona Sebha;
capitano Corazza, Ghat;
tenente colonnello Princivalle, Hon;
tenente colonnello Ranza, El Auenat;
colonnello Cubeddu, Hon;
colonnello Gigliarelli, El Auenat;
e per conoscenza:
Comando delle truppe, Tripoli.
N. 920 S. A. M. stop. Gli indirizzi di questa
comunicazione radio fanno, da soli, di essa un documento
storico stop Tutti i territori meridionali in tre mesi
precisi di operazioni sono stati non solo occupati ma
conquistati stabilmente e per sempre stop La irruente
marcia su Uau, che i ribelli spavaldamente ritenevano
inviolabile, ha debellato definitivamente i capi Seif en
Nasser, che ivi avevano preparata la ultima roccaforte
riunendo intorno a loro tutti i rimasugli della
ribellione orientale ai quali si sarebbero aggiunti con
certezza gli infidi ed ambigui Mogarba stop Da oriente
la nostra offesa si è portata decisamente all'estremo
occidente con una marcia di circa settecento chilometri
contro Abd en Neby Belker-Mohammed ben Hag Hassan e
tutti i rimanenti capi occidentali spodestati che dal
1922 ad oggi abbiamo costantemente battuti e umiliati
costringendoli a passare precipitosamente il confine
unica trincea ormai alla loro sconfortante disfatta per
versare colà le armi stop. A due anni precisi di
distanza risorgono i morti di Tegrift stop. Si uniscono
ad essi quelli di Bu Garra - di El Afie - della Hammada
- dello Sciueref - dello Sciati e piantano il tricolore
sul termine ultimo oggi riconquistato stop Abbiamo tutti
tenuto fede alla nostra promessa contenuta nel motto
Usque ad finem precisato due anni or sono stop Ora
occorre inciderne un altro nei nostri cuori stop Et
ultra stop Perché la volontà e la decisione di mantenere
quello che in nove anni di lotta abbiamo conquistato si
rifacciano vergini di ardore e di passione stop Con
questa certezza vi lascio, o miei prodi, e ritorno
melanconico al mare stop.
II 24 febbraio, ceduto il comando al colonnello
Gigliarelli, il generale Graziani partiva in volo verso
il nord.
Note