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Comunicati

del Ministero Stampa e Propaganda

durante la Campagna di Etiopia 1935-1936

 

 

 

 

 

 

 

COMUNICATO N. 105.

Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

Giunte al Comando sicure informazioni secondo le quali rilevanti forze etiopiche al comando del ras Cassa si erano spostate negli ultimi giorni nel Tembien meridionale per tentare una poderosa offensiva, è stato deciso di prevenire il nemico, attaccandolo vigorosamente. L'azione, che ha sorpreso l'avversario, ha dato luogo ad accaniti combattimenti protrattisi nei giorni 21, 22 e 23 e si è chiusa ieri a tarda notte, con il completo successo della nostra manovra. Col successivo comunicato saranno dati i particolari della battaglia.

 

COMUNICATO N. 106.

Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

Negli scorsi giorni le truppe di ras Cassa e di ras Sejum si erano spostate nel Tembìen meridionale con base nella regione di Andino per tentare una offensiva contro la nostra linea di operazioni nell'Endertà, fra Macallé e Hausien. Mentre i preparativi per l'offensiva avversaria erano in corso, si è iniziata la nostra azione diretta a sventare il piano degli abissini. Il giorno 19 il terzo Corpo d'Armata avanzata a sud-ovest di Macallé occupando i villaggi di Debri e Neguida e impedendo così che le forze avversarie innanzi ad Antalò potessero ulteriormente spostarsi nel Tembien. Il giorno 21 nel Tembien una colonna di truppe eritree, procedendo da est verso ovest, attaccava decisamente il nemico che aveva preso posizione sulle alture di Zeban Kerkatà e sul monte Lata mentre la seconda Divisione Camicie Nere dal passo di Uarieu impegnava decisamente l'avversario procedendo da nord verso sud. La manovra riusciva pienamente. Gli eritrei conquistavano dopo un accanito combattimento Zeban Kerkatà, costringendo l'avversario a ripiegare sui monte Lata. Il giorno 22 il grosso abissino spostatosi verso Uarieu, attaccava con forze notevoli la seconda Divisione Camicie nere nell'intento di forzare il passo di Uarieu e annullare quindi i risultati da noi raggiunti il giorno precedente. La Divisione Camicie Nere resisteva con indomito valore per tutta la giornata del 22 alle forze avversarie, dando così alle truppe eritree la possibilità di attaccare e conquistare il monte Lata. Il giorno 23 un'altra colonna eritrea operava la sua congiunzione con la seconda Divisione Camicie Nere. Il nemico era così dovunque battuto. Sono così caduti da parte nostra 25 ufficiali e 19 feriti, e 389 nazionali fra morti e feriti. I nomi dei Caduti saranno pubblicati nel Bollettino mensile. Gli eritrei hanno avuto 310 uomini fra morti e feriti. Le perdite abissine per quanto non ancora definitivamente accertate, sono valutate a oltre cinquemila fra morti e feriti. L'aviazione ha grandemente contribuito al nostro successo bombardando instancabilmente l'avversario e segnalando con attivissime ricognizioni i movimenti delle varie colonne.

 

COMUNICATO N. 127.

Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

Costretto con la battaglia del Tembien del 20-24 gennaio ras Cassa a rinunziare ai suoi piani, il Comando superiore in A. O. preparava una risoluta azione offensiva nel settore Endertà, a sud di Macallè, ove ras Mulughietà, ex-ministro etiopico della Guerra, aveva sistemato a formidabile difesa il massiccio dell'Amba Aradam per proteggere lo schieramento della sua armata, valutata a circa 80 mila uomini e per assicurare le comunicazioni che dal sud adducono a Macallè e al Tembien. La grande battaglia che ha distrutto l'armata di ras Mulughietà, si è svolta dal 10 al 15 febbraio. Il giorno 10 il primo e il secondo Corpo d’Armata, composti quasi esclusivamente da truppe metropolitane, si sono attestati stilla sponda sinistra del torrente Gabat, compiendo tutti i movimenti regolarmente e al coperto dall'osservazione del nemico. Il giorno 11, mentre il terzo Corpo d'Armata sostava sulle posizioni raggiunte, per garantire il fianco destro del nostro schieramento e per trarre in inganno il nemico sulle nostre intenzioni, sulla sinistra il 1° Corpo d'Armata eseguiva uno sbalzo in avanti, portandosi sulle alture immediatamente a sud del Gabat e organizzandovi un forte caposaldo. Il nemico, sorpreso e incerto, non opponeva resistenza. Nella stessa giornata era anche completato lo schieramento arditamente offensivo delle artiglierie di medio calibro. Il giorno 12 i due Copi d'Armata riprendevano l'azione per attanagliare l'Amba Aradam. Le forze avversarie - appoggiate da batterie di piccolo calibro - reagivano con violenti, reiterati attacchi sull'ala destra dei Corpo d’Armata, impegnata nell'attacco ai costoni orientali dell'Amba Aradam, ed effettuavano anche numerosi contrattacchi sul fronte del terzo Corpo d'Armata, dimostrando la ferma intenzione di resistere a oltranza. All'imbrunire le nostre truppe - sempre appoggiate dall'artiglieria e dall'aviazione - avevano raggiunto tutti gli obiettivi fissati per la giornata. Nei giorni 13 e 14, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, si effettuavano rapidamente i movimenti per la sistemazione dei reparti, lo spostamento delle artiglierie, l’apertura a di nuove piste e l'organizzazione dei servizi: mia il nemico non rimaneva inattivo. La mattina del 13, sull'ala sinistra del primo Corpo d'Armata, circa tremila armati abissini, di cui alcune centinaia a cavallo, attaccavano decisamente le nostre posizioni, venivano contenuti, contrattaccati e respinti. Uguale sorte subiva altro attacco serrato dal nemico con l'appoggio di artiglierie, sulla sinistra del terzo Corpo d'Armata. Concluso il periodo preparatorio della battaglia, all'alba del giorno 15 le nostre co­lonne sferravano un violento attacco, favorite da fitta nebbia, Il nemico, appena percepito il movimento, opponeva su tutte, il fronte la più accanita resistenza, ovunque superata da fanti e Camicie Nere con l'efficacissimo concorso dell' artiglieria e dell'aviazione. Nel tardo pomeriggio le colonne si ricongiungevano nella zona di Antalò, mentre altri reparti di Camicie Nere espugnavano la sommità dell'Amba Aradam. Artiglieria e aviazione, impiegate a masse, battevano senza tregua le torme di armati che cercavano scampo nella fuga. L'armata nemica era in piena rotta. Ingenti quantità di armi e materiali cadevano nelle nostre mani: tra esse le insegne del comando e le decorazioni dello stesso ras Mulughietà. Le Forze armate dell'Italia fascista, animate da incontenibile volontà di vittoria, hanno sconfitto le più agguerrite truppe dell'esercito etiopico sulle quali l'imperatore fondava le migliori speranze.

 

COMUNICATO N. 129.

Il Maresciallo Badoglio telegrafa:

Le perdite subite dal nemico nella battaglia dell'Endertà sono ingentissime: ovunque esso ha tentato di opporsi alla nostra avanzata ha lascialo il terreno letteralmente coperto di cadaveri. Si possono calcolare 5 o 6 mila uccisi, un numero almeno doppio di feriti e moltissimi prigionieri. Le perdite nostre accertate sono le seguenti: Nazionali caduti: ufficiali 12, truppe 122; feriti: ufficiali 24, truppa 499. Eritrei: caduti 54, feriti 76, della banda dell'Endertà costituita con gli armati del degiac Hailè Selassiè Gugsà; caduti 8, feriti 7 della banda dell'Aibà. Della massa di apparecchi che ha partecipato alla battaglia, uno da bombardamento non è tornato alla base. L'aviazione non lascia tregua ai fuggiaschi che si ritirano verso il sud.

 

 

 


 

 

FONTE

I Comunicati stampa presentati provengono dal libro di R. Sabbatini, "La nostra guerra in A.O. - Cronache delle operazioni belliche", Edizioni S.A.C.S.E., Milano, 1936 e da "Cronache illustrate dell'azione italiana in A.O.", Tuminelli e C. Editori, Roma, 1936




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